La mia finale

Roberto Beccantini30 giugno 2012

Spagna-Italia, dunque. Non era il mio pronostico. Avrei scommesso sulla Germania. In compenso, sono ancora in corsa per il giocatore rivelazione: Mario Balotelli. La finale si profila più equilibrata di quanto non si potesse immaginare alla vigilia degli Europei e del confronto diretto del 10 giugno. Finì uno a uno: Di Natale al 61’, Fabregas al 64’.

Ricominciamo da lì: per un ora, più Italia; nell’ultima mezz’ora, più Spagna. Tra Inghilterra e Germania, la squadra di Prandelli mi è parsa in crescita; tra Francia e Portogallo, quella di Del Bosque mi è sembrata stazionaria. Come gioco raffinato e liftato, più che Nadal la Spagna ricorda Federer. Saprà essere Djokovic l’Italia? Difficile, ma non impossibile.

Il possesso palla è l’anestesia che somministrano per sfiancarti e freddarti. Xavi e Iniesta da una parte, Pirlo, De Rossi e Marchisio dall’altra: si deciderà lì, l’ordalia, senza trascurare le scaramucce sulla fasce (occhio a Jordi Alba). Perso David Villa, Del Bosque ha rinunciato al centravanti classico. Contento lui. Prandelli, invece, l’ha ritrovato: Balotelli. Dal 3-5-2 di Danzica al 4-3-1-2 di Kiev: conta la mentalità, non il modulo.

A meno che un episodio non provveda a scuoterla, sarà una «bella» aspra e barbosa. Gli spagnoli vantano la miglior difesa (solo un gol preso, quello di Di Natale) e nelle nove partite a eliminazione diretta disputate tra Europeo 2008, Mondiale 2010 ed Euroepo 2012 devono ancora incassarne mezzo. Ciò conferma come il torello rimanga uno strumento non necessariamente d’attacco: tenere palla non significa tirare: significa anche – e, in alcuni casi, soprattutto – non far tirare.

Le mie quote: Spagna 51, Italia 49. Partiamo leggermente sfavoriti, non battuti. Stanchi noi, stanchi (suppongo) loro. Le furie ci soffrono, e sin qui la tradizione ha sempre pagato.

Le scelte di Cesare

Roberto Beccantini28 giugno 2012

Hanno vinto le scelte, nette, di Cesare Prandelli. Mai aver paura di sbagliare: si sbaglia di più. Mario Balotelli, Antonio Cassano: il ct li ha difesi e protetti come Enzo Bearzot, in Spagna, coccolò e aspettò Paolorossi. Il verdetto è stato più netto dello scarto. La Germania veniva da quindici vittorie consecutive: naturalmente, da questa sera, sarà una Nazionale di pippe. La tradizione non gioca, ma paga: 1) la Spagna continua a non batterci; 2) continuiamo a non battere i croati; 2) gli inglesi non ci battono più; i tedeschi non ci battono mai (in competizioni ufficiali). Quattro su quattro. Serve altro?

E’ il primo pronostico che, tra quarti e semifinali, sbaglio. Favorita, avevo dato la Germania: di poco, d’accordo, ma vale la celeberrima battuta di Enzo Biagi («una donna non è un po’ incinta, è incinta e basta»). Dalla sconfitta di Zurigo con la Russia all’ordalia con la Germania siamo tornati a essere una squadra. Non ancora uno squadrone, non più una squadretta. Pirlo e il blocco Juve, De Rossi, Montolivo, l’utile e duttile Balzaretti, il finalmente esplosivo Balotelli, Cassano e il suo uncinetto. Più Diamanti, Di Natale, Thiago Motta: come cifra tecnica, ci siamo spinti oltre le colonne d’Ercole: molto oltre.
Con la Spagna sarà dura, come lo fu a Danzica (1-1), ma lo sarà anche per lei. Se domenica le contenderemo il titolo, lo dobbiamo (anche) alla sua lealtà: rifiutò il biscotto, liquidò la Croazia e ci tenne in corsa.

Non va trascurata la benzina degli scandali, da Calciopoli a Scommessopoli. E poi, ripeto, le scelte. Drastiche. Coraggiose. Impopolari. Per essere coerenti non bisogna essere immobili. Prandelli ha cambiato modulo, terzini, trequartista. Tutto, tranne Balotelli e Cassano. Dare a Cesare quel che è di Cesare non significa dargli trenta pugnalate. Soprattutto oggi.

Le mie semifinali

Roberto Beccantini26 giugno 2012

Semifinali, a noi. Nel 2008 furono Germania-Turchia 3-2 e Spagna-Russia 3-0. Quattro anni dopo, ci sono Italia e Portogallo al posto di russi e turchi. Paesi latini tre, resto d’Europa uno.

Portogallo 49, Spagna 51. L’ultima, in Sud Africa, finì 1-0 per le furie. Gol di David Villa, sempre sia lodato (e mai dimenticato). Il portiere portoghese era Eduardo: fece i miracoli e sedusse Preziosi. Ci cascai anch’io: otto in pagella. Tornando a bomba, sarà banale ma non si scappa: tutti per uno, il Portogallo; uno per tutti, i campeones. Cristiano Ronaldo fiuta il momento. Prime due partite, pianissimo; ultime due, fortissimo. Olandesi e cechi li ha polverizzati lui, tre gol e quattro pali. Con la Francia, le sartine spagnole non mi hanno eccitato. Il torello fine a sé stesso diventa una gran rottura. E poi: una punta o zero? Gira e rigira, la Spagna ha sempre la miglior difesa, mai il miglior attacco. Favorita, sì, ma di un’unghia.

Germania 51, Italia 49. L’arsenale più prolifico contro quello più stitico. Due giorni di riposo in più, i supplementari, la squalifica di Maggio, gli infortuni di De Rossi e Abate: se le carte urlano Germania, la carta bisbiglia Italia, mai battuta dai tedeschi in competizioni ufficiali. A Loew toglierei Ozil; a Prandelli, se fossi Loew, Pirlo. Immagino tutta un’altra partita, rispetto al catenaccio inglese. Gli azzurri tirano molto ma male. Non si può rinunciare a Balotelli. Cassano o Di Natale: sorteggerei; tanto, chi parte titolare, non finisce mai la partita. Trequartista: Diamanti, non Montolivo; e se De Rossi non recupera, Nocerino; quanto ai terzini, che Dio ce la mandi buona. La Germania mi è parsa leziosa dalla cintola in giù: Hummels, molto elegante, lo preferisco palla al piede (palla agli altri, un po’ meno). Sono leggermente più forti, i tedeschi, e più freschi. La tradizione, però, li tormenta. Non basta, ma può aiutare.