Griglia canta

Roberto Beccantini12 giugno 2013

Prima di passare alla nuova stagione, lasciatemi liquidare la vecchia. Ecco qua il confronto tra le mie proiezioni d’agosto e l’ordine d’arrivo. E’ uno studio che porto avanti da anni sul «Guerin Sportivo». I pronostici sono orme in lotta rusticana con gli episodi. La competenza batte dove il tri-dente duole (a volte sì, a volte no). I miei sono stilati dopo il mercato estivo e prima della sessione invernale. Naturalmente, non tengono conto dei cambi di allenatore, positivi in alcuni casi, negativi o trascurabili in altri.

Ecco qua il confronto (in maiuscolo i piazzamenti azzeccati).

La mia classifica: 1) JUVENTUS, 2) NAPOLI, 3) Inter, 4) Roma, 5) Milan, 6) Lazio, 7) Udinese, 8) Fiorentina, 9) Sampdoria, 10) PARMA, 11) Genoa, 12) Catania, 13) Chievo, 14) Palermo, 15) ATALANTA, 16) Bologna, 17) Torino, 18) Cagliari, 19) SIENA, 20) PESCARA.

La classifica finale: 1) JUVENTUS, 2) NAPOLI, 3) Milan, 4), Fiorentina, 5) Udinese, 6) Roma, 7) Lazio, 8) Catania, 9) Inter, 10) PARMA, 11) Cagliari, 12) Chievo, 13) Bologna, 14) Sampdoria, 15) ATALANTA, 16) Torino, 17) Genoa, 18) Palermo, 19) SIENA, 20) PESCARA.

Nel dettaglio: ho azzeccato le prime due, Juventus-Napoli, e le ultime due, Siena-Pescara, il decimo posto del Parma, il quindicesimo dell’Atalanta. Ho sbagliato in pieno l’Inter, ho confuso le isole (Cagliari per Palermo), ho sottovalutato il Catania, ho sfiorato la Lazio e il Toro. Non immaginavo che la Fiorentina potesse contendere la zona Champions addirittura al Milan, né che l’Udinese sarebbe rimasta in Europa, anche se non più tra l’élite.

La griglia riassume il paesaggio, ma «nasconde» la profondità dei distacchi. Per fortuna.

Il venerdì del villaggio

Roberto Beccantini7 giugno 2013

Dal Tony Parker di Miami Heat-San Antonio Spurs al Mario Balotelli di Repubblica Ceca-Italia, passando per le quattro ore e trentasette minuti di Rafa Nadal contro Novak Djokovic. Il nesso è una forzatura mia, visto che non c’è. Comincio dal canestro di Parker (accento sulla e, alla francese). Mancava una manciata di centesimi ai ventiquattro secondi, aveva addosso un certo Lebron James. Ha palleggiato, è scivolato, si è rialzato, ha tirato. E’ stato il canestro che ha ucciso gara uno. Cogliere l’attimo, si dice in questi casi. Parker era caduto, è stato l’attimo a raccoglierlo. Che emozione, viverlo in diretta.

Poi la semifinale del Roland Garros. Chi scrive, è un seguace devoto di Roger Federer, il Platini del tennis. Di fronte a determinate cannonate, però, giù, il cappello. Dalla forza del destino al destino nella forza. Nadal era sotto, ha recuperato un break e crivellato Nole. Pensavo a com’è lo sport. A Miami, Parker inventava basket. A Parigi, sul più bello, Djokovic si è mangiato smash che sembravano rigori a porta vuota.

Praga, per concludere. Il migliore, Gigi Buffon. Il peggiore, Mario Balotelli. E questa volta, zero alibi: non un buu, non una provocazione, se non la marcatura appiccicosa che i rivali sempre gli dedicano. Brutta, bruttissima Italia. All’inizio, sei juventini, quattro milanisti, un romanista: un blocco più un blocchetto. Gambe molli, radar intasati. Di Giovinco non ricordo se sia stato in panchina nel primo tempo e abbia giocato il secondo, o viceversa.

In campo internazionale, le scorte non sempre sono ammesse. Moen, norvegese, ha trattato Balotelli come «uno dei ventidue». Morale: un giallo qui, un altro là. Fiscali? Non è questo il problema. Il problema è Balotelli, una bomba a mano che spesso esplode sull’obiettivo ma a volte scoppia in mano.

Allegri(a) o allergia

Roberto Beccantini3 giugno 2013

Allegri(a) o allergia, lo sapremo presto. E’ la prima volta che Silvio Berlusconi esonera se stesso e riassume l’allenatore. Ha vinto Adriano Galliani. Massimiliano Allegri resta fino alla scadenza del contratto (2014). Un banale atto burocratico è diventato un esame di coscienza e una cena ad Arcore. Lasciamo perdere i doppi e i tripli sensi. Sarebbe come sparare sulla Croce Rossa.

La cosa buffa è il modo in cui i trombettieri parlano del nuovo «menu» dei diritti e dei doveri, che lo chef avrebbe proposto (o imposto?) al cliente. Max aveva la squadra con lui. La squadra e Galliani. Non poco. Non pochi. Ma non tutto. Barbara tramava nell’ombra. Clarence Seedorf, l’ultimo cocco del padrone, non piaceva allo spogliatoio. Ci voleva un colpo di teatrino (di teatro, sarebbe troppo). Eccolo, poco dopo mezzanotte, all’ora delle fatine e degli incantesimi.

Sarà perché invecchio, sarà perché sarà, ma ho nostalgia del comunicato con il quale, nell’estate del 1976, Giampiero Boniperti sancì l’ingaggio di Giovanni Trapattoni:

«Il signor Ugo Locatelli, responsabile del settore giovanile, lascia la Juventus Football Club per raggiunti limiti d’età. Per questo la direzione del settore giovanile verrà trasferita al signor Vycapalek, sostituito nelle funzioni di direttore dei servizi tecnici del signor Parola. Le funzioni di allenatore della prima squadra verranno affidate per la stagine 1976-77 al signor Giovanni Trapattoni».

Voto? Per me, altissimo. Un comunicato «elegante», per usare un termine di gran moda. Ligio alla consecutio, rispettoso dei ruoli, attraversato da dosi congrue di vaselina. Altri tempi. Altre supposte. Oggi, l’ultima cena è sempre la penultima. E il povero James Pallotta alla finestra? Arrivederci Roma, tanto per cambiare.