Questo è uno spazio riservato ai giovani, d’età e di spirito. Gli argomenti sono liberi. Un solo limite: ogni articolo non deve superare le 30 righe. Naturalmente, non ci sono vincoli alla fantasia. Una commissione, da me presieduta e da me composta, premierà di settimana in settimana, con l’onore di un aggettivo, il “manufatto migliore” (come direbbe Emma Marcegaglia).
Scrivete, scrivete: qualcosa resterà. E magari anche qualcuno.
PERCHE’ TATARUSANU?
PERCHE’ UNA GRANDE SQUADRA COME IL MILAN HA IN ROSA UN ” NON PORTIERE” DA ORMAI PIU’ DI 2 ANNI(settembre 2020)?
Spesso le rose dei portieri del Milan sono state tutte italiane :
Cudicini, Belli e Vecchi negli anni Settanta. Giovanni Galli, Pinato e Antonioli, negli anni ’80. Abbiati, Amelia e Roma nell’anno dell’ultimo Scudetto, il 2011. Ma oltre ai portieri nostrani, come Sebastiano Rossi, Valerio Fiori, Marco Storari e molti altri big, la storia del Milan è fatta di numerosi portieri europei e mondiali. Vero che l’esperienza di Jens Lehmann ha avuto qualche criticità nel lontano 1998, ma con le due Champions League vinte a Manchester e ad Atene un certo Nelson Dida ha saputo fare la storia. Senza dimenticare la “scoperta” Gigio Donnarumma, lanciato dal compianto Sinisa, che ha difeso in maniera egregia la porta del rossoneri per 6 lunghi anni. Tutto questo prima dell’ arrivo del portiere francese Mike Maignan, arrivato dal Lilla, che è stato una vera e propria scommessa vinta da Maldini e Massara, il quale ha contribuito a suon di interventi miracolosi alla vittoria dello scudetto dello scorso anno.( Il Milan chiude con il quarto miglior attacco (69 gol) ma con la miglior difesa (31, alla pari con il Napoli. Merito di tutti, ma un po’ di più di Maignan: Magic Mike è il portiere con la miglior percentuale di parate in tutta Europa e raggiunge la stratosferica cifra del 53,1% di clean sheet, porta inviolata in ben 17 occasioni su 32 presenze).
Riporto qui sotto ciò che è scritto nella biografia del signor TATARUSANU:
Chiamato l’Uomo Ragno in patria,[3] a dispetto del fisico imponente, è abile non solo sui palloni alti, ma anche sui tiri rasoterra.[1][4] Sicuro nelle uscite,[5] possiede una buona reputazione a livello internazionale[6] ed è uno specialista nel parare i calci di rigore.[1]
Vorrei girare un interrogativo a chi ha scritto queste 3 righe: ma ci state prendendo in giro? Ma sapete cosa significa essere un portiere, a maggior ragione, con le caratteristiche da voi citate?
E dalla fine di settembre che questo pseudo portiere sta difendendo la porta degli uomini di mister Pioli con risultati imbarazzanti, vedasi errori madornali come contro la Lazio, l’ Inter in Supercoppa, oggi contro il Sassuolo( per citarne alcuni), non dà sicurezza al reparto arretrato, è impreciso, impacciato, praticamente ogni qual volta il Milan si appresta a scendere in campo si parte già con un gol da recuperare, prima ancora che l’ arbitro fischi l’ inizio della stessa.
Fino a quando si deve assistere a questo scempio?
CHIEDO SCUSA SE QUESTO MIO ARTICOLO POSSA SUSCITARE LE IRE DI QUALCHE ADDETTO AI LAVORI, ma come dice l’ incazzatore personalilazzato:
M’ aggia sfugà ncopp a stu fatt, nun m n fott propr.!!!!!!
“Mbappé è il migliore al Mondo, ma Messi è il più grande della Storia”
L’Argentina vince la Coppa del Mondo e la Francia resta a guardare: qualche riflessione merita di essere fatta.
1- Argentina-Francia non è stata una semplice finale del Mondo, è stata una partita leggendaria;
1bis – Forse la migliore di sempre. Di sicuro la più bella che io abbia mai visto;
2- Mbappé e Messi regalano una gara a tratti epica, che verrà ricordata negli annali del calcio per sempre;
3- Messi raggiunge Maradona ma Mbappé si consacra definitivamente come il miglior giocatore del Mondo. E ha solo 24 anni…
4- Messi completa l’opera aggiungendo alla sua straordinaria bacheca l’ultimo titolo, il più difficile;
5- Messi vince e diventa leader con la sua Argentina, proprio come Diego…
6- Mbappé per un attimo intravede il mito di Pelé, ma lo sfiora soltanto. Il futuro è suo, ma il destino quest’oggi gli ha voltato le spalle;
7- Il destino regala, invece, a Messi il primo Mondiale della sua storia nel giorno della sua ultima partita in un Mondiale con la maglia dell’Argentina. 36 anni dopo Diego, tocca alla Pulce: che storia fantastica che è il calcio;
8- E sempre il destino, decide che alla fine il migliore della Storia (forse) doveva essere proprio lui: Leo Messi!
Grazie Leo. Grazie Kylian. E viva El Futbol, oggi e sempre!
Con la sconfitta contro il Marocco ai Quarti di Finale, si chiude definitivamente quella che possiamo definire a chiare lettere come l’era Ronaldo: un’era unica in cui un marziano di nome Cristiano Ronaldo dos Santos Aveiro, meglio noto come Cristiano Ronaldo, nato a Funchal il 5 febbraio 1985, ha scritto pagine di storia che resteranno negli annali del calcio. Cristiano Ronaldo è stato l’unico in grado di giganteggiare alla pari del prediletto del mondo del calcio, Leo Messi, e per diversi anni anche superarlo (il triennio delle Champions con Zidane al Real per intenderci). Ma non tutte le storie hanno il lieto fine. Invecchiare fa parte della vita, figuriamoci dello sport. Proprio quello stesso Ronaldo che ha lavorato giorno e notte per arrivare ai livelli di quel fenomeno argentino, sapendo che la Pulce partiva avvantaggiata, poiché in possesso di un dono della natura che si chiama talento. Ma Cristiano ha lottato e ce l’ha fatta: ha vinto Palloni d’oro e Champions, un Europeo e stracciato ogni record; ha trascinato il suo Portogallo sul tetto d’Europa da protagonista; ha riportato il Real a vincere la Champions più di dieci anni dopo e ha vinto ovunque: in Inghilterra, in Spagna, in Italia.
Ma tutto questo è ormai alle spalle, contro il Marocco si giocava l’ultima fiche, la sua chance di poter alzare la Coppa del Mondo: unico trofeo mancante nella bacheca del fenomeno portoghese. Ma è andata male, anche questa volta. Anche quando il tabellone e il destino avevano deciso che Messi e Ronaldo, semmai si fossero sfidati, si sarebbero dovuti sfidare nella finale: nella last dance del calcio. Ma è finita due partite prima, è finita ai Quarti. Con un Ronaldo in lacrime a fine gara. Prima la travagliata annata col Manchester, poi quella pessima quest’anno (la peggiore di sempre), culminata nel peggiore dei modi.
È in atto un lento ma chiaro declino. Anche i più grandi invecchiano, anche i fenomeni dicono basta. Ed è successo anche a Cristiano. Che ora si ritrova davanti ad un bivio, ad una scelta da compiere inevitabilmente: fermarsi e accettare l’offerta araba, per chiudere con leggerezza la sua carriera o provare ad accettare un’altra, nuova e affascinante sfida. Magari in Europa, magari con l’obiettivo di provare ad alzare per l’ultima volta la Champions League; magari per provare a disputare per l’ultima volta un Europeo e perché no, arrivare nel 2026, a 41 anni, a giocarsi ancora una volta il Mondiale. A vedere com’è finita contro il Marocco la risposta sembra scontata, ma non per lui: non quando si parla di Cristiano Ronaldo dos Santos Aveiro, perché con lui nulla è scontato.
È partito. Il campionato che fu il più bello del mondo è cominciato.
Con qualche anziano protagonista in più. Specchio fedele di una nazione che i giovani, dopo averli formati anche in modo eccelso, li accompagna all’uscita. Non è una fuga di cervelli ma cervelli in fuga da un sistema che del merito non sa che farne, prediligendo la conoscenza se non proprio la raccomandazione.
E questo torneo te lo raccomando: avrà pure una pausa per il campionato globale e mondiale degli altri. No, non ci saremo, ad indicare un livello della realtà che i media si rifiutano di riconoscere.
Non ci credete? Chiunque vincerà lo scudetto difficilmente supererà i quarti della Champions. Il torneo dei migliori e più ricchi (e dei più fortunati considerato l’ultimo vincitore).
È la povertà il nostro problema? No, son le priorità: quando hai delle risorse devi saperle investire nelle necessità primarie. Son forse le armi “per gli altri” la nostra priorità?
Chi compra il Real (che continua a vincere nonostante le spese altrui)? I migliori giovani di prospettiva.
Che campioni arrivano da noi? Over 30 dalla pancia tante volte già piena ma che alla moviola (questi i ritmi nazionali rispetto alla Premier) risultano vincenti e più che dignitosi.
Che vinca la migliore (dei “fu” migliori)
Luglio 1982, il mese che l’Italia diventó Brasile
Le prime due, Argentina e Brasile, al campo estivo dei Salesiani.
Eravamo sessanta ragazzini di undici anni, che non potevano perdersi le partite dell’Italia, fin dal dopo pranzo esisteva solo più quello.
I preti, nascostamente, ma mica poi tanto, facevano il tifo anche loro e avevano allestito la cappella a mo’ di curva da stadio, con il televisore più grande che avevano trovato messo sull’altare.
E noi si urlava, si guardava, si soffriva, si scappava fuori ad imitare gli scatti di Tardelli, le parate di Zoff, ed anche i pestoni e le tirate di maglia di Gentile.
Nell’intervallo ci facevano dire i Vespri, inutile provare a fare rispettare l’orario della cena – ma, del resto, chi aveva fame? – e tutti a pregare che Dio si dimenticasse che i suoi “figli” erano Maradona e Zico e concedesse i suoi favori anche ai ragazzini mingherlini come eravamo noi, e Paolorossi come noi.
Mai nella vita partite più belle, nemmeno la finale, 3 a 1 alla grande Germania, che vidi poi a casa, tornato dalla colonia, con il papà e il nonno. Loro due continuavano a dire che i tedeschi ci avrebbero ripresi, e che il rigore era segno del destino, e che non potevamo farcela, ed io che stavo zitto, ma sapevo che, quel mese, il dio del calcio voleva bene ai ragazzi vestiti di azzurro, anche e soprattutto quelli mingherlini, come Paolorossi.