L’acuto, poi il coro

Roberto Beccantini17 settembre 2024Pubblicato in Per sport

L’acuto del singolo e poi l’orchestra. Non credo che ci sia nulla di male. Era la prima della nuova Champions ed era, per Madama, un ritorno. Da qui un approccio timido, il Psv incerottato e fragile, molto fragile, a palleggiare nella di lei metà campo, tra strappetti (Bakayoko) e tralicci (De Jong). Del Thiaghismo affiorava poco: succede, quando devi cambiare libro (e non semplicemente pagina) e si studia giocando, o si gioca studiando, visto che il mercato, sì, insomma, eccetera eccetera.

Improvviso, l’arcobaleno di Yildiz. Un destro delpieresco. A giro, così angolato da sbaciucchiare il palo. Cambiaso che confonde i batavi, il turco che ne approfitta. Lesto, preciso. Ecco. Si scuote, la Juventus. Nico a destra, Koop sul centro-sinistra, area cicciosa e non più scheletrica. E McKennie. Un vecchio catorcio nascosto in garage, offerto a ogni genere di cliente, e sdoganato al posto di Douglas Luiz. Saranno stati gli allenamenti. Sarà stato boh. Morale: due occasioni, il portiere gli rintuzza la prima e si arrende alla seconda, propiziata da un blitz di Nico Gonzalez e un simil velo di Vlahovic, sui cui piedi non tramonterà mai un «porca vacca».

Doppietta in sei minuti, dal 21’ al 27’. E, in avvio di ripresa, il terzo di Nico, su palla recuperata da Koop e assist del serbo (!). E’ il 52’: da questo momento, gestione aziendale del gruzzolo fino al pisolo sul 3-1 di Saibari (giusto al 93’). Nel mezzo, tiki-taka dal basso, un po’ di testa al Napoli, ci mancherebbe, e la volontà social-popolare di far segnare Vlahovic. Un’impresa: nonostante gli aiutoni di Koop e Fagioli.

Ricapitolando: bene le fasce (a destra Kalulu-Nico, di là Cambiaso-Yildiz); in progresso l’ex Dea e l’ex Viola. Sul podio più alto, Yildiz. Anche perché, come scriveva Pasolini, «ogni gol è sempre un’invenzione, è sempre una sovversione del codice».

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