Noblesse oblige, precedenza a Stamford Bridge. Le lavagne, anche quelle di Pioli, possono supplire fino a un certo punto, se ti presenti così incerottato. Specialmente in Champions. E allora: Chelsea-Milan 3-0. «Marcatissimo» in campo e al mercato, Leao ci ha provato, ma la differenza piano piano è venuta fuori. Il Chelsea di Potter, più verticale e meno «ansiogeno» della versione tucheliana, ha alternato il pressing a transizioni fulminanti. Dal taccuino emerge un dato singolare: ha tirato poco, il Milan. Pochissimo. Anche se un guizzo di Leao – e di chi, se no? – aveva spalancato la porta a De Ketelaere e Krunic. Sarebbe stato l’uno pari.
I blues hanno banchettato con Fofana, Aubameyang e James. Dalle fasce pioveva di tutto e, nel cuore della difesa, Koulibaly e Thiago Silva hanno imprigionato la barba di Giroud, l’ex di turno. Al contrario di Tomori, Kalulu e Ballo-Touré, in perenne balia degli eventi, «dimenticati» com’erano da Tonali e Bennacer. Tutti in due punti, gruppo incasinatissimo: può ancora succedere molto.
Allo Stadium, fra una squadra dal gioco modesto e un’altra di giocatori modesti, ha vinto la prima. Tre a uno. Gol di Rabiot, Vlahovic (che se ne è mangiati altri tre) e ancora Rabiot, il francese già ceduto al Manchester United e ripescato dalla mamma. In tutti, il sinistro di Di Maria: imbucata, esterno in contropiede, parabola su angolo. A 34 anni, il Fideo è un bandolero stanco ma geniale. Squalificato, salterà il Milan, per rispetto del quale Allegri aveva mescolato le carte, avvicendando Bonucci, Locatelli e Milik.
Lontano dalla «Raspody» del Napoli olandese, sino al 75’ o giù di lì la Juventus era in controllo: a suo modo, scodinzolando dietro al Fideo, il chirurgo che, operato il risultato, pensava di potersi fidare degli assistenti. Un’uscita sciagurata di Szczesny, poi provvidenziale in un paio di occasioni, rianimava la partita e spaventava Madama. Che dico spaventava: la terrorizzava, letteralmente. E dopo la volata di David, chissà cosa sarebbe successo se Rabiot non avesse inzuccato il tabellino. Molto, il Maccabi, fiaccato dai digiuni dello Yom Kippur, ha avuto dai cambi. Soprattutto da Atzili: tre pali. Immagino che, al ritorno, giocherà dall’inizio. L’1-1 di Benfica-Paris Saint Qatar cambia poco: serve, per qualificarsi, un’impresa ai confini del miracolo. La Juventus dovrà vincere sempre. In Israele, a Lisbona, con Messi a Torino. I «senza allenatore», nel frattempo, si coccolano la doppietta Bologna-Maccabi, in attesa che San Siro, sabato, sciolga i dubbi. Gli ultimi o i soliti?
O magari discutine con il fratello scemo di Cassano e il demente abruzzese…..ah ah ah ah ah ah ah ah
sarebbe una conversazione tipo “qualcuno volò sul nido del cuculo”quando jack tenta di insegnare il poker ai commensali……ah ah ah ah ah!!!
Non sei in grado di rifletterci e lo sai bene.
Le costanti umiliazioni saranno oggettive o soggettive? Saranno universalmente percepite o localmente percepite, sono un oggetto fisico o un concetto astratto? Ora ci rifletto……forse….
Intanto bella intervista a De Zerbi che spiega in poche parole il motivo per cui un allenatore percepisce lo stipendio senza rubarlo.
Vedere una squadra significa vedere il gioco.
Coglione datti al Ping pong che forse li riesci a capire cosa sta succedendo e magari inizi a frequentare un blog dove la tua inadeguatezza intellettiva e dialettica non ti obbliga a costanti umiliazioni.
Bologna con allenatore nuovo che ha fatto un allenamento e maccabi a digiuno ed i ratti sono prontamente usciti dalle fogne nelle quali erano spariti per sostenere il cialtrone a loro immagine e somiglianza.
I ratti scenderanno prontamente dal carro nel caso le cose andassero male nelle prox partite e si rimetteranno a tifare la Bari o Pescara.
I ratti sono come allegri.
E per una volta mi piacerebbe, stasera, oltre alla vittoria, ma sempre in subordine ad essa, vedere anche la prestazione. Non tanto quanto al giUoco, frega niente, ma quanto a personalità, consapevolezza dei propri mezzi, concentrazione per 90 minuti in tutti i componenti la squadra. Vedere una squadra
Lo so intervengo lo so…..
Povero Guitto La Qualunque, sei proprio messo male se non riesci a fare a meno di un posto (questo blog) che disprezzi: c’è del masochismo sotto. Per questo evito di insultarti; probabilmente ci godi e torni per questo.
Allegri non esprime un concetto, perché “il calcio è semplice” è un’affermazione retorica che non spiega niente, ergo evidentemente non sai nemmeno cosa vuol dire “concetto”.
Si pretende di spiegare che cosa è il calcio con un termine che richiede un’ulteriore spiegazione (e questo riporta all’espressione di Cruijff che è strutturata dialetticamente): che cosa è la semplicità è il punto su cui casca il Cialtrone che inizia a balbettare sciocchezza senza senso, mentre Cruijff liquida magistralmente il problema riconoscendo questo problema di definizione (ma giocare un calcio semplice è la cosa più DIFFICILE).
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Su questo tuo nuovo refrain da buffone, “universalmente percepito”, senza girarci troppo intorno:
la semplicità NON è un oggetto fisico, dunque non è un oggetto fisico della percezione, ma è una qualità che la mente (o l’anima) può attribuire a un oggetto fisico.
Catapultare una riflessione puramente teorica (metafisica) nel mondo fisico della percezione è da idioti o incompetenti, scegli tu: è chiaro che se esco da casa per andare a lavoro, anche se non percepisco la mia casa, questa non smette di esistere.
L’oggetto della percezione ha una sua intrinseca autonomia rispetto alla mente. Ma le qualità che possiamo attribuire a un oggetto, come per esempio il gusto o l’odore, NON SONO SITUATE nell’oggetto, ma nella sensibilità di chi percepisce: a me disgusta la merda, ma a te potrebbe anche piacere, così come piace ai coprofagi e agli scarabei stercorari.
Dunque, la percezione di alcune QUALITà come la semplicità DIPENDE dalla percezione e dalla prospettiva del singolo.
Non so se sono stato abbastanza chiaro, ma nel dubbio ribadisco: l’ESISTENZA di un oggetto FISICO qui non c’entra una beata minchia con la PERCEZIONE.
La sfericità della Terra è una QUALITà PRIMARIA INTRINSECA dell’oggetto fisico in questione che PRESCINDE dai sensi della percezione, mentre la sua colorazione è una QUALITà SECONDARIA che DIPENDE dai sensi della percezione.
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Naturalmente, aver studiato il dibattito della “Rivoluzione scientifica” aiuterebbe a capire meglio la questione. Ma mi rendo conto che per chi sovrastima un personaggio come il Cialtrone, la cultura non abbia alcun valore.
Continua pure a scrivere cazzate Guitto, ché mi offri sempre spunti di riflessione e mi aiuti a tener viva la memoria di quello che ho studiato.
Scritto da Riccardo Ric il 8 ottobre 2022 alle ore 09:32
stasera , martedi e sabato, Milan Maccabi Toro, se non fai tre vittorie, si cadra’ nell’anonimato piu’ assoluto