Scarto e scarti

Roberto Beccantini2 febbraio 2025Pubblicato in Per sport

E’ che, nel curare qualcuno, si diventa qualcuno da curare. La frase di Alessandro Bergonzoni incornicia Thiago. Arruolato per cambiare libro, e non semplicemente per voltare pagina, si ritrova spesso all’indice. Anche dopo Juventus-Empoli 4-1. Il risultato è talmente obeso da richiamare le sculture di Botero. Partita stramba: se il gol di De Sciglio, malinconico ex, sa di pernacchia fantozziana, il rigore che un mani-comio di Anjorin toglie, via Var, a Maleh, pizzicato da Di Gregorio, è un cerotto su una ferita che, lì per lì, sembrava profonda.

La squadra di D’Aversa, già mutilata, finirà addirittura in dieci (83’, rosso per cumulo al Maleh di cui sopra). Non prima, però, di aver spinto per mezz’ora Madama tra le ombre lunghe di Napoli e Benfica. Scartare gli scarti (Veiga, al debutto; Kolo Muani), ecco un’emergenza diventata normalità. Si agita invano, la Juventus, tra un chilo di sgorbi, un etto di mischie e una sforbiciata di Nico, sventata da Vasquez. La solita brodaglia.

I fischi la scuotono. I lazzi la svegliano. I toscani perdono Ismajli, un lucchetto, e Kolo ne approfitta subito, divorandosi Goglichidze. E’ il 61’: tre minuti, e una lecca randagia di Weah incoccia uno stinco del parigino e spiazza l’equilibrio. Due gare, tre gol. A onor del vero, ma poco a onore del blasone, era da un po’ che la Juventus non sbadigliava più. A cominciare da «Flopmeiners», liberato dalla garitta.

Ecco: il destino ha battuto un pugno quando Thiago ha tolto Yildiz per inserire Vlahovic. Il turco: cioè il migliore. Lungi dall’infierire, al palo sfiorato da Colombo il fato ha poi affiancato l’imprudenza di Maleh (su Nico, secondo giallo). A questo punto, per non vincerla, sarebbe servita un’impresa. Il sinistro del serbo (toh) e un contropiede di Conceiçao hanno siliconato il risultato. Occhio, però, a non cascarci.

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