A me piace questo calcio: verticale, essenziale. Lo straordinario calcio «parziale» di Klopp, che in Europa non ha mai vinto. Mi piace più del tiki-taka di Guardiola, che in Europa ha vinto e rivinto. Klopp tende a trasformare buoni giocatori in fenomeni. Guardiola è diventato un fenomeno «anche» per i fenomeni che aveva (Messi, Iniesta, Xavi).
Scritto che questa volta non sono stati episodi come al Nou Camp ma molto di più, il risultato di Anfield è un macigno al quale la Roma – come nel 1984 contro il Dundee United e come nei quarti con il Barcellona – dovrà rispondere con un altro 3-0. Non escludo che Di Francesco, celebrato per la difesa a tre anti-Messi, verrà sbranato per averla rifilata (all’inizio, almeno) al tridente leggero dei rossi: un disastro, Juan Jesus. Eppure la Roma si era alzata dai blocchi da squadra matura: controllo del traffico, traversa di Kolarov, avversari bloccati ai valichi. Piano piano, il Liverpool ha cambiato marcia, ha accentuato il pressing, ha estratto da ogni palla rubata furibondi contropiede. Un pacco di gol e la sensazione che potesse finire peggio, molto peggio.
La rinuncia a Salah, sul 5-0, è stata un segnale. Il Liverpool si è seduto, la Roma si è alzata: la rete di Dzeko e il rigore di Perotti hanno, così, fissato un tabellino strano, quasi una elemosina. Rimangono, nella memoria, le folate del Liverpool. Inimmaginabili, dalle nostre parti, per ritmo e precisione. Doppiette di Salah e Firmino (il secondo di testa, addirittura) e acuto di quella cicala impunita di Mané. You’ll never walk alone: per amore, per forza, per tutto.
Gentile Robertson, nessun dubbio dell’illecito commesso – comunque – dal presidente Viola. E neppure del trattamento favorevole da parte della giustizia sportiva (già scritto). Mi premeva solo precisare – per rispetto della verità – che Michel Vautrot mai intascò una lira, mai venne corrotto. Grazie.
Hazz! Ho fatto confusione. Quello dei soldi nella pentola non era l’ex ministro, peraltro anche lui condannato in tangentopoli, ma un funzionario del ministero della sanità.
Ve la ricordate la storia di un ex ministro che aveva si ammesso di essersi intascato 100 milioni delle vecchie lire, ma poiché li aveva bruciati in una pentola (diceva lui sfidando il senso comune del ridicolo) non era poi così colpevole. Pensate un po’ che questo signore ha preso il vitalizio fino al 2015, ovvero per 22 anni dopo i fatti e naturalmente nemmeno un giorno di carcere.
Mi sono perso qualcosa?
Scritto da Robertson il 26 aprile 2018 alle ore 09:57
Direi da passaportopoli passando per decreti spalmadebiti, calcio scommesse, Rolex, intercettazioni “con i baffi”, decreto nakata, direi nulla.
Beh secondo la tesi che mmmoggi volendo indirizzare gli arbitraggi, senza riuscirci (per ammisione dei gudici) era sufficiente a mandare in b la Juve a -9, il fatto che l’arbitro francese nn abbia visto una lira(INDIMOSTRABILE), e’ per la giustizia sportiva inconferente. Non sposta di una virgola la responsabilità superoggettiva daa ruma. Altro che penalizzazione….
Mi sono perso qualcosa?
Buongiorno. Li hanno licenziati?
Diego,tiri o non tiri,il Bayern mi ha dato un senso d’impotenza che la Juve non m’ha mai dato.
Gentile Fulvio, non capisco perché si altera. L’ho scritto, la giudizia sportiva fu troppo morbida con Viola e la Roma, ma Vautrot non vide una lira di quei cento milioni. Tutto qui. Liberissimo di pensarla diversamente, per carità, Non si spacca il capello in quattro. Se lei fosse il papà di Vautrrot e leggesse che in una Clinica italiana, di grande nome, alcuni pazienti sostengono che venne corrotto, che intascò 100 milioni, come reagirebbe? Si metta nei panni del papà di Vautrot. E poi, scusi, chi ha scritto che i faccendieri orbitavano solo attorno a una società?