Si passa alla storia per «come» si vince o per «cosa» si vince. Pochi eletti vi passano attraverso entrambe le porte. Penso a Rinus Michels e alle sue cicale «totali». José Mourinho appartiene alla categoria degli allenatori che se ne fottono della prima mossa e non occupano militarmente le metà campo altrui.
Il catenaccio di Madrid è un’arma del suo arsenale, non l’intero arsenale. Nel secolo scorso, il Milan di Arrigo Sacchi faceva catenaccio al Bernabeu mettendo in fuorigioco per ben 24 volte, ripeto: 24, Hugo Sanchez ed Emilio Butragueno. Era un catenaccio in smoking, ruffiano. Attenzione: sto parlando dell’allenatore e della squadra che spaccarono la mentalità del nostro calcio.
Come segnala il lettore Matteo, l’importante è che poi Mourinho non si rivolti al ciarlatano che è (o sa essere, quando gli conviene) e accusi il West Ham di aver alzato muri abusivi contro i suoi cocchi. Atletico-Chelsea non è stato un inno all’anti-calcio, è stato un inno a un «altro» calcio. Bigotti come siamo, tendiamo a infliggere zavorre morali al catenaccio quando, viceversa, bisognerebbe trattarlo esclusivamente come espediente tattico o, al massimo, estetico. Sia chiaro: al pari del possesso palla, il catenaccio resta un mezzo, non il fine.
Non mi sono scandalizzato. Il Chelsea era privo di Ivanovic, Hazard, Eto’o: dopo un quarto d’ora ha perso Cech; dopo 73’, capitan Terry. Ha ragione, Mourinho, quando racconta di aver costretto l’Atletico di Simeone a fare una partita «contro natura». Certo, da parte sua, mi sarei aspettato un po’ più di contro-piede.
Scritto che preferisco questi 0-0 ai 7-0 o ai 6-5 del calcio-hockey, vi devo una domanda e una risposta. La domanda: ti vergogneresti ad alzare la Champions come la alzò il Chelsea (di Roberto Di Matteo) dopo i catenaccioni con Barcellona e Bayern? Risposta secca: no.
Concordo in ogni caso che quello che conta è il campo e vincere, ma a volte nel calcio gli episodi fan la differenza, nel bene e nel male
Scritto da IMPERA il 23 aprile 2014 alle ore 13:52
Qualcuno ha dichiarato una guerra santa agli episodi decisivi nel calcio………………
Sottoscrivo tutti i commenti di “Impera” . Quanto al non aver mai vinto una coppa campioni su azione c’e’ il contrasto con le numerose altre coppe …. La uefa 76/77 aveva valore ben diverso da oggi…. io sono abbastanza fatalista… la Juve in coppa campioni ha un suo karma scritto…. ed e’ un karma di sofferenza e disillusione…. heysel (aldila’ dell’atroce tragedia umana) ne e’ il beffardo emblema….
E in ogni caso sono sempre i campionati a dare il senso della competitività perchè restan le uniche competizioni veritieri.
Io ragiono alla Conte, ovvero mi sento nel dovere di vincere cosa so di poter vincere e, in un certo senso, di dover vincere.
Non posso basare la mia stagione su competizioni più stuzzicanti ma, purtroppo, con una percetuale di casualità che non può essere in alcun modo stigmatizzata.
Alemichel.
Concordo col tuo giudizio su Mourinho, sia come allenatore e sia come personaggio pubblico. Ho qualche dubbio sul fatto che la sua Inter fosse una squadra mediocre.
X Beck
Non conta solo il risultato…ma anche il reale valore.
Il Real è forte, anche se non vincesse di nuovo.
E la Juve delle 3 finale di Champion’s consecutive era la squadra più forte del mondo, anche se 2 finali le ha perse.
X Alè Michel :
Mi ripeto, conta la sensazione di competitività , non solo il risultato.
La Juve è la squadra più forte della UEL.
Se non la vincesse questo fatto resterebbe invariato.
Concordo in ogni caso che quello che conta è il campo e vincere, ma a volte nel calcio gli episodi fan la differenza, nel bene e nel male
Per Beccantini.
E’ stato triste, non vergognoso, vedere il Chelsea di Di Matteo vincere in quel modo la Champions League. Spero almeno che la cosa non si ripeta quest’anno con Mourinho. Pur evitare di questa eventualità , sarei anche disponibile ad accettare, turandomi il naso, un trionfo del suo Real Madrid, che io, da tifoso del Toro, vedo un po’ come la Juventus di Spagna. Quale simpatizzante del Barcellona, lei mi capirà , mi costa non poca fatica dover scrivere una cosa del genere.
Bene così gentile Primario. Nella risposta all’ultima domanda c’e’ l’essenza della logica. i vincitori morali sono sempre gli sconfitti. che non significa essere dei perdenti.
Gino Strada è notoriamente un altro burattino nelle mani delle banche…….e altre amenita’ simili.
Luca, non credo che mourinho sia un mediocre: vncere la champions con porto e inter ha del sensazionale.
Di sicuro è un personaggio che non fa bene al calcio: il suo modo di porsi è molesto e il suo calcio non è per nulla bello da vedere.
Prorpio per questo è un allenatore più adatto a squadre mediocri (vedi inter) in cui la sua personalità possa risultare che a squadre con calciatori di un certo livello in cui la sua personalità crea contrasti molto forti (vedi real).
Proprio per questo alla juve non lo avrei mai voluto vedere e forutnatamente mai lo vedrò.
Scritto da axl rose…..il Faro il 23 aprile 2014 alle ore 13:08
Infatti Gino Strada è intervenuto tirando le orecchie a Grillo, anzi invitandolo a scendere in campo insieme a Renzi! Penso che sul blog verrà ora lapidato come già successo per Rodotà e Gabanelli.