Ha vinto, la Francia, al di là dello scarto e di quei «momenti Versailles» che hanno tenuto in vita l’Argentina fino alla fine. E’ stato un ottavo folle, con un risultato da fase a gironi (4-3), divertente, appassionante.
I bleus hanno lasciato la palla agli avversari e sono volati nello spazio come gli americani sulla luna. Kylian Mbappé, soprattutto. Un rigore, poi trasformato da Griezmann, due gol: ad alcuni ha ricordato il Ronaldo brasiliano, a me Jonah Lomu, l’all black che correva verso la meta e più gli si aggrappavano allo sterno più li sputava via. Compie 20 anni il 20 dicembre. Invidio Deschamps.
Ite, Messi est. A 31 anni, mai a segno dagli ottavi in poi. Triste, solitario y final. Qualche dribbling, il tiro per Mercado (diventerà un assist, rimane un tiro), l’assist superbo (questo sì) per Aguero, troppo tardi sdoganato da Sampaoli o chi per lui. Resteranno, e comunque, i Mondiali di Leo. Perché gli ultimi, probabilmente; perché mai all’altezza delle ambizioni sue e del popolo che, bambino, lasciò (e per alcuni tradì, addirittura). Il «falso nueve» non l’ha aiutato, anche perché era un falso d’autore. Guardiola, al Barça, mica toglieva gli attaccanti (Eto’o, David Villa): li allargava. E neppure Luis Enrique (Neymar, Suarez). «Il mio centravanti è lo spazio» continua a mietere vittime. E non solo tra le briscole dei bar sport.
Bellissimi i gol di Di Maria (sinistro filante da distanza desertica) e Pavard (alla Nacho anti-Portogallo). Preziosi Pogba e Matuidi, sempre sul pezzo Kanté e, Mbappé a parte, molto utile ed efficace il piccolo diavolo che ha giurato fedeltà al Cholo.
Con il Brasile, l’Argentina era una delle mie finaliste virtuali. Non ha mai avuto né un portiere né una fase difensiva decenti e così, a furia di cambiare, si è trovata a discutere Messi. Ma si può? Dimenticavo: chapeau all’arbitro iraniano.