Rigori e pittori

Roberto Beccantini23 giugno 2021

Dal disordine d’arrivo del gruppo F, il gruppo della «muerte», escono questi ottavi: Francia-Svizzera, Inghilterra-Germania, Belgio-Portogallo. Prosit. Il 2-2 di Budapest è un romanzo. Lo firmano tre rigori e due doppiette, di Cristiano (7) e Benzema (7,5). Lo ispira Pogba (8): che palla a Mbappé (5), che palla a Benzema, e che parate, Rui Patricio (8), con e senza palo. Netti i penalty pro campioni, molto generoso quello di Semedo (6) pro blu.

Santos aveva tolto una «mezza puntina», Bruno Fernandes, per inserire i muscoli di Renato Sanches (7). Il problema rimane la fase difensiva. Avrebbe dovuto essere la notte di Tolisso. Come non detto: 5. Deschamps ha chiuso con quattro punte: Benzema, Mbappé, Griezmann (6) e Coman (6). Sul pulpito, fra i portoghesi, Bernardo Silva finché ha retto (6,5) e quel Palhinha, un traliccio di centrocampista che gioca nello Sporting (6+). Cristiano: dischetti a parte, poco. Comunque: 109 gol in Nazionale. Lo aspetta al varco Lukaku. Dove erano rimasti?

La Germania non muore mai. Ogni tanto, però, esagera. Passa addirittura come seconda, ma fino all’84’ era fuori: due volte sotto, la salva Goretzka (7), in mischia. L’Ungheria di Marco Rossi (8) ha costretto le regine a sporcarsi lo strascico. Chapeau. Loew, lui, deve metter mano al centro di «grevità» permanente. Troppi buchi, palla agli altri. E Sané continua a deludere (5).

A Siviglia, la Spagna riveduta e corretta da Busquets (6,5) si mangia una Slovacchia alla frutta: 5-0, addirittura, con rigore introduttivo di Morata (5) parato da Dubravka, che poi s’inventa un autogol da schiacciatore di volley (4). Luis Enrique si gode le «furiette». La Svezia, in compenso, si coccola i due gol di Forsberg (8), i due assist di Kulusevski (7) e il clacson di Claesson (6,5): 3-2 a a un Lewandowski (doppietta, doppia traversa: 8) che avrebbe meritato ben altra Polonia.

Luka park

Roberto Beccantini22 giugno 2021

E anche questa volta, Luka Modric. Aggiunge calcio agli anni, quasi 36, non anni al calcio. Del francobollo Croazia (4 milioni di abitanti) è il capitano, il simbolo, il regista. Vice campione del Mondo in Russia, ha portato i suoi oltre la Scozia e agli ottavi dell’Europeo. Non certo un’impresa, se pensiamo a quello che valgono, oggi, i cocchi di Sean Connery. Però il gol, quel gol: alto profilo, alta classe. Si era sull’uno pari (Nikola Vlasic, Callum McGregor), palla vagante al limite, esterno destro improvviso e preciso, con un po’ di collo e molto slice. Hampden Park sa apprezzare i gesti. Siamo lontani dalla pazzesca volée di Zizou al Leverkusen, ma lo spirito ribelle è lo stesso.

Poi l’angolo che, spizzato da Ivan Perisic (6,5), ha chiuso la pratica: 3-1. Non è più la Croazia del Novecento (Zvonimir Boban, Davor Suker) e nemmeno d’inizio secolo (Ivan Rakitic, Mario Mandzukic), è Modric (8) a incollarla alla storia. Il «dieci»: non altri, non i giovani. Manca un centravanti di peso, e Luka può inventare episodi, non sempre risolverli. Nell’ultimo Real ha sofferto. E’ un radar di 1,72, con il nasino e il taglio di capelli alla Johan Cruijff, che smista il gioco come la torre di controllo regola i cieli intasati. Proprio adesso che il logorio lo incalza, il bisogno di pause aumenta. Ci vorrebbe un mediano.

A Wembley, Repubblica Ceca-Inghilterra 0-1. Avanti tutti, sotto braccio ai croati. Primo tempo brillante; secondo, noioso. Curiosi, questi «leoncini»: zero gol al passivo e solo due all’attivo, entrambi di Raheem Sterling (7). Continuano a piacermi l’ordinato «movimiento» di Kalvin Phillips (7) e il generoso tuttocampismo di Bukayo Saka (7). Il mio pallino resta Jack Grealish (6,5), piccole fantasie crescono. E Harry Kane (6)? Al servizio di sua maestà. Fra i cechi, in ombra Patrik Schick (5). E se non segna lui, non segna nessuno.

Il bel Tamigi blu

Roberto Beccantini21 giugno 2021

Avrei detto Ucraina. Invece Austria. Una squadra fresca, che pratica un calcio di gruppo, semplice, senza i fronzoli degli unti dei signori e nemmeno le pezze nel sedere degli scappati di casa. Su tutti, Alaba (7) e Sabitzer (7): il primo, terzino o centrale; il secondo, tuttocampista di sostanza, svezzato a Lipsia da Nagelsmann, giovane Gatsby della panchina. Allenerà il Bayern. Alaba non ne ha ancora 29 ma sembra che giochi da una vita. Tanto Bayern e, da luglio, il Real. Quante volte hanno scritto che era alla frutta? Era al dolce, beato lui. A Bucarest, ha risolto Baumgartner (6,5). Manca, al ct Foda, un bomber conclamato: Arnautovic (5,5) a 32 anni si ciba di bossoli, Kalajdžic (6) è sulla rampa di lancio, che non significa essere già in orbita. Male il gregge di Sheva. Hanno tradito i califfi, soprattutto: Malinovskyi (5), Yarmolenko (5), Yaremchuk (5) e Zincenko (5, e più non dimandare). Dunque, Italia-Austria sabato sera a Wembley. Favorito parte Mancini. Riposti i materassi dei gironi, con gli ottavi si entra in un altro mondo. Più pressioni, meno stampelle. Tornerà la «tipo». Un solo dubbio: Locatelli o Verrati. Per me: Locatelli.

A punteggio pieno anche Belgio e Olanda. Il Belgio ha rosolato i i finnici con la flemma dei forti: 2-0, autogol di Hradecky (6,5) su sgrullata di Vermaelen (6) e raddoppio di Lukaku (6,5) su tocco di De Bruyne (7). Formazione mista, un po’ titolari e un po’ riserve, con Eden Hazard (6) a incrementare il rodaggio.

Splendida la vittoria della Danimarca promossa, 4-1 a una Russia meno imbalsamata ma sempre «turista» in difesa. Dal cuore di Eriksen alla lecca di Christensen (7) e al sigillo di Maehle (8), dalla Dea con furore: pura «dinamite» dell’arsenale di Elkjaer. Copenaghen piena di grazia.

Nel 3-0 dei batavi alla Macedonia, due i «mementi»: l’uscita di Pandev (9 alla carriera) fra applausi e lacrime, come era giusto che fosse, e la doppietta di Wijnaldum (8), uno dei miei tuttologi preferiti.