Quando la squadra che ha vinto gli ultimi quattro scudetti perde, di colpo, il trenta per cento dei titolari «di campo» – e un quarto, Paul Pogba, rimane pericolosamente in bilico – è il segnale che ha deciso o accettato di voltare pagina. Alludo alla Juventus e ai rischi che accompagnano i mercati per eccesso o per difetto: saranno i risultati a farli salme o salmi.
Carlos Tevez, Andrea Pirlo e Arturo Vidal, citati nell’ordine di uscita, sono stati colonne. Il trascinatore/cannoniere. Il regista. Il casinista di talento. Un solo fuoriclasse (Pirlo) e, nel loro genere, due campioni. Ricordo la differenza: il campione ha bisogno di una squadra; il fuoriclasse, di una palla.
Più che allo snodo Zidane del 2001, penso al via-vai del 1985. Giampiero Boniperti rinunziò a tre pilastri come Marco Tardelli, Paolo Rossi e Zbigniew Boniek. Reclutò Massimo Mauro, Lionello Manfredonia, Aldo Serena e Michael Laudrup. Sembrava una Juventus grand hotel (gente che va, gente che viene). Vinse subito.
L’unica, sostanziale discrepanza fra questa e quella Juventus resta Michel Platini: non proprio una pagliuzza. Giovanni Trapattoni potè contare, come bussola, sulla sua classe infinita, Massimiliano Allegri dovrà lavorare a braccio: Paulo Dybala, Sami Khedira, Mario Mandzukic, Simone Zaza e Daniele Rugani troveranno basi solide, ma ignoro quanto possano spostare.
Beppe Marotta avrebbe tenuto Tevez e Pirlo (alla Altafini, immagino). L’unica «cessione» razionale riguarda Vidal, il cui auto-controllo non sempre combacia con il controllo dell’auto. Averne, però, di guerrieri così. Sarà una Juventus necessariamente diversa, più debole dell’ultima, oggi, e più vicina agli avversari (dove l’ho già sentita, questa?). Sarà, in particolare, la prima Juventus «tutta» di Massimiliano Allegri: con questi botti si esce definitivamente dall’era Conte.
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Tifosi Juventini:Piero Ostellino Giornalista e scrittore.
Ossia, la “differenza”, tra un “Giornalista Onesto e Roberto Beccantini”.
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Risponde Piero Ostellino – Parte Seconda
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Piero Ostellino, editorialista di punta del Corriere della Sera e penna tra le più apprezzate del panorama giornalistico odierno, è stato direttore del celebre quotidiano milanese tra il 1984 e il 1987.
Scrive per il Corriere da ormai 41 anni: corrispondente da Mosca e Pechino, durante gli anni della Guerra Fredda, è un profondo conoscitore dei sistemi politici comunisti.
Di orientamento liberale, ha fondato nel 1963 il Centro di Ricerca e Documentazione Luigi Einaudi di Torino, di cui è ora presidente onorario. Ha diretto dal 1990 al 1995 l’ISPI (Istituto per gli Studi di Politica Internazionale) di Milano. Autore di numerose pubblicazioni, è stato insignito del premio Campione d’Italia e del premio Saint-Vincent.
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1. Cosa significa per lei la Juve?
“Diciamo che è il primo amore, perché sono diventato Juventino quando avevo sei o sette anni, quando nella Juventus giocavano ancora Vycpalek, Depetrini, Rava, Korostolev, il primo Boniperti, Parola, insomma, diciamo così, la vecchia Juventus. Quindi, è stato per me il primo amore, prima ancora di avere, come dire, un amore di natura affettiva e sentimentale”.
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2. Ricorda perché è diventato Juventino e può rievocare il primo ricordo bianconero?
“Io credo che Juventini si nasca, credo che lo dicano persino San Tommaso o Sant’Agostino, dicendo che l’uomo è toccato dalla grazia divina: ha la fede se è toccato dalla grazia divina. Io sono Juventino, perché sono stato toccato dalla grazia divina”.
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3. Qual è la gioia più grande che le ha regalato la Juve e quale la maggiore tristezza?
“La gioia più grande: tutti gli scudetti, uno dopo l’altro. La più grande tristezza è l’ingiustizia perpetrata da una giuria creata ad hoc, che ha emesso una sentenza che interpretava un diffuso sentimento popolare, cioè una sentenza fatta al bar sport invece che in un tribunale. Una cosa che può succedere solo in questo paese”.
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4. Lei che ha conosciuto da vicino l’Avvocato e suo fratello, cosa ci può raccontare della loro passione per la Juventus? Era veramente così profonda ed esclusiva come appariva a noi tifosi?
“Era una passione vera, profonda, forte, esattamente come la mia, con la sola differenza che loro ci mettevano i soldi ed io soltanto il tifo.
Ma era una passione vera e profonda: l’Avvocato Agnelli era un autentico tifoso, ma non solo un tifoso, e così il Dottor Umberto. Dei grandi conoscitori del calcio, amavano il calcio, e per questo erano tifosi della Juventus”.
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5. Qual è, invece, il grado di Juventinità di John Elkann, l’erede designato dall’avvocato, al quale vanno l’onore e l’onere di gestire anche la squadra più amata dagli italiani?
“Beh, io ho simpatia per questo ragazzo, perché nei suoi confronti tendo ad adottare, almeno per quello che riguarda la Juventus, quel famoso detto napoletano, “a fessa in man’ a ‘e creature” … Io ho l’impressione che la Juventus sia una cosa troppo grande, nella sua storia, nelle sue dimensioni popolari, nella sua forza, per essere gestita da un ragazzo intelligente, per bene, ma sicuramente “una creatura”, come direbbero i napoletani”.
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6. Quando ha letto e ascoltato le intercettazioni di Luciano Moggi, cosa ha provato? In quei nastri c’era solo quello che c’era da aspettarsi intercettando un alto dirigente di una squadra di serie A, o altro?
“Moggi faceva quello che io ho poi scritto anche sul Corriere della Sera, era un uomo di relazioni.
Lei crede che il capo delle relazioni esterne della Fiat, della Vodafone, o di qualche altro grande gruppo internazionale, non si comporti allo stesso modo?
Cioè, crea una rete di relazioni. Questa rete di relazioni, e questo modo di fare relazioni, è persino studiato nelle università americane. Io Moggi l’avrei fatto presidente della FIGC: così, al successo dei Campionati del Mondo di due anni fa, Blatter sarebbe venuto a premiare gli italiani, invece di non venire”.
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7. Allo scoppio di Calciopoli, poche voci di Juventini autorevoli, tra cui la sua, si levarono a difesa della Juventus. Per contro, nessun non-Juventino ha avvertito l’esigenza morale di dissociarsi dal clima di linciaggio di quei giorni. Qual è il motivo?
“Perché siamo un popolo di conformisti, perché ci adagiamo sul conformismo, sul politicamente corretto (si diceva questo) e, siccome il moralismo prevale sulle regole del gioco, tutti hanno aderito ad una formula moralistica, in funzione anti-Juventina, per odio viscerale nei confronti della Juventus o anche soltanto per imbecillità”.
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8. Più in generale, cosa pensa dell’atteggiamento della stampa italiana nel trattare l’argomento calciopoli, sia quella “amica”, legata alla famiglia Agnelli, che quella legata ad altri gruppi editoriali? Perché tutti si son trovati d’accordo nel bersagliare la Juve?
“Si sono trovati d’accordo a bersagliare la Juve, perché la stampa italiana, almeno sotto questo profilo, ma troppo spesso (purtroppo) non solo sotto questo profilo, è semplicemente oscena, cioè non fa il suo mestiere, non va a cercare le cose, ma reagisce emotivamente e sul piano di un moralismo d’accatto che non ha nessun senso. Lo vediamo quotidianamente sul piano della politica, l’abbiamo visto in occasione di calciopoli nei confronti della Juventus … la stampa italiana, comportandosi come si è comportata, ha semplicemente confermato che noi siamo un popolo di cialtroni”.
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9. Le intercettazioni non vengono mai divulgate per caso. Si è mai chiesto quale interesse, se sportivo o altro, ha mosso la mano che ha passato, violando il segreto istruttorio, quelle di Calciopoli ai media?
“Io non saprei chi e perché abbia mosso la mano, però vedo i risultati: vedo il risultato di una sentenza ridicola, vedo il risultato di un processo altrettanto ridicolo, vedo che è stato regalato all’Inter un campionato che non è stato nemmeno indagato: gli è stato semplicemente regalato un campionato, regalato (guarda caso) non da un avvocato di diritto sportivo, ma un avvocato di diritto societario … beh, tutte queste coincidenze sollevano molti sospetti”.
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10. Immediatamente dopo l’uscita delle prime intercettazioni, fu fatto il nome di Gianni Letta come commissario straordinario della FIGC. Perché naufragò quella candidatura?
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“Io ho il sospetto, e forse più di un sospetto, che quella candidatura non sia passata perché erano gli stessi proprietari, gli stessi azionisti della Juventus, che volevano Guido Rossi.
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Guido Rossi è un mio amico, è un uomo di straordinaria intelligenza, di grande cultura politica, e anche di grande cultura giuridica. Però è un uomo di potere, cioè è l’uomo del potere consolidato nel nostro Paese.
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E come tale, e anche come giurista di diritto societario, nei processi ai quali ha partecipato, ha sempre ragionato in questi termini: è stato ed è il grande tutore dell’establishment italiano.
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Quindi, non mi stupirei affatto se altri due grandi esempi di establishment consolidato, che tra l’altro sono i tutori dei successori dell’Avvocato Agnelli, e cioè Gabetti e Franzo Grande Stevens, … non mi stupirei affatto se fossero stati loro, ad aver interpellato Guido Rossi e ad aver fatto in modo che arrivasse alla FIGC”.
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11. Nel processo sportivo si è giudicato Moggi come il “sequestratore” di Paparesta, una leggenda metropolitana difficile da sradicare. Quanto l’ha sorpresa scoprire un anno dopo, dall’abbinamento (da dimostrare) schede straniere/arbitri, che Paparesta, secondo i CC ed i PM, faceva parte della “cupola”? Come è giustificabile un Paparesta presentato prima come vittima e poi tra i “cattivi”?
“Basta vedere come funzionano i processi italiani, anche di diritto penale … si massacra una persona per 15 anni, e poi, dopo 15 anni, dopo che la si è massacrata e che le si è rovinata la vita, si scopre magari che era innocente. Una giustizia del genere è una giustizia orrenda, è una giustizia che non fa giustizia, ma semplicemente che massacra il suo prossimo. Questa è l’Italia, uno stato non del diritto ma del rovescio”.
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12. Quale spiegazione si è dato del fatto che le indagini, stranamente interrotte nel 2005, riprendono con un’altra lunga ondata di intercettazioni tra la fine del 2006 ed il 2007?
“Quando la Juventus dimostra di avere forza sufficiente per riprendersi, va in serie B e vince il campionato di serie B, torna, … c’è il rischio che ritorni di nuovo alla ribalta, che torni di nuovo forte, e via di questo passo.
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Chi nel frattempo ha stabilito il proprio potere all’interno della FIGC, nei gangli della giustizia sportiva, insomma chi oggi detiene il potere, in qualche modo fa tutto il possibile perché questo non accada”.
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13. Nelle intercettazioni, sono in molti a non vederci nulla di penalmente rilevante. I giustizialisti ripiegano, allora, sulla tesi che la prova è nelle telefonate non intercettate, quelle delle Sim svizzere. Si è mai chiesto perché, conosciuto un numero svizzero di Moggi fin da febbraio 2005, non l’abbiano intercettato, pur potendolo fare, come confermano varie sentenze della Cassazione Penale?
“Non hanno mai intercettato perché in realtà le intercettazioni non servono a individuare dei comportamenti penalmente rilevanti, ma servono soltanto a trovare delle giustificazioni per sputtanare il prossimo. Questa è la funzione delle intercettazioni in Italia. Se lei fa caso e legge le intercettazioni che sono pubblicate sui giornali, servono soltanto a rovinare la reputazione di Tizio, Caio e Sempronio, ma non hanno nulla di penalmente rilevante: questa è la funzione, è una funzione politica, non giuridica”.
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14. Una associazione con i tratti della mafia e della P2 si spende per guadagnare potere personale o per fare gli interessi di un avversario (Carraro, Galliani, …) favorendone l’elezione? Punta ai grandi mezzi di informazione, o si accontenta di “istruire” il Processo di Biscardi che arrivava al 4% di share?
“No, semplicemente, questi magistrati sono convinti di “essere in missione per conto di Dio”.
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15. Il clamore mediatico, per non parlare di gogna, con cui è stata trattata calciopoli, e gli ingenti danni sportivi ed economici già comminati alla Juve, possono influenzare il GUP di Napoli? La Procura di Napoli saprà garantire un giusto processo agli imputati?
“Beh, io mi auguro di si. Mi auguro che in Italia ci sia ancora “un giudice a Berlino”, come si suol dire, che in qualche modo sia in grado di ripristinare un minimo di giustizia. Staremo a vedere. Devo dire, in verità, che in queste circostanze ho sempre timore che prevalga il moralismo sul diritto: cioè, in altri termini, che questi magistrati siano soltanto degli ex sessantottini che non riescono a capacitarsi di essere diventati sessantottenni”.
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16. Si dice che tra i fratelli Agnelli ci fosse un patto, dopo che Umberto dovette rinunciare alla presidenza della Fiat a causa del veto di Cuccia, che attribuiva al solo Umberto la gestione e la responsabilità della Juve. Quel patto è stato tradito nell’estate 2006?
Si dice anche che esista una clausola, nel testamento dell’Avvocato, che impedisce la cessione della Juventus a terzi. Secondo lei, queste voci hanno un fondamento?
“Mah, io non sono in grado di dire se siano voci o ci sia un fondamento, però, a giudicare dal comportamento sia dell’Avvocato Agnelli che del Dottor Umberto, direi che hanno un forte fondamento. Che mi deriva anche da un’altra constatazione: l’unico che porta ancora il nome di Agnelli, cioè Andrea, figlio di Umberto, oggi si dedica al golf e non mette più piede allo stadio. Forse sarebbe il caso di chiedersi, e di chiedergli, il perché”.
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17. C’è stata una grande differenza di impostazione rispetto alla tradizionale difesa da parte del Gruppo Fiat e della Famiglia Agnelli di tutti i propri dirigenti coinvolti in inchieste giudiziarie (da Romiti a Mattioli, da Grande Stevens a Gabetti): la Triade è stata immediatamente scaricata. Lei ha avuto la percezione che il gruppo intendesse disfarsene in fretta? Perché? È stata una decisione saggia, dal punto di vista processuale?
“Io credo che tutto quello che è successo sia il riflesso di una faida familiare, tra gli eredi designati dell’Avvocato, cioè gli Elkann, e l’erede di Umberto, cioè Andrea. Faida familiare, nella quale si sono trovati coinvolti Moggi e Giraudo, che stavano dalla parte di Umberto, che erano gli uomini di fiducia di Umberto. Dalla faida familiare, è nata calciopoli: calciopoli è figlia di questa faida familiare”.
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18. Non crede che Montezemolo, Gabetti, Grande Stevens e Elkann fossero abbastanza influenti da evitarci questa vergogna, e che avrebbero dovuto seguire la strategia del Milan e di Berlusconi, soprattutto considerando che di prove di illeciti non ce n’erano?
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“Faccio solo una considerazione: negli Stati Uniti, l’azionista di una grande società, che non difenda la società da un’accusa impropria, è responsabile dei danni che subisce la società e finisce puntualmente in galera.
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Un azionista di riferimento, un grande azionista, ha il dovere (oltre che il diritto) di difendere la propria società, perché, se non la difende, fa un danno agli altri azionisti. Questo è il diritto societario in un paese civile. Da noi, non succede nulla di tutto questo. Perché?
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19. Luca Cordero di Montezemolo nei giorni caldi di calciopoli rispondeva infastidito “Non mi occupo della Juventus”. Perché poi se ne sarebbe occupato, stando a quanto dichiarato dal Presidente della Fifa Blatter, che ha pubblicamente ringraziato Montezemolo per aver convinto la Juventus a ritirare il ricorso al TAR nell’agosto del 2006?
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Montezemolo è un uomo di straordinarie capacità relazionali, un grande uomo di comunicazione, uno straordinario uomo di comunicazione. Però, essendo uno straordinario uomo di comunicazione, tende a privilegiare più l’apparenza che la sostanza … e quindi ho l’impressione che nella circostanza si sia comportato esattamente allo stesso modo.
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Poi, se dovessi fare il maligno, e me ne scuso (non voglio certo accreditare questa tesi, ma faccio un’ipotesi dell’assurdo), ho l’impressione che ci fossero anche degli interessi della Fiat, magari interessi a tenersi buono il governo, e di conseguenza la federazione, che in qualche modo è espressione del governo, e quindi che siano stati sacrificati gli interessi della Juventus a favore degli interessi della Fiat”.
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20. Lei avrebbe affidato la difesa ad un penalista, pur quotato, come Zaccone, e non ad un avvocato specializzato in diritto sportivo? E quella difesa con richiesta di serie B, quel patteggiamento con Ruperto, la considerò un’astuzia processuale?
“Innanzitutto dipende dal mandato che si dà all’avvocato. L’avvocato della Juventus è sicuramente un grande avvocato: gli si è dato il mandato di consentire di mandare la Juventus in serie B, perché evidentemente c’erano degli interessi, anche dal punto di vista societario, che questo avvenisse. Per lo meno, questa è l’ipotesi diffusa, e l’avvocato si è comportato di conseguenza: io non darei la colpa all’avvocato, lui fa quello che gli dice il cliente. Se il cliente gli dice “Non ti opporre al fatto che la Juventus vada in serie B, anzi, dì addirittura che è ancora una punizione minore, perché forse meriterebbe ancora di più” …, beh, l’avvocato lo dice. D’altra parte questa è una cosa che succedeva solo nella Cina Popolare, dove l’avvocato difensore, se il pubblico ministero chiedeva trent’anni, chiedeva la pena di morte … ma era la Cina di Mao Tse-Tung: che sia successo in Italia, da parte di un avvocato torinese, è abbastanza paradossale”.
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21. All’assemblea degli azionisti di aprile 2007, Zaccone disse “Le carte erano da serie C, c’erano almeno quattro illeciti”.
Recentemente, il presidente Cobolli Gigli ha dichiarato: “C’è il rischio che tutto si risolva in una bolla di sapone, siamo stati puniti per una serie di peccati veniali”. Cosa è cambiato secondo lei?
“Cobolli è un galantuomo, ed è un funzionario Fiat, come mentalità, e quindi un soldato dell’esercito. C’è stato qualche generale che ha detto all’avvocato di comportarsi in qualche modo, in “quel certo” modo, e oggi c’è probabilmente qualche generale che, non dico che abbia suggerito a Cobolli di dare la risposta che ha dato, ma che ha creato un clima che consente a Cobolli di dire quello che dice. Sotto quest’aspetto, bisogna tenere conto di due cose: io sono piemontese, sono torinese, quindi credo di poterlo dire legittimamente: noi piemontesi siamo stati governati da sempre dai militari, ed educati dai gesuiti. È sufficiente questa risposta per capire?”.
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22. Per anni Guido Rossi è stato considerato vicino alla famiglia Agnelli. Ora svolge il ruolo di “garante” nella Giovanni Agnelli & C. Sapa, quindi, è nuovamente vicino alla Famiglia. Nel 2006 il vero conflitto d’interesse di Rossi era quello con l’Inter o quello con il Gruppo Fiat?
“Guido Rossi è uomo che ha scritto dei magnifici libri contro il conflitto di interessi; come teorico della giurisprudenza, come professore della filosofia del diritto, è un grande analista del conflitto di interessi.
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Come persona, cioè come avvocato societario, e come partecipe dell’establishment costituito in Italia, è inevitabile che anche lui cada sotto la mannaia del conflitto di interessi: non ne farei una questione morale, né tanto meno moralistica. Sono le contraddizioni di questo nostro paese, e lui, probabilmente, rispecchiando queste due figure, di grande studioso e contemporaneamente di grande avvocato, riflette questa contraddizione”.
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23. Uno degli effetti post-calciopoli è l’allontanamento dal calcio di molti tifosi. Crede che il calcio possa in futuro continuare a rappresentare quell’importante veicolo di aggregazione e crescita sociale che è stato in passato per il nostro paese, oppure si sta trasformando in qualcosa di radicalmente diverso?
“Io non dò delle valenze di tipo sociologico così importanti al calcio. Dico semplicemente che il calcio è tifo, la gente va allo stadio a tifare. Forse ci va un pochino meno perché lo vede alla televisione, basta che si abboni a sky e poi le partite le vede, e quindi il calo di interesse e di spettatori negli stadi è dovuto probabilmente soltanto a quello, quindi non credo che sia dovuto a calciopoli e a quello che è successo … semplicemente, è il mondo che cambia”.
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24. Moggi ha preannunciato ricorso al Consiglio di Stato sulle decisioni della giustizia sportiva. In più, l’Associazione GiulemanidallaJuve ha fatto ricorso alla Commissione Europea sui diritti della concorrenza. Pensa che ci possa essere, alla fine, un “giudice a Berlino”? E se sì, in Italia o, più facilmente, a Bruxelles?
“Io sono favorevole a tutte le iniziative delle associazioni a difesa della Juventus. Perché oltretutto le associazioni spontanee, che nascono dal basso, sono la forza di un grande paese democratico come gli Stati Uniti, e quindi, se non altro, in difesa della Juventus, visto che noi non abbiamo una tradizione in questo senso, sono già un fatto di grande civiltà. Sono socio onorario di una di queste (l’Associazione Nazionale Amici della Juventus del Prof. Bertinetti, ndr) e sono veramente onorato di esserlo, perché è un modo di far sentire la voce dei tifosi, ma di far sentire anche la voce di una civiltà sociale e morale e del diritto che in Italia manca”.
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25. Un allenatore boemo disse “Fuori il calcio dalle farmacie e dalle banche”. Sulle farmacie si lanciò una procura sola. Delle “banche nel calcio” non si è occupato nessuno. Quanto incidono, oggi, le banche nel calcio, e come possono condizionarlo?
“Le banche incidono nel calcio, esattamente come incidono in qualsiasi altra azienda italiana.Diciamo che tutta l’industria italiana e gran parte del sistema produttivo è in mano alle banche, e quindi le banche sono oggi il potere reale in Italia”.
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26. Dopo aver scritto tanto di “questione morale” e di etica, non trova strana la poca attenzione dei media per lo scandalo dei bilanci falsi e delle plusvalenze fittizie?
“Io sulle cose che scrivono i media non riesco più a trovare nulla di strano, e non mi stupisco nemmeno più, perché sono talmente frutto di incompetenza, o di malafede, o di moralismo d’accatto, che non c’è più nulla da stupirsi: qualsiasi cosa scrivano i giornali, io non mi stupisco più.
Una volta mi indignavo ancora, oggi, dopo 41 anni che faccio questa professione al Corriere, non mi stupisco più di niente … e il Corriere è sicuramente uno dei giornali, sotto questo profilo, più puliti”.
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27. Le responsabilità di Carraro sono acclarate, così come il suo conflitto di interessi. Ai tempi di Carraro presidente, la stampa non faceva passare inosservata questa cosa: come mai nessuna voce si leva sul presidente della federazione Abete, definito nelle intercettazioni “maggiordomo di Della Valle” e il cui fratello è in stretti rapporti con il presidente della Fiorentina?
“Non so, non credo, e non voglio nemmeno credere che l’attuale presidente della federazione sia il maggiordomo di Della Valle … però, se nessuno solleva il problema, evidentemente è perché crede che sia effettivamente il maggiordomo di Della Valle”.
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28. Il 17 giugno 2008, il CFO (Chief Marketing Officer) di Fiat, Luca De Meo, al convegno “World Marketing & Sales Forum”, alla domanda se Lapo Elkann sia stato un fattore importante per la ritrovata simpatia del marchio Fiat, ha risposto “Sì, ha aiutato, assieme alle sconfitte della Juventus”. Ha spiegato inoltre che: “Fiat ha oggi un posizionamento che non ha mai avuto nella sua storia e perderlo sarebbe un peccato dopo il lavoro degli ultimi anni”. Gaffe, o sfacciataggine?
“Non credo sia sfacciataggine. Credo sia un giudizio su un ragazzo di cuore e generoso come Lapo Elkann, purtroppo caduto nell’incidente che sappiamo, che forse è l’unico che mette cuore e passione nei confronti della Juventus. Quindi il giudizio nei confronti di Lapo è esattamente questo, il giudizio su un ragazzo di cuore, appassionato, buono, generoso. Per quello che riguarda le sconfitte della Juventus, no, questa invece è proprio una gaffe”.
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29. Come mai, secondo lei, la proprietà non ha sentito il dovere, per lo meno nei confronti dei tifosi, di riprendere un suo comunque dipendente, che in qualche modo accreditava le sconfitte della Juventus come il mezzo per rendere più simpatica la Fiat?
“Perché rientrava nella logica che ha seguito l’azionista di riferimento da calciopoli in poi. Questa era la logica: bisognava pentirsi, bisognava pagare il prezzo dei peccati che la Juventus aveva commesso. Poi, che la Juventus peccati non ne avesse commessi, non importava. L’importante è che si desse la sensazione che aveva pagato per dei peccati.
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30. Dopo quello che abbiamo subito a livello di immagine, con la retrocessione in B, gli scudetti tolti, la svendita dei vari campioni, nel momento in cui le milanesi vengono sanzionate con una multa per la falsificazione del bilancio da Palazzi (che stranamente trascura l’aspetto dell’iscrizione fasulla al campionato segnalato dalla Covisoc), perché la nuova Juve non si esprime a riguardo? È possibile che i nostri dirigenti non sentano l’esigenza di esternare contro chi si permette di bollare i nostri colori come quelli di una “banda di truffatori”?
“Io non ritengo che i dirigenti della Juventus si debbano preoccupare degli affari degli altri. E quindi, probabilmente fanno bene a non sottolineare questi aspetti: semmai lo faranno i tifosi, le associazioni, i sostenitori della Juventus, e via. Io mi aspetterei soltanto, e me lo sarei aspettato fin dal primo momento, che la nuova dirigenza della Juventus dicesse semplicemente che i campionati vinti dalla Juve sono VENTINOVE. L’hanno detto tardi, troppo tardi! Dovevano dirlo subito, e adesso che l’hanno detto, finalmente, si ricredono rispetto ad una strategia che avevano seguito in passato … strategia che, si sono accorti, alienava loro le simpatie della stragrande maggioranza dei tifosi. Una dirigenza di una società sportiva non può permettersi il lusso, anche se questo torna a beneficio dei suoi interessi industriali, di alienarsi i tifosi: se ne sono accorti tardi proprio perché, come dicevo, uno è un generoso, bravo, un onesto funzionario Fiat, e gli altri sono “a fessa in man’ a ‘e creature”.
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31. Dove crede che possa arrivare la Juve in termini sportivi, e cosa crede che manchi per eguagliare quella della Triade? Se la sentirebbe di inviare, da Juventino vero, un messaggio di speranza per il futuro ai milioni di tifosi disorientati, e però ancora innamorati della Juve?
“Io continuo ad essere innamorato, continuo ad avere speranza, però se continuano a buttare nella spazzatura 30 milioni di euro per comperare Almiron, Tiago e Andrade, un giocatore già rotto, beh … le speranze sono poche. Poi, quando sento che vogliono addirittura comprare Stankovic, cioè un giocatore che aveva firmato per la Juve 4 anni fa e poi si è ricreduto e ha firmato per l’Inter, un giocatore che ha ballato dicendo che il loro era lo scudetto degli onesti … quando leggo queste cose, rabbrividisco, e mi chiedo se questi siano irresponsabili oppure non sappiano nemmeno dove sono finiti, perché non si sarebbe dovuta nemmeno lontanamente intavolare una trattativa per Stankovic! C’è stata fortunatamente una sollevazione sui forum Juventini, e io dico semplicemente che se Stankovic fosse arrivato alla Juve, io mi sarei dimesso ufficialmente da tifoso della Juventus, perché ci sono dei limiti alla decenza.
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32. Noi sappiamo che Umberto, negli ultimi anni, era il deus ex machina della Juventus. Ma perché suo figlio Andrea non dice nulla? È in omaggio alla riservatezza di casa Agnelli?
“Andrea non dice nulla, perché la casa Agnelli aveva questa grande tradizione: quella di non mettere in piazza gli affari non solo della famiglia, ma del gruppo. E questa è una regola che io, che sono figlio di un funzionario Fiat, che avevo un nonno che lavorava alla Fiat, e che avevo pensato che non avrei mai lavorato per la Fiat (e poi la Fiat ha comprato il Corriere, e alla fine ho dovuto lavorare per la Fiat), ho imparato. Io non metterei mai in piazza le cose del Corriere della Sera, perché questo mi è stato insegnato: la riservatezza, che poi è la riservatezza di noi piemontesi.
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Piero Ostellino – 7 luglio 2008
http://www.ju29ro.com/tutto-juve/25-tutto-juve/544-risponde-piero-ostellino-parte-prima.html
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Ah Mac, un po’ misero attaccarsi allo slogan “possiamo perderlo solo noi” ripetuto per puro divertimento
Eh niente Mac, continui ad appassionarti al concetto di juventino esigente e juventino che si accontenta. Come se avere fiducia nella nostra dirigenza, fiducia ampiamente guadagnata, senza appassionarsi al gioco …..indovina cosa manca…significhi accontentarsi.