Deve essere stata grave, la deposizione di Giuliano Tavaroli, se ne hanno parlato perfino Sky e la Gazzetta. Titolo della rosea: «Spiavo De Santis per conto di Moratti». Sommario: Tavaroli in aula ammette: «Il dossier Ladroni mi venne ordinato dal patron dell’Inter e lo gestii con Facchetti». Ho controllato: Facchetti, non Tronchetti. Ho ricontrollato: non Tronchetti, Facchetti. Siamo nel 2003, su per giù a tre anni dallo scoppio di Calciopoli. Con Claudio Sabelli Fioretti (prima lui, poi io) intervistammo Moratti sull’argomento. Fu vago. Agli inquirenti federali, negò.
In attesa di essere pesata e verificata, la deposizione di Tavaroli – in tribunale, sotto giuramento, al processo Telecom – conferma la mia tesi della guerra per bande. Lo è sempre stato, il calcio italiano, ma con l’accelerazione imposta da Berlusconi da una parte e dalla Triade dall’altra lo è diventato ancora di più. In mezzo, l’Inter e le romane. Ognuno, per giustificare le proprie mosse e il proprio marcio, ha invocato il diritto alla legittima difesa: l’ho fatto prima che lo facessero a me. Ci sono sentenze sportive (definitive) che hanno fissato il podio; e verdetti penali che, in attesa degli appelli, hanno riportato Calciopoli a Moggiopoli. Ci sono prescrizioni che, come nel caso dei farmaci evitarono alla Juventus il tormento di un altro processo, così hanno salvato l’Inter dal rinvio a giudizio (sportivo) per articolo 6 (Facchetti) e articolo 1 (Moratti). Ci sono dirigenti imbelli come Abete, con gli aggettivi al posto degli attributi.
Non ho le certezze opposte di Cristiano Poster e Tororosso. Ogni tanto ripenso a una frase di Massimo Fini: «Ci sono i carnefici, le vittime e le finte vittime. Queste sono le peggiori perché hanno l’apparenza delle seconde e la sostanza delle prime». Una cosa però mi dà fastidio: il fastidio di Moratti quando si nomina «invano» il grande Giacinto. Ma se sono loro, i primi.
Facchetti si professava troppo onesto e indignato di quello che succedeva intorno a lui, credo. Moggi invece ripagava con la stessa moneta (del comportamento). Come si fa a essere vergini in un bordello? Lo so, è una logica malsana, ma è sempre una logica.
Alex, se avesse conosciuto Facchetti non ne parlerebbe così. Poi ha sbagliato, certo, ma lei serba troppo rancore, e la morte di Giacinto le accentua vigliaccamente il livore.
Quanto al fatto che gli avvocati di Moratti abbiano cercato di scaricare le eventuali responsabilità sul defunto di turno, questa è prassi ordinaria. Se non lo avessero fatto, avendone o no avuto mandato, nessuno gli avrebbe più affidato una causa. Non vedo perchè lei si stupisca.
Scritto da tororosso il 7 giugno 2012 alle ore 15:27 ……..Che schifo!!!! E questi sono quelli che si scandalizzano se solo osi fare il nome di sua santita’. Se il loro presidente prescritto onesto a prescindere lo usa per scaricargli tutte le schifezze che ha fatto è “prassi ordinaria”.
Sig.beck
Crede che abbiamo bisogno di processi per capire quanto inadeguato fosse il comportsmento di facchetti?non bastano le telefonate da lui fatte per farlo ritenere immeritevole della dedica di un torneo per giovano che dovrebbe incarnare le regole della sportivita’.le sembrano comportamenti degni di uno che merita tornei e premi-correttezza?ci vogliono processi per capire la scarsa moralita’di un personaggio di tale bassezza?
Solo io sento un fastidioso rumore di unghie che si arrampicano sugli specchi?
Roberto, credo anch’io che, se quelle telefonate fossero uscite subito, Ibrahimovic non sarebbe finito all’Inter. Fermo restando che anche nelle 72 pagine di relazione, Palazzi marca sempre la differenza, tra Giraudo-Moggi e gli altri. Però l’articolo 6 è l’articolo 6.
Scritto da Roberto Beccantini il 7 giugno 2012 alle ore 15:29 Perdoni sig. Beccantini, bella scoperta, l’illecito strutturato doveva pur giustificarlo. Se è per questo il buon Palazzi, per non dare a moratti l’impressione di una persecuzione si premuro’ di andare lui da moratti negli uffici della Saras. Che stile!!!!
Ecco, era lì dove volevo arrivare. Grazie Beck. In ogni caso, a voler tirare l’acqua al nostro mulino (bianconero) il fastidio è gigantesco: Ibra venduto ai rivali a prezzo di favore (eravamo in B, con le quotazioni crollate), i rivali che poi da quel punto preciso costruiscono un ciclo di 5 anni con Champions annessa e che ostentano quel senso di superiorità ottusa tanto lontano parente di quello di Moggi e Giraudo… da rabbrividire lo scempio che è stato perpretrato nel 2006. Io dico allora, di quello che doveva essere: tutti colpevoli? Va bene, tutti puniti (con gradi diversi, ok). Ma tutti puniti però.
Gentile Tororosso, grazie dell’analisi. Mi permetta: ho forse citato Vieri? “Ma alzare il solito polverone quando Scommessopoli rende sempre più complicate certe situazioni può far comodo”. Ho forse mai messo in dubbio le dichiarazioni di Carobbio? Se Conte ha sbagliato, via. Nessun problema.
“Quanto al fatto che gli avvocati di Moratti abbiano cercato di scaricare le eventuali responsabilità sul defunto di turno, questa è prassi ordinaria. Se non lo avessero fatto, avendone o no avuto mandato, nessuno gli avrebbe più affidato una causa. Non vedo perchè lei si stupisca”. Perfetto: ma non lo dica a me, lo dica a Moratti, magari gli toglie il “fastidio”.
Roberto, credo anch’io che, se quelle telefonate fossero uscite subito, Ibrahimovic non sarebbe finito all’Inter. Fermo restando che anche nelle 72 pagine di relazione, Palazzi marca sempre la differenza, tra Giraudo-Moggi e gli altri. Però l’articolo 6 è l’articolo 6.
Buongiorno mr. Beccantini. Con buona pace di Massimo Fini, il ruolo della vittima è uno dei più difficili e dei meno appaganti di tutta la commedia umana. Quasi sempre la vittima di uno stupro, messa sulla graticola da un abile avvocato, finisce per fare la figura di quella che ‘in fondo in fondo ci stava’. E la vittima di un pestaggio di essere quella che ha cominciato per prima.
Qui in ogni caso non parliamo di vittime, vere o finte. Qui si tratta di non concentrare ad arte lo sguardo sul foruncolo dell’uno per distogliere l’attenzione dalla rogna dell’altro.
Numerose sentenze sportive e penali hanno chiaramente individuato nei massimi dirigenti della Juventus, in combutta con altri dirigenti, designatori, arbitri e giornalisti, l’organizzazione per delinquere che ha operato per alterare i risultati sportivi dei campionati di calcio. Non ho elementi per valutare la portata dei condizionamenti operati dalla dirigenza del Milan perchè, ovviamente, questi avvenivano attraverso una “intelligencija” che presumibilmente operava ad un livello più alto di quello puramente pallonaro.
In questo clima da far west i manigoldi spadroneggiavano, lo sceriffo era a libro paga dei cattivi e in circolazione non c’era neppure l’ombra di un Tex Willer.
Certo il pagare l’agenzia Pinkerton per pedinare e spiare i presunti fedifraghi, come un marito tradito qualunque, non è stato il massimo della correttezza e dell’eleganza. E, qualora dimostrato, un simile comportamento sarebbe passibile di pena. Ma hanno più rilevanza i fatti delittuosi scoperti o il mezzo usato per portarli alla luce? Spero che lei non arrivi alla stessa conclusione del Cavaliere che auspica la galera per i magistrati e i giornalisti che hanno intercettato e pubblicato i suoi intrallazzi.
Neppure Facchetti era un Tex Willer, piuttosto un ingenuo zappaterra che si è trovato coinvolto suo malgrado in quella che lei chiama guerra per bande, dove la banda più prepotente e vessatoria era per altro una sola. E neppure lui ha avuto il coraggio di rovesciare il tavolo, costi quel che costi, ma si è lasciato trascinare in uno squallido e colpevole mercato del pesce di richieste di garanzie o di favori in cui faceva, per l’appunto, la figura dello (s)brindellone. Che poi abbia operativamente messo in atto l’idea geniale di Moratti di ricorrere a Tavaroli mi sembra la cosa più normale del mondo.
Per quanto mi riguarda, se avessi il sospetto che qualcuno mi stia danneggiando pesantemente e fraudolentemente nell’ambito del lavoro non esiterei a ricorrere ad una agenzia di intelligence perchè mi chiarisca i dubbi. Ogni impresa, per quanto piccola, lo fa. Tanto per citare la più grande, la Fiat fu coinvolta in un lunghissimo e assai imbarazzante processo per aver ‘spiato’ i propri dipendenti. Proprio come Moratti con Vieri.
Cosa c’è di nuovo nella testimonianza di Tavaroli? Proprio niente. Ma alzare il solito polverone quando Scommessopoli rende sempre più complicate certe situazioni può far comodo.
Quanto al fatto che gli avvocati di Moratti abbiano cercato di scaricare le eventuali responsabilità sul defunto di turno, questa è prassi ordinaria. Se non lo avessero fatto, avendone o no avuto mandato, nessuno gli avrebbe più affidato una causa. Non vedo perchè lei si stupisca.