Partita vibrante, a Wembley. L’hanno decisa Bellingham e Kane. Classe e muscoli. Jude, ammuine a parte, il rigore del pareggio, poi trasformato dal capitano; il recupero (su Barella) e, da un’area all’altra, il tocco a Rashford, furbo a farsi largo e bravo nello sganciare il 2-1. Quindi ancora Kane, sull’ennesimo contropiede: Bastoni difettoso, Scalvini mangiato. L’England è già in Germania; l’Italia, salvo cataclismi, ci andrà.
Già, l’Italia. Meglio in campo che fuori, comunque (ci vuol poco, direte). Non mi aspettavo, da Spalletti, otto cambi: troppi, forse. Avevo invece caldeggiato l’impiego di Scamacca, ciccia contro ciccia. Che, a proposito, non avrei tolto. E non solo per il gol che aveva battezzato il tabellino. Al culmine, fra parentesi, di una splendida azione: da sinistra, El Shaarawy, a destra, Berardi-Di Lorenzo, cross teso, Frattesi sorpreso, Scamacca libero e secco.
Nel primo tempo, noi. Come gioco. Alla distanza, loro. Come giocate. Non è una legge assoluta: è una legge. I «ludopratici» strilleranno che Phillips andava espulso per doppio giallo, gli anti che c’era un secondo penalty (su Foden). Le solite beghe da Bar sport. Wembley è sempre Wembley, anche se non più quello di 50 anni fa, quando, il 14 novembre 1973, Capello lo violò di «tapin».
Si sapeva che Maguire e Stones non sono dei fulmini, e per questo bene abbiamo fatto ad aggredirli. Si sapeva pure che, a certi livelli, se vuoi vincere devi rischiare: persino di essere buggerato alle spalle. Lunga è la strada, ma la direzione mi sembra giusta. Più El Shaarawy che Berardi, tanto per dire: non però una staffetta tale da stravolgere il destino della notte. Bellingham, Kane: loro sì. E gli sprazzi di Foden, i momenti di Rashford. Alta categoria. Ci avevano già battuti a Napoli, i leoni (2-1). Southgate non è un mago: lascia che lo siano altri. E non è invidioso.
De Pasquale…mi stai diventando simpatico!
Il che gli
Scritto da Alex drastico il 21 ottobre 2023 alle ore 10:03 il lo la i gli le….
il mio limite, ma è il mio, è vero che poi dipende dalle sensibilità personali, è sempre stato di non scherzare, inneggiare a morti, tragedie, disgrazie varie,,,o auspicare le medesime….
Scritto da Riccardo Ric il 20 ottobre 2023 alle ore 21:10
D’accordo anche con questo discorso con Ric…Inizio a preoccuparmi
Vabbé il la chiudo qui perchè é un po’ come le barzellette, se devi passare due ore a spiegarle non fanno più ridere. A me quel post ha fatto ridere un bel po’, capisco che certe allusioni erano un po’ sopra le righe, personalmente non é quello che mi crea problemi quando vedo quel che succede intorno a noi e dormo perfettamente. Ma sono consapevole che in questo, pessimo a mio avviso, periodo storico, puoi fare un mucchio di cose ma non puoi più dirne molte. Passerà anche questa :-)
Scritto da Fabrizio il 20 ottobre 2023 alle ore 21:38
Fabrizio lei ha fatto una figura di palta, epocale poche storie.
Visto che si arrampicava coi pantaloni corti sul Caval nel 96,presumo che non abbia vissuto quell’epoca in prima persona,riderebbe molto meno.
Capisco se queste nefandezze fossero state riportate da un Mike 70 o un Moeller che sono al livello di uno scaricatore di Porta Palazzo ma da uno ‘colto’come lei non me lo sarei aspettato.
No, si può misurare una battuta ironica, sarcastica, satirica, con il metro della sensibilità personale. C’è ( o ci dovrebbe essere) un unico metro per misurare una (presunta) battuta, sulla Renault 4 parcheggiata in via Caetani, su Superga, sull’Heysel, e via dicendo.
Scritto da Guido il 20 ottobre 2023 alle ore 22:17
E in questo caso,d’accordissimo con Axl Rose
Il che gli
Leggo che Fagioli continuerà a percepire lo stipendio.
Ricapitolando:accumula tre milioni di debiti con la malavita,si fa beccare dalla giustizia,infama qualche collega che gli garantisce una squalifica risibile,vede azzerato il suo debito e becca lo stipendio.
Insomma questo ha vinto altroche una scommessa:ha azzeccato i numeri del Superenalotto!!!
fozza Italia.
Bravo ettore che ci ricorda che Conte ha ricreato la Juventus perché quella che aveva ereditato era una porcheria indigeribile concepita da marotta ed agnelli.
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Beccantini: “Una Juve qualunque” 28/05/2011
Il problema della Juventus è, semplicemente, la Juventus. Ad agosto, l’avevoncollocata al sesto posto. Ho sbagliato di uno. Niente Champions, niente Europa League: come ai tempi di Maifredi e Montezemolo, la coppia di fatto che riuscì nell’impresa di sperperare il tesoro di Roberto Baggio. Il problema della Juventus, di “questa” Juventus, è la pancia che, da Calciopoli a oggi, ne ha dominato gli umori e influenzato la rotta. Tre punti in più costituiscono il macabro confine tra l’ennesimo tracollo e l’ennesimo (mancato) decollo. La maglia pesa, ovunque e comunque: in campo, in panchina, in ufficio. Prova ne sia l’ultimo mercato, intitolato, come i precedenti, alla quantità. Era la prima Juventus di Andrea Agnelli e Giuseppe Marotta. Avevano ereditato le macerie della gestione Blanc, presidenteamministratoredelegatodirettoregenerale tutto d’un fiato. Il nuovo “Triade”. Uomo di sport, ma non di calcio. Quando si riparte da zero, non bisogna indovinare molti numeri al lotto. Ne basta uno, quello”: l’esperto che, scelto, sceglie. Con Blanc, John Elkann prese un granchio, a conferma che non tutti sono capaci di passare da Marchionne a Marchionni senza lasciare tracce. Non è vero che la Juventus abbia speso poco. Dal 2007, ha investito qualcosa come 187,3 milioni di euro, seconda soltanto ai 195, 2 milioni dell’Inter di Moratti (fonte Gazzetta dello Sport, 12 gennaio 2011). Al contrario, ha sprecato tempo e denari. Il simbolo della campagna di Marotta resta Martinez, 12 milioni, prelevato dal Catania a una velocità non inferiore a quella che Blanc impiegò per rapire Felipe Melo, alla modica cifra di 25 milioni, record di tutti i tempi e di tutti gli scempi. Delneri, lui, si è incartato strada facendo, troppo artigiano per un ambiente ostaggio delle frenesie dei giornali, degli anatemi del web e degli amarcord calciopoleschi, alcuni dei quali tutt’altro che faziosi. Fino al 6 gennaio, la situazione sembrava sotto controllo. L’infortunio di Quagliarella, uno dei rari acquisti a non essersi rimbecilliti, ha contribuito a castrare le ambizioni. Non si tratta di gioco: si tratta di giocatori. Date a Delneri la rosa di Allegri, con Ibrahimovic, e ad Allegri l’organico di Delneri, con Traorè: siete sicuri che lo scudetto lo vincerebbe comunque il Milan? La mediocrità del certame premia i mercati di qualità. D’accordo, Mazzarri ha spinto il Napoli oltre le colonne d’Ercole dei pronostici più arditi, ma non c’è paragone fra la tensione di laggiù e le pressioni, gli obblighi, i debiti (verso la storia, verso la pancia) di quassù. Per Tony Damascelli de il Giornale, la Juventus si è ficcata in un binario morto. Per me, in un labirinto. Cambia poco. Adesso sì che, senza Champions, torna Conte ma i conti non tornano, e ci vorranno, a maggior ragione, idee capaci di affiancare e cementare i quattrini. Va bene Pirlo, sempre che non sia logoro. Attraversiamo un momento un po’ così, di trapasso generazionale, da tutti in gruppo e senza fuggitivi di talento; ciò doverosamente premesso, a scartabellare l’ultima infornata del Ct Prandelli sorgono imbarazzi non lievi: Balzaretti, Criscito, Nocerino, Giovinco erano tutti della Juve, se non proprio “da” Juve (e a ogni modo, molto più “da” Juve di alcuni titolari odierni o sedicenti tali). Deschamps, Ranieri, Ferrara, Zaccheroni, Delneri, Conte: anche questo elenco, così poco juventino, spiega il fallimento e illustra la “cortomiranza” dei signori proprietari. Delneri e il suo staff sarebbero stati oltranzisti prima e ondivaghi poi. Ogni tecnico a libro paga si vede caricato delle aspirazioni represse e delle frustrazioni accumulate: temo che Conte, al di là del nome e del curriculum, potrà salvarsi, esclusivamente, se gli si aprirà il paracadute dei risultati. Basta con l’alibi di Calciopoli. Basta con le operazioni un tanto al chilo: urgono innesti mirati, fra i terzini e a metà campo. L’attacco è l’unico reparto che non toccherei, o toccherei per ultimo. Brutto segno, se nel parlare dell’ultima stagione si finisce per sprofondare nella melma della pnultima. In base ai soldi profusi, sul lascito tecnico della Triade gli esperti di casa lkann avrebbero dovuto costruire una Juventus meno qualunque e meno ualunquista. Quando c’era Amauri, mancava il passaporto; quando è arrivato il ssaporto, è scomparso Amauri. Quando c’era la Juventus, mancava lo stadio; ora che lo stadio c’è, non c’è iù la Juventus. Gino Palumbo, inventore della Gazzetta nazional-popolare, arebbe chiosato così: parlatevi. i Roberto Beccantini per il Fatto Quotidiano
Azz mike la prossima volta prima di postare un link pensaci dieci volte… e poi postalo! :-)))