Tutto pulito, naturalmente

Roberto Beccantini18 giugno 2012

Antonio Cassano e Mario Balotelli, naturalmente. I più discussi. Di Italia-Irlanda mi tengo il risultato, non certo il gioco e neppure lo scarto, esagerato. Quando si vince, si ha sempre ragione, e Prandelli l’avrà. Sistema di gioco, giocatori: per me, ha cambiato troppo, troppi. L’Irlanda del Trap, non l’avevamo mai battuta: due pareggi e un k.o. Era la squadra più scarsa, ha dato il massimo che poteva (o voleva), un massimo difficile da pesare.

Ora che ci siamo qualificati, non vorrei che di biscotti parlassero gli altri: cito una nazione a caso, la Croazia. Essere italiani è sempre più difficile. D’accordo, nel 2004 nel forno c’eravamo finiti noi, ma insomma, Scommessopoli è una torta né danese né svedese, un pizzico di decenza non avrebbe guastato. Francia o Spagna purché se magna: todos caballeros, le furiette rosse. E altro che tacito armistizio. Stando, almeno, al 68 per cento di possesso palla e alle parate di Iker Casillas.

La nostra Nazionale rimane un cantiere. Ha perso Chiellini, stirato, è tornata al 4-3-1-2, senza plausibili progressi al netto dell’epilogo. Nei quarti, domenica, ci misureremo con la prima del gruppo D: la Francia di Benzema e Ribery oppure, a scalare, Inghilterra o Ucraina. E’ l’Europeo dell’equilibrio e delle difese scollate, nemico giurato degli zero a zero (non uno, ancora). Adesso che è uscita l’Olanda dei solisti, il gruppo lo tirano Germania e Spagna. Poi, appunto, il resto: Italia inclusa.

Contro i ronzini irlandesi, salvo Cassano, Marchisio, De Rossi, Barzagli e, a tratti, Balzaretti. Le flessioni nell’ultima mezz’ora sono ormai un classico. Balotelli è questo: recidivo o esplosivo, a seconda di quello che gli detta l’istinto.
Se fossimo usciti, sarebbe stata una tragedia. Non escludo che la vittoria di Poznan droghi l’entusiasmo. Siamo una squadra ballerina, con un ct che va dove lo porta il cuore. Auguri.

Oltre gli Europei

Roberto Beccantini17 giugno 2012

Un consiglio spassionato: Mondiali o Europei, mai prenderli per oro colato. Non è più come una volta, quando si giocava meno e, dunque, costituivano il massimo: sul piano tattico e a livello tecnico. Fu il Brasile, nel 1958, a esporre Pelè; oggi, lo esporrebbe il Santos. Ancora: il Cristiano Ronaldo di fine stagione sembra un cavallo bolso e tra «questo» Van Persie e il Matri dello scudetto non ditemi che ballano venti milioni.

Grande equilibrio, grande piattume. I fuoriclasse al mondo, oggi, sono cinque: Messi, Cristiano Ronaldo, Rooney, Iniesta, Xavi. I calendari, gonfi come certe rane di certe favole, hanno ucciso la qualità. Gli allenatori hanno assunto un’importanza smodata, contano solo loro, ai giocatori non sembra vero: un alibi qui, un pretesto là e trasformano in aumenti di stipendio persino i fallimenti.

La Russia è il simbolo dell’isteria che governa i moderni rapporti di forza. Soltanto Fedor Dostoevskij l’ha raccontata meglio di quanto non abbia fatto il brusco passaggio dal 4-1 ai cechi allo 0-1 con i greci. Ogni volta, il calcio-vodka sbraca sul più bello. Altro che semplice fatalità.

Ci si ciba di piccoli episodi, più che di grandi imprese. Prendete i biscotti. Non se ne può più. Cominciassero, i nostri prodi, a battere almeno l’Irlanda del Trap. Leggo che Prandelli medita di cambiare modulo, giocatori, tutto. Esagerato. Fateci caso: nessuno invoca più Balotelli come bandiera della Nazionale anti-razzista. Roba da ridere: e allora, forza Totò (Di Natale). Da Italia-Spagna a Croazia-Italia siamo passati dal leccaggio al linciaggio; siamo più fuori che dentro, ma ogni conferenza verte sulle pasticcerie. Due gol fatti nelle ultime cinque partite (amichevoli incluse): non sarebbe meglio pensare a questo?

Mal d’attacco

Roberto Beccantini14 giugno 2012

Immagino che serva un capro espiatorio. Immagino che sarà Prandelli. Non sono d’accordo. Ripeto: questi siamo. Dopo l’1-1 di Danzica, con la Spagna, avevo letto elogi sperticati. L’1-1 con i ruvidi croati ha ribadito che ci manca qualcosa, qualcuno. In attacco, soprattutto. Sia chiaro: anch’io, come ha fatto Prandelli, avrei confermato la formazione d’esordio. In compenso, ma sono dettagli, non avrei tolto Balotelli nella ripresa. Mario era l’unico, là davanti, con un fisico ad altezza croata. Cassano, Di Natale, Giovinco: altra cilindrata.

Due partite, due pareggi; e sempre allo stesso modo: in vantaggio e rimontati. Ci manca il colpo del k.o. Gli avversari hanno sparato più fumogeni che tiri: uno solo, a pensarci bene; quello del gol di Mandzukic, propiziato da un errore di Chiellini. Ecco: la difesa a tre (o a cinque) non c’entra. Poca roba, Pirlo, punizione a parte. Lo stesso dicasi di Modric. Non può essere un caso se la Spagna ci soffre e noi soffriamo la Croazia. Gli indizi accumulati cominciano a essere troppi.

Mi è piaciuto Marchisio, mi ha deluso ancora Thiago Motta. Da De Rossi mi sarei aspettato qualcosa di più, e di meglio, in fase d’impostazione. Gli esterni, Maggio e Giaccherini, non hanno fatto danni: accontentiamoci.

La Germania ha Gomez, la Spagna Fernando Torres, la Croazia Mandzukic: servirebbe anche a noi una punta centrale di questa taglia, di questo livello. Balotelli sta cercando di diventarlo. Diamogli tempo, anche se non ne resta molto. Battere l’Irlanda del Trap, già aritmeticamente eliminata, potrebbe non bastare. Se Spagna e Croazia fanno almeno 2-2, film già visto tra Danimarca e Svezia nel 2004, addio Europei.

Meglio due feriti che un morto: capitan Buffon, come la mettiamo? Il morto, in questo caso, saremmo noi.