La forza dei nove

Roberto Beccantini5 gennaio 2020

I dettagli non sono sentenze. Sono coriandoli, al massimo indizi. Fra Brescia-Lazio 1-2 e Roma-Toro 0-2 hanno segnato soltanto centravanti azzurri, ex come Mario Balotelli o non ex come Ciro Immobile (rigore e gol) e Andrea Belotti (palo, gol, traversa, rigore). Il mio podio: Belotti 8, Balotelli e Immobile 7 (a fronte, quest’ultimo, di un contributo a pelo di sufficienza).

Non meritava di vincere, la Lazio. Le mancavano Luis Alberto e Lucas Leiva, Inzaghino aveva optato per l’arrivano i nostri (Immobile più Caicedo più Correa più Milinkovic-Savic), il rosso a Cistana gli aveva spianato la strada: ha brindato agli sgoccioli, come ha imparato a fare, di puri singoli e di purissimo episodio. E così sono nove: nove successi consecutivi. Migliore in campo, per distacco, Sandro Tonali: appunti di regia e spunti verticali. Beccato dalla solita marmaglia (laziale, questa volta), Balo ha imprigionato i nervi e liberato un senso di disciplina sul quale non molti avrebbero giurato.

Date a Mazzarri una partita da poter vivere all’opposizione, e non al governo, e avrete il botto capitale. Le parate di Sirigu – molte, alcune delle quali preziose – non possono e non devono oscurare l’onnipotenza di Belotti e la caccia, non sistematica ma apprezzabile, a contropiede non banali. La Roma è stata confusa persino in Pellegrini, la sua bussola. oltre che in Dzeko, Zaniolo e Perotti sotto porta.

Mani-comio all’Olimpico (Izzo a rischio di secondo giallo, sbracciata di Smalling) con Di Bello sempre piazzato e non sempre deciso, tanto che nel caso dal penalty l’hanno richiamato dal Var. E manicomio, senza trattino, a Marassi in Genoa-Sassuolo. Tuffo di Sanabria ai piedi di Obiang, rigore; pancia-braccio di Djuricic, gol annullato; fallo di Criscito su Berardi a monte del 2-1 di Pandev, gol convalidato. Peggiore in campo, Irrati.

Buon anno a tutti: e allegri, comunque

Roberto Beccantini1 gennaio 2020

Magari gli anni passassero: gli anni restano e si sommano. Se passassero, avremmo sempre gli anni che vorremmo avere. Auguri di cuore, comunque, a tutti voi (e forza Martinello! forza tutti coloro che lottano!) con la dedica di un grande allenatore di un passato che in questo caso, per fortuna, non passa mai. L’allenatore che forgiò la modernità del Liverpool.

«In una gelida notte d’inverno, Bill Shankly venne beccato con la moglie nella tribuna di un piccolo stadio in cui si stavano affrontando due squadre di dilettanti. Un cronistello alle primi armi lo avvicinò e gli chiese, timido, perché avesse scelto proprio quella partita, con tutto quel freddo. Shankly indicò la moglie: «It’s her birthday», è il suo compleanno». (Brian Glanville, «World Soccer», 7 dicembre 2010).

Allegramente Inzaghi

Roberto Beccantini22 dicembre 2019

Dal 3-1 dell’Olimpico al 3-1 di Riad non è che sia cambiato molto. Il 7 dicembre, la Lazio si impose in rimonta, questa volta dopo essere stata blandamente rimontata. E così la Supercoppa «torna» chez Lotito, vecchio marpione. Due indizi, in teoria, non dovrebbero fare ancora una prova, ma il calcio mica è una scienza. E questa Juventus, con tutto il rispetto, meno che mai.

Patti chiari. Inzaghino con la difesa a tre e un approccio allegriano: cauto, serpentesco. Sarri con l’idea cartesiana del torello e, in ossequio alle clangore delle edicole, il tridente subito. Complimenti… A proposito: si parli pure della triade juventina, a patto di non dimenticare il quadrilatero laziale, Luis Alberto e Milinkovic-Savic più Immobile e Correa.

Non felice, è permesso?, la scelta di De Sciglio, seduto da Lulic nell’azione che, via Milinkovic, porterà al «rigore in movimento» di Luis Alberto. Rincula, la Lazio, pronta a sorvolare il centrocampo pur di rifornire in fretta i suoi califfi. Se ne fotte del tiki taka, bada al sodo: ma chi si crede di essere? Madama, lei, avanza palleggiando, Cristiano fiuta il «sangue» delle finali e propizia il pareggio di Dybala nei dintorni del 45’, al primo (e forse unico) tiro nello specchio.

La Juventus del tridente dura un tempo. Higuain non si accende mai, Cierre si spegne, l’Omarino divaga. Pjanic e c. non pompano munizioni. La Lazio riprende coraggio. Simone toglie gli ammoniti (Luis Alberto, Lucas Leiva) e si affida a Parolo e Cataldi. Ricaverà molto più (da Cataldi, addirittura la punizione del suggello) di quanto «C’era Guevara» non riuscirà a spremere da Ramsey e Douglas Costa. L’ordalia la spezza Lulic, migliore in campo, di volée. Il rosso a Bentancur e i moccoli di Sarri sono un brutto segno dopo una bruttissima flessione. Non la prima. E se qualcuno parlerà di episodi, ricordate parate di Strakosha?