Una gemma e i regali

Roberto Beccantini4 gennaio 2025Pubblicato in Per sport

Una passeggiata con l’elmetto, mettiamola così. Con alcuni agguati (sventati da Meret e Rrahamani); qualche brivido (un gol di Kean annullato per mani-comietto) e non pochi mazzi di fiori lanciati dai rivali. Morale: Fiorentina zero Napoli tre. Poi, naturalmente, liberi tutti di parlare di scarto troppo obeso, dei piani con cui Palladino aveva stravolto l’assetto, e di certe scelte (Moreno, per esempio), di un calo evidente della Viola, alla terza sconfitta nelle ultime quattro uscite. Per carità: il calcio non è scienza esatta. Per fortuna.

Conte Dracula non molla: pompa sangue, invoca rinforzi e gioca con i numeri: stessi gol della Juventus (30) e miglior difesa (12). Ops. D’accordo, il rigore del raddoppio è stato una «locatellata» di Moreno (ventun anni allo sbaraglio) su Anguissa: Lukaku – utile, non banalmente generoso – lo ha trasformato in bellezza, memore dell’errore, fresco fresco, anti Stankovic. E la terza ciliegina, un regalo di Comuzzo alla mira per nulla tirchia di McTominay, bersagliere di Scozia.

Ma vogliamo parlare della rete che ha sbriciolato l’equilibrio? Una gemma. Cominciamo dall’inizio: fuori Politano e Kvara (più Buongiorno, totem della Maginot). E allora, Neres a destra e Spinazzola a sinistra. David Neres, paulista. Samba do Brasil. Scambio con Lukaku e poi via, lavagne e tabelle andate a quel paese, un dribblig qua, un ancheggiamento là, difensori disorientati (Ranieri, l’ultimo) e un botto di destro a sorprendere persino De Gea, il portiere che aveva murato Vlahovic. Uno di quei gol che strappano dalla sedia. Non spie degli schemi, ma ribelli. L’ala che evade dalla cella dell’esterno e si accentra. E tutti noi, prestazionisti o risultatisti, appesi alla polvere della corsa, dello sparo. Un attimo, e ognuno torna al suo banco. Ma in quell’attimo, no. Obrigado.

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