Devo essermi perso un passaggio. Avevo scritto che avrebbe chiuso la Clinica, non la Juventus. Mi sbarazzo subito della zavorra, gloriosa o rimasticata che sia: l’assenza dei totem (Pirlo, Tevez, Vidal), gli infortuni (da Marchisio a Khedira, soprattutto), il calendario (nulla è perso, anche se le prime due, nella storia, la Juventus non le aveva mai perse).
Il problema è stato il modo di porsi, e qui gli alibi sfumano come i titoli di coda dei telefilm. La Roma ha preso i campioni per il bavero e li ha dominati/controllati fino al rosso di Evra: il rigore sfilato a Florenzi, il palo di Pjanic, i gol di Pjanic e Dzeko, le parate di Buffon. Tanta roba. Poi, per carità, con un portiere meno scattante di Sczcesny, ci sarebbe potuto scappare persino il due a due, ma solo i pazienti più talebani possono aggrapparvisi.
E’ stato come passare da quattro anni di Renzo e Lucia (Lisander Manzoni, modestamente) a un mese di Renzi e Madia: semplificare l’amministrazione del gioco con Padoin e un catenaccio così passivo proprio il massimo non è. Non si tratta di spargere allarmismi a buon mercato ma, semplicemente, di essere realisti. Si sapeva di Dzeko: occupa quel ruolo di centravanti che Garcia e Sabatini avevano espulso dalle lavagne. Non si sapeva, viceversa, di De Rossi centrale difensivo, affinché l’azione cominciasse dai suoi piedi, e di Totti escluso per la seconda consecutiva dalla formazione e dei cambi. Complimenti, Garcia.
Si guardava a Roma-Juventus come al righello per misurare le distanze residue. Scomparse, letteralmente. Se non, addirittura, rovesciate. Alla Roma è mancato l’ultimo passaggio; alla Juventus, tutto. E quando manca tutto, specialmente là dove il gioco deve nascere, non c’è cerotto che tenga, da Cuadrado a Pereyra. Allegri dovrà lavorare sulla tattica, sulle teste, sui nervi. Mirare su Padoin è come sparare sulla Croce Rossa, ma l’ultimo Pogba mette paura. Isterico, come la squadra, impreciso. Ha 22 anni, nessuno gli chiede la luna, anche se dicono che valga già cento milioni: gli si chiede di dare una mano, e non, possibilmente, di farsela dare.
Il 4-3-3 della Roma, alimentato dai tocchi di Pjanic e le sgommate di Nainggolan, ha schiacciato la Juventus fino al limite dell’area, costringendola a un 5-3-2 di pacchiana memoria. Nulla contro il catenaccio, a patto che non diventi una spugna. Sono rare le scialuppe alle quali aggrapparsi: il golletto di Dybala, le scintille conclusive, scintille più di orgoglio che di manovra, le parabole dei calci d’angolo, non più ad altezza stinco (e pure qui, bravo Dybala). Ma la notizia più bella riguarda la chiusura del mercato. La dedico ai palpeggiatori di trequartisti, ai consumatori di prestiti onerosi (o riscatti onerosi? bo’), a quelli che sfogliano in bagno i siti della Gazzetta, nella speranza che i suoi esperti tolgano i veli al Draxler di turno. Chi scrive, si sarebbe accontentato di un Cigarini: per avvicendare e liberare Marchisio.
Ho colto anche un deficit atletico, come se la scadenza di Shanghai avesse condizionato le tabelle del signor Mister. Quando, viceversa, la Supercoppa avrebbe dovuto costituire una tappa, non un traguardo. Alla ripresa del campionato, mi butterei sul 4-3-1-2, con Pereyra dietro a Morata e Dybala.
Lo zero della Juventus in classifica rappresenta l’indizio di un campionato diverso. Non tradisco il pronostico, anche se era da tempo che non vedevo una Juventus così schiava di Roma. Ma il mercato chiude, e io festeggio lo stesso. Chi vuole favorire?
(sulle note di : non vincete mai!)
Dedicata ai Prescritti diversamente anfetaminici & micorenizzati.
NON CHIUDIAMO MAI! NON CHIUDIAMO MAI!
…NON CHIUDIAMO MAI!
Come sta lo zio Micoren? Tutto bene anche oggi?
Stringe il culo eh!
Ciao amici gobbi!
Escrememto suinide comunque e’il piu’bell’insulto mai apparso in questo blog.
Tra l’altro rappresenta la descrizione perfetta del destinatario.
Lo usero’tantissimo,qui dentro e nella vita reale.
Scemo trino, che dice Ziliani di Zio Micoren Bergomi?
“inter”:MALEDETTI FIGLI DEL MALE ED I LORO TIRAPIEDI!
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STORIA del DOPING nel CALCIO. “INTER-PIONIERA” LA SQUADRA CHE UCCIDE! ACCUSE di FERRUCCIO MAZZOLA & FRANCO ZAGLIO, FINO A GRIGORIO GEORGATOS E LA SCOPERTA, DELLA PROCURA DI TRENTO, ATTRAVERSO LE INTERCETTAZIONI DI 2000 TELEFONATE TRA DIRIGENTI, ALLENATORI E GIOCATORI CON LA “GANG” DI DOMENICO BRESCIA: SPASCCIATORE DI STUPEFACENTI PER LA NDRANGETA! DI CASA NEL CENTRO SPORTIVO ANGELO MORATTI – LA PINETINA!
PARLA LA VOCE DELLA COSCIENZA DI FERRUCCIO MAZZOLA, DEDICATA AI BARBARI:
“SOCIETA’ INTERNAZIONALE FC, ALLENATORE HELENIO HERRERA, E STAFF SANITARIO:
DOTT. QUARENGHI – DOTT. KLINGER – DOTT. CARLE – DOTT. CIPOLLA”!
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IL TERZO INCOMODO. LIBRO SCRITTO DAL FIGLIO DEL GRANDE VALENTINO MAZZOLA, ED EX GIOCATORE DELL’INTER: FERRUCCIO MAZZOLA, CON FABRIZIO CALZIA, DOVE IL FRATELLO DEL PIU’ FAMOSO, SANDRO MAZZOLA ACCUSA LA SQUADRA DI ANGELO MORATTI (padre di massimo!) DI DOPARE I GIOCATORI! MASSIMO, FIGLIO DI TANTO PADRE (talis pater, talis filius!), FORTE DEI MILIADI A DISPOSIZIONE, SI E’ SENTTO IN DOVERE DI QUERELARLO, PER POI SUBIRE E UNA COCENTE SCONFITTA AL TRIBUNALE DI ROMA! L’EX GIOCATORE DELL’INTER, AVEVA SEMPLICEMENTE RACCONTATO LA VERITA’! L’ALLENATORE HERRERA E LO STAFF MEDICO, DOPAVANO I GIOCATORI!
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Pillole nel caffè. Che Herrera dava ai giocatori. Molti dei quali sono morti. Un ex racconta il doping della Grande Inter. E chiama in aula tutti i campioni di allora colloquio con Ferruccio Mazzola
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Sono campioni che hanno fatto la storia del calcio italiano quelli che passeranno, uno dopo l’altro, in un’aula del tribunale di Roma a parlare di doping. Come Giacinto Facchetti, splendido terzino sinistro e oggi presidente dell’Inter; o come Sandro Mazzola, Mariolino Corso, Luis Suarez. E ancora: Tarcisio Burnich, Gianfranco Bedin, Angelo Domenghini, Aristide Guarneri.
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Tutti chiamati a testimoniare da un loro compagno di squadra di allora:
Ferruccio Mazzola, fratello minore di Sandro, che vuole sentire dalla loro voce – e sotto giuramento – la verità su quella Grande Inter che negli anni ’60 vinse in Italia e nel mondo.
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“Non l’ho cercato io, questo processo: mi ci hanno tirato dentro. Ma adesso deve venire fuori tutto”, dice Ferruccio.
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A che cosa si riferisce, Mazzola?
“Sono stato in quell’Inter anch’io, anche se ho giocato poco come titolare. Ho vissuto in prima persona le pratiche a cui erano sottoposti i calciatori. Ho visto l’allenatore, Helenio Herrera, che dava le pasticche da mettere sotto la lingua. Le sperimentava sulle riserve (io ero spesso tra quelle) e poi le dava anche ai titolari. Qualcuno le prendeva, qualcuno le sputava di nascosto. Fu mio fratello Sandro a dirmi: se non vuoi mandarla giù, vai in bagno e buttala via. Così facevano in molti. Poi però un giorno Herrera si accorse che le sputavamo, allora si mise a scioglierle nel caffè. Da quel giorno ‘il caffè’ di Herrera divenne una prassi all’Inter”.
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Cosa c’era in quelle pasticche?
“Con certezza non lo so, ma credo fossero anfetamine. Una volta dopo quel caffè, era un Como-Inter del 1967, sono stato tre giorni e tre notti in uno stato di allucinazione totale, come un epilettico. Oggi tutti negano, incredibilmente. Perfino Sandro…”.
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Suo fratello?
“Sì. Sandro e io, da quando ho deciso di tirare fuori questa storia, non ci parliamo più. Lui dice che i panni sporchi si lavano in famiglia. Io invece credo che sia giusto dirle queste cose, anche per i miei compagni di allora che si sono ammalati e magari ci hanno lasciato la pelle. Tanti, troppi…”.
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A chi si riferisce?
“Il primo è stato Armando Picchi, il capitano di quella squadra, morto a 36 anni di tumore alla colonna vertebrale. Poi è stato il turno di Marcello Giusti, che giocava nelle riserve, ucciso da un cancro al cervello alla fine degli anni ’90. Carlo Tagnin, uno che le pasticche non le rifiutava mai perché non era un fuoriclasse e voleva allungarsi la carriera correndo come un ragazzino, è morto di osteosarcoma nel 2000. Mauro Bicicli se n’è andato nel 2001 per un tumore al fegato. Ferdinando Miniussi, il portiere di riserva, è morto nel 2002 per una cirrosi epatica evoluta da epatite C. Enea Masiero, all’Inter tra il ’55 e il ’64, sta facendo la chemioterapia. Pino Longoni, che è passato per le giovanili dell’Inter prima di andare alla Fiorentina, ha una vasculopatia ed è su una sedia a rotelle, senza speranze di guarigione…”.
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A parte Picchi e forse Tagnin, gli altri sono nomi meno noti rispetto ai grandi campioni.
“Perché le riserve ne prendevano di più, di quelle pasticchette bianche. Gliel’ho detto, noi panchinari facevamo da cavie. Ne ho parlato per la prima volta qualche mese fa nella mia autobiografia (‘Il terzo incomodo’, scritto con Fabrizio Càlzia, Bradipolibri 2004, ndr), che ha portato al processo di Roma”.
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Perché?
“Perché dopo la pubblicazione di quel libro mi è arrivata la querela per diffamazione firmata da Facchetti, nella sua qualità di presidente dell’Inter. Vogliono andare davanti al giudice? Benissimo: il 19 novembre ci sarà la seconda udienza e chiederemo che tutti i giocatori della squadra di allora, intendo dire quelli che sono ancora vivi, vengano in tribunale a testimoniare. Voglio vedere se sotto giuramento avranno il coraggio di non dire la verità”.
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Ma lei di Facchetti non era amico?
“Sì, ma lasciamo perdere Facchetti, non voglio dire niente su di lui. Sarebbero cose troppo pesanti”.
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Pensa che dal dibattimento uscirà un’immagine diversa dell’Inter vincente di quegli anni?
“Non lo so, non mi interessa. Se avessi voluto davvero fare del male all’Inter, in quel libro avrei scritto anche tante altre cose. Avrei parlato delle partite truccate e degli arbitri comprati, specie nelle coppe. Invece ho lasciato perdere…”.
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Ma era solo nell’Inter che ci si dopava in quegli anni?
“Certo che no. Io sono stato anche nella Fiorentina e nella Lazio, quindi posso parlare direttamente anche di quelle esperienze. A Firenze, il sabato mattina, passavano o il massaggiatore o il medico sociale e ci facevano fare delle flebo, le stesse di cui parlava Bruno Beatrice a sua moglie. Io ero in camera con Giancarlo De Sisti e le prendevamo insieme. Non che fossero obbligatorie, ma chi non le prendeva poi difficilmente giocava. Di quella squadra, ormai si sa, oltre a Bruno Beatrice sono morti Ugo Ferrante (arresto cardiaco nel 2003) e Nello Saltutti (carcinoma nel 2004). Altri hanno avuto malattie gravissime, come Mimmo Caso, Massimo Mattolini, lo stesso De Sisti…”.
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De Sisti smentisce di essersi dopato.
“‘Picchio’ in televisione dice una cosa, quando siamo fuori insieme a fumare una sigaretta ne dice un’altra…”.
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E alla Lazio?
“Lì ci davano il Villescon, un farmaco che non faceva sentire la fatica. Arrivava direttamente dalla farmacia. Roba che ti faceva andare come un treno”.
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Altre squadre?
“Quando Herrera passò alla Roma, portò gli stessi metodi che aveva usato all’Inter. Di che cosa pensa che sia morto il centravanti giallorosso Giuliano Taccola, a 26 anni, durante una trasferta a Cagliari, nel ’69?”.
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Ma secondo lei perché ancora adesso nessuno parlerebbe? Ormai sono – siete – tutti uomini di sessant’anni…
“Quelli che stanno ancora nel calcio non vogliono esporsi, hanno paura di rimanere tagliati fuori dal giro. Sono tutti legati a un sistema, non vogliono perdere i loro privilegi, andare in tv, e così via. Prenda mio fratello: è stato trattato malissimo dall’Inter, l’hanno cacciato via in una maniera orrenda e gli hanno perfino tolto la tessera onoraria per entrare a San Siro, ma lui ha lo stesso paura di inimicarsi i dirigenti nerazzurri e ne parla sempre benissimo in tv. Mariolino Corso, uno che pure ha avuto gravi problemi cardiaci proprio per quelle pasticchette, va in giro a dire che non mi conosce nemmeno. Anche Angelillo, che è stato malissimo al cuore, non vuole dire niente: sa, lui lavora ancora come osservatore per l’Inter. A parlare di quegli anni sono solo i parenti di chi se n’è andato, come Gabriella Beatrice o Alessio Saltutti, il figlio di Nello. È con loro che, grazie all’avvocato della signora Beatrice, Odo Lombardo, ora sta nascendo un’associazione di vittime del doping nel calcio”.
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Certo, se un grande campione come suo fratello fosse dalla vostra parte, la vostra battaglia avrebbe un testimonial straordinario…
“Per dirla chiaramente, Sandro non ha le palle per fare una cosa così”.
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E oggi secondo lei il doping c’è ancora?
“Sì, soprattutto nei campionati dilettanti, dove non esistono controlli: lì si bombano come bestie. Quello che più mi fa male però sono i ragazzini…”.
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I ragazzini?
“Ormai iniziano a dare pillole e beveroni a partire dai 14-15 anni. Io lavoro con la squadra della Borghesiana, a Roma, dove gioca anche mio figlio Michele, e dico sempre ai ragazzi di stare attenti anche al tè caldo, se non sanno cosa c’è dentro. Ho fatto anche una deposizione per il tribunale dei minori di Milano: stanno arrivando decine di denunce di padri e madri i cui figli prendono roba strana, magari corrono come dei matti in campo e poi si addormentano sul banco il giorno dopo, a scuola. Ecco, è per loro che io sto tirando fuori tutto”.
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L’ Espresso – Alessandro Gilioli – 16 maggio 2005
http://espresso.repubblica.it/attualita/cronaca/2005/05/16/news/quelle-pillole-che-ci-dava-herrera-1.578
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DOPING INTER: ZAGLIO – GUARNIERI – BICICLI: “IL CASO DOPING 1962
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DOPO FERRUCCIO MAZZOLA, ANCHE FRANCO ZAGLIO RACCONTA
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IL DOPING DI “HERRERA & QUARENGHI – KLINGER-CARLE-CIPOLLA”
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Cos’hanno in comune: Franco Zaglio, Aristide Guarneri e Mauro Bicicli?
Poco a dire la verità. O forse molto, moltissimo. Il primo era un “mediano di spinta”, il secondo uno stopper e il terzo un attaccante.
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Nel 1962 ci fu, nella Grande Inter, un caso di doping.
Anzi tre: furono, infatti, trovati positivi al controllo antidoping proprio Zaglio, Guarneri e Bicicli.
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“Beccarono i tre cremonesi: Guarneri, Bicicli e il sottoscritto.”
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Sono le parole proprio di Franco Zaglio, in un’intervista di tanto tempo fa al Corriere della Sera, protagonista, suo malgrado, della vicenda. Una vicenda strana, comunque, della quale è molto difficile trovare traccia nel web: provate a fare una ricerca su internet e lo vedrete anche voi.
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Io qualcosa l’ho trovata e ve la racconto.
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Era il 25 febbraio del 1962.
A Milano va in scena quella che sarebbe diventata “la” partita della Serie A: Inter e Juventus si affrontano a viso aperto. Sono i nerazzurri ad andare in vantaggio al 13’ con un gol proprio di Bicicli e a raddoppiare al 74’ con Hitchens. Ma la Juventus non è mai stata una squadra in grado di arrendersi e, in meno di 9 minuti pareggia: prima è Sivori al 79’ ad accorciare le distanza, poi Stacchini a 3 minuti dalla fine ad agguantare il pareggio.
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Ma qualcosa era già successa prima della partita.
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E’ Franco Zaglio a raccontarlo, tanti anni dopo.
“Beccarono i tre cremonesi: Guarneri, Bicicli e il sottoscritto. Nell’imminenza della partita che pareggiammo 2-2 contro la Juve (25 febbraio 1962) i nostri dirigenti vennero a sapere che a fine gara ci sarebbe stato il controllo antidoping. Il segretario corse negli spogliatoi e raccomandò di non prendere niente. Un’insinuazione strana: come se noi giocatori prendessimo iniziative personali! Voglio precisare che fino a quando sono rimasto io, cioè fino al 1964, nessuno di noi ha mai preso niente per propria scelta: certe cose, caso mai, ce le mettevano altri nel caffè.“
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Le parole sono importanti, pesanti, gravi.
Per tanto tempo ho sentito parlare della “pillola nel caffè” di Herrera solo da Ferruccio Mazzola. Parlando con i miei amici interisti di questa cosa mi è sempre stato fatto notare come le dichiarazioni di un solo giocatore non possono essere sufficienti a concludere che quella storia è vera.
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Ma adesso c’è un secondo giocatore che sostiene che qualcuno gli scioglieva delle pillole nel caffè. A questo punto, quindi mi viene da pensare che, qualche verità nelle parole di Ferruccio Mazzola ci può essere: già mi sembrava strano che un ex giocatore si fosse inventato tutta quella storia solo per gettare discredito verso chi non l’ha amato fino in fondo, figuriamoci due.
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Ma le parole di Franco Zaglio non sono finite.
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Franco Zaglio è, dunque, il secondo giocatore della Grande Inter a raccontare delle misteriose pillole che Herrera scioglieva nel caffè.
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Zaglio ha giocato nell’Inter dal 1960 al 1964 per poi passare al Mantova dove è rimasto solo una stagione prima di andare al Genoa in Serie B e concludere, l’anno successivo, la sua carriera.
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Il 1964 è l’anno del caso doping al Bologna. Ma questa è un’altra storia…
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Zaglio, dunque, sostiene che, fino al 1964, fino a quando, cioè, è stato all’Inter, nessun giocatore nerazzurro ha preso di sua iniziativa alcun tipo di pillola.
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Ma Zaglio sa cos’è successo dopo?
E cosa succedeva nelle competizioni internazionali?
Zaglio un’idea ce l’ha e non la nasconde.
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”Quando una partita vale tre milioni di premio chiunque può decidere di rischiare. Senza contare che a livello internazionale non c’era alcun controllo.“
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Era più facile, quindi, doparsi fuori dall’Italia, dove i controlli antidoping erano stati introdotti solo nel 1961.
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“Si, ma erano controlli per modo di dire: c’erano mille modi per farla franca.“
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Poco più di una ventina d’anni dopo, Corrado Ferlaino, ex presidente del Napoli racconterà come si riusciva a fare in modo che Maradona non risultasse positivo all’antidoping. Vent’anni e più per non far cambiare nulla.
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Ahimè, anche questa è l’Italia del calcio.
Ma torniamo al nostro discorso.
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Ma Zaglio, Guarneri e Bicicli furono comunque “pizzicati” dalle analisi.
“Ripeto: quella fu una faccenda strana, come strano fu ad esempio il “caso Bologna” nel 1964, quando alcuni rossoblù risultarono positivi. Alla fine venne fuori che qualcuno negli spogliatoi aveva manipolato le fialette. C’era molta, chiamiamola così, approssimazione.“
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Ma leggendo la storia del doping in Italia, la storia raccontata in quegli anni viene spontaneo chiedersi una cosa: per quale motivo, all’improvviso, fu introdotto il controllo antidoping in Italia? Era solo per le pillole di Herrera?
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In realtà qualcosa di grosso si muoveva e lo si era capito.
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I vertici del calcio italiano si stavano ormai “svegliando”: era ormai chiaro che nel calcio c’era un costante uso di farmaci.
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Nel 1961, infatti, ci fu un’inchiesta della FIGC su quelle che venivano definite le “abitudini farmacologiche degli atleti”: le conclusioni di quest’inchiesta portarono addirittura il Presidente della Federazione del Medici Sportivi (FMSI), Antonio Venerando, a parlare di “abuso di terapie” e di “paradoping”.
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Questa cosa è stata “scoperta” (ma, mi chiedo io, si può parlare di “scoperta” quando si fa riferimento ad una cosa che è stata pubblica?) durante il processo per abuso di farmaci alla Juventus: gli investigatori della Procura di Torino hanno acquisito agli atti un servizio giornalistico sul doping pubblicato nel “lontano” 1964 da “Vitalità”, un rotocalco mensile di attualità sanitaria, con una lunga intervista al dottor Antonio Venerando, allora presidente della FMSI.
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L’articolo è entrato nelle inchieste di Guariniello sul binomio doping-calcio (non solo quindi in quella relativa al processo subito dalla Juventus) per essere utilizzato come prova d’accusa.
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Ma quali sono i risultati di quest’indagine?
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Secondo l’artico di “Vitalità”, l’indagine della FIGC permise di scoprire che “il 17% degli atleti (calciatori di serie A e B) faceva uso in gara di amine psicotoniche” (sono stimolanti della vigilanza e, per questo, sono dette anche “pillole della gioia”) e che erano assai diffuse altre sostanze. In quell’articolo si parla anche di un accertamento svolto nel 1962 fra tutte le federazioni sportive del CONI: si constatò “che il fenomeno del doping – fu il commento di Venerando – é limitato principalmente agli sport del calcio e del ciclismo”.
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L’analisi e lo studio del fenomeno del doping partiva proprio dal ciclismo, che fu “vivisezionato”: la FMSI aveva raccolto “la casistica relativa a casi sospetti o accertati di doping verificatisi dal 1949 in poi”, compresi alcuni casi di morte o di grave intossicazione dovuti ad assunzione eccessiva di anfetamine.
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Ma nel calcio ci si dopava davvero?
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Ancora una volta è Franco Zaglio a rispondere.
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“Neppure in questo campo Herrera inventò niente: già nel 1957-58, quando giocavo nella Spal, i più anziani si tiravano su con la loro brava pasticchetta di simpamina. E pure nella Roma, dove giocai prima di passare all’Inter, ci davano le “vitamine”, che finivano sistematicamente nel cesso.“
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” TORNANDO ALLE “VITAMINE”: SEMPRE IN QUEL 1962 SCOPPIO’ ALL’INTER UN CASO DOPING…
“ Beccarono i tre cremonesi: Guarneri, Bicicli e il sottoscritto. Quella però fu una cosa strana: nell’imminenza della partita che pareggiammo 2 – 2 contro la Juve (25 febbraio 1962) i nostri dirigenti vennero a sapere che a fine gara ci sarebbe stato il controllo antidoping. Il segretario corse negli spogliatoi e raccomandò di non prendere niente. Un’insinuazione strana: come se noi giocatori prendessimo iniziative personali! Voglio precisare che fino a quando sono rimasto io, cioè fino al 1964, nessuno di noi ha mai preso niente per propria scelta: certe cose, caso mai, ce le mettevano altri nel caffè“!
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E DOPO IL 1964 ? “ Forse ….le cose cambiarono nelle coppe internazionali. Perché si sa: quando una partita vale tre milioni di premio chiunque può decidere di rischiare. Senza contare che a livello internazionale non c’era alcun controllo. “
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MENTRE IN ITALIA L’ANTIDOPING FU INTRODOTTO NEL 1961…
“Si, ma erano controlli per modo di dire: c’erano mille modi per farla franca.“
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VOI “CREMONESI” PERO’ FOSTE PIZZICATI…
“Ripeto: quella fu una faccenda strana, come strano fu ad esempio il “caso Bologna” nel 1964, quando alcuni rossoblù risultarono positivi. Alla fine venne fuori che qualcuno negli spogliatoi aveva manipolato le fialette. C’era molta, chiamiamola così, approssimazione.
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“EFFICACIA A PARTE, L’INTRODUZIONE DELL’ANTIDOPING VOLEVA PUR SIGNIFICARE QUALCOSA. DIFFICILE PENSARE CHE LA FEDERAZIONE METTESSE SU UN’IMPALCATURA COSI’ COSTOSA SOLO PER I CAFFE’ DI HERRERA…
“Neppure in questo campo Herrera inventò niente: già nel 1957-58, quando giocavo nella Spal, i più anziani si tiravano su con la loro brava pasticchetta di simpamina. E pure nella Roma, dove giocai prima di passare all’Inter, ci davano le “vitamine”, che finivano sistematicamente nel cesso. “
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CHE EFFETTO FACEVANO QUESTE “VITAMINE”?
“Le racconto una cosa: è la primavera del 1961, non gioco da mesi per un’operazione al menisco ma Herrera mi vuole a tutti i costi in squadra: l’Inter aveva perso tre partite di seguito e stava giusto buttando alle ortiche lo scudetto. “Non ti preoccupare per la tua condizione fisica” mi fa il Mago. “Ci penso io !”. A Genova contro la Sampdoria perdiamo 4 – 2, ma con mia grande sorpresa reggo benissimo i 90’. I problemi cominciano la sera: andiamo ancora in ritiro, così vuole Herrera, ma non c’è verso di prendere sonno. Mi lamento con Mauro Bicicli, mio compagno di stanza, ma lui sogghigna: “Lo hai preso, il caffè ?“ domanda con fare allusivo. Compresi all’istante.“
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Il placido distacco di Zaglio si fa stupore sgomento quando apprende della morte di Bicicli, del tumore al fegato nato da un’epatite C che “Bicicletta” si era preso mente giocava:
“dopo Tagno, dopo Picchi, tutti miei ex compagni…”
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A quel punto gli zompa in mente un episodio, a proposito di epatite C e di quelle siringhe sporche che giravano negli spogliatoi. E’ un ricordo scomodo, che affiora dalla memoria come un afrore sgradevole e incontrollabile:
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“ Il nostro portiere prima di Sarti era Buffon, un ex milanista. Una sera eravamo in camera e mi fa: “Ti ricordi quando nel ’58 noi rossoneri ci beccammo tutti l’epatite C ?” Certo che ricordavo: in nazionale militare giocavo con Gastone Bean, attaccante di quel Milan: prima di pranzo gli toccava prendere tre o quattro pastiglie per curare i postumi della malattia. “Ricordi che al fischio dell’arbitro dopo il primo tempo correvamo tutti come razzi negli spogliatori ?” prosegue Buffon. “Dovevamo fare presto, il nostro medico doveva fare undici iniezioni. Figurati un po’ se stava lì a cambiare la siringa…
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” PURE FERDINANDO MINIUSSI E’ MORTO DI CIRROSI EPATICA PRESA DALL’EPATITE…
“Anche Miniussi ? Beh, ma lui era un portiere. I portieri mica le prendevano quelle cose”
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scappa detto a Zaglio, quasi lui sia convinto che “quelle cose” abbiano ucciso i suoi ex compagni. Poi rivolge un pensiero a Carlo Tagnin, il suo successore: “ Mi dispiace per Tagno, ma di lui si sapeva: gli davano di tutto. Era già anziano, e per di più lento. Aveva bisogno di carica. Poi si sa, è questione di fisico, c’è chi smaltisce e chi no “.
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PRENDEVA TROPPI CAFFE’, TAGNIN ?
“A lui davano anche altro “.
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Non si spiega invece, Franco Zaglio, la morte di Picchi.
“I suoi fratelli erano medici. Tanto che fu lui a dirci che nel caffè c’erano cose strane. Fece la voce grossa: non voleva che Herrera facesse queste cose”.
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Sono quasi le tredici. Zaglio si accomiata con la cortesia dell’uomo mite. La sua famiglia lo attende a tavola, ora che è in pensione il tempo è un fiume placido che accompagna i ricordi senza fretta. Chissà se, dopo pranzo, Zaglio sorseggerà il caffè che la moglie Argia gli avrà preparato. Certo non paventerà strane insonnie: ad addolcire quel caffè sarà giusto l’amore di una vita.
E niente altro.
….è questione di fisico, c’è chi smaltisce e chi no “. Mazzolino ha detto che chi non giocava, per fargliele smaltire, Herrera li faceva correre dietro all’autobus……
http://calciomalato.blogosfere.it/post/93313/doping-e-dintorni-zaglio-guarneri-e-bicicli-il-caso-doping-del-1962-prima-parte
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LISTA AGGIORNATA ALLA SCOMPARSA DI giacinto facchetti DELL’ECATOMBE, POSSIBILMENTE, CAUSATA DA PILLOLE E INTRUGLI DI HERRERA & QUARENGHI
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Per la precisione – i seguenti dati sono frutto di ricerche personali e, quindi, confutabili.
Non conosco lo stato attuale di salute della maggior parte dei giocatori interisti sopravissuti all’ ECATOMBE!. A parte quelli conosciuti e quelli presenti in questa lista non so come stiano gli altri):
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Giacinto Facchetti: 634 gare con l’Inter (Morto di tumore al pancreas)
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Aristide Guarneri: 335 gare (vivo, positivo all’antidoping nel 1961)
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Armando Picchi: 257 gare (morto di tumore a 36 anni)
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Lennart Skoglund: 246 gare (morto per infarto o suicidio nel 1975 a 46 anni)
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Giorgio Ghezzi: 191 gare (morto a 60 anni. Da allenatore provava su di sé gli effetti del doping)
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Mauro Bicicli: 183 gare (morto nel 2001 per tumore al fegato)
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Livio Fongaro: 184 gare (da allenatore favoriva l’uso di doping)
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Enea Masiero: 168 gare (morto di tumore)
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Guido Vincenzi: 109 gare (morto nel 1997 di SLA)
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Enzo Matteucci: 96 gare (morto di SLA)
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Enrico Cucchi: 91 gare (morto a 31 anni per una rara malattia)
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Domenico Caso: 76 gare (vivo. Tumore al fegato nel 1995)
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Carlo Tagnin: 56 gare (morto per osteosarcoma nel 2000)
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Franco Zaglio: 54 gare (vivo, positivo all’antidoping nel 1961)
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Egidio Morbello: 51 gare (morto pochi anni fa)
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Gerry Hitchens: 43 gare (infarto a 49 anni)
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Ferdinando Miniussi: 23 gare (morto nel 2002 per epatite)
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Giuseppe Longoni (1961-62) – Morto di vasculopatia cronica nel 2006 (malato dal 1995)
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Francesco Brignani (1967-68) – Morto di infarto a 45 anni
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Marcello Giusti (1967-68) – Morto di cancro al cervello alla fine degli anni novanta
Bruno Beatrice (1968-69) – Morto di leucemia a 39 anni.
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Riposino in pace, ma l’Obbrobbrio, e’ una pugnalata al cuore dei loro cari, e’ grida vendetta!
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E’ DOPO FERRUCCIO MAZZOLA E FRANCO ZAGLIO, ANCHE GRIGORIOS GEORGATOS
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NELL’INTER, HO VISTO ALCUNE COSE ED HO CAPITO COSA STAVA ACCADENDO
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E’ DOPO CHE HANNO FATTO SPARIRE L’INTERVISTA ORIGINALE, CI TIENE A PRECISARE:
MA L’NTER NON C’ENTRAVA NULLA EH! E RONALDO, MAI PRESO NIENTE AL 100 x 100 EH!-(abbiamo capito!)
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Grigoris Georgatos in contropiede è andato poche volte almeno nei due anni passati ad Appiano Gentile. Centrocampista offensivo o attaccante aggiunto, della sua brave tappa milanese si ricordano in pochi, una parentesi a riflettori spenti. Oggi, il quasi trentaquattrenne greco alle dipendenze del tecnico norvegese Trond Sollied all’Olympiacos scuote la testa e ritorna sui suoi passi, e da una versione un po diversa dalle dichiarazione rilasciate al Giornale Greco Ethno Sport. Ecco alcuni stralci della lunga confessione di Georgatos, nell’intervista che suona come un atto di accusa all’indirizzo dei compagni d’aell’inter di allora.
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«… non ho mai fatto uso di anabolizzanti nella mia carriera, ma ho visto alcune cose ed ho capito cosa stava accadendo…», ma tiene a precisare: «… il club non aveva niente a che fare, ho visto giocatori prendere pillole e fare iniezioni… l’Inter non c’entrava nulla… c’erano gruppi di persone che rifornivano i giocatori…» (la gang dello Spacciatore della Ndrangheta: Mimmo Brescia).
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Affondi pesanti, passaggi che vogliono, nelle intenzioni del centrocampista greco, svelare certe pratiche dello spogliatoio nerazzurro, ma… senza che la società ne fosse a conoscenza! Ripete che ‘Inter non alcuna responsabilità, ci tiene a precisare più volte Georgatos. Nessun dirigente nerazzurro poteva essere al corrente che i giocatori si drogavano!
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«… pillole e punture sospette…» . L’atto di accusa continua e, senza svelare i nomi dei giocatori, il centrocampista greco disegna comunque un identikit, seppur sbiadito, dei suoi accusati.
«… chi gioca per tanti anni ad alti livelli non ha bisogno di ricorrere agli anabolizzanti… chi gioca pochi anni ad altissimi livelli e poi sparisce invece… Ronaldo? Mai preso niente al 100 per cento! Garantisco io.».
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Georgatos va in contropiede. Sbarcato all’Inter nella stagione ’99-2000 (a gennaio) trovò come compagni di squadra (l’allenatore era Marcello Lippi), tra gli altri, Ferron, Peruzzi, Blanc, Camara, Colonnese, Cordoba, Fresi, Galante, Panucci, Simic, Cauet, Dabo, Pirlo, Seedorf, Roby Baggio, Mutu, Recoba, Ronaldo, Vieri, Zamorano. Poi, dopo un anno all’Olympiacos (aveva nostalgia della Grecia), tornò in nerazzurro. L’Inter era allenata da Hector Cuper, c’erano, fra le nuove conoscenze, Toldo, Materazzi, Conceicao, Dalmat, Emre, Farinos, Gresko, Okan, Adriano, Kallon. Una parentesi senza lasciare traccia, quella del centrocampista nato al Pireo. Gergatos con la maglia dell’Inter giocò poco e senza regalare particolari sussulti (solo tre le reti, 37 le presenze complessive) alla tifoseria interista.
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Le accuse di Georgatos arrivano alla fine di una giornata che aveva visto il patron interista Massimo Moratti precisare le prossime mosse di mercato nerazzurre.
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«Henry mi dà piacere solo nel vedere come si muove in campo. Mi risulta che stia bene a Londra e che l’Arsenal abbia intenzione di rinnovargli il contratto. Se, poi, dovessimo capire che invece vuole fare una nuova esperienza altrove, ci inseriremo fra i suoi corteggiatori. Ronaldo? Sembra che dobbiamo riprenderlo per forza. Intanto – così Moratti – dovrebbe dimagrire di 20 chili e poi non è l’unico attaccante al mondo».
http://www.calcioblog.it/post/307/georgatos-inter-doping-ronaldo
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E’ VERAMENTE TRISTE……
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E’ TRISTE CONSTATARE CHE LA PROCURA DELLA REPUBLICA DEL TRIBUNALE DI TORINO, ABBIA PERMESSO, AD UN COMPLESSATO E VENDICATIVO MAGISTRATO (raffaele guariniello!) UNA CROCIATA DIFFAMATORIA DURATA 9 ANNI A SPESE DELLO STATO, E’ BASATA SULLE DICHIARAZIONI-ACCUSE DI UN PERDENTE INDIVIDUO (z.zeman!) CHE MAI AVEVA VARCATO LA SOGLIA DI CASA-JUVENTUS!
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UNA VERGOGNA, CHE POI PER IMPEDIRE CHE LO STATO PAGASSE MEGA RISARCIMENTI ALLA JUVENTUS ED AI SUOI DIPENDENTI, E’ DOVUTA CORRERGLI IN SOCCORSO LA “CRICCA-CORTE DI CASSAZIONE” INVENTANDOSI, IN CASO DI NECESSITA’(se non fossero scaduti i termini della prescizione), DI UN NUOVO PROCESSO SULL’ACCUSA DI ABUSO DI FARMACI LEGALI! VERGOGNA!
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SI, VERGOGNA! SE SI PENSA CHE ALLA PROCURA DELLA REPUBLICA DEL TRIBUNALE DI MILANO PER APRIRE UN’INCHIESTA SUL DOPING DELL’INTER CHE – “AVREBBE?” CAUSATO TANTI MORTI, NON SONO BASTATE LE ACCUSE DI GIOCATORI DEL PASSATO, QUESTI SI’ CREDIBILI!
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CREDIBILI PERCHE’ IL DOPING LO HANNO VISSUTO SULLA LORO PELLE: “Ferruccio Mazzola e Franco Zaglio”, MA ANCHE GIOCATORI ATTUALI: “Grigorios Georgatos” , TESTIMONE DI UN FLUSSO DI STUPEFACENTI NEL CENTRO SPORTIVO ANGELO MORATTI DI APPIANO GENTILE (la “casa dell’inter-squadra), SCOPERTO DALLA PROCURA DI TRENTO ATTRAVERSO 2000 TELEFONATE INTERCETTATE, TRA DIRIGENTI, ALLENATORI E GIOCATORI DELL’INTER E LO SPACCIATORE NDRANGHETANO MIMMO BRESCIA & Co!
MOHAMED KALLON NE FU UNA VITTIMA, PERCHE’ L’ANTIDOPING DEL CONI DECISE DI FARE DEI TEST ANALISI A SORPRESA A UDINESE-INTER A CAUSA DI UNA SOFFIATA SU ALCUNI GIOCATORI FRIULANI, MA VENNE TROVATO POSITIVO, SOLO IL GIOCATORE DELL’INTER, E’ NON POTERONO FARE A MENO DI METTERLO NEL VERBALE!
E’ OLTRE A TUTTO QUESTO, PER APRIRE UN’INCHIESTA SUI CRIMINI DELL’INTER, ALLA PROCURA DI MILANO NON E’ SERVITA NEANCHE L’INCONFUTABILE PROVA DELLE 2000 TELEFONATE INTERCETTATE DALLA SUDDETTA PROCURA DELLA REPUBLICA DI TRENTO (il faldone dell’inchiesta venne reclamato dalla corrotta procura del tribunale di milano, per poter insabbiare l’ennesimo crimine dell’intre!), DOVE PARLANO DI “DROGA” E OGGETTI RUBATI: AUTO DI LUSSO E GIOIELLI!
DOVE L’ALLENATORE DELL’INTER ROBERTO MANCINI CHIEDE ALLO SPACCIATORE DI DROGA PER LANDRANGHETA CAMUFFATO DA SARTO, ADDIRITTURA LE STAMPELLE PER I GIOCATORI PRIMA DELLE PARTITE!
http://www.calcioblog.it/post/307/georgatos-inter-doping-ronaldo
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INTERISTI, VISCIDI E SCHIFOSI SERPENTI!
INTERNAZIONALE FC MILANO: DNA DEL MALE!
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http://calabrone37.blogspot.ca/2014/08/storia-del-doping-nel-calcio-inter_8.html
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Il povero scemo trino crede di sapere di quello che parla, sul processo relativo ai farmaci, copia-incollando Ziliani. Quando penso che abbia raggiunto il punto piu’ basso, lo scemo trino riesce sempre a sorprendermi facendo di peggio.
Pedofilo?
Dai su, però Il Martinello ti ha descritto perfettamente.
Un suino immondo che fa schifo alla propria famiglia (se ce l’ha).
Ti ha riempito di ceffoni e ti ha mandato al tappeto eh, mongolo?
Lex,
pensa ai nervi di Fulvio.
Sono 5 settimane che il suo vicino di casa tiene esposta la banderuola vinaccia ……….
Gli sono accanto, col pensiero !!
non capisco, il pedofilo pasquale morirà prescritto di tumore calcistico e si permette di manipolare quelle sentenze che qui conosciamo benissimo.
Si crede di aver a che fare con un gruppo di gibboni sottosviluppati quali sono TUTTI i pisciatombe ed ai quali si può raccontare qualsiasi fregnaccia perchè capaci a malapena di leggere e quindi di informarsi indipendentemente.
INFERIORI INCANCRENITI.