Dalla doppietta di Djordjevic alla doppietta della Juventus passano sì e no tre minuti. Siamo nella giungla dei supplementari, con i duellanti stremati. Matri aveva inaugurato la rimonta di Firenze. Inserito da Allegri al posto di Llorente, firma la decima Coppa Italia di Madama. Il mestiere di centravanti è ben strano. Djordjevic centra due pali con lo stesso tiro, Tevez si fa un mazzo così dal primo all’ultimo minuto, Matri tocca il pallone due volte: gol annullato per fuorigioco (di centimetri) e gol-svolta.
Lo so, ridurre una partita – e una finale, per giunta – a un episodio, massimo due, può sembrare persino capzioso, ma sono certo che tutti i miei lettori e tutti i miei pazienti sarebbero stati ancora più generosi. La Lazio aveva sorpreso i campioni in avvio, con un 3-4-3 aggressivo e «alto» che ingabbiava Pirlo e, più in generale, ingolfava le rampe di lancio. Il botta-e-risposta tra Radu e Chiellini aveva lasciato immaginare un’ordalia più fiammeggiante. Si coglieva, nelle gambe dei laziali e nella testa di Pioli, la volontà di non pensare al derby di lunedì. Certo, la Juventus è la Juventus: anche quando difende a tre fin dall’inzio, modulo che, sono sincero, non avrei riesumato. Se non alla fine, per blindare, come al Bernabeu, il risultato.
Siamo agli sgoccioli di una stagione massacrante, la Juventus è ancora in lizza per il Triplete che il 6 giugno contenderà al Barcellona. Ha dominato il campionato, mentre la Lazio è avanzata a strappi. Nei confronti diretti, la squadra di Allegri si era imposta per 3-0 all’Olimpico e 2-0 a Torino. Altra musica, le sfide secche. Sono «lotterie» che, spesso, avvicinano le distanze e piallano le differenze.
Scritto della Signora fortuna, fatemi parlare della Signora tout court, quella che non muore mai, quella che si rialza sempre. Ha vinto in rimonta, come a San Siro con l’Inter, ha prodotto poco e sofferto il giusto, Vidal, Tevez, Chiellini e gli altri della difesa l’hanno tenuta letteralmente in piedi. Bravi, i bianconeri, a imprigionare Candreva e cancellare Felipe Anderson. Pirlo ha gironzolato come un maestro a cui avevano indicato un’aula che non riusciva a trovare. Pogba, lui, era distratto, superficiale: il do di petto con il quale ha armato il sinistro di Parolo mi ha strappato un moccolo che, temo, sconterò da qualche parte.
A Pioli mancava Biglia. Allegri era privo di Marchisio e Morata. Gli avrebbe fatto comodo, soprattutto, la rapidità verticale dello spagnolo. Con il concorso esterno in associazione divina, il mister juventino continua a trasformare in oro tutto quello che tocca, cambi compresi. Matri, d’accordo: ma vi invito a non trascurare i dribbling e i sentieri di Pereyra. Ricordo le perplessità d’agosto, i dubbi di settembre, le riviste sui tre scudetti di Conte sfogliate dai degenti di notte, di nascosto, come se fossero riviste porno, per paura di essere beccati dalle infermiere. E’ il calcio, bellezza.
A nome di tutta la Clinica rivolgo i più sinceri complimenti alla Lazio, sempre in partita e mai doma. Aveva di fronte la Juventus campione d’Italia e finalista di Champions League, non proprio una scolaresca in gita. Per Seneca «la fortuna non esiste: esiste il momento in cui il talento incontra l’opportunità». La giro ad Alessandro Matri.
Buongiorno a tutti i frequentatori del blog, buongiorno al gentile Beccantini.
X Mike70 delle 7:39.
Indubbiamente, ADL ha fatto un buon lavoro a Napoli. Napoli è una grande piazza umorale, quasi come Roma. Dall’inferno da dove l’ha preso è riuscito a portare la squadra in CHL, anche se con risultati scadenti, e ha conquistato un paio di trofei interni. Più che agli allenatori e/o all’organizzazione societaria, penso che la sua fortuna sia legata a due calciatori passati per la sua piazza: Lavezzi e Cavani. Loro hanno contribuito ai successi sportivi ed economici della sua società. Le loro cessioni hanno prodotto plusvalenze eccezionali, a mio parere non investite in modo soddisfacente, privi di una credibile programmazione.
Oggi è il momento clou della sua gestione a Napoli. Esauriti i bonus delle plusvalenze e dunque il tesoretto da reinvestire, privo dell’altro per la mancata partecipazione in CHL e del conseguente appeal per i campioni, per risalire necessita dell’inventiva e della professionalità dei suoi dirigenti.
Vediamo cosa saprà fare senza plafond.
Lorenzo anche Camplone sta facendo bene.
A Perugia Galeone lo adorano…quasi come dalle vostre parti
Il Pagliaccio di Nemours che rialza la cresta, con il suo solito stile, dopo aver trangugiato m.elma, per mesi, dopo che lo abbiamo matematicamente salvato dal quarto posto…
Beh! Buona settimana a tutti!
Lovre, tu sei ancora inebriato dal Pescara “meraviglia” di Galeone.
Vero ?
Io dico che dal ritorno in A del Napoli, tenendo ragionevolmente conto del passato anche glorioso dei partenopei, sono stati vinti trofei importanti.
Certo che per lo scudetto ci vuole altro, ma, nonostante la mia profonda antipatia per DeLa , devo dire che fino ad ora, al netto della spocchia , ci ha saputo fare abbastanza.
Benitez, anche per me ha fallito, nonostante il palmares. Con la squadra che ha, doveva arrivare secondo.
Lo dimostrò anche nel post-Mou. Pare non avere quel polso necessario, alla bisogna.
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Per Beccantini, mi manda la “sua ADiRATA sartina”.
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http://www.beckisback.it/2015/05/21/decima-e-fortunata/comment-page-67/#comments
Scritto da Roberto Beccantini il 23 maggio 2015 alle ore 23:16
….per la Sartina
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BECCANTINI ROBERTO
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TORINO. Da Rodomonti a Ceccarini. Spiace cominciare così, nel giorno in cui la Juventus regola l’Inter e infila nella borsetta il venticinquesimo scudetto. Spiace, ma non se ne può proprio fare a meno. Orientata dal gioiello di Del Piero, la partita deraglia al 25′ della ripresa, quando l’arbitro sottrae a Ronaldo un rigore solare, – https://www.youtube.com/watch?v=7TGR2d6YQZ0 – frutto di un rozzo bodycheck di Iuliano. Ce ne vuole, per far perdere la testa a Simoni, che schizza in campo, fuori di sé. Verrà espulso, sì, ma non prima che l’arbitro abbia decretato un rigore dall’altra parte, per un plateale sgambetto di West ai danni di Del Piero. Il quale, a tempesta faticosamente placata, non riuscirà a eludere i tentacoli di Pagliuca. All’Inter saltano i nervi: e così la sorte riservata a Simoni tocca anche al suo vice, Pini, e a Zè Elias (proditoria gomitata a Deschamps).
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Doveva essere il giorno del giudizio. In un certo senso, lo è stato. Ma non nei termini cari a coloro che per lo sport provano sentimenti alti. Due partite in una. La prima, decisa da un’arguzia balistica di Del Piero, si snoda equilibrata, molto tattica e, di riflesso, abbastanza insipida. La seconda, figlia di un fischio mai nato, diventa acre, rissosa, isterica. Alla Juventus, per sbloccare il risultato, basta un tiro, uno solo, in quarantacinque minuti.
Davids scalda il motore e garantisce una rotta sicura. Manca, a Simoni, il contributo creativo di Moriero, una candelina spenta sul comodino di Pessotto. Deschamps e Simeone si guatano in cagnesco.
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Winter si occupa di un altalenante Zidane. Cauet patisce il tremendismo di Davids. Zanetti e Di Livio si rincorrono ventre a terra. Su Del Piero, si arrangia West, disperso in attacco nel momento meno opportuno, quello del gol. E su Inzaghi, si arrampica Colonnese. Come libero, Fresi non ha la malizia di Bergomi: e proprio per questo, abboccherà ai pennelli, e alle finte, di Pinturicchio. Djorkaeff, lui, vaga senza fissa dimora, atteso al varco ora da Torricelli ora da un altro compare. Verso Ronaldo convergono, implacabili, Montero e Iuliano. Non è facile liberarsi. La sfida ruota intorno a capricciosi centimetri: quelli che, per esempio, si “oppongono” a un calibrato diagonale di Ronaldo, smarcato dal tacco di Simeone.
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Tensione, paura e rispetto condizionano i protagonisti. La Juve non riesce a rendere costante e incisivo il gioco di rimessa dal quale l’Inter, più lunga e sbilanciata, subirebbe probabilmente il colpo del k.o. La squadra di Simoni cresce, come sempre, alla distanza. Un po’ perché obbligatavi dagli eventi, e molto per la sua bizzarra natura. Zamorano, inserito al posto di un grigio Moriero, si crogiola nelle bolge dantesche sollevate dagli spioventi di Djorkaeff. Lippi perde Montero, una colonna, e sguinzaglia Birindelli al fianco di Iuliano. Sgradevoli scaramucce si accendono qui e là. Ronaldo e Zidane stuzzicano i portieri.
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Inzaghi è molle, dopo tutto quello che ha dovuto patire a Monaco.
Ecco Conte: una coperta imbottita che fa sempre comodo. Zizou scala in avanti, preso in consegna dallo stoico Colonnese, cui Inzaghi, prima di uscire, ha timbrato il mento. Simoni le prova tutte: fuori Winter, spremuto, dentro Zè Elias. La Juve si raccoglie nella sua tre quarti. È il 25o il minuto che trasforma il salotto in ring.
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Il rigore non concesso a Ronaldo, l’espulsione di Simoni, il rigore parato da Pagliuca a Del Piero, le altre espulsioni. L’Inter schiuma di rabbia. La Juve non afferra l’attimo, distratta com’è dai tuoni interisti che solcano l’arena. Eppure, in undici contro dieci, ci sarebbero lo spazio e le occasioni per arrotondare il bottino: Zidane-Di Livio, due volte; Pecchia-Del Piero. Pagliuca vola da palo a palo e, sui corner, va a fare mucchio nell’area bianconera. La Juve si chiude a chiave, aggredita, sballottata.
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Peruzzi intercetta, bravamente, una fucilata di Ronaldo e un piatto destro di Zamorano, più o meno dal dischetto. L’ultima raffica è di Ronaldo, ma gli dei hanno già scelto con chi banchettare.
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Un pareggio sarebbe stato più equo. L’Inter cade dopo 8 vittorie consecutive, Uefa inclusa, e scivola, così, a meno 4. Non lo meritava. Al 5o successo di fila, la Juventus porta a 44 punti (su 48) il fatturato casalingo. Sarà scudetto, probabilmente. Saranno, soprattutto, veleni, polemiche, schiamazzi. E non soltanto per invidia. 27/04/1998
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Roberto Beccantini
http://archivio.lastampa.it/articolo?id=7b69247c50e94e4f0cea3d746d288ae5f0c5d2a5
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http://www.beckisback.it/2015/05/21/decima-e-fortunata/comment-page-67/#comments
Scritto da Roberto Beccantini il 23 maggio 2015 alle ore 23:16
….per la Sartina
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PER BECCANTINI, MI MANDA LA SUA ADiRATA sartina
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La Juve in vantaggio con il suo fuoriclasse esce vincitrice da un duello che si arroventa nel finale e accende una scia di polemiche Del Piero, un gol tra i veleni L’arbitro nega un rigore all’Inter e il campo diventa un ring
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BECCANTINI ROBERTO
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TORINO. Da Rodomonti a Ceccarini. Spiace cominciare così, nel giorno in cui la Juventus regola l’Inter e infila nella borsetta il venticinquesimo scudetto. Spiace, ma non se ne può proprio fare a meno. Orientata dal gioiello di Del Piero, la partita deraglia al 25′ della ripresa, quando l’arbitro sottrae a Ronaldo un rigore solare, frutto di un rozzo bodycheck di Iuliano. Ce ne vuole, per far perdere la testa a Simoni, che schizza in campo, fuori di sé. Verrà espulso, sì, ma non prima che l’arbitro abbia decretato un rigore dall’altra parte, per un plateale sgambetto di West ai danni di Del Piero. Il quale, a tempesta faticosamente placata, non riuscirà a eludere i tentacoli di Pagliuca. All’Inter saltano i nervi: e così la sorte riservata a Simoni tocca anche al suo vice, Pini, e a Zè Elias (proditoria gomitata a Deschamps).
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Doveva essere il giorno del giudizio. In un certo senso, lo è stato. Ma non nei termini cari a coloro che per lo sport provano sentimenti alti. Due partite in una. La prima, decisa da un’arguzia balistica di Del Piero, si snoda equilibrata, molto tattica e, di riflesso, abbastanza insipida. La seconda, figlia di un fischio mai nato, diventa acre, rissosa, isterica. Alla Juventus, per sbloccare il risultato, basta un tiro, uno solo, in quarantacinque minuti.
Davids scalda il motore e garantisce una rotta sicura. Manca, a Simoni, il contributo creativo di Moriero, una candelina spenta sul comodino di Pessotto. Deschamps e Simeone si guatano in cagnesco.
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Winter si occupa di un altalenante Zidane. Cauet patisce il tremendismo di Davids. Zanetti e Di Livio si rincorrono ventre a terra. Su Del Piero, si arrangia West, disperso in attacco nel momento meno opportuno, quello del gol. E su Inzaghi, si arrampica Colonnese. Come libero, Fresi non ha la malizia di Bergomi: e proprio per questo, abboccherà ai pennelli, e alle finte, di Pinturicchio. Djorkaeff, lui, vaga senza fissa dimora, atteso al varco ora da Torricelli ora da un altro compare. Verso Ronaldo convergono, implacabili, Montero e Iuliano. Non è facile liberarsi. La sfida ruota intorno a capricciosi centimetri: quelli che, per esempio, si “oppongono” a un calibrato diagonale di Ronaldo, smarcato dal tacco di Simeone.
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Tensione, paura e rispetto condizionano i protagonisti. La Juve non riesce a rendere costante e incisivo il gioco di rimessa dal quale l’Inter, più lunga e sbilanciata, subirebbe probabilmente il colpo del k.o. La squadra di Simoni cresce, come sempre, alla distanza. Un po’ perché obbligatavi dagli eventi, e molto per la sua bizzarra natura. Zamorano, inserito al posto di un grigio Moriero, si crogiola nelle bolge dantesche sollevate dagli spioventi di Djorkaeff. Lippi perde Montero, una colonna, e sguinzaglia Birindelli al fianco di Iuliano. Sgradevoli scaramucce si accendono qui e là. Ronaldo e Zidane stuzzicano i portieri.
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Inzaghi è molle, dopo tutto quello che ha dovuto patire a Monaco.
Ecco Conte: una coperta imbottita che fa sempre comodo. Zizou scala in avanti, preso in consegna dallo stoico Colonnese, cui Inzaghi, prima di uscire, ha timbrato il mento. Simoni le prova tutte: fuori Winter, spremuto, dentro Zè Elias. La Juve si raccoglie nella sua tre quarti. È il 25o il minuto che trasforma il salotto in ring.
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Il rigore non concesso a Ronaldo, l’espulsione di Simoni, il rigore parato da Pagliuca a Del Piero, le altre espulsioni. L’Inter schiuma di rabbia. La Juve non afferra l’attimo, distratta com’è dai tuoni interisti che solcano l’arena. Eppure, in undici contro dieci, ci sarebbero lo spazio e le occasioni per arrotondare il bottino: Zidane-Di Livio, due volte; Pecchia-Del Piero. Pagliuca vola da palo a palo e, sui corner, va a fare mucchio nell’area bianconera. La Juve si chiude a chiave, aggredita, sballottata.
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Peruzzi intercetta, bravamente, una fucilata di Ronaldo e un piatto destro di Zamorano, più o meno dal dischetto. L’ultima raffica è di Ronaldo, ma gli dei hanno già scelto con chi banchettare.
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Un pareggio sarebbe stato più equo. L’Inter cade dopo 8 vittorie consecutive, Uefa inclusa, e scivola, così, a meno 4. Non lo meritava. Al 5o successo di fila, la Juventus porta a 44 punti (su 48) il fatturato casalingo. Sarà scudetto, probabilmente. Saranno, soprattutto, veleni, polemiche, schiamazzi. E non soltanto per invidia. 27/04/1998
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Roberto Beccantini
http://archivio.lastampa.it/articolo?id=7b69247c50e94e4f0cea3d746d288ae5f0c5d2a5
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Si, il palmares precedente di Benitez non mente come non mentono i risultati ingenerale e il drastico ha pure spiegato come il panzerotto li ha ottenuti in precedenza. Si, i giocatori spesso e volentieri sono più decisivi dei moduli, degli allenatori e delle loro scelte tattiche. Si, vincere o quantomeno competere ad alto livello in piazze troppo calde, isteriche e problematiche come Roma e Napoli non è semplice anzi è più arduo di tutto il resto dello stivale. E però io penso che il panzerotto sia più quaraquaqua di altri soggetti come in passato il nostro attuale allenatore: ce l’ha menata per settimane con la storiella tutta sgangherata dei fatturati altrui, e ha chiesto e ottenuto dal cinepanettonaro cifre alte per il suo staff, per la rosa post-Mazzaniello e post-cessione di Cavani (non solo Higuain ma anche Mertens, Callejon, Raul Albiol, Jorginho, ecc.). Con quel reparto offensivo che sarebbe stato da primi due posti in Italia, con alcuni difensori e centrocampisti che non sono poi tanto brocchi scandalosi, avrebbe potuto e dovuto fare di meglio soprattutto questa stagione, quando matematicamente poteva ambire di meglio con i punti dello scorso anno. Il panzerotto si è ubriacato di sé medesimo e non solo ha sbugiardato tutti i discorsi e gli alibi del fatturato e della capacità di spesa ma soprattutto con quanto a disposizione, con dei correttivi possibili per ovviare agli errori “palla agli altri”, con scarsa qualità dei reali avversari in A, ha racimolato una coppa Italia, una supercoppa, una bella figura (fine a se stessa) nello scorso girone champions e un paio di campionati da vorrei ma non posso: il saldo è negativo o poco soddisfacente. Con tutti questi fattori, il fallimento di Benitez a Napoli è inequivocabile e soprattutto poco giustificabile. Si sarebbe dovuto dimettere prima, sennò sei un panzerotto pieno di merda che hai imparato a fare l’italiano ma poco o nulla del calcio italiano. Calcisticamente comunque Kabul non si merita molto altro di più. Per non parlare dell’altro pagliaccio francese con accento sulla a: per chi ha letto della sua conferenza stampa pre-derby (patetico idiota che alza la cresta e boria e che non riconosce che ha la matematica certezza del minimo preliminare champions anche grazie alla partita dei nostri ieri, che sennò rischiava di arrivare quarto e diventare pazzo). Come l’altro giullare sulla panchina rossonera, per un’altra settimana almeno, lui che se avesse avuto a disposizione tutta la rosa senza infortuni, che è un peccato che il campionato sia già finito, perché altrimenti… che circo.
P.s. Concordo fortemente con chi inizia a valutare senza pregiudizi Sturaro e Coman dopo il match indicativo per alcuni aspetti.
Comunque non tutti possono vincere scudetti e coppe europee,ma costui ha allenato per quasi 30 anni fra A e B con 4 promozioni in serie A e 3 salvezze da subentrato(Pescara Udinese Perugia)!Quello che più l’ha fregato e’ stata la passione per le gonne e la birra…Ma allenare 30 anni penso sia sinonimo di bravura altrimenti si sparisce prima…molto prima!!
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PER HECTOR, LE OPINIONI>
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http://www.beckisback.it/2015/05/21/decima-e-fortunata/comment-page-79/#comments
Scritto da Hector il 24 maggio 2015 alle ore 12:50
E’ vero pero’ basta che le opinioni espresse restino opinioni e NON alimentino , invece , odio e rancore verso UNA SQUADRA ……
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http://www.beckisback.it/2011/11/09/un-altro-complotto/comment-page-2/#comments
Scritto da Roberto Beccantini il 10 novembre 2011 alle ore 08:31
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Gentile Cartesio, grazie di essere tornato. Le sentenze si discutono ma si rispettano. Lo sa come la pensavo e la penso: guerra per bande con una banda più forte delle altre (la Triade). Moggi è quello: lo era già prima di arrivare alla Juventus. Nell’aspettare l’appello non si può non prendere atto di quelle parole agghiaccianti: associazione a delinquere. Se gli altri peccavano, peccavano per difesa contro l’orco.
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Il bello di tutta questa vicenda è che nessuno ha la più pallida idea di quello che sia successo tra Moggi e l’allora Presidente della Juventus, l’avvocato (quello con la a minuscola e che è poi la testa parlante di John Elkann) che si è dimesso prontamente da Presidente (facendosi sostituire da Giovanni Cobolli Gigli) per poi farsi dare la carica di Presidente Onorario della società, nel preciso istante, suppongo, che si è reso conto di non correre più rischi di carattere penale, lui che già ci bazzicava nella palude penale dell’Equity Swap.
Davvero, è singolare che ancora oggi nessuno sappia cosa sia davvero successo all’indomani della morte di Umberto Agnelli che di Moggi aveva una buona e sincera considerazione.
Forse qualcuno se lo sarà anche chiesto ma ha ritenuto irrilevante la questione ed è passato avanti.
Credo che alla fine Luciano Moggi si sfiancherà, finirà di credere che qualcuno a Torino abbia interesse o buon cuore per tirarlo fuori dal guado e finirà per dircelo.
Forse sarà solo in quel momento che la società Juventus ritroverà serenità.
Il momento in cui Moggi e, soprattutto, altri perderanno l’onore.
Scritto da Massimo Basso il 10 novembre 2011 alle ore 23:29
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ottimo articolo. eccellente disamina.
peccato per una piccola dimenticanza.
ovvero, tre anni dicasi tre di elementi emersi a dibattimento.
non considerati.
se l’associazione a delinquere è Baldas che trucca il moviolone, è Dattilo che espelle Jankulowski che tira un montante a Mannini, è Giraudo che legge il sorteggio degli arbitri 30 minuti dopo il lancio Ansa, allora mi viene da pensare che mi potrebbero venire ad arrestare da un momento all’altro.
Scritto da comefosseantani il 11 novembre 2011 alle ore 00:4
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e vorrei accendere un riflettore sulla camera di consiglio più anomala della storia dei tribunali italici.
udienza chiusa alle 11:57, sentenza annunciata per le 19:57.
8 ore otto di camera di urla sovrumane, più che di consiglio.
due giudici a latere in guerra con la presidente che non si sono fatte mancare una reiterazione di richiesta di ricusazione.
due giudici a latere che si sono presentate a Roma in udienza al CSM contro la Casoria beventosi un caffèmacchiatocaldo insieme al Pm.
il giovin Pm che arriva in aula presentenza con un sorriso a 75 denti.
le due giudici a latere che per mezz’ora di lettura sentenza sono state capaci di contarsi uno per uno i 72 miliardi di batteri presenti sulle punte delle loro scarpe, senza minimamente incrociare per un attimo lo sguardo impietrito degli imputati.
il Pm narducci convocato per tempo via mediaset a commentare l’imprevedibile (?) sentenza.
il capo Pm Lepore che prontamente dichiara che si erano visto costretti a fare due richieste di ricusazione per “ristabilire l’ordine giudiziario”.
non è questione di complotti, ma di settimana enigmistica, basta solo unire i puntini.
Scritto da comefosseantani il 11 novembre 2011 alle ore 00:57
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Beccantini hai da sempre sostenuto la tesi di Moggi colpevole sin dal primo momento ( il motivo lo sai solamente tu, ma penso per problemi personali ) e nonostante quello che e’ emerso in questi ultimi 5 anni da giornalista non hai mai ritenuto di approfondire . C’e’ stato il caso telecom e tutte le intercettazioni che stanno emergendo, ma tu sei stato sordo e cieco fermo restando sul moggi colpevole. c’e’ stata la relazione di palazzi con articolo 6 diretto all’inter e facchetti ( al quale e’ ancora intitolato il campionato primavera ) e conseguente assegnazione dello scudetto di cartone, ma tu giornalista ligio al potere anziche’ fare campagna contro, muto come un pesce e fermo restando su moggi colpevole. dal processo di napoli sono emerse circostanze nelle indagini indegne di un paese civile e simili a quelle di paesi totalitari o comunisti, ma tu ben ti sei guardato di scrivere o denunciare perche’ sei un giornalista servo dei padroni . Ci sarebbero tante altre circostanze da evidenziare e denunciare, ma tu non ti sei degnato e ti sei fermato solo su moggi colpevole. Io credo che tu sia un vecchio rimbambito e una vergogna del vero giornalismo.
Scritto da enrico il 11 novembre 2011 alle ore 08:59
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Dott.beccantini buongiorno e bentornato
Mi lasci subito dire che non mi stupisce rivederla a seguito di un primo grado di giudizio che ha confermato le tesi da lei portate avanti negli anni.spero che non sparisca nel caso l’appello le dia torto.
Moggi l’orco da cui si difendevano gli altri….cos’e’una barzelletta?c
Berlusconi che si difende d moggi?geronzi?i della valle?sensi?preziosi?stiamo parlando di gente che ha frequentato le aule dei tribunali con una certa regolarita’.della banda telekom invece le chiedo gentilmente di rivolgersi al padre di adamo bove lui le confermera’sicuramente che si tratta di gentiluomini che si difendevano da moggi l’orco.
Veniamo al processo.la casoria spingeva per l’assoluzione,resasi conto durante il processo che persino un colonnello dei carabinieri diceva il falso.risultato?richiesta di ricusazione per lei SOLA e non per le altre due che guarda caso fanno parte della scuderia narducci auricchio demagistriis e compagnia cantante,e che erano in grave contrasto con la casoria stessa.
Processo indiziario che piu’non si puo’.arbitri connessi ai risultati della juve tutti assolti.juve durante l’era moggi decima per rigori assegnati e con saldo negativo di punti fatti con desantiis(pazzesco!).lotito condannato per 2 partite nelle quali sono assolti arbitri e carraro suo destinatario di telefonate.moggi associato a chi?gli altri imputati nn hano avuto una condanna per associazione!
Dire,e qui chiudo,che qualunque sara’l’appello la gravita’della condanna di primo grado rimane mi sembra un po’vile.a lei no?
Grazie dottore e mi creda e’davvero un piacere riqverla con noi,detto senza sarcasmo
Scritto da Alex il 11 novembre 2011 alle ore 09:05
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Sig. Beccantini io ho letto i suoi articoli iniziali su Moggi e Lei e’ stato uno dei colpevolisti piu’ matrcati sin dal primo momento . Quando sono iniziate ad uscire le prime intercettazioni sull’inter si augurava che moratti rinunciasse alla prescrizione e si facesse giudicare, ma i suoi scritti erano in un qualche modo soft e non pieni di quella verve che metteva contro il suo nemico moggi. Oggi un giornalista vero, amante della verita’ e giustizia dovrebbe fare un’inchiesta su come e’ stato condotto il processo di napoli , su come si sono comportati i pubblici ministeri , su come sia possibile che un pm dica che ” piaccia o non piaccia ” in tribunale e poi si manifesta il contrario , su come sia possibile che le telefonate siano tagliate ad arte oppure vengano selezionate e portate avanti solo quelle che danno forza all’accusa , oppure perche’ le telefonate sicuramente di interesse per la giustizia sportiva o non sono state passate o sono state imboscate dalla stessa giustizia sportiva . Ci sarebbero tantissime possibilita’ per un vero giornalista per cercare di fare capire al popolo cosa e’ successo e perche’ tutti tentino di insabbiare mediaticamente questo fatto . Lei si e’ allineato per comodita’ o perche’ la sua prima analisi e’ stata di colpevolezza ed ora nonostante tutto non vuole ammettere di essersi sbagliato allineandosi al pensiero della figc. Siete persone degne di questa repubblica che sta andando allo sfascio grazie anche a persone come lei che per orgoglio personale non ammettomo di essersi sbagliati e si appoggiano ad una giustizia degna di questa repubblia delle banane. Io nel mio piccolo combattero’ per un mondo migliore dove i miei figli possano vivere e dove la verita’ possa prendere luce e non insabbiata da persone come lei. Lo sforzo sara’ sicuramente inutile, ma almeno ci provo . Lei giornalista da strapazzo stia comodo in poltrona a bersi il suo bicchiere di cognac.
Scritto da enrico il 12 novembre 2011 alle ore 08:59
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