Era impossibile, anche se molti fingevano di non saperlo. Lisbona è stata la sentenza, non il processo. Le prove, tutte contro, erano già state vagliate all’andata e ad Haifa, il giorno della resa più umiliante. Frustrata e frustata, la Juventus esce, così, nella fase a gironi di Champions. Ad Allegri non era mai successo. A Madama non capitava dalla neve di Istanbul, dicembre 2013, 1-0 per il Galatasary del Mancio, gol di Sneijder, ex interista, per nemesi, come Joao Mario. Era la Juventus di Conte.
Non inganni lo scarto, medicato nel finale, quando Allegri, per salvare la faccia, non poteva che mandare l’asilo allo sbaraglio. Scritto che nemmeno l’Europa League è sicura, la partita del «da Luz» è stata poco meno che un volo radente delle Aquile, imbattute da inizio stagione e (stra)meritatamente qualificate. Non è nella città di Pessoa e di Eusebio, di «Sostiene Pereira» e del fado, che un Allegri «vecchio» e spremuto si è arreso. Gli mancavano un sacco di titolari, e questo va detto. Se mai, ha cannato a preferire Kean a Milik, visto il tipo di partita. Ma sarebbe sbagliato, profondamente sbagliato, aggrapparsi ai singoli e ai singoli episodi. Certo, i «titolarissimi» sarebbero serviti e come, ma è con il Maccabi che la formazione schierata non poteva sciogliersi in quel modo. Un modo ancor ci offende.
Il Benfica è una squadra cui il tedesco Schmidt ha inculcato una concretezza che non riga il palleggio né tradisce le radici. Subito in vantaggio (Antonio Silva, 18 anni, in un testa a testa con Gatti, su cross di Enzo Fernandez, 21), subito padrona, perché al di là delle seduzioni statistiche (sarebbe bastato un pareggio), uno stadio pieno merita sempre partite piene (o quasi). Con Gatti (sic) al posto di Alex Sandro, l’ultimo degli ultimi infermi, la Juventus raschiava il fondo dell’orgoglio. La tenevano in piedi i cross di Kostic. Pareggiava Kean (e non Vlahovic, giura la scienza), su corner, e dopo un lungo conciliabolo al Var.
Si dirà che il braccio furtivo di Cuadrado e il conseguente rigore, a pochi minuti dall’uno a uno, hanno ucciso una squadra moribonda. Lo si dica, ma non è il mio pensiero. Joao Mario è stato impeccabile, come già allo Stadium. Non sono mancate alcune occasioni, ma la differenza tra le pantofole lusitane e gli scarponi sabaudi era troppo plateale. Il 3-1 è stato un arazzo: cross di Joao Mario (e dai!), tacco di Rafa Silva. E il 4-1 di Rafa Silva, una sorta di lampada di Aladino, non meno euclideo. Vogliamo parlare di Bonucci? Bisognerebbe, ma l’età e i riflessi suggeriscono clemenza. Se mai, persino Danilo, il prode Danilo di questo autunno caldo, ha ceduto. Accerchiato, soverchiato, disarmato. Poteva finire di goleada. E’ finita, viceversa, 4-3, grazie alla faccia tosta di Iling Junior, un ragazzo di coraggio, e le reti di Milik e McKennie. Salva è la cronaca del tabellino, incerottato dalla birra dei bebé (Iling Junior, Soulé, Miretti) e timbrato da un palo di Rafa Silva in contropiede, non il nocciolo della storia.
Appena l’asticella sale, la Juventus scende. E’ così dall’agosto del 2021. Non tornano i conti, e qui Allegri non c’entra. Non torna il gioco, e qui Allegri c’entra. Sono discorsi che un mese fa erano allarmi e oggi sono diventati disastri. Solo un folle poteva prendere i successi con Toro e Empoli come un segno di svolta. Il Benfica pedala rotondo nella modernità, che è poi la normalità di quel calcio che Max ha perso di vista nei due anni di sbadigli pagati. La Juventus, da quando rinunziò a Sarri, si è attorcigliata su sé stessa. Ottava in classifica dopo undici turni, a dieci punti dal Napoli, niente Champions (se non attraverso la conquista dell’Europa League o una forsennata rincorsa in campionato).
Javier Cercas ha scritto un libro che s’intitola «Anatomia di un istante». Ecco: questa è l’anatomia di troppi istanti, dal delirio di onnipotenza di Andrea al crepuscolo del tecnico, passando attraverso un harem che, nel caos, si è nascosto e ingelosito. D’ora in poi la società cerchi di costruire il futuro senza recuperare il passato. Parlo di mentalità. Non abbia fretta. Accetti che gli avversari siano più forti, anche se meno pagati, perché meglio organizzati, meglio guidati. E’ proprio questo il confine, imbarazzante, che la rende prigioniera.
Hanno un tot numero di mesi per trovare l’allenatore ideale per questo momento storico.
Mi piacciono il Gasp e Tudor ma, riflettendoci, la migliore combo in assoluto è SUPPLICARE in ginocchio Tonio Cartonio di tornare. E dopo 2 o 3 anni, quando sbrocca, prendere il Mancio.
Questo ambiente depresso con giocatori coventrizzati dal Cialtronazzo può essere sanato (quasi) solamente dal leccese. Concordo con Robertson quando, per esempio, accenna alla buona personalità (soprattutto palla al piede) di Gatti e non ho difficoltà ad immaginare che, nelle mani di Tonio, possa ripetere il percorso di Bonucci, pur con caratteristiche diverse. Ci restituirebbe, oltre all’organizzazione ed al gioco,tutta la rabbia, la fame, l’arroganza che incuteva terrore negli avversari.
Una volta raggiunto tutto ciò, non si passa ad un mediocre Cialtrone gestore di ‘sta fava. Si prende il Mancio per affidarci ad un mister che probabilmente ti garantisce continuità nei risultati, con in più un impianto di gioco più attraente. E cosa molto importante, come sottolineato da intervengo, una grande capacità di lanciare giovani, senza alcuna paura, e di farli crescere quasi matematicamente.
Spiace che sta banda di scappati di casa, abbia rovinato l’anniversario di Nino.
Cialtroni.
Grazie Macs.
Al posto di Agnelli, uno ed uno solo, Enristo!
Gentile Giovanni, domanda legittima. Ma sono poco ferrato del ramo, ammesso che sia ferrato in qualcosa. Bisogna vedere l’esito dell’inchiesta o dell’eventuale processo. Non lo so. Personalmente, al di là di tutto, ripartirei da zero, al vertice e in panca. Ma chi al posto di Agnelli?
Beck, ma secondo lei l’inchiesta giudiziaria potrebbe portare l’azionista ad azzerare il vertice della società? A me non sembra un’ipotesi peregrina…certo che poi è tutto da vedere che un nuovo CdA è un nuovo Presidente siano forieri di chissà quali investimenti, a partire dal nuovo allenatore, per rilanciare SUBITO la Juve…no, la mia impressione è che con i mancati introiti derivanti da questa prematura eliminazione dalla Champions la situazione da un punto di vista economico-finanziario, e con 700 mil€ di aumento di capitale in due tranche già alle spalle, sia alquanto precaria…e se non si conquista l’accesso alla prossima di Champions, o con il campionato o con una comunque difficile conquista dell’Europa League, allora ci sarà molto poco da ridere…altro che Tuchel, Primario io in quel caso mi aspetto una “rifondazione” dolorosa, ma necessaria, dove si punterà su un allenatore “emergente” , ma sperabilmente inserito nella “modernità “ ed uno sfoltimento radicale della rosa , dove insieme al taglio dei vari rami secchi dai quali siamo afflitti temo anche qualche cessione dolorosa ma remunerativa…si ripartirà quindi puntando su un gruppo di giovani validi e promettenti che sono pur presenti in rosa o attualmente in prestito, ma in quanto a tornare “vincenti”…ci vorrà molta pazienza…che ne pensa Primario?!
I giovani più che altro non meritano di vedersi la carriera inibita e storpiata da questo cialtrone.
Se resta Allegri non c’è alcuna speranza per loro, anzi meglio che vadano altrove.
Altrimenti, certo che ci sarebbe materiale su cui lavorare, tanti ragazzi bravi. Ma bisogna fare in fretta prima che rovini anche loro.
Ma questo Bertoldo parla sul serio o è un interista travestito e prende in giro?
Alla fine della partita i giocatori si sono riuniti in cerchio, senza l’allenatore. Speriamo che abbiano deciso l’autogestione.
Ma dare i giovani a questo? No questo si merita che lo affondino i giocatori che ha voluto lui, giocatori pronti e di esperienza che proprio per questo sono i primi a sfancularlo, perché figure così non le vogliono fare.
Signori, Signori,
Finiamola con la solita cantilena del “cacciamolo” e concentriamoci su quanto di buono visto stasera: giovani, carattere ed orgoglio! Siamo chiaramente in ripresa – seppur ancora lontani parenti di quella che si potrebbe definire una squadra – e questo è un dato di fatto. Poi, sentire chi si augura d’arrivare quarti per concentrarsi sul campionato mi fa orrore! Testa al campionato certo, ma anche all’Europa League!
Cordialmente,
BZ