Questo è uno spazio riservato ai giovani, d’età e di spirito. Gli argomenti sono liberi. Un solo limite: ogni articolo non deve superare le 30 righe. Naturalmente, non ci sono vincoli alla fantasia. Una commissione, da me presieduta e da me composta, premierà di settimana in settimana, con l’onore di un aggettivo, il “manufatto migliore” (come direbbe Emma Marcegaglia).
Scrivete, scrivete: qualcosa resterà . E magari anche qualcuno.
A (QUASI) UN TERZO DEL CAMMINO
Ebbene si, ero tra quelli che più temevano la sfida di domenica sera contro il Napoli, forse perchè temo e ritengo gli azzurri siano l’avversario principale per la lotta al titolo. Hanno dalla loro parte un gioco corale finalmente ‘europeo’ a fronte di qualche pecca in difesa e con degli investimenti mirati (ma costosi) dalla trequarti in su. Temevo i loro singoli, la loro pericolosità indubbia con i tiri da fuori area, le punizioni, le ripartenze esplosive di gente come Mertens, Callejon, Higuain, Hamsik stesso, che su spazi aperti possono fare davvero male.
Poco o niente di tutto questo si è avverato sul campo. Evidentemente (mea culpa) ho sottovalutato i nostri, rabberciati comunque alla vigilia da assenze importanti nell’economia di certi schemi come Lichtsteiner, Chiellini o anche lo stesso Caceres per un eventuale cambio di modulo. Il modulo, già . Perchè si dibatte spesso tra noi su quanto ‘pesa’ il modulo sul gioco ma in una squadra che fa dell’organizzazione corale e non dei colpi tecnici dei singoli, il modulo è molto. Conte veniva da recenti ottime prove tra andata e ritorno col Real Madrid con la difesa a 4, da riproporre in contesti europei dove la tecnica spesso fa la differenza sulla tattica e dove gli avversari sono più offensivi delle solite nostre mura domestiche di campionato. Tornare al 3-5-2 contro una squadra che giostra con 3 trequartisti di cui due larghi e una punta centrale sarebbe stato forse un rischio (calcolato). Invece io ho notato un registro soprattutto di mentalità diverso, pur avendo lo stesso contenitore tattico: nel primo tempo si è presentata (finalmente tornando all’antico, dal primo secondo) una squadra corta, aggressiva, veloce nel recuperare palla e pressare, vogliosa e determinata, anche tecnica, con azioni d’attacco convinte. Una forza tecnica e tattica tale da giustificare almeno due gol di scarto, e aver segnato subito ha giovato ai piani. Gran parte del primo tempo è stato dominio, attivo, e controllo della gara, grazie soprattutto al reparto migliore che abbiamo ossia il centrocampo a pieni giri. Ma la forza mentale della squadra, che con il 3-5-2 ha costruito molte delle sue fortune in serie A sui due scudetti consecutivi, è venuta fuori secondo me in maniera lampante nella ripresa, quando l’avversario doveva spingere, attaccare, fraseggiare, fare la partita e noi intelligentemente abbiamo aspettato, senza subire le ripartenze e prestare il fianco a errori, chiusi dietro aspettando e gestendo energie fisiche e mentali in calo fisiologico. Non è più possibile e realistico, pur con il turnover, spingere e attaccare l’avversario per interi 90 minuti come nella stagione Conte.1 con un impegno settimanale (quello che per intenderci ha ora la Roma capolista), dunque domenica sera il campo ha detto che siamo riusciti a sbloccare la partita (pecca piuttosto insistente in altre occasioni) e poi abbiamo gestito bene con intelligenza e profitto una buona metà del secondo tempo, quando il Napoli era alla caccia del pari che avrebbe cambiato forse le sorti dell’incontro, pur senza subire troppo e senza dare la grande impressione che il gol beffa arrivasse da un momento all’altro. Poi, sono arrivati, a conclusione della degna serata calcistica da Juve contiana, due colpi balistici geniali dei singoli (Pirlo e Pogba, i migliori di tutti non a caso), dopo la prova di squadra: una sorta di completamento dell’opera. Ho sorvolato volutamente sui vari episodi, che fanno parte del gioco in positivo e in negativo, perchè ne abbiamo abbondantemente discusso. Resta la sensazione che dopo una partita così, ci sia stato un piccolo ma importante quid di crescita della Juventus, oltre al fatto inequivocabile di non fallire quasi mai i grandi appuntamenti e alla quasi commovente prova decente di alcuni elementi finora ‘bistrattati’ come Buffon, Isla e Ogbonna (nonostante l’espulsione), un Asamoah in crescita di prospettiva come terzino per come ha difeso spesso dalla sua parte (e chissà che dopo esterno adattato non diventi un gran bel terzino, risolvendoci molti equivoci tattici), un Vidal a corrente alternata ma sempre prezioso, Barzagli solito monumentale difensore intelligente e conscio dei suoi (rari) limiti, un Bonucci con personalità e testa sul campo (così è sempre auspicabile che sia), gli attaccanti che hanno fatto di tutto per essere presenti in fase offensiva e di difesa (tra l’altro potrebbero compensarsi bene, Tevez-Llorente). Sul basco poi bisognerà insistere, soprattutto scoprendo il potenziale (ancora con buoni margini di miglioramento) di avere finalmente in rosa un attaccante diverso da quelli sfilati finora, una punta che sa giostrare anche con i piedi ma che può diventare un punto di riferimento fondamentale dal punto di vista fisico (e che si alzi e si insegni qualche bel cross alto, ne vedremo tanti di gol del buon Fernando!), impegnando marcature e liberando magari più spazio, estro e campo a Tevez (a patto che Carlitos non sia perennemente impegnato nei ripiegamenti tali da sfiancarlo ma sia feroce al limite dell’area di rigore avversaria). Resta dunque da capire come ce la faranno pagare, in tutti i sensi, a cominciare dai media asserviti ai tifosi e al clima locale (chiamiamolo così) quando al ritorno e magari in ben altra situazione di classifica, dovremo giocarcela allo stadio di Kabul. Già si promette vendetta (sportiva?), e già qualche bell’assaggio ne abbiamo avuto ampiamente lo scorso campionato. A quasi un terzo della stagione, è un torneo con una corsa al vertice a 3 che si potrebbe prolungare fino alle battute finali, dove decideranno dettagli di varia natura (qualche gol subito in più o in meno, qualche fortuna nel meritare l’episodio, la forma fisica e mentale da marzo in poi, non sbagliare gli appuntamenti come quello di domenica sera) e dove c’è una grande squadra ormai abituata a gestire al vertice, un’altra grande squadra che può iniziare un percorso grazie a nuovi acquisti e una nuova mentalità di gioco e infine una ottima squadra che ha ancora difetti ma che può tentare, credendoci come noi due anni fa, l’exploit avendo a mio parere mezzi tecnici di rosa non inferiori a nessuno.
Il nostro attuale andamento di classifica e di gol subiti/segnati rispecchia quasi l’anno scorso, i venti minuti di follia e blackout di Firenze (quanti rimpianti, si spera che non siano decisivi!) fanno il paio con la debacle interna contro l’Inter, con la differenza che attualmente i viola di Montella che hanno sostituito quella Inter non sembrano in prossima caduta libera (e aspettando il rientro tra i loro titolari di Gomez, fin qui non ancora visto alle vere potenzialità , ma chissà che paradossalmente non intralci il bel gioco e i gol di Pepito Rossi capocannoniere attuale).
La stessa Inter poi non dovrebbe essere sottovalutata: come il suo allenatore, sono tosti, abbastanza fortunati in qualche caso e ostici da affrontare, macineranno molti punti, pur non imparando a ‘fare la partita’. Per tacere, per adesso, del grande assente rossonero.
Hola Señor Moreno! I read the interview and i want to congratulate with you and your colleague for the great job done by interviewing one the best football player of the past 20-25 years at least in my opinion! Come more often to visit our “Hospital” like affectionately refer to it our Doctor Mr.Beccantini!My best regards and keep up with a good work! Francesco from NJ.
Juan, no problem: Write me at roberto.beccantini@fastwebnet.it.
All the best.
Hi Roberto,
this is Juan Moreno (http://www.spiegel.de/international/zeitgeist/sweden-football-star-zlatan-ibrahimovic-attacks-guardiola-a-925691.html), a spanish-born journalist working for Europe´s biggest news magazine called DER SPIEGEL in Germany.
I´d like to speak with you about Mario Balotelli (Germany is playing Italy soon as you know).
I´d love have to have some quotes about him from an expert in italian soccer. You mind sending me a contact phone? We could speak in english, spanish or italian (it´s not very good, but we´ll get along…)
Best regards
Juan
Perfettamente d’accordo con l’analisi dell’ottimo Alessio Cattaneo. Vorrei aggiungere, in riferimento alla partita di questa sera, un aspetto da non trascurare. Trattasi di una partita che si gioca ancora nella fase a gironi che, come ovvio, presenta problematiche diverse rispetto alla fase ad eliminazione diretta. E’ noto che nel calcio, nello sport in genere, le motivazioni sono quasi tutto; il real questa sera potrebbe non avere interesse a spremersi rischiando le gambe per vincere una partita per loro del tutto ininfluente. Il passaggio del turno come prima classificata è, infatti, quasi certo anche in caso di eventuale sconfitta. Sarà facile per le merengues regolare i conti nelle prossime due gare contro turchi e danesi. Questo potrebbe costituire un enorme vantaggio per la juventus che potrebbe portare a casa un pareggio che, a mio avviso, sarebbe oro colato permettendole di andarsi a giocare tutto in turchia. E’ inutile nascondersi dietro a un dito: la differenza tecnica tra le due squadre è enorme (del resto lo stesso lo ha ammesso paragonando il real ad una fuoriserie e la juventus ad una vettura normale) per cui, giocando bene e sfruttando l’inevitabile mancanza di furia agonistica del real, un pareggio è alla portata. Un discorso del tutto diverso sarebbe da farsi (e spero vivamente lo si possa affrontare in seguito) in una gara ad eliminazione diretta dove l’attacco del real lascerebbe ben poche chance ai bianconeri. Ma su ciò ci sarà tempo di discutere, spero…..
Gentile Alessio, grazie dell’analisi pre-ventiva.
Mi correggo subito, Juve eliminata ai quarti l’anno scorso non agli ottavi
Presentazione di Juventus-Real Madrid
Lo scorso marzo la Juventus viene eliminata dal Bayern Monaco agli ottavi di Champions League. Le due sconfitte sono nette ma nella squadra prevale un forte senso di impazienza nel ritrovarsi esattamente lì un anno dopo. Perché perdere aiuta a crescere e si è convinti che i tedeschi abbiano spiegato a sufficienza cosa serva per andare avanti in Europa.
I due punti in tre partite del girone di quest’anno, però, obbligano già la squadra di Antonio Conte ad un test di verità , difficilmente pensabile all’alba della competizione. I sanguinosi pareggi con Copenaghen e Galatasaray (perdere a Madrid può rientrare nella logica delle cose) rendono la sfida di domani con gli spagnoli una di quelle che segnano una stagione.
Il Real Madrid fa spavento come singoli; meno come squadra, specie nella sua metà campo. Quando (o se) Carlo Ancelotti troverà un terreno comune per i giocatori saranno dolori ma ora la sua squadra è vulnerabile. E’ nelle crepe del muro difensivo blanco che la Juve deve battere.
In una partita del genere servirebbe la miglior versione bianconera vista due anni fa: pressing, squadra corta, in una parola calcio totale. Vedremo se la pratica seguirà la teoria e le gambe la testa.
Il Real è micidiale ad attaccare da palla recuperata e sugli errori altrui (lascito della gestione Mourinho cui Ancelotti fatica a rinunciare del tutto). Per questo, se fossi in Conte, preferirei la palla lunga di fronte alla pressione delle punte anche perché centrocampo e difesa madrileni non accorciano lasciando buchi che sarebbe un peccato non esplorare.
Da non escludere l’opzione di lasciare volutamente palla a un Real non adatto ad attaccare la difesa schierata: Isco è l’unico palleggiatore (Ronaldo è un discorso a parte perché sa fare tutto) mentre Bale, Di Maria e Benzema vivono di ripartenze e campo aperto. Modric è sì un giocatore di possesso palla ma deve giocare più vicino all’area per condizionare davvero i compagni. Il rientro dall’infortunio di Xabi Alonso è ossigeno puro, ma forse è un po’ arrugginito per essere titolare domani.
Le scelte di Ancelotti toglieranno il velo al suo piano partita.
Gentile Giovanni, che bella sorpresa. Sì, ricordo. Grazie per seguirmi, grazie per la segnalazione. Ti leggerò volentieri. Un caro saluto a te e alla tua Palermo che, fra parentesi, conta molti pazienti della Clinica…
Caro Roberto,
non so se ti ricordi di me. Mi chiamo Giovanni Tarantino, sono un trentenne giornalista di Palermo, e ti ho scritto qualche tempo fa, ai tempi del blog che curavi sul sito de La Stampa.
Sono un tuo affezionato lettore e seguo da queste parti, con particolare attenzione, il post “LIbridine”.
Mi faceva piacere segnalarti una mia intervista al critico letterario Massimo Raffaeli sul nesso “inscindibile” – a suo dire – tra calcio, cultura e letteratura.
Sperando sia per te occasione di una lettura gradita ti mando un caro saluto.
(di seguito il link)
http://blog.guerinsportivo.it/blog/2013/10/23/con-raffaelli-il-catenaccio-si-fa-poesia/