E’ andata di lusso. Tre reti a una, cinque palle-gol a due. I numeri fissano il risultato e orientano la qualificazione. In Europa è diverso, almeno su certi campi, e il Bernabeu è uno di questi. Il dilemma era, caro ai feticisti dei fatturati e delle lavagne: i giocatori o il gioco? I giocatori. Soprattutto, se giocano di squadra, come il Real di coppa.
Zidane è riuscito a mascherare il mezzo Cristiano dell’ultimo scorcio. Sarri, viceversa, ha pagato l’eclissi di Mertens. Non è bastata, al Napoli, la genialata di Insigne che, complice un pisolo di Keylor Navas, aveva spaccato l’equilibrio. Il Real, che con Benzema aveva già sfiorato il gol, non ha fatto una piega, abituato com’è a gestire ogni tipo di pressione. Il Napoli, viceversa, si è tirato indietro, trasformando il possesso palla, se e quando così sterile, in succulenti bocconi per i denti di Modric, Kroos, Casemiro.
Koulibaly non era al massimo, Hamsik non ha preso per mano la squadra. Solo dopo il fulminante uno-due di Kroos (destro pettinato) e Casemiro (volée strepitosa), il Napoli ha cominciato a giocare come avrebbe dovuto sin dall’avvio: un avvio, non dimentichiamolo, dolce come un babà .
Gli spiccioli di Milik non so, oggettivamente, quanto valgano. Si sapeva che il Real di Champions sarebbe stato diverso dal gregge, sbiadito, di Pamplona. Si ignorava, in compenso, se e quanto il Napoli avrebbe domato emozione, tensione e omissioni difensive. Possiamo dirlo, serenamente: è stata dura.
La sfida non ha toccato picchi epici. Il ritmo, quello, lo dettavano i centrocampisti di Zidane, più generosi di tocchi che di garretti.
E adesso, per il ritorno, serve un 2-0. Qual è il problema? Pensare che il Real, al San Paolo, non ne segni nemmeno uno.
Scritto da gian-carlo giappogobbo ecc. il 17 febbraio 2017 alle ore 15:15
il mio P.S. è rivolto anche a Martinello. Se c’è una proprietà che potrebbe studiare qualcosa di simile, temo sia la nostra…
Per quel che ho compreso leggendo di qua e di là penso abbia ragione intervengo.
Unicredit possiede la società dei Casamonicas.
Parnasi che ci mette i terreni è molto esposto debitoriamente con l’Unicredit.
Arriva quel cazzo di marziano di sindaco e benedice la marchettona che fa felice gli attori in scena.
A mio avviso, anche in virtù del fatto che i capitolini sarebbero in pratica in affitto e la speculazione sarebbe tutta a favore di banca ed imprenditore, il Comune dovrebbe dare il via libera allo stadio e strutture connesse che portino introiti al club.
Le torri le inserirei, una ciascuno, nel culo dell’architetto, di Parnasi e dell’amministratore Unicredit, perchè non esiste una cementificazione così selvaggia ed impunita.
Ora la (famosa) “patata bollente” passa nelle mani del sindaco Raggi che però, non scordiamocelo, si ritrova pure con la spada di Damocle di una grossa penale da pagare se il suo fosse un NO secco, come molti affrettatamente la istigano a fare.
Rimane il discorso della locazione vicina all’ansa del Tevere ed i dubbi o allarmi che taluni lanciano a tal proposito. Su quello non ci metto becco, se non per dire che ovviamente se non ci fosse piena sicurezza la cosa non andrebbe fatta. e mi chiedo se, fosse vero, su quelle basi non sia possibile recedere dal vincolo.
E un grande vaffanculo a Marino.
Scritto da Robertson il 17 febbraio 2017 alle ore 15:05
tutto giusto; ma ritieni che gli amministratori locali abbiano titolo per pretendere, imporre, consigliare (verbo a scelta) una soluzione “equa” nell’interesse di una società sportiva? O devono limitarsi (si fa per dire) ad una concessione ben fatta (e sarebbe già tanto) e a vigilare sulla realizzazione.
Anche perchè potrebbe anche succedere questo: lo stadio viene realizzato nell’ambito di un bellissimo piano che prevede che per i prossimi X anni il canone sia Y (naturalmente equo, sostenibile e solidale).
E se prima o poi (essendo gli amministratori della gallina (cit.) e del proprietario della medesima assai contigui) il canone aumenta?
P.S. Tanto per essere chiari, se domani mattina Exor decidesse di predisporre un piano di lease-back finanziario per lo JS, chi potrebbe impedirlo?
Scritto da gian-carlo giappogobbo ecc. il 17 febbraio 2017 alle ore 14:46
Gian-carlo, c’è un’altra possibilità , che non auguro ai romanisti (anzi, sportivamente si, visto che sono oggi uno dei pochi avversari credibili…).
E’ che gli americani spennino ben bene la gallina col l’affitto, accaparrandosi tutto il vantaggio dell’indotto.
Metttendo la gallina nella improvvida situazione di colui che sta in affitto per trent’anni in una villa, e alla fine non possiede nulla, pur avendo pagato un ricchissimo canone. Perennemente preoccupata, la gallina, di mettere assieme pane e salame perchè la bolletta è alta.
Il bingo gli ammericani lo farebbero se riuscissero nel frattempo a togliere la fidiussione che pare sia stata data alla banca (proprietario ombra). Gli ammericani, non la gallina.
Certo, tra una soluzione equa e una da cravattari ci sta tutto. A pelle, tenere la proprietà in capo a qualcun altro è al minimo una limitazione di responsabilità da parte di chi investe, al massimo molto peggio.
La verità è che la Juve lo stadio se l’è fatto da sola per cui non c’è possibilità che qualcuno affitti o ecc.. ecc..La juve è un segmento della Exor…Avrà , pure, comprato quel terreno a “buon prezzo”, quel buon prezzo, però, è servito anche al Comune di Torino che è riuscito a rivalutare quella zona “depressa”…Per le altre società , inter compresa, la squadra di calcio pare “possa essere” un pretesto per fare soldi e fuggire via (thoir ne è un esempio!!!)…Detto ciò facciano pure…come dire si accomodino ed anziché parole facciano i fatti, non sono problemi che riguardano la juve!!! leo
Scritto da gian-carlo giappogobbo ecc. il 17 febbraio 2017 alle ore 14:46
Hai dimenticato chi si fa veramente gli interessi sua. In genere è gente che ride delledisgrazie altrui.
A me sembra che nessuna altra squadra. per esempio tedesca, inglese o spagnola, s’è fatto lo stadio con il metodo romano. Può essere che i più bravi sono loro?
‘Vengo, dal mio lontano osservatorio posso dire che:
1) la banca fa il suo interesse (dare una mano al costruttore che deve alla stessa Unicredit parecchi soldi, sperando che qualcosa restituisca e che quantomeno il crack venga posticipato);
2) gli ammmmmericani fanno il loro interesse (anche tenendo distinte la Roma e lo stadio);
3) gli amministratori locali fanno il loro interesse: se va bene, si trovano un quartiere riqualificato, maggiori introiti, una facile smentita alla fama di “signor no”; se va male, nella peggiore delle ipotesi possono dire che era un bel progetto che non è gravato sulle casse della città .
O no?
se non pagasse una esagerazione di affitto e il nuovo stadio gli portasse un incremento di presenze e visibilità e successi (e quindi a loro volta, danari) ecc….. gli converrrebbe.
Se invece pagasse “troppo” (dove la valutazione del troppo è la difficoltà della questione), e la gestione sportiva continuasse come ora, coprirebbe di fatto il rischio corso dall’immobiliarista senza vantaggi effettivi.
Una risposta può implicitamente essere tratta dalla decisione di pallotta di tenere distinte l’immobiliare/commerciale dallo sportivo…. il che significa, forse, che quest’ultimo non è interesse centrale per il “formale” azionista di controllo della società sportiva. Non mi pare proprio l’indirizzo preso da molte società sportive europeo, anche se onestamente non so se anche altri gruppi tengano distinte le questioni.
X Robertson
Er Sor Pallotta ne ha messi nulla di denari , questo è il classico fantoccio messo lì da Unicredit , che è la vera proprietaria della Roma , e che insieme ai palazzinari so i veri registi di questa truffa .