Tutti cambiati e contenti

Roberto Beccantini20 giugno 2021Pubblicato in Per sport

Primi del gruppo, con nove punti, otto cambi e zero problemi. Negli ottavi, a Wembley, sarà Austria o Ucraina. Intanto, Italia uno Galles zero. E’ la trentesima partita utile consecutiva che porta Mancini al livello statistico di Pozzo, l’undicesima vittoria di fila, la tappa che alza a 1.055 minuti il muro d’imbattibilità difensiva. Qualcuno aveva parlato di biscotto, memore di antiche e rancorose pasticcerie, in Europa e oltre. Benissimo ha fatto, il ct, a svuotare la «tipo» e ruotare l’organico. All’Europeo del 1996, Sacchi lo fece troppo presto (già alla seconda) e ne pagò il fio. Al Mondiale del 1978, Bearzot non lo fece alla terza (già qualificato) e il destino gliela giurò. I cinque cambi liberano dai calcoli, dagli scrupoli. E così sia, allora.

Rientrava Verratti (6,5): penso che sia più un «dieci» che un «otto», con quel dribbling a girotondo e le gambine prensili. Procuratosi il fallo, ha battuto la punizione che poi Pessina (7), gran riserva, ha trasformato da predatore, lui che ha un faccino da chierichetto. A proposito dei ragazzi del Gasp che, lontano da Bergamo, soffrirebbero di saudade: Pessina, appunto, Gosens, Spinazzola, Kessié, persino Cristante; e se ne ho dimenticato qualcuno, mi «corriggerete».

Chiesa (6+) non è Berardi. Chiesa è uno scroscio, Berardi un temporale, più verticale il primo, anche orizzontale il secondo. Gente che sta facendo la cronaca, con la volontà e lo spirito di emulare chi fece la storia.

Se c’è la bussola del gioco, potranno magari scendere le provviste di caviale e champagne ma è difficile che ci si perda: vale per Bastoni (6), Belotti (6) e Bernardeschi (6), l’elemento che, più di tutti, ha moltiplicato le funzioni rimanendone prigioniero (gran palo su punizione a parte). I ritmi, lenti, hanno accompagnato la «terza», con il turnover del turnover, addirittura fra i portieri, a suggellare la sfida, la prima al caldo di Roma.

Il Galles di Ramsey (5) e Bale (5), artefici comunque degli unici guizzi, aveva i piedi in campo e le orecchie a Svizzera e Turchia. Ha perso all’Olimpico, ha «vinto» a Baku. E dal momento che al 55’ era rimasto in dieci per il rosso ad Ampadu (5), pedatona a Bernardeschi, un rosso molto italiano, può brindare a una qualificazione diretta che, con un altro calendario, chissà quale squadra avrebbe baciato.

La partita secca rovescia il mondo. I giocatori saranno ancora e sempre più importanti. Come gli episodi. Non è finita la ricreazione. E’ finita la movida «loca» dei gironi, d’ora in poi bisognerà essere più bravi, più maturi, più grandi. In tutti i sensi. Il passato conta, il futuro pesa.

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