Che notte, quella notte, racconteranno a Firenze. Ne hanno facoltà : Napoli uno, Viola tre. Alla grandissima. Partita di calcio vibrante, sul podio del mio personalissimo cartellino della domenica, con Brighton-Liverpool 2-2 e Lazio-Atalanta 3-2. Subito padrona, la squadra di Italiano, precettore a lungo nella lista di De Laurentiis; e spesso a rimorchio, quella di Garcia. Un’orchestra – con limiti che, studiati e corretti, diventano risorse – e un gruppo di solisti che il violinista fatica a governare, indeciso com’è se rifarsi al passato o buttarsi nel futuro. La pancia piena non aiuta, ma neppure certi cambi. Osimhen, Kvara gli ultimi ad arrendersi. Osimhen, sì, lui: che mai avrei tolto.
I falò dei campioni. Il coraggio degli avversari. Sin dall’inizio: pressing furioso, gol di Brekalo fra le gambe di un Meret non proprio reattivo; poi occasioni, rischi e agli sgoccioli del primo tempo il rigore-strenna di Parisi trasformato dal Totem. L’audacia, ribadisco. Che non significa purezza tecnica o tattica – penso all’errore di Kayode che ha spalancato la porta a Osimhen, murato da Terracciano – ma voglia di battersi, di non accontentarsi. Vada come vada. E pazienza se gli aggettivi adescano e i superlativi seducono in base ai risultati. Non sempre.
Di Bonaventura il raddoppio e di Nico Gonzalez, entrato da poco, il contropiede della sentenza. Non ce n’è uno, fra i vincitori, che non meriti almeno sette. Arthur, per esempio: un postino in lambretta, con attorno a sé un nugolo di golose «buchette». E poi Bonaventura, uno degli ultimi Mohicani del dribbling. E quel Kayode, classe 2004, elementari alla Juventus, poi Ikoné (un palo), persino Nzola, spalle alla porta e un mazzo tanto.
Lazio, Real, Fiorentina: tre tonfi casalinghi, il Napoli. Gli allenatori non sono tutti uguali, i giocatori non sono sempre uguali.
forse intendeva riferirsi a un calcio pragmatico, ma non si capisce perché dovrebbe essere in contraddizione con vincente. e soprattutto non si capisce cosa c’entri con lippi che ci ha fatto vedere il calcio più bello della nostra storia.
che poi “pratico ma vincente” non vuol dire nulla.
“Lippi allenatore pratico ma vincente ” è tanta roba…
Fategli altri 3 anni!
qui mi sbilancio e dico che Sinner non diventerà mai numero uno
Scritto da Alex drastico il 11 ottobre 2023 alle ore 15:09
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Siiiiiii……ceertoooo come noooo…..parlavi di idea tattica.
Roba che qui dentro hai sempre perculato Capello….
Vai a raccogliere i cleenex sotto il letto e lucidato le corna quando esci….
Per rispondere a De Pasquale e al milanista, il gioco, o ludopatia che dir si voglia, è appunto una malattia che coinvolge persone appartenenti a qualsiasi ceto sociale.
Per un Fagioli (o Buffon, Baldini, Pupo, Emilio Fede, ecc.) ci sono là fuori una marea di poveri cristi che si rovinano e lasciano la famiglia sul lastrico.
Com’era la storia dell’anima sporca di merda?
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II Tribunale di Milano ha condannato Lautaro Martinez, per il licenziamento illegittimo della baby sitter di 27 anni, cacciata da lavoro una volta scoperta una grave malattia che pol l’ha uccisa nel giro di pochi mesi. Lautaro dovrà risarcire la famiglia della giovane.
Fino a prova contraria il portarogna è colui che lo dava vincente a New York e qui a Shanghai….Io lo vedo futuro Number one e sarà così!
Questo Alcaraz comincia a perdere un po’ troppo spesso,vuol vincere sempre di forza ma il tennis è soprattutto testa e nervi.Credo Sinner alla lunga sarà il nuovo numero 1.
Scritto da Lovre51 il 11 ottobre 2023 alle ore 15:08
Maronna povero Sinner il demente portarogna lo ha battezzato…..
Certo, uno che vince sei scudetti non ce l’ha fatta….. ahahahah Ahahahah…..le corna sono arrivate al cervello….
Scritto da DinoZoff il 11 ottobre 2023 alle ore 09:07
La cosa si riferiva all’idea tattica non al palmares ma d’altronde uno che passa le giornate a raccattare nigeriani per la moglie altrimenti questa lo ammazza di calci che cazzo puo capire.
Cornuto e beccamorto.