Questo è uno spazio riservato ai giovani, d’età e di spirito. Gli argomenti sono liberi. Un solo limite: ogni articolo non deve superare le 30 righe. Naturalmente, non ci sono vincoli alla fantasia. Una commissione, da me presieduta e da me composta, premierà di settimana in settimana, con l’onore di un aggettivo, il “manufatto migliore” (come direbbe Emma Marcegaglia).
Scrivete, scrivete: qualcosa resterà . E magari anche qualcuno.
Messi, più forte del Pibe…. e’ quasi come dire che Luca G., scrive meglio del Primario.
Quanto ai numeri, el diez, nel calcio di plastica e dei super santos, faceva cinquanta gol l’anno senza coppe, qualsiasi campionato europeo random.
Gentile Daniele, grazie anche a lei. Adoro i confronti.
Gentile Giovanni, scusi per il ritardo. Grazie per il contributo. Molto interessante.
Egregio Giovanni Ibello, rispetto l’opinione ma non la condivido. Al di pomposità o magniloquenze varie e fermo restando che si tratta dei due più grandi interpreti del gioco del calcio, resterebbe da spiegare per quale motivo nell’età (intesa come anagrafica) in cui Messi si affermava come il giocatore più forte del mondo (e di sempre, direi) iniziando a vincere a ripetizione campionati e coppe Maradona era poco più di un illustre sconosciuto. Detto questo è vero che ogni confronto tra grandi lascia il tempo che trova perchè troppe sono le variabili in gioco: di certo guardando i filmati (unica prova concreta su cui ogni giudizio si può fondare) appare solare che l’epoca in cui Messi gioca è caratterizzata da un calcio enormemente più rapido, da un agonismo e da una fisicità assolutamente sconosciuti ai tempi di Maradona (e non parliamo certo di preistoria). I difensori di oggi sono di ben altra scorza rispetto a quelli di 20 anni fa. E tuttavia Lionel Messi che fa? Miete reti su reti frantumando ogni record possibile; e questo da 7/8 anni oramai.
In conclusione credo che se proprio si voglia fare un paragone tra campioni di diverse epoche il dato, non dico esatto, ma meno erroneo, cui fare riferimento siano solo e unicamente i numeri.
Ed i numeri mi pare che non lascino spazio a dubbi su chi sia il più forte, considerando altresì che Messi è ancora ben lungi dal chiudere la carriera!!
Con simpatia.
Messi controlla il pallone, Maradona anche la gravità . Articolo di Giovanni Ibello dell’11 marzo 2012. Caro Beck, spero possa esser selezionato per il tuo concorso “Largo ai giovani”.
“Messi controlla il pallone, Maradona anche la gravità ”. È la sola risposta che riservo a chi chiede la mia sull’improbo confronto che sta sgominando negli ultimi giorni. La sola risposta sufficiente a tracciare la netta demarcazione tra questi due personaggi. La “manita” di Leo rifilata al modesto Leverkusen, ha risvegliato dal torpore tutte quelle vecchie “glorie” (chi più chi meno) costrette, nel corso della loro carriera, a mangiare la polvere del Diez. Sia chiaro, nell’alveo dei personalismi, non c’è opinione (vera o dissimulata) che merita di essere preventivamente crocefissa. Leo Messi è un fuoriclasse nel vero senso del termine, ma c’è chi impara la fisica sui libri di scuola e chi, invece, è capace di scriverla senza conoscerla. Il sentire sotto pelle che supera la conoscenza edotta, l’istante geniale che battezza la vita di un uomo sin dal momento del suo concepimento. L’afflato vitale che ha baciato e tormentato la vita di Diego è un concetto che va oltre la sua carriera calcistica, ma che, in qualche modo – la segna. Inevitabilmente. Diego Maradona è letteratura, la sapienza del popolo che si spoglia delle vesti iridate e mette a nudo la sua faccia più vera. Mai per il sottile, diretto come un fendente, Maradona non sapeva mediare su sè stesso. Doveva stupire, dentro e fuori, sfidare le leggi della natura. Conoscere il proprio limite e superarlo. A costo di perdere la vita, doveva guardarlo negli occhi e dire a sè stesso: “Tranquillo, ‘tanto gli faccio gol comunque…’”. Se l’esercizio sviluppa il talento, e Messi lo sa, l’estro è nemico della costanza. Basta questo per capire chi è il numero uno. “Portavo una croce sulle spalle perchè ero il migliore, perchè non mi sono mai venduto ed ho affrontato i potenti”. Era il migliore, eppure non aveva chiesto di esserlo. Allora, dunque, non può sussistere paragone che regga la logica. Il Dieci è scrittura creativa, è qualcosa che va oltre i meccanismi collaudati da Guardiola. Il Barca di Messi è la perfezione, il congegno surreale che declama versi tutti uguali. Diego è l’imperitura ricerca di un uomo unico, solo, che non trova pace, che rinnega il suo talento, che arriva a cedere alle lusinghe del male in polvere. Fatale, o quasi. La storia dell’uomo genuflesso ai piedi della sua grandezza, al cospetto di sè stesso, di quel quarantuno che lo ha reso immortale. Sommesso all’impeto folle che giocoforza ti porta a scegliere la strada più impervia: quella che conduce alla leggenda. Quella che travalica l’almanacco sportivo dei vari campioni che a carriera finita non possono far altro che raccontare ai giornalisti di “quanto è forte Maradona”. Vedi, caro Leo, il percorso dei più grandi è lastricato di sfide complicate che devono essere colte. Il danaro, la lista dei trofei vinti, le lusinghe. Lascia stare, infondo anche Costacurta ha vinto tanto. Diego ha lasciato la moneta sonante sulla scrivania dell’Avvocato, negli studi di un Silvio Berlusconi mai rasserenato all’idea di non poterlo vedere in rossonero. Diego ha barattato il potere con la gloria. Non ha avuto coraggio – tranquillo – semplicemente, non ha avuto scelta. E la gloria è la risultante di un’alchimia suprema che bacia il singolo, colui che da solo si carica squadra e bestemmie sulle spalle per poi decidere il futuro con mistica discrezionalità . Leo, senti a me, tu sei grande. Ma Diego è almeno undici tocchi più avanti.
Gentile Beccantini, buon giorno. Indimenticabile il presidente Costantino Rozzi. Insieme con Anconetani, Luzzara e qualcun altro era un rappresentante di quelle squadre della provincia italiana che negli anni 80 avevano vissuto delle stagioni importanti anche in serie A. Mi dispiace. Davvero.
Gentile Fiorentino, buon pomeriggio. Concordo in pieno. Che malinconia…
Tra qualche tempo fallirà anche il Bari.
Buona sera, gentili pazienti.
So che in clinica la cosa interesserà zero perché per molti di voi alcune squadre non dovrebbero nemmeno esistere, ma da oggi l’Ascoli è fallito.
http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/calcio/2013/12/17/Ascoli-club-stato-dichiarato-fallito_9792050.html
A me dispiace. Com’è stato possibile che nessun imprenditore si sia fatto avanti per evitare di cancellare una storia di 115 anni?
Appunto, è lì che volevo andare a parare: i soldi da soli non bastano e sono anche deleteri, paradossalmente, se non hai idee e professionisti giusti.