Ignoro se e cosa ci sia sotto. Mi basta, per ora, quello che c’è sopra. Nello stesso giorno in cui, ora sono vent’anni (31 maggio 1998-31 maggio 2018), Sasha Danilovic rovesciava la Fortitudo con un canestro da quattro punti e spalancava i supplementari allo scudetto della Virtus, Zinedine Zidane ha lasciato il Real Madrid. Era subentrato a Rafa Benitez il 4 gennaio 2016, lo abbandona dopo aver raccolto la bellezza di nove titoli, fra i quali tre Champions consecutive.
Zizou ha 45 anni. Vice di Carletto Ancelotti, era stato, in campo, il totem della Juventus, della Francia e dello stesso Real. Non esce dal calcio, esce dalla Casa Blanca, e lo fa con la fierezza umile di colui che non intende più sfidare il destino. Sa troppo di sport e di vita, Zidane, per fingere che sia stata la sua scienza – o meglio: «solo» la sua scienza – a riportare il Real ai fasti degli anni Cinquanta. Certo, ci ha messo del suo: bene o male, Cristiano Ronaldo veniva sostituito, e Gareth Bale escluso, da un fuoriclasse che, con una straordinaria acrobazia, aveva deciso la finale di Glasgow e con tre colpi di testa addirittura due Mondiali (la doppietta al Brasile nel 1998, la zuccata a Marco Materazzi nel 2006).
Il taglio di Zizou è stato così netto e improvviso da emozionarmi. Non è facile convivere con Florentino Perez, anche se era stato il presidente in persona a sceglierlo. Proprio questo, però, gli conferiva una sorta di «ius primae noctis» su tutte le vittorie. Se Zidane da allenatore è stato fortunato – per episodi, aiutini, eccetera – Perez lo è storicamente ancora di più. Fin dalla mano di poker vinta al tavolo di Benitez.
E allora, meglio il brivido di un atterraggio d’emergenza che le turbolenze di un altro volo. Only you, Zizou.
Allora spiegami tu cosa c’entri un mister che dice “chi vuole divertirsi vada al circo” con una società i cui tifosi fischiano degli allenatori vincenti perché fanno giocare di merda la squadra.
Bravo Franzo’, ragiona con la tua testa.
Però nel calcio può succedere di tutto. Ci mancherebbe.
Ok, fatto. Il Southampton e De Laurentiis possono averne rifiutati quanti ve ne pare, non fa di loro dei geni, rimangono dei pirla chi paga 85 milioni per Van Dijk e 55 milioni per Jorginho. Come sono andato?
La filosofia del Real é quella di vincere dando sempre spettacolo, importante quasi quanto la vittoria. Parliamo di un ambiente i cui tifosi fischiano Mou e Capello due secondi dopo che hanno vinto la liga. Mi pare difficile da capire come una società che ha questa filosofia possa cercare un tecnico per il quale lo spettacolo é abbondantemente marginale rispetto al risultato.
Perbacco a questo non avevo pensato, ragionare con la mia testa. Aspetta un attimo, ci ragiono con la mia testa.
Ah ho capito, è che tendo sempre a dimenticare gli spifferi giornalistici. Avete presente? Quelli che se spifferano che il Real cerca Allegri è spazzatura, ma se lo spiffero dice che De Laurentiis ha rifiutato 30 milioni per Jorginho e se ne prende 55 è un genio. Questi spifferi, non sai mai come coprirti.
Scritto da Sandro il 10 giugno 2018 alle ore 22:32
Beh potresti iniziare a ragionare con la tua testa così magari riesci a capire quali sono le voci giornalistiche che possono aver senso e quelle no.
Oppure continua con i copia incolla scopiazzati qual è la.
Si,forse e’meglio.
Sandro,a quest’eta’ credi ancora al diavolo!Non si governa proni all’Europa!
Il Southampton poteva anche averne rifiutati 70, il pirla è sempre chi paga 85 milioni per Van Dijk e 55 per Jorginho.
https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/06/10/governo-conte-scarsa-autonomia-rispetto-a-salvini-e-di-maio-sono-io-che-indirizzo-la-politica-dellesecutivo/4416431/amp/
Fatevi due risate va.