Non so se mi spiego: abbiamo sconfitto, di carambola, la Nazionale che aveva liquidato il Portogallo in Portogallo (senza Cristiano Ronaldo: ma i giocatori non contano) e pareggiato in amichevole con la Francia di Opti Pogbà. Uno a uno con la Croazia, 1-0 all’Albania: Conte dice che i conti tornano. Come risultati, sì. Come gioco, non ancora. A San Siro, molto fumo; a Marassi, molte bollicine, tre invasori fra gli applausi (degli steward, anche) e tifo più «alba» che «ita»: un segno dei tempi. E dei campi.
Non chiedevo certo la luna. Mi accontentavo del dito che la indica. L’ho avuto. Così, mi sono divertito. E commosso, addirittura, all’ingresso di Acerbi: aveva vinto un tumore ai testicoli e per questo, visto che siamo in uno strano Paese, rischiato la squalifica per doping. Nella classifica Fifa, l’Italia è 11a. e l’Albania di De Biasi, un moderno Geppetto, 48a. Giocavano le riserve. Un sacco di tiri, da una parte e dall’altra. Ci sono stati anche un palo (di Cikalleshi), errori pacchiani (di De Silvestri, di Sirigu) e palle-gol, oh yes, non quante però millantate dagli spacciatori.
In attesa che «Winston Cerci» risolva l’eterno dilemma – grande coi piccoli, piccolo coi grandi – il suo dribbling ha rallegrato la serata del sottoscritto non meno della maglia strappata e incerottata. Ai Mondiali del 1938, in Italia-Brasile, Pepin Meazza stava battendo un rigore quando gli partì l’elastico dei pantaloncini. Non fece una piega: tirò e segnò.
Ho sorriso all’intemerata pre-partita di Conte: come farò per quattro mesi senza vederli (i ragazzi)? Ci vorrebbe un amico (in Lega). Ci vorrebbero gli stage di stato. Come no. Peccato che, da tecnico della Juventus, erano proprio questi i concetti, srotolati dal ct di turno, a mandarlo in bestia. Mi è venuto in mente Oscar Wilde: «La memoria è il diario che ciascuno di noi porta sempre con sé». Sempre?
Beck,
lo smemorato ha battuto ogni mia più fosca previsione. Immaginavo che avrebbe sbroccato dopo due anni (se avesse vinto, possibilità 1%, perchè saprebbe di non poterne cavare di più, nel restante 99% dei casi troverebbe un pretesto qualsiasi, gli è servito molto meno per andare via dalla juve).
Ma con questa uscita, che mi stupito sino alla bocca aperta, ha battuto ogni record: sbrocca dopo tre mesi! tre mesi, e 6 partite di cui cinque contro nessuno.
Direi Alicio nel paese delle meraviglie. Ambulanzaaaaaaaaaaa!
Esatto mike.
Chi glielo fa fare, anche o soprattutto dal punto di vista della pecunia?
Solo uno sceicco forse, ma oltre a non avere ancora un cv europeo, potrebbe diventare per lui un problema se venisse percepito come un allenatore inaffidabile e piantagrane.
Bilbao ciao,
L’ho pensato anche io che per lui sarebbe finita in Italia ( quasi, ricorda appunto che siamo in Italia, pensa un po’ hanno richiamato Mancini, vabbe ‘ hai ragione li parliamo di Prescritti) .
Però, se gli parte l’embolo non c’è n’è per nessuno, dipende se arriva qualche offerta, perchè e’ chiaro che a piedi non ci rimane.
Bilbao, per avvalorare la tua tesi, ricorderei che se si qualifica ( e come fa a non qualificarsi?) , prende un altro milione extra di bonus.
Se migliora la classifica Fifa di 3 posizioni, prende un ultriore milione.
E chi caxxo glielo fa fare di andarsene ?
Appena il Fuggitivo firmò per la figcpuma scrissi che, stante l’assoluta inaffidabilità del soggetto in questione e volendo coglionarlo un poco, non ero troppo sicuro che avrebbe portato a termine ol suo mandato. Lo ricordavo instabile ma combattivo.
Poi abbiamo conosciuto la versione nazional-popolare, tutta sorrisini, battutine ammiccanti con la stampa alla quale sono state regalate addirittura lezioni tutoriali (o dovremmo dire tuttOriali) di tattica, maledettamente reminescenti le slides del giullare fiorentino.
L’offensiva simpatia (di ‘sta fava, nda), coadiuvata dai maggiori giornali e dal coro delle tv aveva un unico scopo: far dimenticare il suo sinistro passato, al servizio della signora e diventare spendibile magari per un futuro da pisciatombe, da soubrettina di segrate piuttosto che al servizio di Sor Felpa (a proposito, dove si è cacciato?) o De Laurentiis.
Nessuno oltralpe muore dalla voglia di affidargli un’ammiraglia, ma se fa alla nazionale ciò che ha fatto alla Juve…lo squartano vivo a reti unificate e per lui in Italia è quasi finita.
Vedreste come tornerebbero a rifiorire sui giornali i racconti impolverati dei Carobbio e delle procure sportive e non.
Pertanto, malgrado la cervellotica intemerata di ieri, frutto del solito giochino infantile, credo che si terrà stretto il suo posticino statale, sicuro e garantito… dagli avversari del girone europeo della morte.
Si Andrea, rosolata ben bene dagli “Elkanini”
Moggi “Lo facevo per difendere la Juventus”. Quindi se giocava in difesa c’era qualcuno, molti, che attaccavano. Tutti a “grigliare”. Purtroppo per la Juventus non c’erano più gli “Agnelloni” e l’unica società a finire nel girarrosto è stata la Signora.
Nostro “signore” delle intercettazioni
Il presunto signore se non si fosse capito era rivolto a massimo moratti più comunemente conosciuto come dentimarci.
Il bello è che per i giornalisti è ancora signore, minchia come è ridotta male l’informazione in Italia.
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Bobo Vieri ha parlato a Gazzetta dello Sport dei suoi anni in nerazzurro e non solo:” Presto mi iscriverò al corso allenatori negli Stati Uniti, mi sto informando. Non è semplice avere l’opportunità giusta, ora vediamo che cosa succede. Amavo l’Inter, ho dato tutto, mi sono ammazzato per la maglia nerazzurra, ogni giorno. Agli allenamenti ero il primo ad arrivare e l’ultimo ad andare via. Non mi sono mai tirato indietro e a volte ho giocato nonostante non stessi in piedi. Però, mi dicevano: vai in campo, resta lì davanti anche fermo, che per noi va bene così. E io accettavo, per- ché ci tenevo davvero, anche a costo di fare figure di merda… Sì, scriva così. Il mio rapporto con Moratti era speciale, forte, decisamente forte. Ci sentivamo parecchie volte durante il giorno, anche al- le 3 del mattino, ci confrontavamo su ogni cosa. Mi faceva senti- re uno di famiglia. Insomma, stavo bene professionalmente e umanamente, e davo ogni mia energia per la squadra. Capite bene la terribile delusione nel momento in cui è emerso che mi pedinavano e addirittura intercettavano. Cavolo, queste sono cose che si fanno coi mafiosi..Bastava parlarci direttamente e non avrei avuto problemi ad andarmene in buoni rapporti. C’era aria di rinnovamento e dopo sei anni era forse anche normale puntare su altri giocatori. Ma perché non vedercela fra di noi, in amicizia? Perché cercare la rottura in quel modo? Un giorno dissi: “Presidente, non ti preoccupare, se devo andar- mene basta che me lo dici, non ci sono problemi”.
Rapporto con la Juve: “Mi diverto con Juve Legends e Milan Glorie. Sento spesso Andrea Agnelli, grande dirigente. Da quando ha preso in mano la situazione, la Juve è tornata ai massimi livelli, sia in Italia sia oltre confine. Il Milan? Beh, lì mi trattano come se avessi giocato con loro per un decennio, e li ringrazio”.
Le sfide del passato: “Juventus e Milan allora erano più forti. Noi sprecammo la grande occasione nel 2002…A proposito di rimpianti, segnai i due gol qualificazione con il Valencia, poi proprio al Mestalla mi feci male al ginocchio e addio doppia sfida col Milan. Ancora oggi non perdono Materazzi e Carew mi cascarono addosso e mi ruppero. Incredibile, infortunio assurdo. Eravamo maturi per quella Coppa e io stavo benissimo. Potevamo vincerla”.
Conte: “Il miglior tecnico giovane d’Europa. Scuola Juve: serio, preparato, carismatico e con una grandissima cultura del lavoro. Mi ricorda Lippi. C’è scarsa qualità. Bisogna ricominciare seriamente a investire nei vivai. Servono però tecnici ed educatori adeguati. Ricordo le scuole di Atalanta e Torino per esempio”