Finalmente

Roberto Beccantini3 settembre 2013

La fiaba di Kakà che torna al Milan quasi pagando ha commosso Galliani, non me. Colpa mia. Certo, il prossimo Mondiale è in Brasile e Kakà farà di tutto per esserci, come Maicon. A 31 anni, è stato esonerato da Ancelotti: nel Real non faceva più la differenza, in un calcio povero come il nostro non è detto. Tatticamente, sostituisce Boateng: trequartista per trequartista. Non so che fine farà El Shaarawy, adesso che è arrivato anche Matri. A proposito: e Pazzini?

Dal 4-3-3, che piaceva ad Allegri, al 4-3-1-2 caro a Berlusconi: il centro di tutto rimane Balotelli. Il Milan ha cementato un reparto già forte, l’attacco, e non il settore più debole, la difesa (a meno che Silvestre bla bla bla). Stessa cosa, la Fiorentina: da Jovetic e Ljajic a Gomez e Giuseppe Rossi, già in rosa. Ambrosini per Migliaccio e stop: nessun centrale, nessun portiere. Nei panni di Galliani e Pradé avrei dato la caccia ad Astori. Non credevo che Cellino avrebbe resistito a tentativi e tentazioni. «Non cedo nessuno» e nessuno ha ceduto, né Astori né Nainggolan: mamma mia.

E’ saltato il triangolo Gilardino-Borriello-Quagliarella: meglio così. Le ultime operazioni di mercato non hanno sabotato la mia griglia: Juventus, poi Napoli, Milan, Fiorentina, Roma, Inter, Lazio, tutte in un fazzoletto. Mazzarri ha voluto Campagnaro, Benitez ha indicato Albiol, a Garcia hanno preso Benatia (e Maicon). La Juventus, già titolare del bunker più munito, ha aggiunto Ogbonna. E’ lapalissiano che con Giaccherini e Matri sarebbe stata ancora più forte, ma lo è anche senza. Non sono arrivati esterni, sono rimasti Padoin, Peluso e Isla, non più zoppo, le partenze di Giac e Marrone tolgono qualcosa al centrocampo, là dove dovrebbe tornare Pepe, rotella preziosa. Mettere le lacrime avanti (Conte) fa parte dei nostri riti, della nostra liturgia.

Conte, meglio in panchina

Roberto Beccantini31 agosto 2013

Napoli, 4-2 al Chievo. Juventus, 4-1 alla Lazio. Non solo: la scorsa stagione, tra Bologna in casa e Chievo fuori il Napoli di Mazzarri aveva raccolto zero punti; oggi, sei. La Juventus, tra Sampdoria fuori e Lazio in casa, appena uno: oggi, cinque in più. Chiamatele, se volete, classifiche «gallianesche», ma rendono l’idea di una squadra che ha cambiato piano di volo, e di un’altra, la squadra campione, che conosce a memoria la rotta.

Hamsik nel pomeriggio, Vidal di notte. Doppietta lo slovacco, doppietta il cileno. Sono centrocampisti fra i più guerrieri e completi d’Europa. Attendono, curiosi e gelosi, l’arrivo di Pogba (a proposito: che assist). Nel primo tempo, il Chievo avrebbe potuto segnare tre gol. Ha retto un’ora, poi è scomparso. Benitez sta lavorando sul possesso palla. I partenopei non vi erano abituati. Serve esercizio, servono difensori più attenti, portiere incluso. Anche a Sannino, se è per questo.

L’Europa va a un’altra velocità. La Juventus è la solita, spesso vorace, qui e là meno affamata, ma alzi la forchetta chi, ogni tanto, non salta una portata. Supercoppa, campionato: 8-1 alla Lazio. Però. Dai lanci di Bonucci sono usciti due gol. Reti a parte, l’intesa della ditta Vucinic & Tevez cresce. Se fosse stata una partita di basket, l’avrei liquidata così: Juventus più brava «al ferro», Lazio più brava nelle bombe da tre (in un caso, complice Buffon). La Lazio si è collegata al gol di Klose ed è uscita all’espulsione di Hernanes. Strano come la Juventus fosse rimasta intontita.

La vigilia era stata agitata dal pianto di Conte (che peccato Giaccherini, che peccato Matri, abbiamo rafforzato il Milan e siamo più deboli). Giaccherini e Matri erano due eccellenti riserve. Ma pur sempre riserve. Domanda: chi ha voluto Llorente? Non penso Marotta, da solo. Tra parentesi, non ha giocato neppure questa volta. Nessuno ha chiesto la luna, a Conte. E Conte lo sa.

Europa strana

Roberto Beccantini29 agosto 2013

E’ un’Europa inquieta, quella che l’Uefa ha sorteggiato a Montecarlo. Bayern, Real, Barcellona, Manchester United e City, Chelsea, Paris Sg, Napoli hanno cambiato allenatore. Il Barcellona ha unito Neymar a Messi, il Real Bale a Cristiano Ronaldo. La sfida tra Milan e Barcellona è un classico. Ci sarà Balotelli, questa volta. Ajax e Celtic mi sembrano di un livello più basso. Messi, lui, ha già saltato qualche partita. Problemi muscolari. La scorsa stagione, il chiodo fisso del recordismo – gol sempre e comunque, gol a tutti i costi pur di scalzare Gerd Muller dal trono dell’anno solare – lo fece arrivare fuso alla meta.

Riecco Real-Juventus, ordalia dal fascino antico. La inaugurarono, nei quarti del 1962, Sivori e Di Stefano. Conte trova Ancelotti e va a caccia di verifiche sullo stato (tecnico) dell’unione. Riparte dal Bayern, con un Tevez in più. Il Real è un inno al talento individuale, la Juventus una serenata al piacere e al sudore di gruppo. Sono ancora più curioso di quanto non lo fossi alla vigilia del Chelsea.

Passano le prime due, sì, ma attenzione alle bucce di banana. La Juventus torna a Copenaghen, teatro di un rocambolesco 1-1 con il Nordsjaelland. Occhio pure al Galatasaray di Terim: ha in Drogba, Sneijder e Felipe Melo velenosi (e rancorosi) pugnali.

Il Napoli partiva dalla quarta fascia. Ha pescato Arsenal, Borussia Dortmund, Marsiglia. Gli poteva andare meglio, ma anche peggio, molto peggio. Dovrà risalire la china, come fece Mazzarri con il Manchester City.

Chiudo con i pronostici. Favorite in assoluto: Bayern, Real, Barcellona. Accederanno agli ottavi: Manchester United e Real Sociedad; Real Madrid e Juventus; Paris Sg e Benfica; Bayern e Manchester City; Chelsea e Schalke 04; Borussia Dortmund e Arsenal o Napoli; Atletico Madrid e Porto; Barcellona e Milan.