Avanti (molto) adagio

Roberto Beccantini14 settembre 2024

Sistemata sul comodino la favoletta dei Mbangula e dei Savona, la Juventus degli Orchi – Koop, Douglas Luiz, Nico più Kaluku dall’inizio – non fa paura nemmeno all’Empoli. Provincia fiera e laboriosa, fucina di attaccanti, da Rocchi a Totò Di Natale.

Thiago, a Bologna, poteva dare esami coperto dalla curiosità, non dalla morbosità. Con la Vecchia, è sempre aula magna. Non c’è materia, non c’è argomento che non venga pesato sulla bilancia della storia e, se le circostanze lo impongono, della volontà di cambiare. Lo 0-0 con la Roma era stato noioso, questo pure. E sono già due di fila. Lo verginità della difesa sa di ancien régime, anche se una sua (plus)valenza l’ha sempre. C’era palleggio (sì, tanto), e c’erano pure rivoli di pressing: non garra, però, non cambi di campo o di passo. E così l’Empoli di D’Aversa e Sullo, arroccato ma non pigro, si apriva a sortite tutt’altro che panoramiche. Una in avvio (la specialità della casa, da Pezzella-destra a Gyasi-sinistra, attento Gatti), Un paio nella ripresa, con Grassi e ancora Gyasi, murato dall’implacabile capitano sul filo del 95’.

E Madama? Un’incornata di Gatti nel primo tempo, un passaggio imperiale di Nico (per il resto, da 4) per Vlahovic: in entrambi i casi, provvedeva Vasquez. Troppo isolato e nervoso, Dusan. Troppo lontano dalla porta, Koop. Ancora lezioso, Douglas. Le staffette, per paradosso, aiutavano più Sullo che non Thiago: penso a Pellegri, al tremendismo di Ekong, alla vaghezza di Fagioli.

Erano i corner a spingere la Juventus in modalità tiro. Non il gioco, flebo di anestesia. Non i dribbling, di Yildiz o chi per lui. Fuor di metafora (e di Gattopardo): tutti si scambiavano perché nulla cambiasse. E difatti nulla è cambiato, se non qualche costruzione dal basso alla Hitchcock e il fatto che quasi quasi, l’Empoli…


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Al Parco, da principi

Roberto Beccantini6 settembre 2024

Cameriere, champagne. Sarà pure l’ultimo degli scalpi, la Nations League, ma Parigi indica: Francia 1, Italia 3. Loro, semifinalisti all’Europeo e vice campioni del Mondo. Noi, reduci dalle miserie tedesche. E subito sotto, come con l’Albania. In appena 14 secondi, stavolta: Barcola borseggia Di Lorenzo (che si riprenderà) e segna indisturbato.

Fantasmi in libera uscita, gufi e civette svolazzanti, Sanluciano (pura assonanza) impietrito. Ecco: da lì è nata un’altra «cosa», per dirla in gergo nannimorettiano. Un brivido, sì, sventato da Donnarumma, ma poi traversa di Frattesi, e fra primo e secondo tempo tre gol voluti, non trovati: 1) Dimarco-Tonali (di tacco)-Dimarco (volée di sinistro); 2) pressing di Frattesi su Fofana (un disastro), a Raspadori, a Retegui (punta larga), ancora a Frattesi (punta-punta); 3) cambio-gioco di Cambiaso, blitz di Udogie, fioretto di Raspadori. E dalle parti di «Donna», la sofferenza dei resuscitati e le mischie dei confusi.

Mbappé fa il centravanti con una libido non certo all’altezza dei pruriti poltroneschi di Gravina e Malagò. E così, esaurite le bollicine di Barcola e Olise, «allez les bleus» sono diventati una combriccola di turisti in giro per il Louvre (e non «il» Louvre, come il censo suggeriva).

Ho colto, in Deschamps, una pigrizia figlia di una pancia comunque piena. E, nei suoi, la supponenza classica di coloro che tutto o quasi, nello sport, hanno inventato. Bella Italia, in compenso. Di personalità, di coraggio, dentro la partita già un attimo dopo esserne uscita. I ribaltoni da destra a sinistra, e viceversa, hanno messo in crisi Clauss e Theo, terzini sbadati e poco protetti. Difficile stilare un podio. Ci provo: Frattesi, Calafiori ora stopper ora mediano, Ricci, Dimarco, Tonali (al rientro post scommesse), Cambiaso, i subentrati. E Sanluciano, mais oui.

Adesso non fate quelli che…

Roberto Beccantini1 settembre 2024

Adesso, per favore, non fate quelli che. Mica si pretendeva il ritmo-rock di Manchester United-Liverpool 0-3, ma Juventus-Roma 0-0 è stata lenta lenta e brutta brutta.

I passatisti: visto che roba, al primo avversario serio?

I futuristi: sì, visto; ma è tutta colpa vostra, tutta colpa di «quello là». Che barba. Veniva, Thiago, da un doppio 3-0 (al Como, al Verona). De Rossi, in compenso, da un punto in due gare e una settimana, a leggere i giornali, molto incasinata. A sorpresa, Dybala e Paredes in panca e, in mezzo, i 19 anni di Niccolò Pisilli. Titolare come Savona e Mbangula, confermatissimi.

Per un tempo, nessuno che si sporgesse dal davanzale. Tutti ad attendere l’attimo. Roma più aggressiva e palleggiante in avvio, Madama raccolta e studiosa (delle situazioni, delle istruzioni). Da Yildiz e Soulé, rare micce. E allora, calma piatta. A Motta piace che i suoi dettino il ritmo: o almeno lo governino. Pellegrini faceva capolino tra le linee, Locatelli e Fagioli, ammonito già al 1’, cercavano di orchestrare transizioni spente con un soffio dai Mancini di turno. Svilar? Una parata su Vlahovic, y nada màs. Di Gregorio, manco quella. In generale, su entrambi i fronti: coraggio, uhm. Qualità nei tocchi, ari-uhm.

Alla ripresa, entravano i signori del mercato: Koopmeiners e Conceiçao subito, Douglas Luiz a ruota, persino McKennie, l’ex esubero, e Nico agli sgoccioli. Qualcosa si muoveva, ma poco poco: tiri, zero. Pure Ddr pescava nella rosa, su tutti Koné (non male) e quel Dybala che all’Arabia ha preferito il tiki-taka dei nostri cortili. Per la cronaca, dopo tanto ammucchiarsi, era proprio la Lupa a chiudere in avanti, con una sventola di Angelino.

Sola difesa imbattuta, la Vecchia. Sette punti. Come un settembre fa. In testa, però: con Inter, Toro e Udinese. Passatisti, futuristi: alla prossima.