Saranno i terzi al mondo e non i campioni d’Europa uscenti (e usciti, ormai) a sfidare l’Italia nei quarti, venerdì a Monaco. Ha risolto una folgore di Thorgan Hazard (7), fratellino di Eden (7+), in un momento di calma ambigua, quando le fiere, in campo, non avevano ancora deciso cosa fare l’una dell’altra. Un dribbling di Courtois (7) su Cristiano, l’azione a ribaltare, il missile. Belgio uno Portogallo zero a Siviglia. Per un tempo, partita bloccata, molti scacchi e poche scosse: alla ripresa, dall’ingresso di Joao Felix (6,5) in poi, più Portogallo che Belgio. Il palo di Guerreiro, le parate di Courtois (contro il senza voto di Rui Patricio, ebbene sì), molta polvere da sparo (dalle parti di Pepe, 6,5, soprattutto) e un po’ di polvere di stelle: Cristiano (6,5), Lukaku (6). Non è stata la loro notte. Cristiano, a caccia di attimi e munizioni; Lukaku, a liberare il forte dall’assedio, solo contro molti. A 36 anni, il marziano non aveva domani. Lascia con 5 gol: non è che abbia sprecato l’occasione: non ci è riuscito. Quando i grandi cadono, il tifo indirizza gli umori, i rancori, i sentimenti. Un po’ di memoria, per fortuna, mi è rimasta: e allora, chapeau.
A Santos è mancato un centravanti di sfondamento: o di area, almeno. A Martinez, contro gli azzurri, potrebbero mancare De Bruyne (6,5) ed Eden Hazard, afflitti da acciacchi a una caviglia e ai flessori. De Bruyne, speronato da Palhinha (6), era stato l’interruttore di un Belgio attento, ordinato, rispettoso degli avversari. Non ha il dribbling circense di Eden: ha il fisico, il lancio, il radar. Dei portoghesi, che avrebbero meritato il pareggio, Renato Sanches (7) non poteva non calare alla distanza, viste le bombole che da sherpa ha trasportato e distribuito, mentre Bernardo Silva (5), Diogo Jota (5, per aver sciupato un paio di raffiche da feritoie tutt’altro che scomode) e Bruno Fernandes (5) sono stati piccozze fragili. Meglio, al limite, i terzini: Dalot (6) e Guerreiro (6,5).