E’ stata, per dirla con il dottor Pangloss, la migliore delle Juventus possibili. E un Cagliari strano, spaventatissimo, nonostante la classifica, il fattore campo e le altrui assenze gli permettessero una trama più coraggiosa, più spensierata.
Non ricordo, nell’isola, una vittoria così rotonda e così placida: ululati a parte (sic transit becerume mundi). Un gol per tempo, di Bonucci su corner e di Kean su assist di Bentancur, e tanti saluti all’infermeria strapiena, ad Allegri genio e Allegri telodoio, ai dubbi che aleggiavano dopo il primo tempo con l’Empoli.
La rosa decimata ha ristretto le scelte del mister, e spesso l’emergenza aguzza l’ingegno, l’impegno. In panchina e in campo. Nulla di memorabile, ma tutti sul pezzo, un possesso all’altezza, un Pjanic che a quei ritmi sembrava Deyna, una squadra padrona e l’altra schiava. Sia chiaro: una Juventus che concede all’Atletico la miseria di un colpo di testa di Morata, può tranquillamente lasciare ancora meno briciole a un Barella confuso, a Pavoletti e Joao Pedro prigionieri.
Maran ci ha capito poco, e poco ha potuto: anche con i cambi. Ribadito che mi aspettavo un altro Cagliari, passiamo a Kean. Mi ero schierato per una «titolarizzazione» fissa. Sono queste, le partite che aiutano a crescere: notti di sofferenza, di munizioni scarse (e comunque: un gol, il quarto, e due «quasi») e di atteggiamenti che vanno limati: la simulazione, l’esultanza sotto il covo dei tifosi avversari.
Il Cagliari l’aveva messa sul fisico, la Juventus sul palleggio. L’infortunio muscolare di Caceres si aggiunge a una lista già chilometrica. L’ha «rimpiazzato» un Emre Can sempre più a suo agio nel doppio ruolo di stopper e mediano. E Bernardeschi? I grandi giocatori cominciano dall’ultimo passaggio: e lui lo sa.
Buonasera gentile De Pasquale . Sono la sua bad variation. Complimenti per la pazienza.
Scritto da 3 il 4 aprile 2019 alle ore 19:29
Buon pomeriggio.
Purtrippo c’e’ gente che si trascina seri problemi mentali gia’ dai tempi del sassolino, lui si, cambiando un paio di Nick.
Il fallimento palese delle politiche contro il disagio sociale.
Gentile Dindondan, scherzavo come scherzava lei… “Dove non sempre vince il migliore”: certo. Oppure: “dove non sempre vince il più bello”. Lei cita la rimonta dei tedeschi contro la Grande Ungheria di Puskas a Berna nel 1954. Concordo. Riassumeva i due concetti: migliore e più bella. Nel girone eliminatorio era finita 8-3 per i magiari. Liebrich lavorò la caviglia di Puskas, che volle comunque esserci nella “bella”. Poi saltarono fuori le tracce dell’epatite teutonica.
X Beck – Muntari non c’entra niente anche perché quel giorno anche la Juventus ha avuto qualche episodio di cui lamentarsi. La mia era una battuta per parlare del gioco del calcio dove il risultato non è mai scontato e dove non sempre vince il migliore. Per me la vittoria più incomprensibile (o meglio più imprevista) è stata quella della Germania Ovest contro l’Ungheria ai mondiali in Svizzera. Solo dopo si è saputo qualcosa. Un po’ come i successi di HH.
Gentile Dindondan, non crede che dopo il gol di Muntari fosse un po’ in credito, se è a “lui” che si riferisce?
nel senso “c’è solo lui” (oggi è una giornataccia con la lingua italiana). Può essere che certe fortune capitano solo a lui?
Gentile Dindondan: in che senso, scusi, “ce solo “lui”?
X il Beck – Ma secondo lei ce solo “lui”?
Chiedo scusa, ho usato l’avverbio immemorabile in modo improprio. Volevo dire memorabile.
Gentile Dindondan, non scrivete che di “lui” e me lo chiede?
Caro Beck, molto bello parlare di chi, pur giocando in modo immemorabile, ha vinto poco o niente. A quando parleremo di chi, invece, giocando in modo inguardabile o quasi, ha vinto molto se non troppo?