Questo è uno spazio riservato ai giovani, d’età e di spirito. Gli argomenti sono liberi. Un solo limite: ogni articolo non deve superare le 30 righe. Naturalmente, non ci sono vincoli alla fantasia. Una commissione, da me presieduta e da me composta, premierà di settimana in settimana, con l’onore di un aggettivo, il “manufatto migliore” (come direbbe Emma Marcegaglia).
Scrivete, scrivete: qualcosa resterà . E magari anche qualcuno.
Grazie, gentile Simone. Spero di essere in grado di recuperare il suo messaggio. Mi muovo molto male, nel web.
Gentilissimo dottor Beccantini,
mi sono permesso di risponderle attraverso Facebook, tramite posta privata.
Buona giornata,
Simone
Grazie, gentile Simone. Mi è piaciuto. Se non sono indiscreto, da dove scrive, quanti anni ha?
L’investitura del Conte
“L’Italia è un Paese di allenatori”. Da qualche anno, si aggiunga, di fantallenatori. Fare le fortune fantacalcistiche ti erge già a semidio. Soprattutto se sulla tua carta d’identità , sotto la voce “segni particolari”, non c’è scritto “bomber”. Quella di Claudio Marchisio è una storia che però va oltre. Simbolo di juventinità , ha conquistato trasversalmente tutti i tifosi d’Italia, riuscendo a fornire prestazioni sartoriali di notevole fattura: taglia&cuci in mezzo al campo, ricamature da spellarsi le mani per gli applausi sotto porta.
La sua storia va oltre, sì, ma parte da lontano. Nato e cresciuto nella Juventus, si ritrova titolare dopo Calciopoli, in B. E forse forse, il buon Claudio, oggi, può anche ringraziare di essere finito all’inferno, con la sua Juve, in quella calda estate. In Italia i buoni propositi sono tanti, ma sui giovani non ci punta nessuno fino in fondo. Vengono mandati in campo solo se l’acqua alla gola diventa malmastra, esigenze economiche in primis. Ripristinare l’Under 15 e dare vita alla Nazionale di B evidenziano un imbarazzo internazionale da cui proprio i calciatori come Marchisio riescono a tirar fuori il movimento tricolore. E a nasconderne il rossore.
Dopo l’annata nella serie cadetta in bianconero, puntualmente viene spedito in prestito a Empoli (insieme a Giovinco): lui non si perde, gioca bene e si guadagna la (ri)chiamata in bianconero. Che non lascerà più.
Una partita dopo l’altra, Marchisio diventa un punto fermo in campo e un idolo in curva. Soprattutto dopo il gol all’Inter nel dicembre 2009, partita simbolo dell’orgoglio bianconero. Lui gioca, lo fa bene, attira su di sé le attenzioni del “Times”, che lo annovera tra i primi 10 talenti in ascesa del calcio mondiale (il primo degli italiani), ma anche di Marcello Lippi, che lo convoca in Nazionale e lo porta con sé in Sudafrica.
La selezione azzurra affonda, lui paga una collocazione tattica che lo confonde: dietro le punte fa fatica, e il talento viene subito ridimensionato. La stagione immediatamente successiva è uno dei pochi punti fermi, nonché una delle poche note liete, della Juventus di Delneri.
E’ con Conte, però, che sta vivendo la consacrazione. A lezione dall’ex capitano degli anni ’90, Marchisio impara cosa vuol dire essere juventino, a far male in zona gol, a inserirsi, a parlare da leader. Cinque gol, record personale infranto in sole dieci presenze, primo centro anche con la Nazionale di Prandelli.
Il principino è pronto a diventare re. E se l’investitura la fa un Conte, si vede che tutto è già scritto.
La schiettezza toscana da una parte e il pragmatismo friulano dall’altra. Gigi
e Dino, così diversi e così uguali. Divisi dalla geografia ma uniti dal calcio.
Due epoche e due società lontane. Si sprecano i paragoni tra Buffon e Zoff dopo
che l’attuale numero uno azzurro-bianconero ha eguagliato il predecessore nella
classifica delle presenze con la maglia della nazionale. Molti fattori
accomunano questi due miti del calcio. Soprattutto i colori (senza mancare di
rispetto a Parma, Lazio e le altre), il bianconero e l’azzurro. Gli scudetti
vinti, la coppa Uefa (quando Gigi difendeva la porta di un grande Parma e Dino
di una Juventus tutta made in Italy) alzata nei cieli d’Europa e quel trofeo
dalle grandi orecchie sfiorato. Ma soprattutto il mondo conquistato grazie
anche alle loro mani a distanza di 24 anni, tra sfondi di bandiere tricolori e
azzurre che ci hanno resi orgogliosi del nostro Paese. E quanto è stato bello
vederli il mese scorso nella notte di Pescara assieme ad altre leggende della
nostra nazionale. E che emozione fu vedere il taciturno capitano Dino e gli
altri eroi di Madrid ricevuti al Quirinale dall’indimenticato Pertini, la
stessa che dominava gli occhi di Gigi nella visita degli azzurri da Napolitano.
Il capo dello Stato ha ricordato ai ragazzi di Prandelli che il suo
insediamento al Colle è stato battezzato dal trionfo dei mondiali tedeschi,
ricordando che per la prossima rassegna iridata il suo mandato sarà scaduto.
Presidente Napolitano, ha dimenticato che c’è ancora un campionato d’Europa da
conquistare insieme, quel trofeo agguantato da Dino ma non ancora da Gigi…
ANTONIO CAPOTOSTO
Gentile Lovre 51, in effetti ha sbagliato sezione, ma fa lo stesso. Forza Omar, sempre.
Probabilmente ho scritto sulla pagina sbagliata,se potete mettetela su sentenza Napoli altrimenti grazie lo stesso!
Io sono juventino e sono anni che predico contro Moggi e la sua arroganza,questo aver voluto fare il despota del calcio italiano.Non gli bastava essere il DT.della squadra più forte,no lui voleva stravincere cercando tutte le soluzioni a lui favorevoli!Giusto condannarlo,secondo me e’ anche poco,ma la cosa che mi stupisce e’ questo esercito di juventini che lo difende(Salame sugli occhi???).Le crociate sono finite,Moggi ha quello che si merita ma anche altri meriterebbero qualcosa di simile(compreso qualche defunto)!Dottore ben tornato e forza Juve!Io sono un Sivoriano nato un anno dopo di Lei 14/12/51 Ossequi!
Gentile Francesco, grazie a lei. Dalla chiarezza e la serenità con la quale scrive – qualità che non inficiano la fermezza nel sostenere certi argomenti – penso proprio che suo figlio debba essere fiero di lei. Evviva Lentini, che ricorda cieli azzurri e fondi (rosso) neri….
Le mie prime righe le vorrei dedicare al Dr. Beccantini, con il quale, nel recente passato, abbiamo avuto qualche scambio di mail (una volta si sarebbe detto epistolare) circa la nostra cara e amata Juventus.
La ringrazio per l’apertura di questo blog, del quale solo stamane ne sono venuto a conoscenza. Grazie a lei potremmo così discutere su tutti ciò che riguarda la sfera bianconera.
L’argomento principale su cui si sta disquisendo in questi giorni è certamente la sentenza relativa al processo di Napoli; è chiaro che ci lasciati tutti basiti poichè, se è vero che la “giustizia è uguale per tutti” è altrettanto vero che è diventata una moda dare addosso alla Juventus e quindi diventare dei personaggi famosi in tutto il territorio italico. Il giudice Casoria, prima di questo processo chi la conosceva? sicuramente con questa sentenza (assurda) si sarà fatta numerosi estimatori, comunque vorrei dire che neanche questo episodio potrà abbatterci.
Per quel che concerne il lato tecnico della ns. squadra vorrei far presente che la Juve di quest’anno mi piace ma deve sicuramente migliorare nell’essere più cinica sottoporta e soprattutto migliorare in fase offensiva sulle palle inattive.
Infine lo Stadio: io vivo a Lentini (SR) e sono riuscito ad andare all Juventus Stadium per la gara contro al Fiorentina; devo ammettere che lo sforzo (economico) mi ha ripagato e confesso che nel momento in cui sono entrato mi sono commosso e mi sono sentito infinitamente orgoglioso ad aver avuto un padre che mi ha insegnato ad amare la Juventus. Ho abbracciato mio figlio di 10 anni stringendolo forte e pensando dentro di me: grazie papà .