Pazienti, chiedo scusa se in questi giorni non mi sono fatto «vivo» ma, come avevo scritto in risposta al gentile Fulvio, ho preferito lasciare spazio ai virologi da tastiera, io che pocologo sono.
Teniamo duro! Tralasciamo, mai come adesso, i campanili, le fedi e le fedine, i rancori e i bruciori, atalantini, fiorentini, granata, interisti, juventini, laziali, milanisti, napoletani, romanisti eccetera: in medio sta virus (e spesso anche in «media»). Resistiamo, reagiamo.
E mi sia permesso, per una volta, di adeguare un passo del Sommo Poeta ai tempi dell’epidemia, del pandemonio, dei tamponi, delle sliding doors (mai titolo di film risultò più profetico…):
«Considerate la vostra semenza:
fatti non fummo a viver come bruti,
ma per seguir virtute ed emergenza».
Certo come no,sono morti per un colpo di freddo….
Alex ho sentito ieri sera il virologo del San Martino di Genova, dire che non tutti i pazienti che sono morti e avevano il coronavirus sono di fatto morti per il coronavirus. Questo nello specifico. In generale pure lui sostiene che si è fatta una corsa al bollettino di guerra. E pure lui ci lavora nella struttura.
Massimo proprio non ti rassegni eh?eppure almeno le interviste di chi lavora a contatto con il problema sono abbastanza chiare no?o magari quesro infermiere cerca anche lui la notorietà o di fare qualche soldo??
Alex la verità sta sempre nel mezzo.
https://www.panorama.it/news/salute/coronavirus-tasso-mortalita-eta
Nessuno dice che è un’influenza. È più aggressiva in quanto a contagiosità, e pure nei sintomi in certi pazienti. Ma il punto è che NON è una condanna a morte per chi la contrae. E non capisco come si faccia a non ammettere che si è fatto del terrorismo mediatico su questo virus.
Agnelli se ne strafotte dell’ajax che va in semi e l’anno dopo passa dai preliminari.
Lui vuole che le squadre ricche che provengono da leghe ricche abbiano il posto a tavola assicurato così tutti fatturano di più.nei suoi discorsi non c’è l’ombra di meritocrazia solo soluzioni per non ritrovarsi con una perdita di 50 pippi per un motivo o per l’altro.
Chiaro che si sta sempre piu’a dando in quella direzione ma e’una direzione che DEVE fare schifo a chiunque ami il calcio.
Stiamo parlando di una direzione che vuole ampliare il numero delle partite in modo da creare sempre piu’quantita e di conseguenza meno qualità.
Vincere e’l’unica cosa che conta è il motto di chi con il calcio vuole fare soldi.
Il fine ultimo di chi spende soldi per guardarlo e’quello di divertirsi ed emozionarsi.ergo per me vale il lodo lucx:cleague ad eliminazione diretta con partecipanti solo i campioni delle campionati.
Mondiale a 16 squadre europee a 16 squadre e qualificazioni ad eliminazione diretta da giocarsi in un mese a giugno.
“Se riapriamo tutti i luoghi di aggregazione a breve sarà un disastro. Sono per il modello Wuhan, con degli adattamenti”. Chiusura fino a Pasqua, poi si vedrà. Credo che anche i possibilisti siano stati travolti dall’evoluzione dell’ultima settimana
Dedicato a quelli che “e’poco piu’di un’influenza stagionale ed aggredisce solo le persone anziane”.
Oggi Il Fatto apre con questa mia intervista a un medico dell’ospedale di Crema che racconta molte cose interessanti, dall’aggressività di questo virus nel pazienti giovani (loro hanno anestetista e infermiera in terapia intensiva) al come, secondo lui, la politica abbia deciso di creare una cintura di protezione intorno a Milano per trasformare alcune città come Crema in lazzaretti.
Leggetela, forse non è rassicurante, ma è preziosa.
“Ieri ho lavorato dalle 7 del mattino all’una e mezzo di notte. Oggi sono riuscito a vedere qualche ora la mia famiglia”.
Attilio Galmozzi, medico presso l’ospedale di Crema (ospedale che l’assessore regionale Gallera ha definito “centro specializzato per il Coronavirus), è piuttosto scettico riguardo le scelte della Regione Lombardia. “Non capisco come questo possa essere un ospedale specializzato quando abbiamo sette posti in terapia intensiva più un ottavo d’emergenza. Abbiamo sei macchine per la ventilazione non invasiva. Soprattutto, in questo ospedale non c’è un infettivologo, l’ultimo se ne è andato due anni fa”.
E allora come mai la Regione ha scelto l’ospedale di Crema?
Guardi io e i miei colleghi l’avevamo capito da un pezzo che sarebbe finita così, che eravamo i predestinati, soprattutto quando hanno chiuso l’accesso alle ambulanze a Cremona e Lodi e i pazienti con problemi respiratori arrivavano tutti qui”.
Una scelta precisa, dunque?
Noi saremo il grande lazzaretto. E infatti abbiamo già un anestesista di 51 anni ventilato in rianimazione e un’infermiera del pronto soccorso, una delle nostre colonne, anche lei giovane, ha soli 44 anni, intubata.
Quindi avete pazienti giovani.
Assolutamente sì. Stiamo vedendo quadri clinici che io avevo visto solo nei libri di testo, forse nelle foto dei sintomi da Sars. Per il paziente diabetico, cardiopatico, bronchitico cronico, magari molto anziano se arriva addosso un virus così è chiaro che è il massimo della sfiga. Ma ci sono giovani in ottima salute che si ritrovano con problemi respiratori serissimi non gestibili a domicilio. E qui tornala questione iniziale: se arriva un paziente complicato e io non ho un ventilatore che faccio?
Perché proprio Crema sarà il grande lazzaretto, come dice lei?
L’impressione è che stiano creando una cintura intorno a Milano per proteggere la città che è il cuore economico e politico della regione, si sono detti “tanto lì il territorio è già contaminato”. Ma non si illudano che il virus non arriverà ovunque. Le attività economiche, le scuole riapriranno e da Crema la gente tornerà a Milano, ci migliaia di pendolari. C’è un problema globale e stanno pensando di risolverlo con un isolamento locale in una città di 35 000 abitanti, con un ospedale che ha 380 posti letto e non riuscirà a reggere. Io abito tra Crema e Lodi, sentiamo un andirivieni di ambulanze che ormai mio figlio mi dice “Senti papà, un’altra!”.
Quanti sono i medici lì?
Col primario siamo 13. In questo momento abbiamo 98 persone al pronto soccorso. Al San Raffaele di Milano sa quante ce ne sono ora? 47.
Altri problemi?
Oggi dopo aver passato giorno a fare tamponi nell’area infetta, mi hanno messo all’unità di osservazione breve intensiva. Mi sono ritrovato con pazienti col coronavirus ma magari malati anche di Alzheimer non accompagnati da nessuno perché la moglie è a casa malata, senza figli, senza documenti… è una situazione difficile da gestire su più fronti.
Lei come sta?
Io ho avuto la febbre per due notti 3 o 4 settimane fa, ora sto bene e quindi non ho fatto il tampone, come da ordinanza.
Le mascherine e il materiale per proteggervi li avete?
Sì, abbiamo subito perfino dei furti, nel caos di venerdì sono spariti un paio di scatoloni di mascherine col filtro e chirurgiche. Abbiamo delle divise di ricambio, la lavanderia lavora 24 ore su 24, ormai metto anche le divise XS da donna, tanto sono magro.
Cosa sarebbe servito secondo lei per evitare questo caos negli ospedali?
Serviva una centrale operativa regionale che fin da subito agisse. Consideri che qui il primo paziente con problemi respiratori è arrivato il 17, in un momento ben ben lontano dal panico dei giorni dopo. Il tampone (positivo) l’ha fatto successivamente infatti.
Come va il morale del personale?
Sabato pomeriggio il nostro primario che è lì giorno e notte, fa i miracoli, a un certo punto nella tensione, mentre si decideva chi avrebbe fatto cosa, è scoppiato a piangere come un bambino. Gli abbiamo detto non crollare, “se crolli tu crolla il sistema”. Sente il peso della responsabilità, come non capirlo.
Avete tutti una grande responsabilità.
Siamo una grande squadra, formata soprattutto da donne. Tra di noi si stanno saldando anche rapporti che prima magari erano non facili. Speriamo solo di non ammalarci, sono in corso sette tamponi, e moltissimi tra il personale amministrativo.
Il caso più serio tra i pazienti?
Un uomo di 57 anni che è entrato qui brillantissimo. Uno sportivo, persona distinta, che hanno intubato ieri, c’è stata un’evoluzione rapida del virus. Sembra uno scherzo, ma in compenso un signore di 98 anni con una tac che fa paura, non richiede neppure l’ossigenoterapia, i suoi parametri vitali sono normali. Cammina con le sue ciabattine, vuole tornare a casa dalla moglie. E’ una malattia imprevedibile.
Previsioni?
Se riapriamo tutti i luoghi di aggregazione a breve sarà un disastro. Sono per il modello Wuhan, con degli adattamenti.
All’ospedale di Crema le polmoniti sospette quando sono iniziate?
La polmonite in queste zone gira già da dicembre /gennaio. Quest’anno c’è stato un picco di polmoniti nei giovani, a gennaio ho visto un giovane trasportatore di una società che gestisce il trasporto pubblico con una polmonite bilaterale, ovvio che col senno di poi penso che potesse essere Coronavirus. Chissà quanti ne abbiamo mandati a casa con una pacca sulla spalla dicendo: hai un’influenza mettiti a letto, bevi e riposati.
Quindi queste polmoniti da Coronavirus nei giovani sono molto aggressive.
Noi solitamente la polmonite così la vedevamo in pazienti selezionati, nel paziente molto anziano, in chi soffre di bronchite cronica, nel paziente oncologico che fa chemioterapia e ha un sistema immunitario compromesso. Ora addirittura distinguiamo la polmonite interstiziale con la radiografia standard, che di solito trova quel tipo di polmonite con molta fatica. La tac del torace è più accurata, ma già dalla radiografia vediamo dei quadri così chiari che potremmo anche non farla. Ci troviamo davanti a queste radiografie con addensamenti e il classico quadro di rinforzo interstiziale di fronte alle quali anche i radiologi di 50 anni sono perplessi.
Sul fatto che non sia una semplice influenza ha ragione il professor Burioni quindi?
Senta, sono dieci anni che sono in pronto soccorso e io di complicanze da influenza stagionale così non ne ho mai viste. Mi spiace, ma chi dice che questa è una normale influenza dice palle.
(dalla giornata di ieri, dunque 24 ore dopo aver realizzato questa intervista, ai medici degli ospedali destinati a gestire l’emergenza Coronavirus è stato chiesto di non rilasciare dichiarazioni)
Che poi è un concetto/quesito/riflessione che può riguardare la stessa Atalanta. Ipotesi: arriva in semifinale champions e quinta in Italia. Può capitare benissimo. Come concetto di merito, di meritocrazia, giusto che si tenga conto che sarebbe tra le PRIME 4 in Europa, invece di escluderla dalla prossima champions? Fino ad oggi l’accesso alle competizioni europee e’ dipeso esclusivamente dal piazzamento nella lega nazionale, a nulla rilevando il percorso nella competizione europea stessa. Forse è il caso di intodurre un sistema misto. Questa e’ la riflessione di AA. Non mi sembra così peregrina. Poi, claro, sbaglia esempio, tocca l’intoccabile, ciao a qualsiasi dibattito. Beh oddio magari in un eccellente spazio si, ma vallo a trovare….