Inter padrona: del gioco, degli episodi, dei gol (alla fine, 5-1). Non c’è stata partita, se non nella ripresa, per rari scorci, a risultato in ghiaccio. Subito al comando, la squadra di Inzaghi: rigore per mani-comio di Gagliardini (attaccato a LauToro, ma il braccio «alza» il volume), trasformato da Calhanoglu. Poi il capitano, di tap-in, su cross radente di Dimarco.
Una mezza spalla in offside toglie a Pessina la rete dell’1-2: anche qui, naturalmente, farina della Video assistenza. «Mancano», a Palladino, i Colpani (fiscale, il giallo-lampo inflittogli da Rapuano) e i Ciurria della scorsa stagione. Travi diventate pagliuzze.
Costretto dallo scarto a osare, il Monza s’impicca nel secondo tempo al contropiede degli avversari: Calha su assist di Thuram e, dopo i penalty di Pessina (contatto Darmian-Dany Mota) e Lau-Toro (tamponamento Akpa Akpro-Frattesi), il figlio di Lilian a pasta ormai buttata (Dan Peterson) e Caldirola tutto giù per terra.
I cambi hanno contribuito a ribadire la differenza. Sul mio podio: Mkhitaryan, il turco e Martinez, balzato a quota 18. Nel Monza, non uno che mi abbia eccitato (a cominciare da Gagliardini stopper): nemmeno Valentin Carboni.
Vi segnalo, sullo 0-3, il gesto tecnico di Alessandro Sorrentino, classe 2002, vice di Di Gregorio: un balzo felino a deviare il colpo di testa di Pavard. Il vento della «manita» se l’è portato via, ma fidatevi: è stata una gran bella parata. Sul serio.
Antonio Baldassarre, Presidente Emerito della Corte Costituzionale
Anche nell’Amazzonia peruviana riconobbero Paolo Rossi.
14 giugno 2020 Juventus: ESCLUSIVA Baldassarre:
Juventus-Milan per tornare alla normalità: il calcio italiano riparte da qui. Il Presidente emerito della Corte Costituzionale Antonio Baldassarre ha parlato della ripresa delle attività e delle principali avversarie dei bianconeri in chiave Scudetto, concentrandosi anche su alcuni temi scottanti come Calciopoli, la posizione di Lotito e l’operato del Governo: “Juventus-Milan? Tanti passaggi, poche occasioni e una certa lentezza nella parte finale delle azioni:- ha dichiarato Baldassarre a FootballNews24 – da una squadra di Sarri ci si aspetta un altro tipo di gioco e una maggiore pericolosità offensiva. La Juventus, nel doppio confronto, ha meritato, considerando comunque che il Milan ha giocato la seconda partita in dieci e che quella rossonera è una squadra attualmente da classifica media, soprattutto senza Ibrahimovic.
Come giudica l’operato di Paratici sul mercato? “A parte Rabiot, da considerare un punto interrogativo perché non giocava da diverso tempo, Ramsey, ad esempio, nell’Arsenal giocava molto bene anche se in una posizione leggermente diversa. Un po’ come il Khedira dei bei tempi, i suoi inserimenti erano sempre pericolosi. Alla Juventus, però, questa caratteristica non si è vista. De Ligt era praticamente il Bonucci dell’Ajax ed esserlo a diciannove anni non è poco. Ora, invece, è un giovane apprendista anche se, dal mio punto di vista, si tratta di un grande acquisto in prospettiva. Poi ricordiamo che, a parte i tedeschi, gli stranieri hanno bisogno di un periodo di ambientamento ed adattamento quando vengono a giocare in Italia. Mi preoccupa maggiormente la prossima campagna acquisti. Io, ad esempio, non rinuncerei mai ad uno come Tonali, come sembra invece che voglia fare Paratici. Punterei su di lui soprattutto per la sua capacità di effettuare lanci di 30-40 metri con grandissima precisione e per la frequenza con la quale li fa. Avere un giocatore del genere contribuirebbe a velocizzare il gioco della Juventus che, oggi, attacca come un panzer. Avanza piano piano con tutti gli effettivi fin quando non arriva dall’altra parte, rischiando di intasare gli spazi sul fronte d’attacco”.
Cosa si prova a vedere l’ex capitano e condottiero della Juventus sulla panchina nerazzurra? “L’approdo di Marotta all’Inter, in fin dei conti, non dà fastidio, anche perché non c’è una identificazione forte con la Juventus. Discorso opposto per Antonio Conte, vederlo sulla panchina nerazzurra non lascia di certo indifferenti, soprattutto considerando la sua esuberanza e il suo modo di esultare ad ogni gol dell’Inter. Calciopoli? Come ex giudice posso dire che la giustizia sportiva sta alla giustizia, in senso generale, come i bambini che giocano a fare il medico stanno a chi il medico lo fa per professione. Questo per dire che c‘è uno scarto troppo grande tra la giustizia sportiva e la giustizia in senso proprio. Io mi sento defraudato perché quel modo di procedere ha creato gravi disparità di trattamento. Pensiamo alle testimonianze su alcuni dirigenti del Milan, dell’Inter, sulle intercettazioni di Giacinto Facchetti, anche se sembra brutto parlarne a causa della scomparsa dell’ex dirigente nerazzurro. Tutte cose che non sono state assolutamente considerate e, proprio per questo motivo, si può parlare di ingiustizia. Non so se dietro ci fossero altre situazioni, anche interne alla Juventus, e qui faccio finta di non sapere. Mi ricordo, all’epoca, di aver parlato con un collega, che è stato a capo del collegio giudicante dell’ufficio sportivo. Durante una cena, a mia precisa domanda, mi rispose ‘Veramente io ho dato il destro al difensore della Juventus per sostenere una certa tesi, ma non l’ha sostenuta’. Come per dire che l’assoluzione poteva anche esserci, con una sanzione di tipo diverso, come successo con altre squadre. Ma se il difensore non sfrutta l’occasione per portare avanti una certa tesi, cosa devo pensare?“.
Una passione sconfinata per la Juventus e un passato da calciatore: qualche aneddoto da raccontare? “Vi racconto un episodio che non ho mai rivelato. Sono molto amico di Paolo Rossi e, essendo entrambi appassionati di viaggi, siamo partiti spesso insieme. Una volta Paolo mi ha proposto di andare in un posto bellissimo che aveva visto su National Geographic, nei pressi dell’Amazzonia peruviana. Mi ha detto ‘Ho già un programma, prendiamo un barcone con due guide locali e, per una settimana intera, risaliamo questo affluente del Rio delle Amazzoni’. E così siamo partiti all’avventura, in otto sul barcone e con le provviste per tutta la settimana. Era piena estate e, considerando anche il rischio di malaria, eravamo in jeans invernali e camicie pesanti per evitare le punture delle zanzare. Due giorni dopo avevamo già finito l’acqua e prendevamo quella del fiume dopo averla bollita, perché intorno non c’era niente. Solo foresta. Ovviamente può immaginare le conseguenze intestinali…Al quinto giorno, vediamo scritto da lontano bar e ci catapultiamo. Dietro il bar c’erano una decina di case di legno della tribù locale. Un indio locale fissa Paolo, lo riconosce e inizia a gridare per tutto il paese ‘Paolo Rossi està aquì‘. A quel punto ci obbligano a fare una partita di calcio contro di loro. Gli avversari in calzoncini corti e noi in scarpe da trekking. Il primo tempo vinciamo 2-0, il secondo tempo la ribaltano con un 3-2 finale. E così anche in un paesino sperduto dell’Amazzonia hanno riconosciuto Paolo Rossi”.
uventus, ESCLUSIVA Baldassarre:
Juventus-Milan per tornare alla normalità: il calcio italiano riparte da qui. Il Presidente emerito della Corte Costituzionale Antonio Baldassarre ha parlato della ripresa delle attività e delle principali avversarie dei bianconeri in chiave Scudetto, concentrandosi anche su alcuni temi scottanti come Calciopoli, la posizione di Lotito e l’operato del Governo: “Juventus-Milan? Tanti passaggi, poche occasioni e una certa lentezza nella parte finale delle azioni:- ha dichiarato Baldassarre a FootballNews24 – da una squadra di Sarri ci si aspetta un altro tipo di gioco e una maggiore pericolosità offensiva. La Juventus, nel doppio confronto, ha meritato, considerando comunque che il Milan ha giocato la seconda partita in dieci e che quella rossonera è una squadra attualmente da classifica media, soprattutto senza Ibrahimovic.
Come giudica l’operato di Paratici sul mercato? “A parte Rabiot, da considerare un punto interrogativo perché non giocava da diverso tempo, Ramsey, ad esempio, nell’Arsenal giocava molto bene anche se in una posizione leggermente diversa. Un po’ come il Khedira dei bei tempi, i suoi inserimenti erano sempre pericolosi. Alla Juventus, però, questa caratteristica non si è vista. De Ligt era praticamente il Bonucci dell’Ajax ed esserlo a diciannove anni non è poco. Ora, invece, è un giovane apprendista anche se, dal mio punto di vista, si tratta di un grande acquisto in prospettiva. Poi ricordiamo che, a parte i tedeschi, gli stranieri hanno bisogno di un periodo di ambientamento ed adattamento quando vengono a giocare in Italia. Mi preoccupa maggiormente la prossima campagna acquisti. Io, ad esempio, non rinuncerei mai ad uno come Tonali, come sembra invece che voglia fare Paratici. Punterei su di lui soprattutto per la sua capacità di effettuare lanci di 30-40 metri con grandissima precisione e per la frequenza con la quale li fa. Avere un giocatore del genere contribuirebbe a velocizzare il gioco della Juventus che, oggi, attacca come un panzer. Avanza piano piano con tutti gli effettivi fin quando non arriva dall’altra parte, rischiando di intasare gli spazi sul fronte d’attacco”.
Cosa si prova a vedere l’ex capitano e condottiero della Juventus sulla panchina nerazzurra? “L’approdo di Marotta all’Inter, in fin dei conti, non dà fastidio, anche perché non c’è una identificazione forte con la Juventus. Discorso opposto per Antonio Conte, vederlo sulla panchina nerazzurra non lascia di certo indifferenti, soprattutto considerando la sua esuberanza e il suo modo di esultare ad ogni gol dell’Inter. Calciopoli? Come ex giudice posso dire che la giustizia sportiva sta alla giustizia, in senso generale, come i bambini che giocano a fare il medico stanno a chi il medico lo fa per professione. Questo per dire che c‘è uno scarto troppo grande tra la giustizia sportiva e la giustizia in senso proprio. Io mi sento defraudato perché quel modo di procedere ha creato gravi disparità di trattamento. Pensiamo alle testimonianze su alcuni dirigenti del Milan, dell’Inter, sulle intercettazioni di Giacinto Facchetti, anche se sembra brutto parlarne a causa della scomparsa dell’ex dirigente nerazzurro. Tutte cose che non sono state assolutamente considerate e, proprio per questo motivo, si può parlare di ingiustizia. Non so se dietro ci fossero altre situazioni, anche interne alla Juventus, e qui faccio finta di non sapere. Mi ricordo, all’epoca, di aver parlato con un collega, che è stato a capo del collegio giudicante dell’ufficio sportivo. Durante una cena, a mia precisa domanda, mi rispose ‘Veramente io ho dato il destro al difensore della Juventus per sostenere una certa tesi, ma non l’ha sostenuta’. Come per dire che l’assoluzione poteva anche esserci, con una sanzione di tipo diverso, come successo con altre squadre. Ma se il difensore non sfrutta l’occasione per portare avanti una certa tesi, cosa devo pensare?“.
Una passione sconfinata per la Juventus e un passato da calciatore: qualche aneddoto da raccontare? “Vi racconto un episodio che non ho mai rivelato. Sono molto amico di Paolo Rossi e, essendo entrambi appassionati di viaggi, siamo partiti spesso insieme. Una volta Paolo mi ha proposto di andare in un posto bellissimo che aveva visto su National Geographic, nei pressi dell’Amazzonia peruviana. Mi ha detto ‘Ho già un programma, prendiamo un barcone con due guide locali e, per una settimana intera, risaliamo questo affluente del Rio delle Amazzoni’. E così siamo partiti all’avventura, in otto sul barcone e con le provviste per tutta la settimana. Era piena estate e, considerando anche il rischio di malaria, eravamo in jeans invernali e camicie pesanti per evitare le punture delle zanzare. Due giorni dopo avevamo già finito l’acqua e prendevamo quella del fiume dopo averla bollita, perché intorno non c’era niente. Solo foresta. Ovviamente può immaginare le conseguenze intestinali…Al quinto giorno, vediamo scritto da lontano bar e ci catapultiamo. Dietro il bar c’erano una decina di case di legno della tribù locale. Un indio locale fissa Paolo, lo riconosce e inizia a gridare per tutto il paese ‘Paolo Rossi està aquì‘. A quel punto ci obbligano a fare una partita di calcio contro di loro. Gli avversari in calzoncini corti e noi in scarpe da trekking. Il primo tempo vinciamo 2-0, il secondo tempo la ribaltano con un 3-2 finale. E così anche in un paesino sperduto dell’Amazzonia hanno riconosciuto Paolo Rossi”.
https://www.derbyderbyderby.it/notizie-calcio/baldassarre
Pubblicato da Calabrone alle 1:20 AM
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