Questo è uno spazio riservato ai giovani, d’età e di spirito. Gli argomenti sono liberi. Un solo limite: ogni articolo non deve superare le 30 righe. Naturalmente, non ci sono vincoli alla fantasia. Una commissione, da me presieduta e da me composta, premierà di settimana in settimana, con l’onore di un aggettivo, il “manufatto migliore” (come direbbe Emma Marcegaglia).
Scrivete, scrivete: qualcosa resterà . E magari anche qualcuno.
Gentile Alessandro, scusi per il ritardo. Non conosco Ferrero.
Buttala dentro e prega: l’Italia e il Mondiale.
Se “buttala dentro e prega” (Caressa dixit) diventa l’unica idea di gioco (peraltro interpretata male e tardivamente) vista dall’Italia nelle tre partite del Mondiale, forse dovremmo iniziare ad interrogarci in modo serio sulla condizione in cui versa il nostro calcio.
La Nazionale è arrivata in Brasile in modo improvvisato, con tanta confusione, senza un’identità di squadra, cambiata negli uomini e nel modulo praticamente ad ogni partita.
Ci aveva illuso, la prima gara. Ma era appunto un’illusione, un abbaglio da attribuire innanzitutto e soprattutto allo stato di salute dell’Inghilterra, messa peggio di noi.
E se contro la Costa Rica ci è mancata la voglia e la determinazione, nella gara contro l’Uruguay, oltre alle idee, ci è mancato anche il coraggio.
Perché sostituire Balotelli (impalpabile e nervosa la sua prestazione, anche questa) con un centrocampista e non con un attaccante. Perché non cambiarlo con Cerci magari, pronto a sfruttare il contropiede in una partita in cui era prevedibile assistere all’aumento di spinta degli avversari, costretti a cercare la vittoria per passare il turno.
Invece, anche di fronte alla modesta Celeste, siamo stati eccessivamente prudenti, ci siamo coperti, abbiamo arretrato il raggio d’azione e, espulsione di Marchisio (esagerata o forse no) e mancata espulsione di Suarez a parte, meritato la sconfitta.
Ma al di là degli errori del C.T. è tutto il movimento che va rivisto, dai vivai pressoché assenti alla qualità dei nostri istruttori, dagli stadi al numero di squadre in serie A, solo per fare qualche esempio.
Se poi pensiamo che la migliore squadra italiana del momento, la Juventus dei record, soffre e non poco a livello internazionale, forse è il momento per le istituzioni calcistiche di battere un colpo, di dare un segno tangibile della loro esistenza, di iniziare ad affrontare e risolvere i tanti problemi del nostro calcio.
DALLE ILLUSIONI NON C’E’ NIENTE DI MEGLIO CHE FAR NASCERE UNA RIVOLUZIONE.
L’illusione di avere un modulo o una idea di gioco che poteva valere in ogni situazione.
L’illusione di poter tornare alla difesa a 3 o 5 (molto valida ma non esente da piccole crepe, nella Juventus dei record) e pensare di lucrare uno 0-0 per gli ottavi e dunque prolungare l’agonia sportiva.
L’illusione di avere gente che dignitosamente giocasse al calcio o anche solo sapesse stoppare il pallone per giocare in Nazionale.
L’illusione che bastassero i grandi vecchi Buffon, Pirlo, De Rossi, Barzagli.
L’illusione di creare volume o scintille con i Darmian, i De Sciglio, gli Immobile o gli Insigne.
L’illusione di sapere gestire il caldo, l’umidità , il logorio della stagione calcistica, come tutti gli altri avversari.
L’illusione di aver acquisito la “pelle dura” già dal torneo scorso in Brasile.
L’illusione di avere un reparto d’attacco degno di un Mondiale.
L’illusione di poter arrivare in porta con i passaggi e senza tirare in porta quando il tempo scorre e la palla scotta.
L’illusione di dover dare ANCORA chances di fiducia a Mario Balotelli dal punto di vista caratteriale ma soprattutto tecnico.
L’illusione di pensare all’esito di Italia-Inghilterra come il ‘chi ben comincia è a metà dell’opera’.
L’illusione di sentirci competitivi.
L’illusione di avere alibi sempre pronti (l’arbitro, la stanchezza, il morso, l’espulsione).
L’illusione di caricare ed enfatizzare una partita da dentro-fuori quando già dal giorno prima aveva una sorta di aurea scontata.
L’illusione (ancor più pericolosa) che cambi qualcosa nella gestione totale del calcio nostrano con le dimissioni di un paio.
Auspico una scelta netta, senza appello, senza ritorno, per accendere una rivoluzione: non partecipare alla prossima maggiore competizione internazionale (Europeo), quindi avere una pausa pluriennale di 4 anni per programmare seriamente un reboot per un ciclo di calciatori giovani, di talento vero (e non presunto o decantato da giornalai e sponsor e twitter), a partire dai fondamentali. Il Belgio può insegnare? La Germania post-mondiale 2006 non ci fa drizzare le antenne?
Il mio lato pessimista mi sussurra che siamo in Italia e non succederà nulla di così eclatante, a parte qualche toppa o qualche placebo, per ricominciare il carrozzone delle illusioni, per sentirci meglio di come siamo in realtà .
Beccantini, buon giorno. Scrivo qua per non adare fuori tema di là .
Cosa pensa di Massimo Ferrero, nuovo presidente della Sampdoria?
Io sono d’accordo con questa analisi. http://lastampa.it/2014/06/13/cultura/opinioni/buongiorno/coatto-unico-7nE5NoE6j9U6qICZmUEqQO/pagina.html
Gentile Daniele, grazie per il contributo. E le dritte domestiche.
Gentile Ayrton fc, grazie per l’outing ( si dice così’?). Il piacere e’ mio. Troppo gentile.
Egregio Beck, leggendo il suo articolo “apologia di beato”, posso dirle che non credo che la società juventus si faccia influenzare dalla piazza che, del resto, non è invasiva come potrebbe essere in altre realtà . La verità credo sia nel mezzo: lei ha pienamente ragione nel dire che a conte non conveniva dimettersi col rischio di restare a piedi (o in una squadra senza chances di vittorie) un anno proprio nel momento in cui è in auge rischiando poi di bruciarsi, e ad agnelli non conveniva pagare due allenatori mettendosi in casa uno che necessariamente avrebbe potuto fare solo peggio di ciò che ha fatto il tecnico leccese. Ho letto da qualche parte che solo fra un anno la juventus potrà fare davvero congrui e massicci investimenti sul mercato: può essere, quindi, che conte si sia riservato di vedere cosa succederà da qui a un anno per poi decidere se rinnovare o meno. Il rischio è quello di subire un anno di transizione con una squadra ( se restasse identica) necessariamente demotivata alla quale si potrà chiedere niente più che il passaggio della fase a gironi in champion e almeno il 3 posto in campionato.
Tuttavia non trascurerei un dato, che è quello di valutare che cosa potranno fare le rivali in italia. Le milanesi, orfane della champion (che goduria!!), non potranno di certo allestire rose competitive; la roma non credo sia messa economicamente meglio della juventus per cui se vorrà comprare dovrà necessariamente vendere e, comunque, nutro molti dubbi sul fatto che potrà ripetere un’annata come questa, caratterizzata (con buona pace di tutti) da un livello di mediocrità del campionato italiano che difficilmente sarà dato riscontrare ancora. Il napoli potrebbe impensierire; tuttavia in questa stagione è finito a più di 20 punti di distacco dalla juventus per cui non credo che un tale gap sia facilmente colmabile. In conclusione, voglio dire che non è da escludere che anche ritoccando la squadra (soprattutto nelle riserve) e vendendo alcuni giocatori che comunque reputo appetibili per il campionato italiano (quagliarella, giovinco, vucinic, isla su tutti) si potrebbe ancora una volta provare a rivincere lo scudetto (magari unitamente alla coppa italia). Il che sarebbe comunque un bell’andare.
c.a. Il Primario Beck,
Ayrton Fùtebol Club nasce nel 1994 a Torino in Via Melchiorre Gioia, in un appartamento soppalcato dove si svolse la prima asta del Fantacalcio.
Da 20 anni ci scanniamo tutti i weekend con gli amici della “Lega + forte del mondo” e quest’anno sono arrivato secondo, con atroci sofferenze, dopo mesi da capolista….Apache, Nando e Lucattoni era il mio tridente…
Non so perchè ma ho scelto questo nick name per il blog.
Ho giocato a calcio per 15 anni nel mitico Pertusa di Torino fino ad arrivare in prima squadra.
Ho sempre vissuto il calcio, visto e giocato, con passione…in particolare per la Juventus.
Marco Tardelli è stato il mio primo eroe giovanile, avevo imparato persino a fare la sua firma…e quando ho conosciuto per caso la figlia, e gliel’ho fatta davanti, lei mi ha guardato incredula…era uguale.
Ovviamente la prima maglia indossata su un campo di calcio era la numero 8.
Ho il piacere di leggerla dai tempi di Tuttosport e quando “ragionava” di calcio su La Stampa.
Abbiamo un amico in comune…granata fetente… che scriveva nel giornale della Famiglia, trasferito a Napoli da qualche anno (se ci pensa bene capirà di chi sto parlando…barba rossa e lieve zoppia).
Un giorno mi raccontò di averle fatto visita in redazione a Milano e di averla trovata, seduto, avvolto dai televisori sintonizzati su almeno 3 eventi sportivi in contemporanea. Un mito!!!
Spero in futuro di avere un confronto serrato con Lei su queste pagine.
Con viva ammirazione
Ayrton Fc
Sì chiedo scusa per il fraintendimento!!!!! Pardon
Ma quale calcio di rigore ? Eravamo nell’area della Roma !!