Con un Bonucci in meno ma un uomo in più fin dal 26’: anche per questo ci andrei piano con la «vittoria» di Allegri. Bravo, se mai, ad azzeccare i cambi: hanno segnato proprio loro, Pjaca e Dani Alves.
Già in parità numerica, il Porto aveva scelto di aspettare gli avversari, figuriamoci dopo. I due gialli di Telles, corretti, valgono quelli di Vazquez a Siviglia. Gli andalusi, che stavano vincendo, finirono per perdere. E il gol della svolta lo realizzò proprio Bonucci.
E’ la quarta vittoria esterna di fila in Europa. Non si tratta di ridimensionarne la portata. Si tratta, più semplicemente, di pesarla. La Juventus ha impiegato 74 minuti per sbloccare il risultato. Fin lì, un palo di Dybala, altalenante, un tiro di Higuain, accerchiato, la regia «bassa» di Pjanic, la polvere di Mandzukic, i tocchi fuori misura di Cuadrado, un gol del piccolo Sivori sul filo del filo del fuorigioco, le incursioni di Khedira. Era un dominio lento, orizzontale, che sfiorava la noia. Probabilmente, anche un calcolo: sfiancarli, per poi colpirli.
Non sembrava nemmeno una partita di calcio: sembrava una partita di pallanuoto, con il Porto chiuso a difesa di Casillas e i rivali che lo intontivano di passaggi laterali. Rispetto al rock di Manchester City-Monaco, un liscio tra una coppia costretta a ballare per motivi di emergenza e convenienza.
Era il debutto internazionale del quattro-due-Avanti Savoia: servono verifiche più probanti. Non tanto perché questa non lo fosse, quanto perché il raptus di Telles l’ha spogliata di molte trappole.
Tra i dettagli, occhio al gol di Pjaca: pesa quintali, sul piano del morale. Il croato veniva da scorci anonimi, sembrava una gioielleria chiusa. Per un attimo, l’ha aperta.
vorrei ricordare che qualche anno fa quando superammo il celtic (squadra ben peggiore del porto) in casa loro siamo stati schiacciati nella notra area per tutta la partita acnhe se avevavmo avuto il culo di segnare subito e di chiuderla dopo quando quelli sono scoppiati.
Ieri sera abbiamo bivaccato nella loro tre quarti per tutta la partita.
Direi che si vede una bella crescita dal punto di vista della personalità.
Scritto da Robertson il 23 febbraio 2017 alle ore 15:40
tutto giusto, ma quante volte in passato (contro semidilettanti nordici, per esempio) si è vista una Juventus (anche con un centrocampo ben diverso…) bussare invano all’altrui porta?
Poi è chiaro che se entrano Pjaca e D.Alves anzichè DeCeglie (ma Fernandone restò in panca…per la serie “la fortuna devi anche cercartela”, sai la storiella di quello che pregava San Gennaro di farlo vincere al lotto ma non faceva MAI le puntate…) c’è differenza, eh?
Mitico Ezio Maletto, gobbo con la schiena dritta!
Voce irrinunciabile in quella tv di ritardati calcistici e zerbini naturali.
Per me c’è anche stato del “Dire a nuora Bonuccia perchè suocere tutte – manzuchicce, dybale, danialves, lich, , tutti i centrocampisti, cuadrelli ecc – intendano”.
Se l’han fatto con il più costoso – o giù di li difensore del mercato europeo – vale per tutti.
Che poi sia stato un pugno duro facilitato dalla contingenza di avere i due vecchi draghi (ora sappiamo) in buone condizioni, e in supporto il miglior giovane difensore italiano (p.o.n.p. alla pompettese) e il quarto che l’anno scorso giocava nel Bayern
Avrei voluto vedere l’avesse fatto Gonzalo. Ma coi se e i ma….
Torno a pensare che il rischio tecnico fosse limitato (una buona prestazione con il Porto non dipendeva dall’avere Bonucci al posto di Barzagli, pur con le differenze del caso).
Caso mai dalla reazione psicologica dei giocatori. Che è stata buona, aiutata dalle circostanze. Per me rimane ncomprensibile come Nuno espiritu santu abbia consegnato il campo al 25esimo del primo tempo per portare a casa lo 0-0. Pur con tutte le svagatezze e lentezze del caso, la juve al di la dei goal ha avuto diverse occasioni da goal. Prima o poi…
OH… LEO… ANDAVANO BENE I CAMBI, OGGI ?
NON TUTTO IL MALE VIEN PER NUOCERE
CARLO VASSOTTO·GIOVEDÌ 23 FEBBRAIO 2017
Metti una serata europea che nasce sotto auspici alquanto nebulosi, non legati all’evento in sé ma a cos’è successo prima, una vicenda bruttina, fastidiosa, da prendere con le pinze e da gestire con buon senso e saggezza ma anche con la dovuta fermezza. E alla fine uscirne alla grande, ancora più forti e con un piede e mezzo nei “quarti” di Champions.
La notte di Oporto risplende luminosa per la Vecchia Signora, le nubi incombenti e minacciose addensate da nervosismi colpevoli e francamente incomprendibili si diradano squarciate da una prestazione autorevole e da un risultato perfetto, meritato, incontestabile.
Diciamoci la verità. La questione Bonucci ha agitato le acque del mare nostrum bianconero, preoccupando non poco noi tifosi e autorizzando improvvise speranze nel cuore dei nostri nemici, pronti a leggere segnali di debolezza incipiente nella granitica struttura della capolista, a individuare crepe nel suo spogliatoio, a vagheggiare devastanti ammutinamenti, beghe interne insanabili e destabilizzanti, fratture tra tecnico e giocatori tali da rendere impossibile continuare a vincere a mani basse. E invece, alla fine, ci ritroviamo una Juve compatta più che mai, anzi ulteriormente ricompattata e splendidamente vincente. Ai gufi tocca di nuovo ricorrere a dosi massicce di Maalox. E quando diciamo gufi intendiamo tutti i gufi, interni ed esterni.
Già, perché purtroppo di gufi ce ne sono anche tanti che dimorano dentro la grande famiglia bianconera: vedove inconsolabili, paladini di qualcuno o detrattori preconcetti di altri, tutti comunque dimentichi del fatto che allenatori e calciatori passano e ciò che rimane e conta è soltanto la Juve, il suo bene supremo, al di là e al di sopra di ogni interprete contingente che di volta in volta vi deve contribuire con tutte le proprie forze.
La spinosa querelle è stata gestita con intelligenza da tutti i protagonisti e, proprio per questo, non ha provocato strascichi negativi, finendo per diventare una nuova occasione di crescita collettiva. Bonucci ha capito il proprio errore e ha accettato in silenzio, con umiltà e professionalità le doverose conseguenze. Allegri ha usato la giusta fermezza ma ha sdrammatizzato l’accaduto, pur senza mai sminuirne la gravità ed ammettendo anche le proprie responsabilità. La società ha sostenuto il Mister ma ha scelto una linea soft, soprattutto mediaticamente, senza “sparate” alla De Laurentiis che avrebbero soltanto alimentato ulteriori, deleteri polveroni. La squadra è rimasta concentrata sulla partita, preparandola, giocandola e vincendola nel migliore dei modi.
L’immagine di Bonucci esultante in tribuna al fianco di Nedved e Marotta mentre in campo i compagni festeggiavano la vittoria, come pure il suo palese impegno nell’allenamento post partita svolto sul terreno del Porto, è la chiosa più bella di un frangente di stagione piuttosto delicato, la riconfermata serenità di tutto l’ambiente juventino la sua conclusione ideale.
Una serata attesa, ad un certo punto anche temuta, ma che rimarrà tra i ricordi più esaltanti di un’annata che ha tutti i crismi per diventare indimenticabile. Di certo lo sarà per Marco Pjaca, che evidentemente ha atteso il momento più importante per segnare la sua prima rete in maglia bianconera. Come pure per Dani Alves, anch’egli dalla panchina al gol, con buona pace di Bonny e la soddisfazione di Max, stigmatizzate dalla graffiante ironia del web.
Tutto è bene quel che finisce bene…
Ezio Maccalli ieri non si è visto ma è palese che ci sono diversi giocatori che sbroccano contro Allegri, in alcuni frangenti sembriamo l’inda, che è quanto dire.
A fine anno bastava una volta, sbadato.
io ieri ho visto una squadra determinata e concentrata, altro che spogliatoio rovente…..
semmai qualche cose poco chiara l’ho vista fino a Firenze….
poi non c’è bisogno di essere tutti amici….
Se neanche Maletto è in grado di smuovere le convinzioni di Fulvio, diventa ufficiale la sua irrecuperabilita
:-))))
Scritto da Fulvio il 23 febbraio 2017 alle ore 12:57
Carrera?