In coda ai sei vinti dall’Inter e ai due dal Milan, questo derby è stato un inno a Eupalla che viola le «toghe» di Coverciano e cavalca, imbizzarrita – nel secondo tempo, soprattutto – gli episodi. Uno a uno. Reijnders di tap-in, su contropiede di Leao, al 45’; De Vrij in mischia, su sponda del deb Zalewski, al 93’. In mezzo, un incipit bigio e una ripresa da Cavalleria rusticana, Inzaghino impreca, Sergiao pure, visto il minuto dell’aggancio, in barba alla trama e ai momenti.
Tre pali, i campioni: Bisseck, Thuram, Dumfries. E tre gol correttamente annullati. Il risultato e i cambi ne hanno svegliato l’aggressività che, per metà match, era rimasta in bilico sul cornicione della pancia piena. Si presentava Walker, scuola City e tempra British, ma i migliori sono stati due che sembravano ormai più di là che di qua, Tomori e Pavlovic. Intorno, un Diavolo dalla difesa un po’ alta e, in generale, un 4-4-2 votato ai blitz. Nulla di nuovo su Leao: nello spazio, un astronauta; in gabbia, un carcerato. Però non lo avrei tolto. Il duello fra Theo e Dumfries è stato serrato e globalmente leale, a tratti quasi francescano. A proposito: non più di due ammoniti (Bastoni e Dumfries), e solo il primo per fallo. Tracce di derby marziale ma non tribale.
A poco a poco l’ordalia si è consegnata all’assedio dell’Inter e al catenaccio del Milan, con Maignan prezioso su Dumfries (così come, al 38’, lo era stato Sommer su Reijnders, il classico batavo che vive di calcio e non di saggi sul calcio). Non banale l’ingresso del baby Camarda, l’unico al tiro nel periodo in cui il sergente di Coimbra aveva deciso di chiudersi a chiave.
Sul piano tattico non ho colto nulla di speciale, se non le note affidate al vostro buon cuore. Ombreggiante Calhanoglu al rientro, «Toro» calatnte alla distanza, Pulisic e Abraham «nudi» alla meta. Naturalmente, avevo dato favorita l’Inter.
** Roma-Napoli 1-1 (Spinazzola, Angeliño). Questa non me l’aspettavo. Avanti con Spinazzola (lob dolce dolce sull’uscita di Svilar, da un filtrante di Juan Jesus), i «Contigiani» governano agevolmente il primo tempo e flirtano con il raddoppio ma, piano piano, si rannicchiano, si accontentano. La Lupa aveva giocato giovedì in coppa, e per questo Ranieri aveva sacrificato fior di titolari. Salvo riesumarne alcuni nel finale (Paredes, Saelemaekers, Dybala) e costringere la capolista a un muro oggettivamente esagerato. Introdotto da un legno di Paredes, il pari, strameritato, lo firma Angeliño, oggi uno dei più forti «tre» del campionato: al volo, di sinistro, su cross di Saelemaekers. Era il 92’, e da un pezzo Mazzocchi aveva rilevato Neres. Traduzione: fuori un’ala, dentro un terzino. Strano che ‘o Napule di McTominay e Anguissa non abbia fatto pesare la «libertà» del e dal calendario. Molto strano. E molto colpevole.
Causio pero Chiellini raprresenta il Bettega della situazione.
Io mi sono affezionato alla juve di maifredi e di Allegri figuriamoci se non mi affeziono a questa che comunque sta portando avanti un’idea di calcio economicamente sostenibile e basato su giocatori giovani e talentuosi.i prestiti sono una maniera intelligente per completare la rosa.alcuni diventeranno acquisti altri no.
Giuntoli e’stato chiaro:due SessionID di mercato non sono sufficienti a ripartire da zero.
Viviamo una situazione contingente creata da un proprietario che aveva seri problemi di equilibrio mentale.
Pensare di porvi rimedio in pochi mesi e’insensato.
Siccome sono un inguaribile ottimista credo che siamo ancora in una fase di ricostruzione in cui anche chi costruisce è preso da una parte dalla voglia di fare e dall’altra dai limiti economico finanziari imposti da un management magari competente in materie economiche ma poco in quelle sportive. Più che l’andirivieni dei giocatori mi preoccuperei della mancanza di identità nell’altissima dirigenza. Insomma, anche Giraudo e Moggi avevano Bettega, uno che cosa è la Juventus lo rappresentava bene…
Al di là del lato tecnico, per cui, anzi, abbiamo probabilmente monetizzato al massimo un giocatore che, per mille e un motivo, non ha mai mostrato concretamente quanto di buono sembra possedere, quello che viene a mancare è l’aspetto identitario: come ci si potrà mai affezionare a una squadra fatta di giocatori raccolti da ogni dove, in prestito per qualche mese, perennemente con il cartellino del prezzo stampigliato in bella mostra?
Ovviamente non è discorso che si applica solo alla Juventus, ma mi pare molto simile a quando Stellantis chiede agli italiani di comprare vetture progettate in Francia e costruite in Serbia o Marocco in quanto espressione di italianità.
Preciso anche che Fagioli SA giocare a pallone ma probabilmente la sua dimensione e’quella della provincia.
La “sua”Juventus,costretto ad abbandonare la “sua”casa …..quante cazzate scritte dal vigliacco che si finge bianconero.
Fagioli viaggia 200mila euro mese e a parte Lipsia,dove comunque perse due palloni sanguinosi al limite della ns area,costringendo Perin ai miracoli,sono tre anni che alla Juve fa vedere poco o niente.
Un fesso che ha rischiato di rovinarsi la carriera e ha pure avuto la fortuna di non dover risarcire i mostruosi debiti accumulati.
Personalmente l’ho sempre trovato troppo “molle”per emergere nella Juventus che,specie adesso,ha bisogno di gente con ben altro nerbo in campo.
Ennesimo bamboccio milionario viziato che non ha nemmeno avuto le palle di andare a Marsiglia dovre avrebbe fatto incassare di più alla Juventus.
Good riddance.