E adesso? Quando sceglie lo strumento, non sempre il destino ricorre al meglio su piazza. L’uomo di Pasqua è quell’Amauri che la Juventus aveva «espulso» e la Fiorentina raccolto smoccolando. Il gol con il quale ha stecchito il Milan non appartiene a nessuna logica, a nessuna strategia: è esistenzialismo puro, episodismo selvaggio. Amauri toglie la Viola dai guai e spiana la strada alla Juventus che, contro quel Palermo lì, ridotto a un asilo, non poteva non vincere.
Il sorpasso è un film che ha scolpito un’epoca e potrebbe modellare una volata. Mancano sette giornate, la Juventus ha firmato la quarta vittoria consecutiva mentre il Milan, tra Catania, Barcellona e Fiorentina, non ha spremuto che un pareggio. Nelle gambe dei campioni ci sono dieci partite in più: non poche, al tirar della primavera. I tifosi scalpitano. Di qua i muntaristi, per cui il gol di Muntari (sì, quello di Milan-Juventus) vale un campionato; di là, i rigoristi, per cui un penalty a favore in trentun partite è un’imboscata alla capolista, soprattutto se paragonato ai nove del Milan, l’ultimo dei quali una carezza di Nastasic a Maxi Lopez (più serio, se mai, il contatto De Silvestri-Cassano agli sgoccioli).
Allegri ha smarrito il pilota automatico, Conte dovrà gestire il peso del pronostico, foriero, sin qui, di spinosi girotondi. Il calendario indica come e quanto il Milan rimanga favorito, a patto che recuperi aggressività e freschezza. Continua a crederci Allegri, comincia a crederci Conte, finalista anche in Coppa Italia. La Juve sembra più tonica ed è più squadra. Il Milan ha appena recuperato Cassano, la Juve ha il destino in pugno. Allegri, in caso di secondo posto, rischia l’esonero. Conte potrebbe arrivare due volte secondo, e sarebbe comunque un’impresa. Sono i grandi estremi di un piccolo calcio.
Grazie della segnalazione, mister Aiace. A parte la battuta, non certo inedita, essa non esclude il podio delle responsabilità anche nel calcio. Mai dimenticarlo.
Scritto da Alèmichel il 10 aprile 2012 alle ore 18:13
La invito a leggere il post sottostante.
Scritto da Baccega Domenico il 10 aprile 2012 alle ore 18:12
Infatti io sono un libertario, ognuno la può pensare come vuole, così come faccio io.
Aiace non sono nè un ingenuo nè in malafede se le dico che moggi aveva un comportamento moralmente deprecabile fin dall’inizio che è andato via via peggiorando e con questo la lascio tanto mi risponderà che gli altri sono tutti brutti e cattivi e il sant’uomo si è solo difeso per il bene della juve. Ció che ha fatto moggi era pro domo sua non nostra.
Beck giusto per farsi una lettura pre serale.–
Tutti colpevoli, nessun colpevole?
Ho l’onore di essere amico di due veri maestri di un giornalismo che non c’è più. E che, proprio perché troppo qualificati, l’editoria italiana, ormai cronicamente incapace di riconoscere il valore aggiunto dei fuoriclasse e interessata soltanto ai conti economici, li ha spinti alla pensione. Meglio una pletora di stagisti a costo zero che altrettanto abbiano da dire (e da protestare sindacalmente, ma questo è un altro discorso), che due esperti signori, con decine di Mondiali e Olimpiadi nelle suole.
Due così dovrebbero essere prime firme dei maggiori quotidiani italiani, invece si trovano a barcamenarsi tra web, canali televisivi regionali e il riconoscimento di quei lettori ancora non obnubilati e rimbambiti dal giornalismo megafono dei poteri forti.
Questi due maestri è ora che li presenti: si chiamano Roberto Beccantini e Franco Rossi.
Ebbene, entrambi, in tempi non sospetti, perciò pre-Calciopoli, mi regalarono due aforismi del tutto coincidenti. Mi risuonano in testa sempre più spesso, in questo disgraziato periodo.
Il Beck, mentre raccoglievo il materiale per Moggi Bianco & Noir (che, ci tengo a ricordarlo, non fu un instant-book, ma nacque prima dello scandalo, anche se venne pubblicato in contemporanea), mi dettò brutalmente: “Nel calcio il più pulito ci ha la rogna”.
Francone, senza consultarsi, rimarcò: “In un bordello è inutile cercare vergini”.
Ovvio che queste due lapidarie definizioni viene da applicarle quando si commenta la radiazione di Moggi, Giraudo e Mazzini. È giusto infliggere la condanna a morte sportiva a tre persone che facevano quello che s’è poi scoperto facevano molti altri, che oggi circolano a testa alta, felici e vincenti?
Tutti colpevoli, nessun colpevole: il padre di questo scempio giuridico fu Bettino Craxi, quando, all’alba di Tangentopoli, col celebre discorso in Parlamento provò a smuovere le coscienze degli altri responsabili di partito. Che tacquero. E lui non trovò di meglio che scappare all’estero. Oggi qualcuno prova a riabilitarlo, ma soltanto per avere vantaggi di sponda.
Perché il tema continua a riproporsi: l’Italia è piena di bordelli e, ogni tanto, qualcuno viene beccato dalla Buoncostume. Allora, prova a salvarsi dicendo che così fan tutti.
Non so, sarà che lo faran pure tutti, ma non io, però ‘sta cosa che se tutti infrangono la legge allora non deve pagare nessuno a me fa girare gli zebedei a elica. Se ogni tanto provassimo ad applicare l’antica norma che se uno infrange la legge paga, indipendentemente da quello che gli succede attorno, è tanto rivoluzionario?
Poi, certo, tecnicamente Moggi e Giraudo sono stati incastrati senza uno straccio di prova vera, da tribunale serio. Ma altrettanto possiamo dire, tanto per fare nomi, dell’amministratore delegato del Milan che cenava di nascosto con Collina o dei massimi dirigenti interisti che promettevano un posto in banca all’arbitro Nucini. Per tacere degli attuali presidenti di Lazio e Fiorentina.
E, allora, perché i primi sono stati condannati a morte (sportiva) e gli altri no? Questo qualcuno, lì nel bordello, dovrebbe spiegarcelo. Così potremmo grattarci la rogna consapevolmente. Chissà, magari pure abituandoci ad auspicare un rivoluzionario: tutti colpevoli, tutti puniti.
Pubblicato da Simone Stenti a
Aiace, per me sulla tua bandiera puoi metterci una costellazione intera. In generale, non capisco l’accanimento terapeutico che vige in questa Clinica alle volte. Il calcio non è matematica. Avere due posizioni diverse non significa necessariamente essere nel torto o nella ragione (salvo casi evidenti).
X Aiace – Amico mio, quelli ai quali alludi tu non erano pazzi visionari. Sapevano perfettamente quello che stavano facendo e che continuano a fare.
Scritto da Roberto Beccantini il 10 aprile 2012 alle ore 18:03
Beck ha ragione lei, noi che la vediamo diversamente siamo solo dei pazzi visionari.
Peccato che i pazzi visionari in passato furono quelli delle grandi verità.
Nel post di prima,dicevo di mettere col Senatur qualcuno con problemi alla memoria!Visto che devono fare la stessa cura,poi ci sarebbe anche un vantaggio che quello che scorda l’uno glielo ricorda l’altro!E viceversa,potrebbe essere una cura innovativa!!
Sir Beck. La nostra Reyer le ha tirato uno scherzetto mica da poco ieri quindi. Aggiungerei il giro di passaporti facili in giro per l’Europa. Ci sono certi giocatori bulgari, lituani e greci alquanto sospetti…