Come ai vecchi tempi, quando le moviole si buttavano sugli episodi e li straziavano. Al San Paolo, Verona furibondo per il gol «con aiutino» di Koulibaly. Alla Sardegna Arena, Cagliari imbestialito per la gomitata di Benatia a Pavoletti a monte del gol di Bernardeschi (Calvarese, pessimo, aveva assegnato la norma del vantaggio e nessuno si era fermato, nemmeno Sau) e per un braccio randagio dello stesso Bernardeschi (vedi alla voce «petto» di Mertens a Crotone).
Il Cagliari di Lopez avrebbe meritato almeno il pari. La partita, molto fisica, si allungava da una metà campo all’altra, scolpita dai corpo a corpo tra Romagna e Matuidi. Sembrava tutto facile. La traversa di Dybala su punizione, il palo di Bernardeschi. La Juventus di Bologna, più o meno. Solo che il Cagliari non era il Bologna, «quel» Bologna. Recuperava terreno, prendeva coraggio, Pavoletti e Farias costringevano Szczesny a un paio di miracoli (sul secondo, complice il palo). La regia di Cigarini, gli arrembaggi di Barella e Ionita spremevano i campioni.
Non calava, il Cagliari. Fletteva, viceversa, Madama. Gli infortuni di Dybala e Khedira portavano a un ribaltone tattico. L’intreccio si consegnava, spasmodico, alla lotteria degli episodi, che Allegri si aggiudicava con i «biglietti» di Douglas Costa (suo l’assist del gol) e Mandzukic.
Resta la polvere da sparo di un risultato che, «ignorato» dalla Var, ha moltiplicato la voglia di Var. Il mani-comio è uno dei nervi più scoperti. Il Cagliari era già rimasto scottato a Roma, dal gol di Fazio, tradotto e confermato al video da Damato. Zenga, da Crotone, si era scagliato contro l’enormità dei pettorali di Mertens. Riecco, improvvisa, la sudditanza psicologica. Ne avevano certificato la scomparsa per consunzione. E invece no, è sempre lì a portata di mano (naturalmente).
<<<<<<una bella lettura di prima mattina……Vorrei notizie sul ricorso "acceso" (se è stato davvero acceso) e pendente presso il Consiglio di Stato..Lì non si parla, mi pare, di ritorno di scudetto alla madre casa..li si parla di un risarcimento danni abbastanza copioso..leo
Mmmmmmm……speriamo che Paulo rientri presto. L’ultima volta che è stato infortunato per gli ottavi di Champions, siamo usciti contro il Bayern.
Ci serve come il pane!!!!
LA MADRE DI TUTTE LE PAURE
A giudicare da quanto si legge un po’ ovunque, pare che di paure la tifoseria juventina ne abbia molte. Certo, in tanti potrebbero elencare: la paura di non avere un gioco brillante, la paura di non riuscire più a vincere, la paura di subire errori arbitrali, la paura di essere vittime degli imbrogli della giustizia sportiva, la paura che la società non sappia difendersi, la paura di perdere giocatori importanti, la paura di veder commettere errori di mercato, la paura di non veder riconosciuta la nostra superiorità , la paura di essere infamati dalle solite polemiche unidirezionali, la paura di veder gettare ombre sulle nostre vittorie, la paura del sentimento popolare avverso, la paura di una nuova calciopoli… e tante altre ancora. Premesso che di ricette per superare queste paure non ne esistono, forse ritornare alla razionalità , ai fatti e al buonsenso può aiutare a non considerare le cose più grandi di quanto esse non siano.
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Le polemiche unidirezionali
Come funziona il bar sport del calcio italiano? Da sempre, le polemiche si fanno solo in caso di errore (o presunto tale) a favore della Juve. Se l’errore (magari anche macroscopico) è contro la Juventus o a favore di altri (meglio se avversari in classifica), va bene per tutti. Funziona così, non da ieri: da sempre. La differenza sta nel fatto che, quando ci sono errori contro di noi, anziché piagnucolare e lamentarci, noi proviamo a vincere lo stesso. Chi è più forte fa così, mentre gli altri cercano gli alibi e le scuse. Per esempio, contro Genoa e Udinese (le 2 partite di questa stagione nelle quali abbiamo subito gli errori più clamorosi) abbiamo conseguito 2 vittorie in trasferta, segnando 10 reti.
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Le ombre sulle vittorie
Le ombre e i sospetti finché vinciamo ci saranno sempre: c’erano in passato, ci sono ora, ci saranno in futuro. Non vogliamo subirli e cerchiamo gli applausi e i complimenti degli avversari? Non è difficile: basta perdere. Agli altri possiamo piacere solo se perdiamo: meglio vincere e fregarsene… e godere. Che ci importa di avere l’approvazione degli altri? O pensiamo forse che gli altri possano inchinarsi e riconoscere la nostra superiorità e quindi la loro inferiorità ?
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Eppure, in questi giorni vediamo in giro classifiche al netto di errori arbitrali, o (peggio) al netto degli interventi della Var, fatte dai nostri tifosi. Addirittura gli elenchi degli errori arbitrali subiti, come se dovessimo difenderci da accuse ridicole: viene il dubbio che molti fra i tifosi juventini non abbiano capito bene quali siano i fegati che devono scoppiare… Più vinciamo, più si lamentano. Più si lamentano, più godiamo. Che Dio ce li conservi sempre così!
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Difendersi dai media
La società si tutela e si difende facendo il suo dovere, sul campo e fuori, e non necessariamente facendo quello che vorrebbero i suoi tifosi. La società sa quello che fa, sa perché lo fa, lo sa fare, e lo fa bene. Di certo meglio dei tifosi. Davvero vorremmo che desse retta ai propri tifosi per compiacerli, come una qualsiasi delle nostre avversarie?
Ogni giorno in centinaia di siti web, decine di articoli sulla carta stampata, oltre che in pressoché tutte le radio e tv (locali e nazionali, pubbliche e private), si parla male della Juve.
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Bisognerebbe metterli a tacere querelando o denunciando? Le regole della comunicazione dicono altro. Sui media quotidianamente tutti ci infamano… bene, problemi loro. Non guardiamoli, non ascoltiamoli, non leggiamoli, non parliamone: togliamo loro audience e visibilità . Finché vinciamo sarà sempre così, lo sappiamo. Lunga vita a questi media!
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Querelare, denunciare
Colpirne uno per educarne cento… sì, ma querelare l’antijuventino di turno significa fare la figura del potente arrogante, quello che non solo ‘ruba’ ma non permette neanche agli avversari di dirlo. Lo si fa diventare importante, parlando di qualcosa (peraltro già visto e stravisto) che lascia il tempo che trova: più se ne parla, più l’argomento fa e farà audience. Lui diventa un eroe. Gli si dà la certezza che potrà continuare ad insultarci con il consenso dell’intera opinione pubblica. Si forniscono al cosiddetto sentimento popolare ulteriori elementi per farci odiare sempre più. Si dà una dimostrazione di debolezza: chi è forte è superiore a queste cazzatelle. Si perdono tempo, energie e soldi in una causa mediaticamente già persa in partenza.
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Per esempio, nei giorni scorsi qualcuno ha fatto circolare la voce che forse la Juventus potrebbe querelare il ‘Roma’ di Napoli per il titolo con “È fuga con la Rubentus“. Il primo risultato è stato (il giorno successivo) un nuovo titolo del Roma: “Minacciati dalla Juve“. E se davvero la Juventus dovesse querelarli? Li renderebbe popolari, e il Roma (del quale fino a pochi giorni prima in pochi conoscevano l’esistenza) diventerebbe l’ultimo baluardo della libertà di stampa e di parola, amato da tutti. Sarebbero gli eroi nazionali della resistenza contro l’arroganza del potere juventino, anzi rubentino, e venderebbero 100 volte quello che vendono oggi.
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Il sentimento popolare
Secondo alcuni (poco lucidi) rancorosi, il sentimento popolare avrebbe determinato calciopoli. A determinare calciopoli non è stato il sentimento popolare, ma una irripetibile coincidenza di interessi tra fattori esterni e interni al mondo Juve. Il sentimento popolare avverso non ha mai deciso nulla. In realtà , da solo non ha mai vinto neanche una partita, altroché gli scudetti! In calciopoli è servito solo a giustificare mediaticamente qualcosa che altrimenti non sarebbe stato in piedi.
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In sostanza, esiste dai fatti del 1961. Quando, con Umberto Agnelli alla presidenza della Figc, la Caf diede ragione alla Juventus nel procedimento relativo alla partita Juventus-Inter, sospesa dopo la prima mezz’ora, per la quale l’Inter pretendeva (vizio atavico, evidentemente) la vittoria a tavolino. Partita poi rigiocata (i nerazzurri schierarono per protesta la Primavera) a campionato già deciso e vinta dalla Juventus per 9-1. L’Inter arrivò comunque terza a 5 punti dai bianconeri. Nei 56 anni successivi al 1961 il sentimento popolare non ha impedito alla Juventus di vincere 23 scudetti e 15 tra coppe e supercoppe nazionali, oltre a 11 tra coppe e supercoppe internazionali.
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La nuova calciopoli
Chi volesse pensare di ripetere l’esperienza di calciopoli sa bene che oggi non potrebbe mai riuscirci. Per quanto i fattori esterni al mondo Juve possano somigliare a quelli del 2006, la situazione interna è di segno opposto. La Juventus di oggi nulla ha a che spartire con quella di allora. E, come dimostrato all’epoca di calciopoli, gli attacchi esterni da soli non basterebbero. In assenza di una volontà interna, forse non ci sarebbero mai stati né la serie B né la sottrazione degli scudetti. Una coincidenza di interessi (tra il mondo esterno e quello interno alla Juventus) come quella del periodo 2004-2006, è storicamente tanto anomala quanto irripetibile. Oggi non c’è più nulla di ciò che era la Juve di calciopoli: altro momento storico, altra società , altre persone, altri obiettivi.
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La vicenda di calciopoli inizia di fatto con la morte del Dottor Umberto, avvenuta il 27 maggio 2004. In quella data, è ancora in corso la procedura di successione dell’Avvocato, curata da Franzo Grande Stevens (presidente della Juventus dalla morte dell’avv.Chiusano). Il Dottor Umberto era a capo della Giovanni Agnelli & c. SApA (l’accomandita, la cassaforte di famiglia) dalla morte dell’Avvocato, avvenuta il 23 gennaio 2003.
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Alla morte di Umberto Agnelli, il suo posto a capo dell’accomandita (e quindi dell’intero gruppo) viene preso da Gianluigi Gabetti. Il quale resterà alla presidenza della Giovanni Agnelli & c. SApA (e quindi a capo del gruppo) dal giugno 2004 all’aprile 2010, il periodo più nero nella storia della Juve. Periodo nel quale alla presidenza della Juventus si sono succeduti Franzo Grande Stevens, Giovanni Cobolli Gigli e Jean Claude Blanc. No comment…
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Ad aprile 2010, alla presidenza della Giovanni Agnelli & c. SApA (e quindi a capo dell’intero gruppo) entra finalmente in carica John Elkann. Un mese dopo, a maggio 2010, Andrea Agnelli diventa presidente della Juventus, con i risultati che conosciamo.
La paura dell’azionista
Eccola, la madre di tutte le paure. “L’azionista di maggioranza è lo stesso del 2006“. Vero: per nostra fortuna, la Juventus appartiene alla stessa famiglia da oltre 93 anni.
John Elkann è l’erede scelto e voluto dall’Avvocato, oggi (a differenza del 2006) è il padrone a tutti gli effetti e non ha più ‘tutori’ intorno a sé. Ma viene comunque vissuto da molti tifosi juventini come un problema, come un nemico. In realtà , anche se se ne sono accorti in pochi, ed è certamente impopolare dirlo, visto che il sentimento popolare juventino sembra odiarlo, negli ultimi 8 anni (da quando è a capo del gruppo: aprile 2010) per quanto attiene la Juve non ha sbagliato praticamente nulla.
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Prima ha provato a riportare a casa Bettega, ma senza ottenere i risultati sperati, e ha riallacciato i rapporti col ramo umbertiano della famiglia. Ad aprile 2010, arrivato a capo dell’accomandita, ha preso Marotta e Paratici dalla Sampdoria. E ha affidato la guida della Juventus ad Andrea Agnelli. Ha appoggiato l’iniziativa dell’esposto contro lo scudetto di cartone dell’Inter (che poi portò, indirettamente, alla relazione di Palazzi). Quindi, ha avallato i cambiamenti profondi nella struttura dirigenziale, culminati con l’ingresso di Nedved nel CdA. Ha poi approvato che Andrea sostituisse Delneri con Conte. Ha sottoscritto il pesante (e necessario) aumento di capitale del 2011/12, accollandosi anche la quota dei libici e immettendo nuova liquidità .
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Quando Conte è stato accusato nel calcioscommesse, ha messo i legali del gruppo a disposizione della Juventus e quindi dello stesso Conte. Quando Andrea Agnelli ha mostrato insofferenza verso la linea difensiva dell’avv. Briamonte, gli ha consentito di avvalersi dell’avv. Bongiorno (ora nel CdA dalla Juventus) e ha dato l’addio del gruppo a Briamonte, che era uno degli uomini di fiducia di Grande Stevens. Ha sempre appoggiato le scelte di Agnelli (anche se in minoranza, quindi perdenti) nei confronti del governo della Figc e della Lega. All’atto delle dimissioni di Conte, non si è intromesso, permettendo ad Andrea Agnelli di ingaggiare Allegri (presumibilmente su suggerimento di Moggi). E, come Exor, ha concesso alla Juventus delle linee di credito a breve, per le esigenze di cassa e mercato.
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Quando tre anni fa è scoppiato lo scandalo Agnelli-Calvo, ha gestito la vicenda (secondo alcuni, avrebbe contribuito alla sistemazione di Calvo al Barça), evitando di attaccare pubblicamente Andrea per i problemi famigliari e confermandogli l’appoggio. A Torino si mormora che avrebbe impedito (in accordo con Agnelli) a Marchionne di sponsorizzare l’Inter con il marchio Alfa Romeo. Non ha fatto mancare alla Juventus l’intevento della proprietà in un’operazione importante come il pagamento della clausola rescissoria da 90 mln nell’affare Higuaìn. Più di recente, ha appoggiato incondizionatamente Andrea contro le ridicole accuse nel processo sportivo per i biglietti intentatogli dal Pf Pecoraro.
Antipatico o meno, in base ai fatti è difficile considerare John Elkann un problema per la Juventus o per Agnelli. Appare piuttosto come una risorsa, un alleato importante.
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A ognuno il suo
Il presidente sceglie le strategie in accordo con l’azionista. L’amministratore delegato deve far tornare i conti. Il direttore generale gestisce e fa le scelte di mercato. I preparatori atletici si occupano del fisico dei calciatori. Lo staff medico si occupa delle terapie necessarie. L’allenatore gestisce il lavoro della squadra e fa le scelte in campo. I giocatori vanno in campo con l’obiettivo di vincere. Ognuno dei soggetti sopra elencati è responsabile della propria funzione e lavora, in accordo con le altre funzioni, per raggiungere gli obiettivi comuni, prefissati e concordati. Ed è profumatamente pagato per farlo.
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I tifosi no: i tifosi tifano, se vogliono… e invece, c’è chi vuole insegnare ad Allegri a mettere in campo i giocatori, chi vuole insegnare a Marotta a fare mercato, chi vuole insegnare alla Bongiorno (o a Coppi) a fare l’avvocato, chi vuole insegnare ad Agnelli a gestire la Juventus.
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Se diciamo di amare la Juve, dovremmo imparare anche a fidarci di chi amiamo. Se tifiamo Juve dovremmo imparare a esserne orgogliosi. Tifare Juve non è per tutti, è un po’ come giocare nella Juve. Non basta essere forti. Bisogna saper reggere alle pressioni, essere orgogliosi di avere tutti contro, e reagire sul campo.
Se vogliamo comportarci come tutti gli altri (o pretendiamo che sia la Juve a farlo) e cercare alibi o palliativi, faremmo prima a dire che siamo esattamente come loro. Altroché vantarci di essere superiori! Se non ce la facciamo ad avere tutti contro e non reggiamo la pressione, forse ci conviene rivolgere il nostro tifo altrove.
Se invece siamo gobbidimmerda, di quelli veri… lasciamoli fare, e godiamoci lo spettacolo! (n.o.15 gennaio 2018)
Ambro bw ribio Dino Zoff bla bla bla
Bastasse mi augurassi il male di qualcuno per farlo accadere veramente tu saresti steso in ospedale in attesa di staccare la macchina.
E adesso vai a leccare il culo al demente multi nick.
Pezzente,tu si,con l’anima sporca di merda.
Al maiale Ambro-siano (l’ex puliscicessi di Lebbradine ed attualmente pompinaro dei suoi sodali indaisti della Suini-ng) dico di tornare dentro i tombini, pensare ai suoi infortunati (La Miranda, Dan Brosio, Ra Nokia e le altre creature che popolano il suo zoo) ed infine scivolare, come sempre, giù per i tubi.
Ed ora ricordiamo dove e cosa scrive l’ex di cui sopra, come ci riporta il puntuale lavoro di Salvadore.
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Ambro
Località :
Data: 27.12.2017 23:34
Non vinceremo più una partita, siamo arrivati, siamo cotti!
E la colpa è tutta dei cinesi!!! Ve ne dovete andare, tornatevene in Oriente!!! Avete fatto una squadra al risparmio, striminzita, senza alternative! 11 titolari e non più di 2-3 riserve!!! Non ci servono i pezzenti con gli occhi a mandorla, ce ne sono già tanti qui!!!
Se il vostro partito vi invita al risparmio, tornatevene in Cina a guidare i risciò!!!
SUNING VATTENE!!!
Scritto da Salvadore il 28 dicembre 2017 alle ore 22:49
30/40 GIORNI DI STOP PER DYBALA E MARCHISIO
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Complimentoni al menagramo che si augura che i nostri si infortunino.
SFIGATO!
Un saluto anche al suo degno compare appianogentile77, dall’”anima sporca di merda” (cit. sfigato)
Ho letto nei sottotitoli di Telelombardia che Raiola proporrebbe Balotelli alla Juve aggratisse!
Se fosse vero, ma non lo è sicuramente, sarebbe un pazzo! Balotelli alla Juve neppure se fosse santificato!!!
@De Pasquale : Rafinha non è male. Ma vi serve?…..Io avrei chiesto/spinto più per Pastore, da affiancare a Icardi.
Poi effettivamente Spalletti ha sbottato ma un centale (di centrocampo soprattutto) servirebbe.
Mia Martini, bravissima e mai tanto apprezzata, l’ha ammazzata quel gran bastardo del pa….
Dolores O’Riordan…
Grandissima interprete, per la forza, l’emozione per la sua grande voce e mi ricordava Mia Martini, anche lei morta prematuramente.
E forse per le stesse cause.
Mancherà .