E se un allenatore squalificato facesse lo squalificato e non l’allenatore? Penso alla camera d’albergo di José Mourinho, ma non solo a quella, e non solo a lui. Mi vengono in mente i telefoni bianchi di sir Alex Ferguson, i pizzini di Mou, i cellulari di tutti quei tecnici che, deportati in tribuna, si credono depositari del verbo in termini così esclusivi da presumere che, senza di loro, non si possa giocare: o, peggio ancora, non si possa giocare bene.
Quando Diego Armando Maradona era infortunato o squalificato, in campo andava un altro. Quando un «mister» ha la luna di traverso, in conferenza spedisce il suo vice. Ecco: gli lasci carta bianca anche in panchina. Hai visto mai? Secondo i perfidi tabloid del Regno Unito, il Real del Camp Nou avrebbe giocato meglio del Real casalingo proprio per l’assenza del Vate. Se il genio incompreso è pericoloso, vi raccomando il genio compreso: è pericolosissimo. Per carità , la storia del calcio è stata ispirata, modellata e scolpita dalle idee degli allentori: nel bene e nel male. Per essere importanti, lo sono. Ma non innalziamoli al rango di entità infallibili. Preferisco una rosa straordinaria e un allenatore normale a un allenatore straordinario e una rosa normale. Traduzione: se mi date l’organico del Barcellona o del Real, mi tengo Del Neri e vi lascio volentieri Guardiola o Mourinho. Voi chiamatele, se volete, provocazioni.
Senza il viva-voce del principale che cosa mai avrebbe potuto suggerire Karanka di così scellerato, di così alienante? Ridurre la figura dell’assistente al ruolo, infimo, di badante mi sembra, francamente, oltraggioso. Si studia insieme la partita e poi ognuno per la sua strada. A maggior ragione se le missioni sono impossibili, come ciancia Mourinho quando gli fa comodo (e De Bleeckere, lui quoque, gli dà una mano annullando a Higuain un gol valido).