Pazienti, chiedo scusa se in questi giorni non mi sono fatto «vivo» ma, come avevo scritto in risposta al gentile Fulvio, ho preferito lasciare spazio ai virologi da tastiera, io che pocologo sono.
Teniamo duro! Tralasciamo, mai come adesso, i campanili, le fedi e le fedine, i rancori e i bruciori, atalantini, fiorentini, granata, interisti, juventini, laziali, milanisti, napoletani, romanisti eccetera: in medio sta virus (e spesso anche in «media»). Resistiamo, reagiamo.
E mi sia permesso, per una volta, di adeguare un passo del Sommo Poeta ai tempi dell’epidemia, del pandemonio, dei tamponi, delle sliding doors (mai titolo di film risultò più profetico…):
«Considerate la vostra semenza:
fatti non fummo a viver come bruti,
ma per seguir virtute ed emergenza».
Gentile Polimarco, buon giorno a lei. Grazie per la visita. Abbia fede. O tutti a porte aperte o tutti a porte chiuse o tutti fermi.. C’è chi lavora anche per la Viola. Poi, sul campo o a tavolino, sarà la storia – come sempre – a dire la penultima parola. Un caro saluto a Lei e alla sua splendida città, che nel cuore sempre mi sta.
Ossignore, ci mancava un viola. ” Per carità d’accordo con lei Beck, nessuna polemica, per il campionato è Jtaliano”. Solite false merde viole.
Roberto buongiorno
Ogni tanto passo a trovarla, anche se sono pieno d’impegni, soprattutto in questi tempi sono molto richiesto, vado via come “le mascherine”.In questo marasma i tifosi delle altre altre squadre (fuori che una) si rivolgono tutti a me, vogliono capire come mai se ognuno tira l’acqua al proprio mulino, il mulino che gira pieno d’acqua è sempre lo stesso.Io gli sto spiegando che il “cencio” visto contro il Lione ha tirato fuori onnipotenze e onnipotenti.Sono d’accordo con lei, lasciamo stare il tifo, il momento lo richiede, le chiedo solo di avvertire la mia Viola che a Udine non si gioca.Anche se sono “vaccinato” Il calcio (J)taliano mi ha lasciato per l’ennesima volta con l’amaro in bocca(non c’è mai limite al peggio), ho dovuto rivolgermi a “lui”, andando a vedere il discorso che ha fatto in onore di Kobe, ora sto meglio.Nella speranza che quando tutto sarà finito qualcuno non avrà inteso la parola “quarantena”come quaranta sul campo, la saluto e le auguro una buona giornata.
Non so se già era stata letta o postata. E’ la lettera scritta da un Preside di un Liceo milanese. Personalmente l’ho trovata splendida. Il problema è che accanto a tale splendore poi noto tanto dilettantismo in chi dovrebbe tenere la barra dritta, ( Governo e governi delle Regioni) nel migliore dei così, fino ad arrivare allo sciacallaggio opportunistico politico, anche nelle sedi calcistiche.
“La peste che il tribunale della sanità aveva temuto che potesse entrar con le bande alemanne nel milanese, c’era entrata davvero, come è noto; ed è noto parimente che non si fermò qui, ma invase e spopolò una buona parte d’Italia…..
Le parole appena citate sono quelle che aprono il capitolo 31 dei Promessi sposi, capitolo che insieme al successivo è interamente dedicato all’epidemia di peste che si abbatté su Milano nel 1630. Si tratta di un testo illuminante e di straordinaria modernità che vi consiglio di leggere con attenzione, specie in questi giorni così confusi. Dentro quelle pagine c’è già tutto, la certezza della pericolosità degli stranieri, lo scontro violento tra le autorità, la ricerca spasmodica del cosiddetto paziente zero, il disprezzo per gli esperti, la caccia agli untori, le voci incontrollate, i rimedi più assurdi, la razzia dei beni di prima necessità, l’emergenza sanitaria…. In quelle pagine vi imbatterete fra l’altro in nomi che sicuramente conoscete frequentando le strade intorno al nostro Liceo che, non dimentichiamolo, sorge al centro di quello che era il lazzaretto di Milano: Ludovico Settala, Alessandro Tadino, Felice Casati per citarne alcuni. Insomma più che dal romanzo del Manzoni quelle parole sembrano sbucate fuori dalle pagine di un giornale di oggi.
Cari ragazzi, niente di nuovo sotto il sole, mi verrebbe da dire, eppure la scuola chiusa mi impone di parlare. La nostra è una di quelle istituzioni che con i suoi ritmi ed i suoi riti segna lo scorrere del tempo e l’ordinato svolgersi del vivere civile, non a caso la chiusura forzata delle scuole è qualcosa cui le autorità ricorrono in casi rari e veramente eccezionali. Non sta a me valutare l’opportunità del provvedimento, non sono un esperto né fingo di esserlo, rispetto e mi fido delle autorità e ne osservo scrupolosamente le indicazioni, quello che voglio però dirvi è di mantenere il sangue freddo, di non lasciarvi trascinare dal delirio collettivo, di continuare – con le dovute precauzioni – a fare una vita normale. Approfittate di queste giornate per fare delle passeggiate, per leggere un buon libro, non c’è alcun motivo – se state bene – di restare chiusi in casa. Non c’è alcun motivo per prendere d’assalto i supermercati e le farmacie, le mascherine lasciatele a chi è malato, servono solo a loro. La velocità con cui una malattia può spostarsi da un capo all’altro del mondo è figlia del nostro tempo, non esistono muri che le possano fermare, secoli fa si spostavano ugualmente, solo un po’ più lentamente.
Uno dei rischi più grandi in vicende del genere, ce lo insegnano Manzoni e forse ancor più Boccaccio, è l’avvelenamento della vita sociale, dei rapporti umani, l’imbarbarimento del vivere civile. L’istinto atavico quando ci si sente minacciati da un nemico invisibile è quello di vederlo ovunque, il pericolo è quello di guardare ad ogni nostro simile come ad una minaccia, come ad un potenziale aggressore. Rispetto alle epidemie del XIV e del XVII secolo noi abbiamo dalla nostra parte la medicina moderna, non è poco credetemi, i suoi progressi, le sue certezze, usiamo il pensiero razionale di cui è figlia per preservare il bene più prezioso che possediamo, il nostro tessuto sociale, la nostra umanità. Se non riusciremo a farlo la peste avrà vinto davvero.
Vi aspetto presto a scuola”.
Ma se la Lega propone millemila soluzioni e alternative e a te non ne va bene nemmeno una, una bella sconfitta a tavolino (o per lo meno sventolargliela sotto il naso per dirgli ” state rompendo i coglioni, occhio che la pazienza ha un limite!”) proprio no??? Che autorità è se non può imporsi su dei capricci di ritardati di questo tipo? Che è, ci si fa tenere in ostaggio a oltranza? Se non la vogliono giocare equivale a non presentarsi…ergo…
Aspettiamo tutti il lodo Marotta: dove giocare, quando giocare e come giocare
Che poi, non dicono sempre che lo stadium è una vasca da bagno? e che sarà mai? su, un poico di coraggio.
Tonio, tira fuori il carattere, il coraggio, e affronta il tuo passato. In fin dei conti, sei la Juventus.
Poi con ottantamila bestie ululanti a san siro la squadra in trasferta a ottobre mise i piedi in testa per novanta minuti alla cartonense. Cosa vuoi che sia farlo in uno stadiucolo del genere. Con una tifoseria fredda.
Dai.
E se lui decide di no, non si gioca punto. E’ antisportivo giocare nello stadio della juve coi loro tifosi. Meglio senza.
Mi dicono che stasera Marotta parlerà dalla balconata di San Pietro per aggiornare l’Italia sulla posizione dell’Inda rispetto ai posticipi.