Alla fine della giostra – possesso o non possesso, contropiede o non contropiede, capelliani o contigiani – tante coccole alla Dea e un cero, l’ennesimo, a quel santo di Handanovic. Il rigore parato a Muriel proprio agli sgoccioli, dopo che, nel primo tempo, Rocchi, e il Var Irrati ne avevano negato uno a Toloi che avrebbe comportato persino il rosso di Martinez, è stato l’ultimo botto di un’ordalia aspra, splendidamente british nella trama e nei cozzi. Con l’Inter padrona dell’avvio, subito in gol (rasoiata di Lau-Toro su tocco di Lukaku) e vicino al raddoppio; e con l’Atalanta padrona di quasi tutto il resto. Non che tirassero molto, il Papu e la «nonna» (Ilicic), ma erano ovunque.
L’Inter è stata in partita finché Lukaku ha permesso che ogni palla lunga fosse uno schema e Lau-Toro ha lottato come un ossesso. La staffetta tra Zapata (ancora in rodaggio) e Malinovskyi (gran palo) ha contribuito a intensificare l’assedio. Non che le occasioni crepitassero come pallottole, tutt’altro, ma il pari di Gosens (in anticipo secco, da rapinatore puro, su Candreva) sembrò lì per lì un atto di giustizia. In campo, da un pezzo, c’era solo l’Atalanta. E senza Samir, la spallata di Bastoni a Malinovskyi, miccia del penalty, avrebbe dato fuoco alla classifica, non solo al risultato.
E’ un fatto che il gioco di Conte rende più in trasferta che in casa, come documentano, Atalanta a parte, la sconfitta con la Juventus e i pareggi con Parma e Roma. A San Siro, il popolo gradisce che si occupi il centro del ring. E se di fronte hai un «dentista» come Gasp, uno dei rari allenatori che fabbricano squadre, conquistarlo diventa un’impresa.
Due parole, in chiusura, sulla decima della Lazio. Il Napoli stava conducendo ai punti quando Ospina – dopo Di Lorenzo, Meret e Manolas – ha spalancato la porta a Immobile. Tu chiamali, se vuoi, episodi.
Gentile Lex, certo. La mentalità . Pure io ho il mio podio degli allenatori, e Gasp lo occupa fin dai tempi del Genoa, ma poi vanno in campo i giocatori.
Gentile Riccardo Ric, la sudditanza psicologica è sempre esistita e sempre esisterà , Var o non Var. Lo sa bene, anche se fa finta di non saperlo…
Beck conteranno pure il giusto gli allenatori (per voi “giocatoristi”…) ma poi sono loro che trasmettono la mentalità alla squadra…..C’è chi preferisce gestire e chi no (o comunque solo in determinate situazioni).
Noto con favore che l virulenza delle polemiche per gli errori arbitrali è sparita. Nessuno parla di campionato falsato. Chissà perché.
Stasera a Roma è difficile da interpretare, può essere partita spettacolare da 1X2.
Sarebbe stato meglio per noi che Muriel avesse segnato il rigore ma forse il risultato di ieri è giusto così.
Gentile Lex, buon giorno. Prima o poi doveva succedere, è successo: la Premier mi annoia più della Serie A. Scherzi a parte, grande Liverpool: sul serio. E quanto ai record, preferisco le medaglie. E a proposito di 3-4-3: non dia retta ai luoghi comuni, conta il modo in cui riempi il modulo, non il modulo in sé. Ferme restando le differenze – tecniche, più o oltre che tattiche – fra tornei domestici ed Europa. Gli allenatori possano arrivare fino a un certo punto, Gasperini con il Genoa e a Bergamo, è andato molto più in là (di questo “certo punto”), ma poi in campo vanno i giocatori. E così può succedere che, Rocchi e Var a parte, tra Juventus e Inter l’Atalanta faccia un punto, uno solo, sui sei strameritati. Anche (e soprattutto) perché Barrow e Muriel sbagliano rigori cruciali. (Tornando a ieri sera: è mancato il “vero” Zapata, a Gasp. Senza il “vero” Zapata tirano poco. Fu così anche la scorsa stagione, 0-0, con Spalletti. Il colombiano era squalificato. Pochissimi tiri).
L’Atalanta, pur non dando prova massima di forza ieri sera (Si è fatta sorprendere dal primo tempo sprint dell’inda), si conferma squadra seria e difficile e non da questo campionato ormai. Non è più un caso, quando tornerà a pieno regime Zapata sarà probabilmente un avversario in più oltre l’incredibile Lazio degli ultimi minuti decisivi (ieri però altro regalo della macchietta Kabul). Noi siamo riusciti a battere la Dea in casa loro dopo un primo tempo fortunatamente indenne e giocando male, questo è indicativo.
Ad Andonio gli pigliano sicuro un centrocampista o forse due e un attaccante di scorta in questo mercato, per una decina di milioni di ingaggio a un ex scommettitore gobbo ladro sentono che devono vincere lo scudo.
Handanovic è una delle pochissime non-pippe sfornate dai Pozzos……infatti Marotta se l’è trovato all’Inter, altrimenti non l’avrebbe mai comprato. Ce li ricordiamo bene i suoi mirabolanti oboli all’Udinese….
Gentile Fabrizio, buon giorno. Scusi per il ritardo. Non bisogna essere contenti per niente. “Santo” per restare alla metafora della Dea, che in quale modo richiama la religione. Per carità frase fatta, rifatta e strafatta. “Santo”, se mai, per averci messo l’ennesima pezza (come, per esempio, nel primo tempo con la Lazio), punto. Le dirò di più, gentile Fabrizio: un paziente mi chiese chi avrei visto come dopo Buffon: con tutto il rispetto per Szczesny, gli risposi Handanovic. Mi è sempre piaciuto. Parla poco, para “abbastanza”. Certo, nemmeno lui è perfetto – penso a un 4-1 della Fiorentina a San Siro, alla papera sul tiro di Morata – ma dal momento che (perfetto) non lo è nessuno, lo preferisco ancora a tanti.
Qualcuno sa come sia stato trattato, dall’immonda stampa italica, il CLA MO RO SO rigore non dato ieri sera alla Dea?
Rigore e rosso a Lautaro, per l’esattezza.
No perchè questo è l’equivalente “rigoresco” del gol di Muntari, con l’aggravante che qui c’è il VAR che avrebbe dovuto sanzionarlo invece di voltarsi dall’altra parte.