Gli ottavi di Champions si giocheranno a febbraio, come sempre; dopo il Mondiale d’autunno, questa volta, come mai in passato. Ecco perché spogliare il sorteggio di novembre è esercizio platonico, ancorché piccante. E comunque: globalmente ci è andata bene. Toglierà il disturbo già uno fra Liverpool e Real, protagonisti dell’ultima finale; e un altro fra Paris Saint-Qatar e Bayern, protagonisti della finale 2020. L’osso più duro l’ha beccato il Milan di Pioli, che dovrà misurarsi con il Tottenham di Conte. Uno scalpello contro un martello. Il più morbido, sempre sulla carta, il Napoli: l’Eintracht Francoforte, ex squadra di Kostic, è uscito vivo per miracolo dal più lotteristico dei gironi. Il Porto appartiene all’avanguardia del calcio portoghese. Giustiziò, a suo tempo, la Juventus di Pirlo e Cristiano Ronaldo. L’Inter vista allo Stadium deve stare in campana.
In Europa League, con la cautela dovuta alla fresca e invereconda cicatrice di Haifa, sorride pure Allegri. Fra Rennes, terzo in Ligue 1, e Monaco, quinto, ha pescato il Nantes, sedicesimo. Squadra che, come ricordava il gentile Bilbao 77, rievoca le semifinali eroiche del 1996. Favorita la Juventus, sì, ma con judicio. Direttamente e indirettamente: penso a Barcellona (45%)-Manchester United (55%). Alla Roma di Mou è toccato il Salisburgo, che il Diavolo ha appena eliminato non senza qualche tribolo. Occhio, dunque.
In Conference League, Lazio in carrozza contro i romeni del Cluj Napoca. Più complicato, in teoria, il braccio di ferro tra Sporting Braga e Fiorentina. Lo Sporting è terzo in classifica, dietro a Benfica e Porto. Ripeto: da quelle parti, grandi o piccoli, non si scherza.
Il mio borsino, oggi.
** Ottavi di Champions
Lipsia 30% Manchester City 70%
Bruges 40% Benfica 60%
Liverpool 45% Real Madrid 55%
Milan 45% Tottenham 55%
Eintracht Francoforte 40% Napoli 60%
Borussia Dortmund 35% Chelsea 65%
Inter 51% Porto 49%
Paris Saint-Germain 45% Bayern 55%
** Spareggi di Europa League
Juventus 55% Nantes 45%
Salisburgo 51% Roma 49%
** Spareggi di Conference League
Lazio 60% Cluj Napoca 40%
Sporting Braga 51% Fiorentina 49%
18 minuti di merda.
Alex, no.
Non ho Sky.
Quartieri ciao,non importa averlo più lungo se non funziona.Curt ma bbuon!!!
FORZAAAAAA JUVEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE!!!!!!!
Robertson immagino lo avrai già visto ma gira su Sky un ottimo special di Paolo di Canio che intervista nientepopo di meno che John Mc Govern capitano di QUEL nottingham forest.
Quindi, Luis Enrique farebbe il tutor di Adani? No perchè a corte…
Beck, mi ha offerto uno spunto di riflessione riguardo a un tema teoretico-morale: ovvero, l’eventuale contraddizione tra il desiderio di mantenersi fedeli alle proprie idee (valori) e il desiderio che a volte ci trascina in direzioni che non si accordano con esse. Ad ogni modo, questa contraddizione risiede nel desiderio, quando spinge verso oggetti contrapposti e inconciliabili.
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Nella fattispecie, distinguo il desiderio di godere liberamente del gioco del calcio e il desiderio di smarcarsi da tutto ciò che è complice di una ingiustificabile violenza. In realtà, queste due tendenze ideali non sono inconciliabili: godere *liberamente* del gioco del calcio, in linea teorica, è possibile solo dove questo oggetto (il gioco) è stato liberato dal suo stato di assoggettamento alla violenza umana; altrimenti questo godimento non si potrà dirà *libero*, bensì *condizionato*, cioè soggetto alle condizioni attuali che implicano la violenza.
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Tuttavia, gioco e violenza sono legati strettamente insieme da una contraddizione originaria. Infatti, entrambi corrispondono a delle categorie del pensiero: il primo alla *contingenza*, la seconda alla *necessità*. La contingenza esprime la congiunzione e la reversibilità (bianco E nero; bianco-nero); la necessità esprime l’alternativa e l’irreversibilità (bianco O nero; il bianco, il nero). Inoltre, la contingenza corrisponde all’elemento essenziale del gioco, cioè alla casualità; mentre la necessità si connette solo al risultato, al responso dal carattere destinale che suona “doveva succedere così”.
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Il gioco è in rapporto con il caso perché nel suo stato di indeterminazione lascia sussistere la contraddizione (ad esempio: Allegri può essere al tempo stesso uno stupido e un genio); mentre la violenza è in rapporto con la necessità in quanto comanda di sciogliere la contraddizione e di portare a compimento il gioco con un esito (i risultati comandano di scegliere tra “Allegri è un genio” e “Allegri è uno stupido”: delle due, l’una).
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Inoltre, dato che la natura del gioco sta nell’indeterminatezza, la categoria della contingenza concede soltanto definizioni artistiche o ambigue, come “Allegri è un cialtrone”, dove *cialtrone* non indica alcunché a livello teoretico-morale, ma solo un aspetto carnevalesco della maschera o del travestimento, di sovvertitore di ruoli e sbeffeggiamento delle definizioni nette. Ma nell’ambito della violenza, si deve sottostare al magistero della Necessità, che impone alla ragione di scegliere e di tracciare dei confini definiti: per cui “Allegri è un cialtrone” dovrà avere un significato determinato del tipo “non è un allenatore degno di questo nome”, contrariando così chi la pensa diversamente.
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Uno spaccato di questa corrispondenza tra violenza e necessità si può constatare pure qui in Clinica: è lo spettacolo dialettico-agonistico di tutti i giorni. Ma quello che forse ignorano i più violenti, i più opposti, è la loro convergenza quasi erotica, il piacere nascosto che li riporta tutti i giorni qui a discutere animosamente, nel tentativo di sottomettere il proprio avversario: questo è un aspetto astratto del gioco, che nella sfera dialettica ammette la violenza psicologica (annientando il discorso dell’avversario), ma la sottrae almeno dal piano fisico.
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Ad ogni modo, il gioco in sé stesso rifugge dalla violenza, dalle dinamiche che appartengono alla necessità della realtà, al mondo degli adulti: appartiene solo agli infanti (non agli Infantino), a chi vive ancora in un età dell’innocenza, a chi ancora è capace di pensare liberamente attraverso la fantasia e non potrebbe mai e poi mai fare a meno della bellezza.
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Se la necessità invade progressivamente la sfera del gioco, come accade *anche* nel gioco del calcio, il realismo e l’utilitarismo del mondo adulto confliggono inevitabilmente con la fantasia e la ricerca estetica fine a sé stessa che appartengono per natura al gioco, trascinandolo sempre di più verso una dimensione di tipo lavorativo.
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Tornando ai mondiali in Qatar, in questa circostanza il gioco del calcio viene usato strumentalmente per glissare sulla corruzione della FIFA, che di fatto è collusa con l’organizzazione violenta dell’evento, confidando che la gente sarà *sedotta* dal desiderio del gioco, dimenticandosi presto della violenza.
Se non che lo spettacolo offerto, mediato dalle varie organizzazione calcistiche, è sempre più noioso, sempre più deprimente, sempre più invadente e ossessionante, perché sempre più simile alle dinamiche e ai ritmi forsennati del mondo del lavoro.
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Per cui, fin tanto che il gioco del calcio resterà in mano a individui più CORROTTI che ricchi, sarà anche più difficile per il talento, per il genio artistico e per la bellezza, nascere ed esprimersi ai massimi livelli come accadeva molto più diffusamente nel passato. Di conseguenza, anche per gli amanti del gioco del calcio sarà più difficile (ma non impossibile) godersi l’oggetto del loro desiderio in modo libero e spensierato.
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Ben inteso, il senso di questo post è puramente teorico: chi per motivi di lavoro si trova immerso nel mondo del calcio sarà costretto a seguire il mondiale in Qatar, immagino. Tuttavia, un giornalista potrebbe avere eventualmente la possibilità di *testimoniare* e di far parlare, per quel che può, anche tra le righe, i fatti. E la verità dei fatti è una rivendicazione fondamentale della bellezza e dunque di una resistenza del gioco rispetto alla tirannia della violenza.
Ciao Bilbao,hai ragione,chiedo scusa ai professori, cerco di arrangiarmi….peccato il buon Massimo Franzo’ non scriva piu’ almeno Massimo mi consigliava…FORZA JUVENTUS!!!
Francesco
Se le voci su Luis Enrique fossero soltanto quelle sotto riportate, provenienti da siti spagnoli non esattamente noti per affidabilità, allora le potremmo considerare quali “simil fake news” come ne girano tante…invece nelle ultime ore pare abbiano trovato conferma presso chi ha accesso agli “spifferi” provenienti dalle segrete stanze nelle quali si decidono le sorti juventine
https://www.true-news.it/sports/luis-enrique-juve-firma-dopo-mondiale
Paisà, riprovaci in italiano cortesemente.