Per Paolo Sorrentino, «uno fa finta che il mondo era meglio prima, ma non è vero, è un alibi, eri tu che eri meglio prima». Non sempre. Non nel suo caso. Era meglio lui, di gran lunga. Franz Beckenbauer. Ci arrivo in ritardo per cumulo di ricordi. Gli devo il baule zeppo di emozioni che ha accompagnato i miei vent’anni, una secolo fa, quando le formazioni erano filastrocche e lo sport adesione, prima che evasione.
Il Kaiser. L’imperatore. Campione di tutto – di Germania, d’Europa, del Mondo – con il Bayern e la Nazionale. E del Mondo, anche da ct, nel ‘90, a muro di Berlino appena caduto. Grande Bayern, quel Bayern. Fra il 1974 e il 1976, la sua tripletta chiuse il triplete dell’Ajax, quando il calcio era tutto un formicolio di idee, di scintille. I lancieri di Cruijff, quelli del calcio totale. I panzer del Beck, quelli del calcio tradizionale. Ma che calcio, ragazzi. Beckenbauer. Prima centravanti, poi mediano, poi libero. Nei tempi in cui un austriaco, Rappan, aveva forgiato il catenaccio, e gli italiani lo avevano verniciato, decorato, da Foni al paron Rocco e al mago Herrera. Libero, sì, ma di rottura filosofica. Fu un’idea, non un’ideologia. Sopire e troncare, ma anche rifornire e attaccare. Non più un uomo sottratto al centrocampo, cosa che mandava in bestia Rivera, ma un difensore aggiunto.
L’eleganza della classe. La classe dell’eleganza. Dei nostri, colui che più lo ha avvicinato mi è parso Scirea. Più ancora di Franco Baresi. Il Kaiser aveva un non so che di Nureyev. Testa alta, piedi inguantati, due radar agli occhi. La foto che porteremo sempre dentro è però il braccio al collo di Messico ‘70. La spalla lussata e la maglia (finita in buonissime mani…) lacero-confusa. Eppure, anche lì, Sua altezza. Come se non fosse successo nulla. O nulla stesse per succedere. Invece.
Giocare alla Beckenbauer. Ecco: sembra una lapide, è il massimo.
Una partita bruttissima. Due squadre scarse. Ricordo poche volte un Derbi di Roma più brutto.
Orrendo solo pensare che uno come Allegri superi uno come Lippi per numero di volte in cui ha posato il deretano sulla nostra gloriosa panchina.
Huijsen ha personalità da vendere, alza il braccio in un derby per farsi dare la palla, dopo neanche una settimana di Roma. Certamente deve migliorare sul contrasto in velocità, ma già sull’anticipo è pulito e puntuale. Peccato per il rigore netto da regolamento su Zaccagni, perdonabile anche se in un derby che a Roma vale uno scudetto.
Bene Zaccagni nella Lazio, esterno di qualità, corsa e tiro in porta, già in grande evidenza a Verona.
Per il resto, gioco poco, senza giustificazione per due allenatori valutato oltre misura.
È entrato Rovella che è sempre un bel vedere per quella personalità che dimostra nel chiamare costantemente palla, allargando ed abbassando le braccia.
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Specialmente sulla faccia di Azmoun.
Davvero inconcepibile quel coglione di Mancini.
È pure un difensore forte, e lo vedemmo già a Bergamo, ma l’approdo ai Casamonicas gli ha precluso la chance di diventare un simile Chiellini.
Per fare la fine di una cacchina come Materazzo.
sì, poi in tempi di var non ti perdonano un contatto (salvo che non ci siano i cinesi di mezzo, ovviamente). io resto perplesso e su questi episodi lascerei fermo il giudizio del campo, se non altro per non invitare gli attaccanti a fare sceneggiate (che tanto rivisto mille volte e rallentato all’inverosimile ogni contatto è fallo).
Sul rigore, legnosetto il giovane Donny. Mi sa che ora capir che a Frosinone sarebbe stato più protetto…
L’olandesino ha talento ma, al di là di una faccia un po’ da pesce lesso che non può migliorare, in difesa è dura con quella flemma e quelle lunghe leve. Un conto è avere piedi buoni e distribuire molto bene la palla; un altro è affrontare giocatori che ti puntano o comunque sollecitano. Io lo vedo a centrocampo ma certo che in una difesa a 3 potrebbe ripercorrere la parabola di Bonucci.
È entrato Rovella che è sempre un bel vedere per quella personalità che dimostra nel chiamare costantemente palla, allargando ed abbassando le braccia.
Scritto da Robertson il 10 gennaio 2024 alle ore 19:07
Gli juventini, almeno quelli “avvertiti”, erano perfettamente consci delle condizioni di Paulino…sono i romanisti che, oh molto lentamente, stanno via via realizzando che il giocatore che hanno accolto tra tumulti di giubilo ed esaltazione e’ in realtà un giocatore di grandissimo talento, si’, ma con i muscoli di “cristallo” soggetto ad infortuni frequentissimi…peraltro Paulin9 ha accentuato questa sua condizione negli anni del Covid perché, ad essere onesti, quando arrivò da noi nei primi anni non era così soggetto…il “duo delle meraviglie” Dybala-Lukaku, strombazzato da organi di informazione compiacenti e ruffiani, regala al momento insieme al fenomeno in panchina, il bollitissimo Mou tanto caro all’altrettanto bollito De pasquale, un ottavo posto in classifica , un secondo posto in un gironcino di Carpazi League che costringe la Roma ai playoff, ed una Coppa Italia che al 70’ del secondo tempo li vede fuori ai quarti…in quanto a Lucacchio , che ancor oggi veniva definito dal ridicolo, rancoroso bovino Gianni Visnadi “l’uomo con il quale, al posto di zvlahovic, la Juve sarebbe prima lei” , ha segnato in campionato solo un goal più di Dusan , 8 contro 7, ma ha giocato molti più minuti, 1391 contro i 1182 del serbo…ha 23 anni contro i 30 di Lucacchio…ma noi dovevamo prendere Lucacchio al posto di Dusan, come no!!
Agli ingaggi di oggi era operazione da fare a nn più di 3 stecche l’anno. Neppure a quelli che gli da la Roma.
Felipe Anderson sino ad ora nullo.