Oltre gli Europei

Roberto Beccantini17 giugno 2012

Un consiglio spassionato: Mondiali o Europei, mai prenderli per oro colato. Non è più come una volta, quando si giocava meno e, dunque, costituivano il massimo: sul piano tattico e a livello tecnico. Fu il Brasile, nel 1958, a esporre Pelè; oggi, lo esporrebbe il Santos. Ancora: il Cristiano Ronaldo di fine stagione sembra un cavallo bolso e tra «questo» Van Persie e il Matri dello scudetto non ditemi che ballano venti milioni.

Grande equilibrio, grande piattume. I fuoriclasse al mondo, oggi, sono cinque: Messi, Cristiano Ronaldo, Rooney, Iniesta, Xavi. I calendari, gonfi come certe rane di certe favole, hanno ucciso la qualità. Gli allenatori hanno assunto un’importanza smodata, contano solo loro, ai giocatori non sembra vero: un alibi qui, un pretesto là e trasformano in aumenti di stipendio persino i fallimenti.

La Russia è il simbolo dell’isteria che governa i moderni rapporti di forza. Soltanto Fedor Dostoevskij l’ha raccontata meglio di quanto non abbia fatto il brusco passaggio dal 4-1 ai cechi allo 0-1 con i greci. Ogni volta, il calcio-vodka sbraca sul più bello. Altro che semplice fatalità.

Ci si ciba di piccoli episodi, più che di grandi imprese. Prendete i biscotti. Non se ne può più. Cominciassero, i nostri prodi, a battere almeno l’Irlanda del Trap. Leggo che Prandelli medita di cambiare modulo, giocatori, tutto. Esagerato. Fateci caso: nessuno invoca più Balotelli come bandiera della Nazionale anti-razzista. Roba da ridere: e allora, forza Totò (Di Natale). Da Italia-Spagna a Croazia-Italia siamo passati dal leccaggio al linciaggio; siamo più fuori che dentro, ma ogni conferenza verte sulle pasticcerie. Due gol fatti nelle ultime cinque partite (amichevoli incluse): non sarebbe meglio pensare a questo?

Mal d’attacco

Roberto Beccantini14 giugno 2012

Immagino che serva un capro espiatorio. Immagino che sarà Prandelli. Non sono d’accordo. Ripeto: questi siamo. Dopo l’1-1 di Danzica, con la Spagna, avevo letto elogi sperticati. L’1-1 con i ruvidi croati ha ribadito che ci manca qualcosa, qualcuno. In attacco, soprattutto. Sia chiaro: anch’io, come ha fatto Prandelli, avrei confermato la formazione d’esordio. In compenso, ma sono dettagli, non avrei tolto Balotelli nella ripresa. Mario era l’unico, là davanti, con un fisico ad altezza croata. Cassano, Di Natale, Giovinco: altra cilindrata.

Due partite, due pareggi; e sempre allo stesso modo: in vantaggio e rimontati. Ci manca il colpo del k.o. Gli avversari hanno sparato più fumogeni che tiri: uno solo, a pensarci bene; quello del gol di Mandzukic, propiziato da un errore di Chiellini. Ecco: la difesa a tre (o a cinque) non c’entra. Poca roba, Pirlo, punizione a parte. Lo stesso dicasi di Modric. Non può essere un caso se la Spagna ci soffre e noi soffriamo la Croazia. Gli indizi accumulati cominciano a essere troppi.

Mi è piaciuto Marchisio, mi ha deluso ancora Thiago Motta. Da De Rossi mi sarei aspettato qualcosa di più, e di meglio, in fase d’impostazione. Gli esterni, Maggio e Giaccherini, non hanno fatto danni: accontentiamoci.

La Germania ha Gomez, la Spagna Fernando Torres, la Croazia Mandzukic: servirebbe anche a noi una punta centrale di questa taglia, di questo livello. Balotelli sta cercando di diventarlo. Diamogli tempo, anche se non ne resta molto. Battere l’Irlanda del Trap, già aritmeticamente eliminata, potrebbe non bastare. Se Spagna e Croazia fanno almeno 2-2, film già visto tra Danimarca e Svezia nel 2004, addio Europei.

Meglio due feriti che un morto: capitan Buffon, come la mettiamo? Il morto, in questo caso, saremmo noi.

Dignitosi

Roberto Beccantini10 giugno 2012

Questi siamo. Venivamo da tre sconfitte, abbiamo bloccato la Spagna campione d’Europa e del Mondo. Ci si accontenti. L’Italia è finita quando sembrava che stesse per finire la Spagna: al gol di Di Natale, dopo un’ora. Da quel momento, più loro che noi: nettamente. Prima, e soprattutto nel primo tempo, no.

Il blocco Juve ha fatto da io narrante (e talvolta, errante). Come era nell’aria, e nell’area, il 3-5-2 di Prandelli è diventato, strada facendo, 5-3-2. Giaccherini esterno sinistro, al debutto assoluto, ha confermato quanto i nostri cortili, dove tutti ci sentiamo leoni, siano lontani dagli zoo europei, dove pascolano i leoni veri. Abbiamo perso palloni preziosi (Pirlo, Balotelli), i gol sono stati due babà (Pirlo, morbido e verticale a Di Natale; David Silva, no look a Fabregas, forse il peggiore).

A proposito. Del Bosque ha cominciato senza punte, salvo aggiungere Fernando Torres, che ci ha graziato in due occasioni: la prima, complice Buffon. Mi ha ricordato il Del Piero della finale Duemila, a Rotterdam. Credo che abbia sbagliato, il buon Vicente: se hai Messi, anche le scelte più osé sembrano giuste; se non lo hai, molto si capovolge. Immagino che il ct spagnolo volesse confondere e stanare la difesa a tre di Prandelli. Senonché, a forza di sottrarre riferimenti agli avversari, li ha tolti anche ai suoi. E ha dato un senso all’arretramento, rischioso, di un centrocampista (De Rossi).

Caso Balotelli. E’ tutto in quell’azione lì, al 54’. Superbo nel rubar palla a Sergio Ramos, ma poi indisponente nel farsi rimontare e tamponare. Migliore in campo, Iniesta. Così così l’arbitro. Restano tre cose: un discreto esordio, un buon risultato e la conferma che, nei confronti ufficiali – sia in ambito mondiale sia a livello europeo – gli spagnoli ci soffrono. Non è poco, se penso ai problemi e alle gufate della vigilia.