Undici metri di giustizia. Mai avevamo battuto gli inglesi come abbiamo giocato a Kiev, senza batterli. Prendondoli per il bavero e appendendoli al muro. C’è un limite a tutto: anche al catenaccio, che pure nel cuor mi sta. Il gioco all’italiana non implica rinunce così drastiche, così settarie: elementare, Hodgson. Per carità , in passato eravamo noi a speculare, a vivacchiare, a rubacchiare: ogni tanto, però, tiravamo in porta.
Con Buffon decisivo all’inizio e alla fine, e con Diamanti in versione Grosso «tedesco», diamo a Cesare quello che è di Cesare: aver costruito una squadra capace di essere più forte degli errori, suoi e dei singoli. Su 120 minuti, ne avremo controllati e/o dominati almeno un centinaio. Due pali, fior di occasioni: di incredibile rimane, esclusivamente, lo zero a zero riassuntivo, il primo di questi Europei. Era una Nazionale a carte scoperte: discreta in difesa, versatile a metà campo (su tutti Pirlo e De Rossi), fragile in attacco. Difendo le scelte di Balotelli e Cassano. A casa non somo rimasti fenomeni: Matri, ultimo gol il 25 febbraio; Pazzini, desapareçido; Osvaldo, infortunato e scomparso; Gilardino, scoppiato. Mancava, e manca, il centravanti di peso.
Diamanti, per la cronaca e per la storia, è stato uno scarto del West Ham. Che delusione, Rooney e Walcott. In casi del genere, si fatica a tracciare il confine fra i meriti degli uni e i demeriti degli altri. Sono Europei strani: di quattro partite, ne abbiamo vinta una sola, quella giocata peggio (con l’Irlanda). Questi siamo, dignitosi e mai morti (che non significa immortali).
E adesso, la Germania. Con la Spagna, la più forte. Anche i tedeschi, però, ci soffrono. Come gli inglesi. Come le stesse furie. Come tutti, al di là del risultato. Buon segno.
Riccardo Ric, io non smusso un tubo. E’ che, magari sbagliando, leggendovi – per esempio, sull’ultimo Pagani – ricavo la sensazione che se non scrivo che era un articolo di merda, sorry, passo per un ipocrita fiancheggiatore. Tutto qui.
Scritto da Roberto Beccantini il 27 giugno 2012 alle ore 13:03
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Sensazione, magari sbagliata, per sensazione, la mia, leggendola, è che smussi eccome. Sbagliata la mia, come, almeno per quanto mi riguarda, sbagliata la sua. Non penso lei sia un ipocrita fiancheggiatore. Detto questo, se ritiene che l’articolo in questione sia di merda, ( ed io son convintissimo che lo pensi) potrebbe anche scriverlo. Siamo in libertà ,no?
Mi piace il tuo post Gosth Dog.
Beck, casomai Travaglio avesse sposato Moggi sarei stato contento per la loro unione.
A parte gli scherzi, la mia opinione su Moggi è cambiata dal 2005 in poi.
Se prima del 2006 non sopportavo più i suoi metodi spicci, dopo Calciopoli lo difenderei a prescindere perché nei suoi confronti (ed in quelli di Giraudo) è stato imbastito uno dei più bastardi regolamenti di conti mai visti. Qui stiamo a parlare di lobby e fazioni distrutte dopo le scomparse di G. ed U. Agnelli (e V.Caissotti di Chiusano). Travaglio non abbandona il suo pensiero mononeuronico contro Moggi neanche in presenza di pesantissimi dubbi sull’operato della magistratura e sul contorno di merda in cui si muoveva il calcio italiano (e si muove ancora oggi). Se io apprezzo giornalisti come Beha ed un certo Beccantini lo sa bene che il motivo risiede nella maggior intelligenza ed indipendenza da certi poteri (o dall’impressione che se ne ricava: fidarsi è bene…).
Pe Travaglio, Moggi è colpevole; per Ostellino, negli Usa avrebbe diretto la federazione o la lega. Sono questi i confini del dibattito. Liberissimi di scegliere.
Scritto da Roberto Beccantini il 27 giugno 2012 alle ore 13:08 Sig. Beccantini, Ostellino, a sostegno della sua tesi porta le sue opinioni, condivisibili o meno. Travaglio porta menzogne, smentite non da me, da un Tribunale della Repubblica Italiana, lo stesso che effettivamente ha condannato Moggi, ma non per i motivi che vorrebbe farci credere Travaglio.