Vogliamo parlare del gol di Mbappé? Parliamone subito: Locatelli, pressato, perde palla sulla trequarti. C’è lo spazio per un contropiede rapido, Messi (ma guarda) serve Mbappé (toh), che va via in velocità, resiste a Gatti che gli si aggrappa, manda al bar lo stesso Locatelli con una finta e pizzica Szczesny di destro. I fuoriclasse, i fuoriclasse: esistono, per fortuna. Esistono. Godiamoceli, al di là delle bandiere che servono.
Ciò premesso, e tributato, la Juventus, già fuori da una Champions sciagurata, raccoglie almeno gli spiccioli della Europa League, gentilmente porti dal Benfica che ad Haifa, dove Madama aveva perso la faccia, vince di goleada. Non è, dunque, il 2-1 del Paris Saint-Qatar ad aver azionato la ghigliottina del fallimento. E’ stata la Signora, con i suoi guanti. I motivi sono molti, e tutti noti: dalle scelte strategiche di Agnelli alla decadenza dell’Allegri-bis, all’ecatombe di infortuni (tu quoque, Kean), sui quali, parola di «Arrivamaluccio», la società sta «indagando».
I parigini erano senza Neymar. Ma, a naso, con una pancia più piena dello stadio pieno. Hanno giocato da gatti sazi, palleggiando e ronfando. Messi in pantofole, Mbappé subito pago, e comunque l’unica miccia, Verratti ad accendere fiammiferi con la paura di bruciarsi. La svoltina è arrivata dai cambi: assist di Mbappé, a proposito di schemi, fuga e toccata di Nuno Mendes, fra custodi distratti e zolle tradite. Benfica primo, Paris secondo: et voilà.
La Juventus l’aveva pareggiata con merito: lancio di Locatelli, testa-sponda di Cuadrado, zampata di Bonucci centravanti di ventura. Miretti e, più ancora Fagioli, sono stati all’altezza. Persino Gatti, se penso a chi gli ronzava sui vetri della finestra. Ha giocato, la squadra di Allegri, come avrebbe dovuto fare in Israele e, nel primo tempo, a Lisbona. Attenta, aggressiva quanto può esserlo la scolaresca decimata di un maestro antico. I giovani sono stati imposti dall’emergenza, Allegri non li «sente», ma adesso altra strada non gli resta. Sono mancati i cross di Kostic (senza il quale, fra parentesi, l’Eintracht si è qualificato per gli ottavi), è mancato il fisico di Milik, sovrastato da Sergio Ramos e Marquinhos. Di Szczesny e Donnarumma non ricordo parate fatali.
Di fronte a cinque sconfitte in sei partite non si può e non si deve invocare la clemenza della corte. Bisogna lavorare. Il ritorno di Chiesa, al 74’, è stato un’emozione. Era fuori dal 9 gennaio. I bebè e Federico: in attesa che l’inchiesta sanitaria scopra i colpevoli (sui quali, se non sbaglio, Allegri ha già vagamente confessato), non colgo risorse alternative, se non l’epifania di qualche illustre degente, anche se persino la speranza si è rotta le scatole. Il caso Pogba l’ha segnata per sempre. Domenica sera, l’Inter. Che, di sicuro, avrà più fame dei «Messì beaucoup».
Non posso né voglio dimenticare il Milan, terza squadra a qualificarsi per gli ottavi. Il 4-0 al Salisburgo, laddove sarebbe bastato un pari, è stato la sintesi di arrembaggi salgariani e ingorghi spericolati. Giroud, Krunic (la mossa equilibratrice di Pioli), ancora Giroud, Messias. Più un palo di Theo e una traversa di Leao. La sbandata di Torino ha prodotto la «cazzimma» che San Siro si augurava. Il Milan è il club italiano di riferimento mondiale, come documentano i 18 trofei in bacheca. Rieccolo, un passo alla volta, dopo cadute e sbucciature, in un’Europa più vicina alla sua storia.
Specifico meglio: Djokovic avrebbe COMUNQUE giocato le Finals in base a un comma del regolamento ATP che prevede la partecipazione alle Finals stesse se un giocatore vince uno Slam , Wimbledon nel caso di Nole, e si classifica tra il nono e il ventesimo posto nella Race ATP che assomma i punti conseguiti in corso d’anno…ebbene Djokovic con la vittoria odierna in semifinale contro Titsi è comunque ottavo in classifica pur avendo saltato tutti i tornei che ho indicato nel precedente post è pur avendo conseguito 0 punti per la vittoria a Wimbledon per effetto della decisione ATP di non assegnare alcun punto per quel torneo a nessun giocatore in conseguenza del fatto che gli organizzatori avevano inibito la partecipazione ai tennisti russi e bielorussi
Una notazione di merito per Nole Djokovic, che non è di certo il mio giocatore preferito: si qualifica di diritto alle Finals ATP di Torino pur non avendo potuto disputare , per le note vicende legate al combinato disposto Covid-Vaccinazioni, lo Slam australiano e quello di Flushing Meadows, e avendo condeguito 0 punti per la vittoria a Wimbledon e, inoltre, non avendo potuto disputare , per gli stessi motivi, i Master 1000 di Indian Wells , Miami, Montreal e Cincinnati…arriva a Parigi Bercy con tale carico di mancati tornei, anche dal punto di vista della forma oltre che dei mancati punti ATP, ed eccolo lì in finale…ripeto, io da “adoratore di Federer” ( cit.grandissimo Gianni Clerici ) non ho particolarmente in simpatia Nole , sopratutto in considerazione della finale di Wimbledon 2019 dove il serbo sfilò crudelmente ( dal mio punto di vista…) il titolo a Roger 13-12 al quinto dopo che Roger aveva avuto 2 match-point…però debbo riconoscere l’assoluta grandezza di Djokovic che riesce ad essere il grandissimo se stesso che è tennisticamente pur reduce da più di 3 mesi di forzata inattività
Quando vinci partite così,sei una grande squadra
Scritto da madfool il 5 novembre 2022 alle ore 19:55
Sottoscrivo
E insomma dopo aver già vinto 2 volte a Roma e a Milano sponda Milan il Napoli senza Kvara espugna pure Bergamo…+ 8 sulla Dea in attesa di Milan-Spezia di stasera è delle partite domani…le prossime 2 il Naploi le gioca in casa contro Empoli e Udinese…fate un po’ voi…
Quando vinci partite così,sei una grande squadra
Non come doveri, che vedremo domani, e che in finale di Coppa et voilà trasformò un pestone di geko a desceglie in #rigoreperl’inda.
Occhio che lo rifa’. Gagg insegna
Scandaloso mariani
Mariani creativo.
I nuovi entrati per la Dea sembrano aver ammazzato la partita.
A favore degli afgani…
È pur vero che quelli usciti avevano corso come pazzi.