Questo è uno spazio riservato ai giovani, d’età e di spirito. Gli argomenti sono liberi. Un solo limite: ogni articolo non deve superare le 30 righe. Naturalmente, non ci sono vincoli alla fantasia. Una commissione, da me presieduta e da me composta, premierà di settimana in settimana, con l’onore di un aggettivo, il “manufatto migliore” (come direbbe Emma Marcegaglia).
Scrivete, scrivete: qualcosa resterà. E magari anche qualcuno.
Buon giorno a Beccantini ed a tutti i pazienti.
Vorrei fare una mia riflessione intorno ad una parola magica ormai venuta a nausea. Quante volte, sui giornali ed in tv, soprattutto da un anno a questa parte, abbiamo sentito parlare di cambiamento? Cambiamento delle regole del mercato del lavoro, cambiamento della scuola, cambiamento della giustizia, del fisco, della pubblica amministrazione. Cambiamento di tutto ciò che riguarda la nostra vita. Le tanto decantate riforme di Renzi. Mi mi fanno sorridere autorevoli studiosi, intellettuali, giornalisti, ovviamente politici, quando, per partito preso, ce le presentano come belle, utili, giuste. Le riforme, in Italia, sono belle a prescindere, quasi per definizione. E’ sempre così? Io non credo. Vorrei fare due esempi limite. Anche le leggi razziali del 1938 sono state una riforma: prima gli ebrei godevano dei loro diritti civili, dopo la loro introduzione non più. In tempi relativamente più recenti, anche il famoso “Piano di Rinascita Democratica” della P2 di Licio Gelli, a suo modo, era stato un tentativo riformista ad ampissimo raggio. Non è detto, quindi, che un cambiamento vada sempre nella direzione giusta. Ecco perché, secondo me, le riforme non andrebbero esaltate in quanto tali, ma sarebbe più opportuno specificare sempre cosa si intende riformare e, soprattutto, in quale modo.
http://vannizagnoli.altervista.org/libero-lintervista-uscita-sabato-al-procuratore-antidoping-pino-capua-vi-racconto-cosa-accade-nelle-segrete-stanze-dei-test/La stesura integrale dell’intervista uscita sabato su Libero, al procuratore antidoping della Figc Pino Capua.
Vanni Zagnoli
C’è un’ombra sulla favola del Carpi, primo in serie B con 9 punti di vantaggio su Frosinone e Bologna: la positività di Fabio Concas, genovese di 28 anni, esterno fra i biancorossi più brillanti, rivelatosi nel 2011 al Varese di Sannino. E’ il metabolita della cocaina e allora Concas rischia un anno e mezzo di stop, almeno, come Maradona nel ’91.
E’ l’occasione per raccogliere la testimonianza di Pino Capua, dal 2001 presidente della commissione antidoping della Federcalcio. Qui racconta 14 stagioni di controlli, ci guida in quelle segrete stanze, offlimits per tutti.
Dottore, le positività negli ultimi anni sono molto rare, nel calcio professionistico italiano. Ha il timore che esista un doping sommerso?
“Dobbiamo andare per analisi e numeri, teniamo per noi le sensazioni. Le procedure utilizzate nel calcio e negli altri sport sono dettate dalla Wada (world anti doping agency) e dalla Nado, l’agenzia antidoping del Coni, dunque seguiamo le regole stabilite per il nostro sport nel mondo. E abbiamo il primato assoluto per numero di controlli”.
Quanti ne vengono effettuati?
“In Italia 3500-4000 l’anno, dalla serie A al calcio femminile, nel calcio a 5 e in serie D invece sono a cura del ministero della salute, per convenzione”.
Ogni tanto sono emerse positività a cannabinoidi e cocaina. Il Carpi non commenta la posizione di Concas …
“Sostanze non mirate a migliorare la prestazione sportiva. Si tratta di vizi individuali, di abuso di droghe, nel caso specifico aspettiamo che si compia l’iter delle controanalisi e che si arrivi a giudizio”.
Nel 2010 l’ex attaccante Francesco Flachi è stato sanzionato con 12 anni di squalifica, perchè positivo per la seconda volta alla cocaina. A giugno scadrà la squalifica di 8 stagioni all’ex portiere Angelo Pagotto, ora 41enne, per lo stesso motivo.
“E nel 2006 Jonathan Bachini venne squalificato a vita. La pena a mio avviso deve comunque permettere una riabilitazione, va recuperato l’uomo: non si può penalizzare così tanto, anche a fronte di due errori compiuti”.
Una dozzina d’anni fa impazzavano le positività al nandrolone e i calciatori inchiodati dai test inventavano le versioni più assortite: l’ex juventino Blasi, per esempio, diede la colpa a uno shampoo.
“In effetti anche a me sembravano scuse. All’epoca si assisteva all’invasione di anabolizzanti: si contaminavano integratori considerati leciti e la cosa veniva regolarmente smascherata con le analisi all’Acquacetosa. Lì emersero le anomalie dei valori, grazie a mezzi per analisi di altissima precisione. A capo dell’organizzazione c’è il romano Francesco Botrè, il migliore al mondo”.
Le positività sono rituali, nell’atletica leggera e nel ciclismo, soprattutto a livello internazionale.
“Al calcio serve lo stesso rigore, per far sparire qualsiasi sospetto, però siamo già attrezzatissimi”.
Ecco, come avvengono i controlli?
“Ci sono sempre l’ispettore antidoping, della federazione medico sportiva, e uno o anche due rappresentanti federali: all’interno della sala garantiscono la regolarità del test, sono attenti anche alle virgole. Abbiamo 200 rappresentanti federali, fra questi avvocati, ingegneri, persino giudici e poliziotti”.
Come avviene il sorteggio dei designati?
“E’ secretato. Le buste vengono spedite dal Coni e sono aperte a un quarto d’ora dalla fine della partita. Nella stanza ci sono solo l’esponente della federcalcio, il medico della società calcistica e l’ispettore che si prende in carico il prelievo”.
Sono sempre 2 per squadra, i sorteggiati?
“A volte anche soltanto uno per ciascuna. Si concorda con il Coni, ente di controllo per tutti gli sport. Alla fine della gara i prescelti vengono invitati nella sala antidoping, per il controllo sulle urine o, più raramente, su sangue e urine”.
Ecco, controllando anche il sangue si hanno maggiori garanzie?
“Indubbiamente. Il prelievo sanguigno è iniziato nel 2003, siamo stati i primi al mondo, in campo calcistico, e solo il ciclismo ha l’abitudine del controllo ematico”.
Qualche curiosità, relativa ai test?
“Una volta da San Siro sono uscito alle 2 di notte, per aspettare che Bernardo Corradi, all’epoca attaccante nella Lazio. Ogni tanto scendo anch’io, a seguire il controllo. E poi mi occupo delle designazioni dei dirigenti federali incaricati”.
Chi apre il contenitore per le urine?
“Arriva sigillato, tocca al medico o al giocatore, alla presenza appunto del dirigente. Il recipiente è naturalmente sterile e viene scelto fra 4 inviati, apposta per evitare sospetti. Il calciatore controllato entra nel bagno da solo, però ci sono specchi per evitare qualsiasi tipo di trucco”.
In mancanza degli specchi, il medico comunque sorveglia, per prevenire imbrogli.
“Una volta espletato il test, la provetta è chiusa e sigillata. Viene stilato un verbale, con i codici dell’atleta, cosicchè chi si occuperà delle analisi all’Acquacetosa non sappia a chi appartiene quel campione di urine. Neanche si conosce lo sport in questione”.
E’ mai stato invitato a testare un atleta in particolare?
“No. Nè mi sono arrivate delazioni, potrei comunque chiedere al Coni un controllo mirato. Il sorteggio è proprio random”.
I laboratori hanno mai sbagliato?
“L’unico caso che mi addolora riguarda Francesco Acerbi, il difensore del Sassuolo tornato di recente in nazionale. Nelle urine si vedevano tracce della ripresa del tumore, venne inizialmente sanzionato questo atleta che non doveva essere fermato: ci siamo ricreduti a distanza di un po’ di tempo, per la gravità della malattia; per qualche giorno, tuttavia, sui giornali era apparsa la notizia come fosse stato positivo”.
Albertino Bigon, allenatore dello scudetto del Napoli, racconta che in coppa le squadre dell’Est, negli anni ’70, erano talmente dopate che i giocatori entravano nello spogliatoio sbagliato. Quando cominciarono i controlli antidoping, nel calcio?
“In serie A, all’inizio degli anni ’80. In Europa sono arrivati un decennio prima, dalle olimpiadi di Monaco 1972. Da noi, la vera rivoluzione è stata la creazione della commissione federale antidoping”.
Quante sono le sostanze proibite?
“La lista ne comprende centinaia e ogni anno viene aggiornata. Il sito del Coni le riporta tutte”.
Cosa può sfuggire?
“Beh, occorrerebbe cambiare registro. Considerato anche che non si trovano più positività, serve creare il passaporto biologico. Dunque 3-4 controlli l’anno, per valutare le differenze dei valori a distanza di circa 3 mesi, così si risale a ritroso, per vedere se l’atleta abbia veramente utilizzato sostanze proibite”.
Quando sarà applicato?
“Noi siamo pronti da due anni, in accordo con il Coni vorremmo avviarlo il prima possibile. La Fifa ha già applicato il protocollo ai mondiali in Brasile”.
Nel ’98 Zeman disse che il calcio doveva uscire dalle farmacie. Aveva ragione?
“Obbligò a una riflessione, anche posteriore alle sue dichiarazioni. E per questo il nostro sport gli deve tanto. Oggi siamo in linea con tutte le regole mondiali”.
Se i medici che propinano doping sono sempre molto avanti. Chi sono, invece, i migliori nelle società sportive?
“I nostri sono tutti bravi. Non credo che nessuno consigli farmaci inutili o dannosi, ai 25-30 calciatori che hanno in rosa”.
Anche il centro Mapei è alla base dei successi del Sassuolo, dei francesi del Monaco e della Pallacanestro Reggiana, capolista della serie A di basket. Persino la Juve effettua lì alcuni test…
“Lavorano molto bene, con il dottor Claudio Pecci. Hanno scoperto in anticipo proprio il tumore di Acerbi, sono all’avanguardia nel lavoro sul piano fisico”.
All’estero la lotta al doping è altrettanto profonda?
“Mi auguro che anche fuori dall’Italia siano uniformati, del resto siamo in rapporti con tutte le federazioni: in Francia vengono effettuati 700 controlli l’anno, in Inghilterra 1000, dunque un quarto rispetto ai nostri”.
Esistono test anche per gli arbitri?
“Non sono previsti”.
E per dirigenti? Talvolta il presidente della Lazio Claudio Lotito ha esternazioni talmente discutibili che gli danno del pazzo…
“Mica lo è. Anzi, per me é un dirigente illuminato, con idee innovative, al punto che segue la nazionale. A proposito, per la partita di Milano Italia-Croazia i giocatori erano stati controllati 24 ore su 24, ma dalla Fifa”.
E la Uefa?
“Sarebbe opportuno creare a livello europeo un registro di tutti gli atleti di vertice, comprendenti le varie discipline”.
E’ la Figc a pagare la federazione medico sportiva per eseguire i controlli. Ogni anno quanto spende?
“Fra il milione e 600mila e il milione e 800mila euro. Cifra senza eguali al mondo”.
Agli sportivi che messaggio si sente di dare?
“Qualsiasi sostanza dovesse migliorare la prestazione, nuoce sicuramente alla salute. E dunque da un momento all’altro si può rischiare la vita. Magari non subito, ma sono pericolose”.
Beck Centimeters Technology
Il Pallone da giuoco del calcio, ha una circonferenza compresa tra i 68 e i 70 Beccantini/centimetri. Se ne deduce che abbia un raggio di circa 11 Beccantini/centimetri. Quindi, 11 Beccantini/centimetri è la distanza necessaria dal centro del pallone alla linea (di porta, di fondo o laterale) per stabilire se sia tutto dentro (la porta) o tutto fuori (dal campo).
Qualsiasi fenomeno del fermo immagine sarebbe in grado di far questa misurazione e dirci, con buona approssimazione, se fosse, o non fosse, goal quello della Roma. Nessuno lo ha fatto, e si è disquisito su pali di spessore maggiore e linee più sottili.
Poco male. Sarebbe un dato puramente di discussione, dato che l’arbitro e i suoi assistenti non hanno il fermo immagine. Però, alcuni di loro, sono dotati di superpoteri, e da distanze di 16/20 metri con prospettiva centrale, riescono a vedere con certezza ciò che non riesce a colleghi, con visione allineata, a cinquanta Beccantini/centimetri di distanza.
Ma ormai son quisquilie destinate a diventare un ricordo: arriverà la “goal line technology” che salverà, anche, l’italico mondo pallonaro dai casi del goal-fantasma. Saremo tutti felice e sereni, al riparo da polemiche. Almeno fin quando non verrà concesso, o negato, il goal sbagliato, nel momento sbagliato, nella partita sbagliata, alla squadra sbagliata.
Allora ricompariranno i fenomeni del fermo immagine esclusivo, della prospettiva diversa, a dire che “insomma, sta goal technology…. Ma è sicura….? Perché, sai, ci vuole niente a taroccare con il software, e fare in modo che “er sistema” mandi all’arbitro il segnale che serve, in quel momento, per far vincere i soliti.”
Per tornare ai dotati di superpoteri, è notorio, che, vedendo bene da lontano, costoro vedano meno bene da vicino, al punto da confondere, a pochi metri di distanza, chi possa aver colpito il pallone o chi la gamba, tra chi ha il piede sul pallone stesso e chi lo travolge da dietro.
Oltretutto per la legge della impenetrabilità dei corpi, da dietro è possibile, al massimo, sodomizzare il malcapitato che sta davanti: ma anche in quel caso si tratterebbe di atto “falloso” (di fallo).
Per altro, costoro, come tutti i superdotati, sono anche incostanti e svogliati: a volte se la sentono, a volte no.
Juve (Genoa) “non me la sento”
Roma (Udinese) “me la sento”
Udinese (Roma) “non me la sento”
Come dice Zio Fester: “il bianconero condiziona”.
Gentile Daniele, su Sneijder concordo con lei.
Egregio Beck, un parere da parte sua sulle voci di mercato che circolano.Mi chiedo se a Torino ragionino davvero col cervello a altra parte del corpo.
Che senso ha prendere Sneijder, avanti con gli anni e sempre infortunato, andando a questo punto della stagione a rompere l’equilibrio di un reparto che è tra i migliori d’europa. Simili operazioni si fanno in estate quando c’è tempo di adottare nuovi schemi con nuovi giocatori e, comunque, non con giocatori come l’olandese! Se proprio cercano uno che possa fare il regista/fantasista perchè non andare su Canales o Drexler, giovani con enorme talento e al momento prendibili?
Poi le chiedo che senso ha prendere Rolando, peraltro mediocre come pochi, quando giochi con una difesa a quattro e hai già come riserve Ogbonna, Barzagli (che rientrerà a breve) Caceres e Marrone?
Non so che pensare….
Gentile Vanni, buon giorno. Classifica rispettabilissima. Avrei dato un po’ meno al Napoli e al Verona, un po’ di più al Palermo.
http://vannizagnoli.altervista.org/le-pagelle-di-fine-anno-non-del-2014-solare-voti-non-alti-chi-e-davanti-meglio-le-genovesi/
Caro Roberto, questi non sono i voti di fine anno solare, ma di questo punto del campionato. Il rapporto è fra potenziale, risultati e spettacolo, ovviamente a spanne. Tengo conto anche delle coppe. Capovolgi pure tutto, se non sei d’accordo, abbracci da Reggio Emilia.
Juventus 7
Roma 6,5
Napoli 6,5
Sampdoria 7+
Genoa 7,5
Milan 6+
Fiorentina 6+
Udinese 6+
Palermo 6,5
Inter 5 (Mazzarri 5+ per il linciaggio ricevuto)
Sassuolo 6
Empoli 6,5
Torino 6
Verona 6–
Chievo 6+ (5+ Corini, 7 Maran)
Atalanta 5+
Cagliari 5+
Cesena 5 (Bisoli 5-, ma non meritava l’esonero)
Parma 4,5
Dac, dac la bala a Cerilli che’l sa ‘ndua metela……
Monza, Stadio Gino Alfonso Sada. Coppa Italia. O amichevole precampionato. Franco Cerilli è l’ala destra del Monza, e ci resterà poche settimane. Troppa la voglia di tornare, giustamente, al Vicenza di GB Fabbri, Faloppa, Filippi e Paolo Rossi. Troppo stretta la B in Brianza.
Quando il portiere la giocava coi piedi si stava col fiato sospeso. Quando il giocatore “giocava coi piedi” lo si chiamava “scarpone”.
Confesso che non so se il Monza di Magni, o la Juve del Trap, facessero il 3-5-2 o il 4-4-2 ….. di solito c’erano due marcatori, col 2 e col 5, più il libero, 6. Il terzino fluidificante, 3, a sinistra, l’ala tornante di cui sopra, 7, a destra, un mediano di spinta di solito col 4, una mezz’ala di punta col 10, un “interno classico”, che poteva essere un regista o una mezz’ala di buoni piedi e buona corsa, 8, il centravanti 9, e l’ala sinistra o seconda punta 11.
Sempre in 11 si giocava, e ti potevi permettere al massimo una sostituzione. Forse una più il portiere?
Dalla tribuna appunto gridavano, dai la palla a quello buono, che sa dove metterla.
Più o meno l’essenza del calcio.
L’ESASPERAZIONE DELLA NON-NOTIZIA
Il potere negativo dei social network che distrugge il giornalismo
Rieccomi qua. Torno a scrivere dopo diverse settimane di assenza. Anche sul mio pianeta, Domondo, è purtroppo tempo di crisi economica e di sconfortante disoccupazione. I domondiani, quindi, hanno la testa un po’ altrove, tra i dubbi su ciò che sarà della loro vita e le ansie per un futuro da costruire su basi instabili, con prospettive incerte. E, allora, paradossalmente scrivere diventa un esercizio difficile quando hai, sì, un discreto tempo a disposizione ma contemporaneamente sei avvolto da pensieri che viaggiano disconnessi tra loro. Non è facile trovare la tranquillità per condividere il momento. È un tempo di attesa, di speranza, di fiducia nella propria persona. In ciò che si è, in ciò che si potrebbe fare con le caratteristiche e le qualità a disposizione. Ma nessuno ti guarda. Nessuno ti cerca. Vorresti metterti a disposizione per qualcosa o per qualcuno. Ma sembra che a nessuno interessi. Una tappa del percorso, magari inevitabile. Come quando uno smartphone ha la batteria al 5%: a riposo, nella presa elettrica, è meglio non farlo lavorare aspettando che una ricarica lo restituisca al massimo delle sue potenzialità. Perciò, non c’è altro da fare, si vive questo periodo con la speranza che qualcuno stacchi la spina del caricabatterie e scopra di avere tra le mani un interessante prodotto, al 100% della sua energia e pronto all’uso. Un tempo, forse anche necessario, da impiegare guardandosi intorno; per capire come muoversi all’interno di un universo frenetico e leggero, nonostante la sua immensità.
I social network, così, diventano lo specchio di ciò che accade intorno a noi. E rappresentano, soprattutto, un quadro chiaro della tendenza che contraddistingue una tipologia ben precisa di individuo che naviga su Facebook. Costoro hanno un preciso obiettivo: l’ossessionata ricerca del sensazionalismo. Signore e signori, vi presento i Sensazionalisti. Un Mi Piace, una condivisione, un tag: tutto, affinché si riesca ad avere successo sul web sfruttando l’altra tipologia di utente medio del social network: il Credulone. E allora ai Sensazionalisti basta un titolone ad un link, un video che venga presentato con tre o quattro aggettivi superlativi, una notizia assurda, preferibilmente sovrannaturale o apocalittica. L’ormai famoso calamaro gigante ritrovato sulla spiaggia (vero e proprio emblema dei Sensazionalisti), i sei giorni senza luce sulla Terra (li stiamo ancora aspettando… ma quando ci saranno?!?) e tutta quella serie di video intitolati “INCREDIBILE, GUARDATE COSA FA TIZIO”, “INCREDIBILE, GUARDATE COSA HA SCOPERTO CAIO” eccetera eccetera sono un’immagine tristissima della pochezza che ci pervade. Senza voler sembrare uno psicologo da quattro soldi, queste autentiche bufale spiegano un profondo senso di vuoto che riempie la vita di chi inventa queste storie e le fa girare sui social network. Ma la mia non è semplicemente una critica dal carattere sociologico. Mi spiego meglio. L’esasperazione della non-notizia da parte di questi personaggi è un veleno che ostruisce le vene di chi ha tanto da raccontare ma non riesce a trovare chi glielo permetta. E assistere impotenti davanti a questa lenta ma progressiva invasione, come fosse un fenomeno carsico, di Sensazionalisti che si travestono da giornalisti fa veramente male. Per tale motivo, dalla posizione in cui mi trovo, un leone in gabbia, ho provato almeno ad alleviare il dolore scrivendo questo pezzo. Il lavoro subdolo di quelli che ormai ho definito Sensazionalisti, ahimè, raffigura anche la sconfitta di un giornalismo moderno che con il web aveva ed ha trovato, senza dubbio, un partner utile e vincente ma che, allo stesso tempo, viene troppo spesso ridicolizzato da esso. La bellezza indubbia di poter aprire liberamente un blog porta però al pericolo che questo possa appropriarsi “abusivamente” del titolo di testata giornalistica agli occhi del lettore di internet, delegittimando la figura e la professionalità di chi fa (o vorrebbe fare) del giornalismo il proprio mestiere. La forza di un titolo fasullo creato dai Sensazionalisti che gira velocemente sulle homepage dei social network, grazie al meccanismo della condivisione e del Mi Piace e a pagine amiche che pubblicizzano, annienta più di quanto pensiamo l’onestà intellettuale di una persona. Verificare le fonti è un processo fondamentale così come constatare l’effettiva veridicità della notizia: ma su Facebook, questi due processi vengono totalmente spazzati via e chi pubblica certe balle megagalattiche (restando in tema di Domondo) sfrutta l’ignoranza di parecchia gente che frequenta il web, i sopra citati Creduloni. Ma questo non è un voler incolpare i Creduloni, anzi. A loro va tutto il mio sostegno affinché possano eliminare l’odiata categoria dei Sensazionalisti. Così come un cantante non potrebbe esibirsi senza pubblico, allo stesso modo i Sensazionalisti cesserebbero di esistere se non potessero cibarsi dell’ingenuità dei Creduloni. Istruire e fare chiarezza sul marcio che ingrigisce un mezzo così bello come quello dei social network è un’attività che dovrebbe nascere spontanea nelle menti di chi ama la verità.
Il problema vero, aggiungo e concludo, è che ultimamente anche le testate giornalistiche, quelle vere e autorevoli, iniziano a mostrare pericolosi atteggiamenti da Sensazionalisti condividendo una vagonata quoditiana di link, video e notizie assurde o quantomeno frivole esasperando il nulla con il solo scopo di raggiungere qualche Mi Piace in più.
Ma loro lavorano nelle più importanti redazioni d’Italia e percepiscono uno stipendio, mentre io pubblico dalla mia cameretta un post sul blog Domondo senza prendere ‘na lira.
E quindi purtroppo, per ora, hanno ancora ragione loro.
A proposito: auguro buon appetito ai fortunati che hanno trovato il Calamaro Gigante su non ricordo quale spiaggia. Il cenone di Natale per voi è praticamente già pronto. Mi raccomando, almeno condividete.
Domenico Aprea
Da morte nera e secca, da morte innaturale,
da morte prematura, da morte industriale,
per mano poliziotta, di pazzo generale,
diossina o colorante, da incidente stradale,
dalle palle vaganti d’ ogni tipo e ideale,
da tutti questi insieme e da ogni altro male,
libera, libera, libera, libera nos Domine!
Da tutti gli imbecilli d’ ogni razza e colore,
dai sacri sanfedisti e da quel loro odore,
dai pazzi giacobini e dal loro bruciore,
da visionari e martiri dell’ odio e del terrore,
da chi ti paradisa dicendo “è per amore”,
dai manichei che ti urlano “o con noi o traditore!”,
libera, libera, libera, libera nos Domine!
Dai poveri di spirito e dagli intolleranti,
da falsi intellettuali, giornalisti ignoranti,
da eroi, navigatori, profeti, vati, santi,
dai sicuri di sé, presuntuosi e arroganti,
dal cinismo di molti, dalle voglie di tanti,
dall’egoismo sdrucciolo che abbiamo tutti quanti,
libera, libera, libera, libera nos Domine!
Da te, dalle tue immagini e dalla tua paura,
dai preti d’ ogni credo, da ogni loro impostura,
da inferni e paradisi, da una vita futura,
da utopie per lenire questa morte sicura,
da crociati e crociate, da ogni sacra scrittura,
da fedeli invasati d’ ogni tipo e natura,
libera, libera, libera, libera nos Domine,
libera, libera, libera, libera nos Domine…
Francesco Guccini