All’Europeo in seconda classe. A naso, non parlerei d’impresa. Il 2-1 di San Siro rende una carezza lo 0-0 di Leverkusen e manda l’Ucraina al playoff. E’ stata una partita strana, dominata per 70 minuti (posso?) e sofferta negli ultimi venti. Con tanto di contatto fra Cristante, impulsivo, e Mudryk, volante, che ha agitato il dubbio forte del rigore. Arbitro, Var: zitti. Sono sincero: l’avrei concesso. In Italia, ci scanneremmo per mesi. Per l’Italia, hip hip hurrà.
Partita aspra e strana, scrivevo. Via col vento: gegenpressing, dogana a metà campo, occhi di tigre (non i piedi, però), sinistra al potere (Dimarco-Chiesa). Sarebbe servito un centravanti vecchio stile: né Raspadori, itinerante, né Scamacca, macchinoso, lo sono stati. Più fascia che centro, Federico il macedone: grandi sgroppate, fior di assist (uno, sontuoso, a Frattesi: bravo Trubin), ma appena un tiro. E agli sgoccioli, sfinito, più terzino che ala. (ri-posso?)
La squadra di Rebrov ostruiva i valichi. Mykolenko disarmava Zaniolo; Sudakov (suo il primo petardo della serata, smorzato da Donnarumma) e Tsygankov cercavano di alimentare blitz efficaci e non banalmente calligrafici. Faceva blocco, l’Ucraina. Gli azzurri sfioravano il gol in più di un’occasione, ma la mira era sbirola.
Poi la flessione. La paura. Il nervosismo. Costretti a vincere, i nostri avversari si buttavano sotto. Mudryk, dal quale mi aspettavo più arrosto, si buttava e basta. Donnarumma rimediava a una propria topica. Nel finale, con Kean vice Chiesa e Buongiorno scudo umano – lui, che aveva sofferto in avvio – il «Lusciano» s’inventava una staffetta che se l’avesse azzardata chi dico io, uhm: Darmian al posto di Politano entrato al posto di Zaniolo. Mamma mia.
Tutti a difesa del Piave. Restano un’ora e un episodio.
Giovanni però credo che i problemi fisici di Berrettini siano reali, non dipendenti dal gossip o da….Melissa….faccio sempre fatica ad entrare nel merito delle vicende personali, ancor più se non conosco i soggetti in questione. E da quanto ho letto il fisico imponente di Berrettinj mal si concilia con il calendario ipertrofico del tennis moderno. Un po’ come avviene nel calcio, sempre più tornei, partite, super cazzole a beneficio dei soldi, anche a vantaggio degli stessi atleti, beninteso, ma a discapito della qualità del,prodotto e della salute dei protagonisti. Rimanendo nel tennis il calendario ha ridotto una competizione affascinante come la Davis a mero corollario, salvo poi inventarsi la super cazzuola United cup. E per quanto riguarda la prossima paternità di Musetti, anche io come te molto scettico, ma motto, sull’ opportunità di diventare padre così giovane, in relazione al tennis e non solo. Ma magari a lui saprà regalare stabilità affettiva che poi si riverbererà positivamente nell’ attività sportiva. Non lo credo, ma vai a sapere…
Quindi anche sovranista. Mamma mia, populista e sovranista, praticamente la perfezione….
Oppure, che meraviglia, sto diventando populista, dalla parte del popolo sovrano….
Cozzolino mi e sempre rimasto abbastanza antipatico. Spesso ho trovato le sue esternazioni populiste nella peggior accezione del termine (perché vorrei capire cosa ci sia di sbagliato nel pronunciare parole gradevoli al popolo…). A buon mercato, ecco. Ma stavolta mi sento di sottoscrivere in toto. Forse sto invecchiando.
Conte: « matrimoni si fanno sempre in due, puoi sempre sognare e sperare di sposarti un’altra volta »
Scritto da Nick Falco il 23 novembre 2023 alle ore 18:02
aspetta che non ne fischino uno simile domenica a favore dei mangiapipistrelli e vedrai che casarin per primo volterà la gabbana e i giornali del cairo, e i pecorai chiederanno le intercettazioni telefoniche del var
94 minuti di applausi a Cozzolino.
Cozzolino uno di noi!
Scritto da Riccardo Ric il 24 novembre 2023 alle ore 10:58
Mah ti dirò…Corrado Barazzutti si è anche affacciato quest’anno , per un paio di mesi, nel clan di Berrettini con un ruolo indefinito e con risultati che mi sembra di poter definire impalpabili…in più il 70enne Barazzutti che comincia a fare il globe-trotter al seguito di Musetti ce lo vedo poco ma, anche fosse, non vedo quale contributo “decisivo” possa dare…Lorenzo Musetti ha bisogno di ben altro, ha bisogno di un reset TOTALE , come quello che Jannik Sinner ha avuto il coraggio di fare con Piatti un paio d’anni fa, facendo “tabula rasa” di tutto il clan Piatti e ricominciando con un nuovo team che ha visto per la parte tecnica Darren Cahill affiancare efficacemente Simone Vagnozzi…non certo di una gloria del tennis italiano, 70enne, che a volte è in qualche torneo “maggiore” appare in scena per affiancare l’immancabile Tartarini…anche Berrettini ha fatto”reset”, si vocifera che dopo il “licenziamento “ dello storico coach Vincenzo Santopadre , Matteo stia per ingaggiare al suo posto Thomas Enqvist , ottimo tennista svedese degli anni a cavallo del 2000 arrivato a numero 4 della classifica ATP, ecco questa sembra una buona scelta ,fermo restando che Matteo Berrettini, Enqvist o non Enqvist, deve metterci molto, molto, molto del suo obiettivo che conseguirà quando, finalmente, sarà molto meno presente sulle pagine dei giornali e riviste di gossip e di moda e molto più su quelle di tennis
Almeno Cozzolino gliene ha cantate quattro in assemblea…
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Buongiorno signori azionisti e buongiorno a lei, signor Presidente.
Ho ascoltato la sua relazione, tante belle parole, ma mi permetta un po’ di diffidenza. Vede, il sottoscritto qui ha conosciuto Boniperti, Chiusano, Grande Stevens, poi Cobolli Gigli, Blanc ed infine Andrea Agnelli. Credo oggettivamente di non essere stato simpatico a nessuno di loro. Con il tempo, se resisterà su quella poltrona, avrà modo di capire il perché.
Fatta questa piccola premessa, io vorrei che agli atti di questa Assemblea rimanessero le parole pronunciate recentemente da Florentino Perez, presidente della società calcistica indubbiamente più prestigiosa al mondo, il Real Madrid.
“Il calcio sta attraversando una crisi istituzionale senza precedenti. La situazione è molto grave. O si reagisce adesso o il calcio non sopravvivrà. Il problema principale è che ci sono dirigenti che agiscono senza pensare ai tifosi. Il calcio europeo non appartiene al presidente della UEFA, la Superlega è più necessaria che mai. L’obiettivo è offrire il miglior calcio e sono i club che devono controllare il proprio destino. Sono arrivati a dire che usciremo dai campionati nazionali, ma questo è falso, perché la Superlega sarebbe totalmente compatibile con essi e sarà una competizione meritocratica”.
“Il nuovo formato UEFA è un progetto insolito e assurdo. Questo modello allontanerà ulteriormente i tifosi del nostro sport e soprattutto quelli più giovani. Questo nuovo formato è un sistema che fa gli interessi dei suoi dirigenti, che non tiene conto delle esigenze dei giocatori, dei tifosi e dei calciatori. E’ una formula che mette fine al calcio europeo, non affronta la minaccia di altri sport in crescita e di altre forme di intrattenimento offerti al pubblico.”
“La Superlega è stata concepita per risolvere tutti questi problemi. Continuo a confidare nella giustizia dell’Unione Europea perché la UEFA non ha diritto al monopolio del calcio nell’Europa delle libertà”.
Allora, queste sono parole importanti, e queste sono le parole che vorrei sentire dal presidente della mia società. Ed invece io da lei mi sono dovuto accontentare oltre che delle generiche e scontate rassicurazioni sul ritorno alla competitività sportiva, di una lunga serie di dichiarazioni ad orecchie basse, che cito di seguito, testualmente:
“…noi come Cda riteniamo di avere esperienza, competenza e determinazione, per difendere la Juventus in tutte le sedi competenti, penale, sportiva e civile. Lo faremo con rigore e anche pacatezza, e senza arroganza. Abbiano sempre rispettato chi dovrà giudicarci. Ma vogliamo uguale rispetto per discutere nelle sedi competenti le motivazioni del nostro agire”.
Ma mentre lei offriva la sua “pacatezza”, abbiamo invece ricevuto arroganza da UEFA e Federcalcio, con ricatti e pizzini alla luce del sole, sui quotidiani sportivi. Mentre lei offriva rispetto alla Giustizia Sportiva, quest’ultima dava e toglieva punti a piacimento, senza alcun metodo, avendo come unico obiettivo quello di buttarci fuori dalle competizioni europee. La Juventus è stata brutalizzata sull’altare di un regolamento di conti tra il nostro ex presidente e il compare di battesimo di suo figlio. Buttata fuori dal calcio che conta sulla base di accuse deboli, pretestuose che non sappiamo nemmeno se arriveranno al dibattimento in sede penale e civile. Azzoppata da un danno economico che possiamo stimare ben oltre i 100 milioni di Euro solo per la stagione in corso, ma che potrebbe estendersi indirettamente anche agli esercizi futuri. Umiliata da un patteggiamento che il tempo ci sta svelando in tutta la sua miserabile vigliaccheria. Più che un patteggiamento un vero e proprio ricatto, i cui effetti secondari cominciano a manifestarsi con puntualità, a cominciare dalla ritrovata remissività nell’affrontare le questioni ancora aperte relative all’incredibile sciacallaggio sullo scudetto del 2006 e alla relativa e sacrosanta richiesta di danni.
Dopo 17 anni la scena si ripete. Qualcuno decide di buttarci fuori dal calcio e noi muti. E noi con pacatezza porgiamo l’altra guancia. E tutto questo avviene con la benedizione dell’ing. Elkann, presidente dell’azionista di maggioranza EXOR, secondo cui “la Juventus non è il problema del calcio italiano. Al contrario: è parte della soluzione.”
La soluzione per il calcio italiano è quella di sottostare ai ricatti dell’UEFA? La soluzione per il calcio italiano è affossare la Juventus per ottenere l’organizzazione dell’Europeo 2032, peraltro in condivisione con un paese che da sempre strizza l’occhio al terrorismo? La soluzione per il calcio italiano è far mettere i soldi agli azionisti della Juventus, piccoli e grandi, dopo che la stessa Juventus ha investito almeno 500 milioni di euro VERI sul mercato italiano del calciatori, contribuendo a sostenere l’intera industria? La soluzione per il calcio italiano è umiliare per la seconda volta in pochi anni i tifosi e gli azionisti con questo atteggiamento collaborativo, oserei dire doppiogiochista, al fianco dei nostri carnefici? Queste sono le domande a cui vorrei che rispondeste.
Ai colleghi azionisti dico che abbiamo evitato la serie B solo perché noi tifosi abbiamo dato un segnale chiaro attraverso le disdette degli abbonamenti alle pay-tv, della cui campagna sono stato orgogliosamente uno dei promotori. Senza quella civile e potente forma di protesta, che ha sparigliato le carte mettendo a nudo la debolezza del sistema, avremmo con tutta probabilità subito un’altra retrocessione.
Per questo, caro Presidente, noi siamo stanchi. Stanchi della pacatezza. Stanchi di alcuni arbitraggi inspiegabili che subiamo sempre senza fiatare. Stanchi dei giornali di famiglia che sono i più feroci nell’attaccare la Juventus. Stanchi della passività nei confronti di alcuni giornalisti che continuano ad essere invitati in sala stampa. Stanchi di riuscire sempre a prevedere in anticipo il copione con il quale cercheranno di buttarci fuori. Stanchi forse anche di un azionista di maggioranza che certo, ogni tanto mette un po’ di soldi, ma che puntualmente si dimostra inadeguato quando deve difendere l’immagine della Società e la sua Storia centenaria.
Ora, io capisco che lei e il Dott. Scanavino siate lì un po’ per caso, e stiate cercando di eseguire fedelmente le direttive che vi sono state imposte, tuttavia questo non vi esime dal dover rispondere anche agli altri azionisti e ai tifosi soprattutto. E invece siete in carica da quasi un anno e sembrate solo che impegnati a mettere a posto le carte, incapaci di esprimere una seppur minima forma di entusiasmo per il ruolo che ricoprite.
La Juventus, caro Presidente, è altro. La Juventus è una società che vive perennemente sotto attacco. Ma la difesa di questi colori non può essere affidata ai tifosi e a qualche volenteroso blogger. Ed invece è proprio quello che succede. Voi rinchiusi nella vostra torre d’avorio, novelli marescialli Badoglio, portatori di armistizi e compromessi, sempre al ribasso, con le istituzioni calcistiche. E noi fuori in trincea, a masticare amaro, osservando la vostra glaciale indifferenza.
Oggi siamo qui per metterci i soldi, e i soldi li metteremo, come li abbiamo sempre messi. Ma voi la faccia, e il cuore, quando comincerete a metterli?