Dopo le cinque «lattine» di Moenchengladbach, eravamo tutti morti. Dopo l’1-0 agli inglesi e il 2-0 di Budapest, tutti risorti. E’ il calcio, con i suoi recessi e i suoi eccessi. Mondiali col binocolo ma, a titolo di parziale consolazione, la fase finale della Nations League, questo torneo-mancia strappato niente meno che a Ungheria, Inghilterra e Germania.
La mano di Mancini, i guanti di Donnarumma. Sì, perchè l’ordalia della Puskas arena è stata anche un romanzo di portieri. Gulacsi, il peggiore. L’azzurro, il migliore. Il magiaro ha aperto con un quasi harakiri e poi è andato giù di frittata, con Nagy. Certo, il pressing di Gnonto. Come no, l’adrenalina di Raspadori: freddo nel non tirare subito, caldo nel dribbling e nello sparo. L’Italia era partita a petto in fuori, con l’attacco «piccolo»: scelta che imponeva triangoli, palla a terra, accompagnamento e avanzamento in branco.
Rossi, la cui gavetta insegna più di tante cattedre, rinunziava alla costruzione dal basso e invitava i suoi a correre in avanti. Ne usciva una trama che, per un tempo, non sfuggiva alla penna dei nostri. Alla ripresa, cominciava a esserci bisogno del Gigio. Prima e dopo il raddoppio, splendido, di Dimarco, su azione Barella-Cristante. Volava di qua e volava di là , Donnarumma: non proprio politically correct nelle uscite, ma fra i pali una trincea. A ruota Dimarco, Cristante e Di Lorenzo, con Bonucci a suo agio, perché ben coperto, anche nei periodi di catenaccio. Dal taccuino affiorerebbe, birichino,un rigore di Bastoni su quel ciccione di Adam, ma l’azzurro ha questo di bello, unisce destra e sinistra (satira politica).
Per la cronaca, Dimarco, terzino-fionda, ha firmato il 1.500° gol della Nazionale. I numeri nascondono sempre qualcosa. E la storia del calcio si perde nella notte dei tempi. Lo esportarono gli inglesi, fermi al Mondiale del ‘66. Loro, i maestri retrocessi.
Depasquale
Noi ce la ridiamo pensando a quelli che “ehh da quando é andato via Marotta non si vince più”, o agli altri che “ehh vedete il vero acquisto dell’inda é Marotta”. Invece la verità é che il buon Peppino Paperino queste cose le aveva già fatte da noi prima di farle da voi. Solo che da noi ci ha messo qualche anno, da voi molto meno. Unica nota di merito del buon Peppino: genuflettersi davanti a Conte col cappello in mano.
Simpatico notare il grappaiolo che si preoccupa di Skriniar quando loro hanno bruciato in vari anni piu’ di 1000 milioni in acquisti e contratti discutibili e hanno un buco di 250 milioni paragonabile solo al Frejus veneto.
Gia’ che si ripiana,compriamo sto divano
Skriniar mi sa che fa un buco da 50 milioni coi quali sto scemi portavano a casa Bremer milenkovic e restava anche qualche soldo per pagare il commendator Cazzaniga dell’omonima termoidraulica. 50 mil che il psg era incomprensibilmente pronto a pagare (adesso diciamo, meno).. Il confronto che ho letto con il caso Dybala non sta al.mondo. visto che nessuno aveva offerto un euro per paulino.
Bravissimo Beppe, juventino dentro.
goal di Vlaovic su :
assist di Kostic
velo di Di Maria
filtrante di Pogba
il tutto parte da un recupero di Rabiot
Vlahovic un si deve asgsgsita’ deve staccammo e migliorare iggesto tennico. Eppoi ai tiri liberi unvince comme’. Iccaccio gli è semplisce.
Ma quindi Bonucci, Kostic e Vlahovic, vedono per una settimana dei compagni con cui non giocano mai, e fanno un figurone con la nazionale mentre da noi sembrano pronti per la pensione anticipata?
Come sarà mai possibile?
Ciao De pasquallido, skriniar come sta?
Scritto da Giovanni il 27 settembre 2022 alle ore 10:36
Dopo i tre tenori arrivarono i tre smargiassi ,un veneto,un umbro e un salernitano a fare roboanti proclami prima dell’inizio.
Salvo poi ponersi comodi nella posizione piu’ a loro congeniale.
Son gusti.
Quasi, per caso
SONO NAPOLETANO E INTERISTA.
QUINDI, DETESTO LA JUVENTUS
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Antonio Conte e un’autocelebrazione che va oltre i suoi meriti: nessuna spallata, lo scorso anno la Juve è crollata sotto il peso dei suoi errori
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La Juventus ha chiuso l’ultimo campionato con 78 punti. Ha conquistato la qualificazione in Champions League al fotofinish, solo grazie al suicidio di un Napoli che in casa contro l’Hellas Verona ha gettato via l’obiettivo all’ultima curva.
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Fu quello sussulto importante in un campionato sciagurato: 78 punti sono stati per la Juventus risultato negativo come mai era accaduto negli anni dei nove Scudetti consecutivi. In quelle nove stagioni, il secondo peggior risultato erano stati gli 83 punti con Sarri, un anno prima. Quando il progetto era già in evidente declino a causa di troppe scelte sbagliate.
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Sarri dopo Allegri fu scelta azzardata, sbagliata a posteriori. Ma se punti le tue fiches sul gioco sarrista poi devi dargli fiducia, soprattutto tempo. Alla Juventus non è accaduto e un anno dopo ecco Andrea Pirlo. Al gioco offensivo, a idee propositive tutte da costruire, Pirlo aggiungeva il dettaglio non trascurabile dell’inesperienza. Più di Sarri, se ci punti poi devi dargli fiducia e tempo. Come Sarri, Pirlo è stato silurato dopo un anno. Un inedito per la Juventus: due allenatori cambiati in due stagioni dopo i due tecnici nei precedenti otto.
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Fin dove arrivano i meriti di Conte…
In questo quadro brevemente riassunto, va incorniciata l’autocelebrazione di
Antonio Conte nella sua intervista alla ‘Gazzetta dello Sport’.
Il manager del Tottenham è tornato sulla sua recente avventura in Italia, ha etichettato la vittoria con l’Inter come la più difficile della sua carriera e s’è preso meriti per un lavoro che Luciano Spalletti aveva ben impostato e che lui ha completato con la conquista dello Scudetto. L’ha fatto col suo lavoro, col suo carisma, con acquisti che ha voluto lui.
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In poco più di 12 mesi, sotto la sua gestione, l’Inter ha ingaggiato Lukaku, Hakimi, Eriksen, Vidal, Barella, Sensi, Sanchez, Moses e Young.
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In alcuni casi è stato lui a forzare la mano, in altri è stato addirittura determinante per il buon esito dell’operazione. Chapeau: insidiarsi in un progetto con garanzia di forti investimenti non è certo un demerito, anzi, è caratteristica degli allenatori bravi.
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Però l’Inter lo scorso anno ai nastri di partenza era la squadra più forte e ha vinto. Non era scontato, anzi, la squadra nerazzurra ha vissuto l’anno della sua consacrazione. Non un’impresa.
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…E quando va oltre
Perché però volersi prendere i meriti per la debacle della Juventus?
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Oltre a rimarcare indirettamente che il suo mancato ritorno a Torino resta un nervo scoperto, vuol dire tuffarsi in un mondo parallelo fatto di autocelebrazione e scarsa obiettività .
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“Se non ci fossimo stati noi a interrompere il ciclo juventino, la Juventus sarebbe ancora lì davanti”, ha detto.
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Un racconto che non tiene conto della classifica, di come è andata la stagione, di un campionato 2020/21 l’unica vera antagonista dei nerazzurri. Mai la Juventus.
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La verità è che i bianconeri si sono autosabotati, hanno compiuto il delitto perfetto con scelte prese e rinnegate. Che il ritorno ad Allegri è la chiara ammissione di colpa di Andrea Agnelli e che negli ultimi anni è stata la Juventus a infilarsi da sola in un vicolo cieco.
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Non l’Inter della merdaa dargli la spallata.
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domenica 21 novembre 2021 – di Raimondo De Magistris
https://www.tuttomercatoweb.com/editoriale/antonio-conte-e-un-autocelebrazione-che-va-oltre-i-suoi-meriti-nessuna-spallata-lo-scorso-anno-la-juve-e-crollata-sotto-il-peso-dei-suoi-errori-1611367
Goal di DV9 su assist di kostic. In nazionale è differente..
https://mobile.twitter.com/RidTheRock/status/1574845053515796483