Questo è uno spazio riservato ai giovani, d’età e di spirito. Gli argomenti sono liberi. Un solo limite: ogni articolo non deve superare le 30 righe. Naturalmente, non ci sono vincoli alla fantasia. Una commissione, da me presieduta e da me composta, premierà di settimana in settimana, con l’onore di un aggettivo, il “manufatto migliore” (come direbbe Emma Marcegaglia).
Scrivete, scrivete: qualcosa resterà. E magari anche qualcuno.
NON SERVONO EFFETTI SPECIALI…..
Avevo pronosticato una nostra vittoria in partita over, e ci è mancato poco. La palla del quarto goal l’anno avuta Vucinic e Chiellini. Due volte.
Non vorrei che il nostro Mister, che meriti ha senza dubbio in questa Juve e questa classifica, finisse per diventare un limite aggiunto: Estig terzino su Maggio e Pepe mezz’ala…mah….?!?
Nel secondo tempo, col Napoli spaventato dal goal di Matri e sulle ginocchia, son saltati schemi e tattiche, tutti hanno recitato a soggetto e senza rete. Sono usciti allora limiti e qualità della Juve: un po’ zoppa dietro, forte, forse fortissima, in mezzo e davanti.
Il risultato ci sta, anche se sento odore di occasione persa.
Adesso attenzione al Cesena, per non perdere banalmente punti in casa. Concentrazione e, soprattutto, i migliori disponibili per ruolo. Secondo attitudine e senza invenzioni.
Non serve stupirci, bastano i tre punti.
Che anno il 1984, e non solo per le soddisfazioni che ci ha regalato la
spedizione olimpica ai Giochi di Los Angeles. I veri appassionati di musica
internazionale infatti hanno ancora a cuore i successi di Bruce Springsteen e
Prince, che grazie a ‘Born in the USA’ e ‘Purple Rain’ hanno dominato il
mercato discografico americano, senza dimenticare che un ragazzo di nome Eros
trionfava con ‘Terra Promessa’ tra le giovani leve del Festival di Sanremo.
Quella terra promessa che ventisette anni fa, in un caldo pomeriggio di luglio,
ha accolto un giovane argentino proveniente da Barcellona che avrebbe segnato
per sempre la vita calcistica e culturale di un territorio e di un intero
popolo: Diego Armando Maradona e Napoli rappresentano da oltre un quarto di
secolo un legame indissolubile, non solo perchè grazie al ‘Pibe de oro’ il
sodalizio partenopeo ha assaporato per diversi anni il gusto di tante
soddisfazioni in italia e fuori dai confini nazionali: come gli storici
scudetti e la coppa Uefa alzata a Stoccarda in un tripudio di vessilli, sciarpe
e voci che dominavano l’azzurro del cielo tedesco… Tutto era Diego in quel
settennato campano: il mare, l’amore per una squadra, il look dei capelli, la
classica pizza e i bambini chiamati con il suo nome. Se il 1984 ha lanciato il
vettore di Maradona nell’orbita del grande calcio internazionale, quello stesso
anno ha sancito la grandezza di Michel Platini, che ha impreziosito il torneo
più bello del mondo (era davvero così la nostra serie A) con due tricolori e
una coppa Italia, se consideriamo a parte gli allori internazionali, suggellati
dallo scettro di miglior marcatore per tre anni di fila, impresa riuscita solo
al grande Gunnar Nordahl. E che stagione è stata per ‘Le Roi’ quella del
1983-’84: vittoria del campionato, della Coppa delle Coppe, de titolo di
capocannoniere e l’Europeo conquistato da vero leader della nazionale francese
nella rassegna continentale disputata in casa. Michel e Diego, un passaggio di
testimone: Platini lasciava il palcoscenico calcistico nel 1987, quando
Maradona faceva ubriacare di gioia Napoli e la Campania. Ma non è tutto, perchè
in quello stesso anno nasceva Lionel Messi, erede del ‘Pibe de oro’ per gli
argentini e successore di Michel tra i vincitori del Pallone d’oro in tre
edizioni consecutive. E Napoli-Juve si avvicina…
ANTONIO CAPOTOSTO
Well done, Ezio. Continui, continui…
scusi, Roberto, ma se non le dispiace , continuo….
JUVE NON COSi’ !!!!!!
Un rigore netto, evidentissimo, che solo la terna e i giocatori della Lazio non hanno visto. Reja sì, a trenta metri, salvo poi non vedere il tocco di Buffon nel video a 30 centimetri. Ma si sà, ad una certa età, si vede meglio da lontano che da vicino. Comunque ha ragione lui, era rigore ed espulsione. Io ci avrei aggiunto l’associazione a delinquere: pare che nell’interfono dell’arbitro siano state intercettate continue promesse di una Chrysler 300C, usata ma in buono stato, ricondizionata con calandra e stemmino Lancia. In tempi di crisi…..
Pare però che l’accordo sia saltato per l’ammonizione di Marchisio (che in diffida salterà Napoli. Il rinvio a qualcosa è servito), e si dice che , allora, l’arbitro abbia telefonato ad una attor giovane (e scarso) cui avrebbe promesso di spifferare tutto in cambio di un posto di “maschera” nel teatro di periferia ……
Parlare di calcio? Ci ha già pensato il campo. 0-1, 3 punti, vetta della classifica ritrovata in solitudine e possibilità di allungare (di poco o di più) Martedì…. L’amico Darwin Pastorin sente profumo di scudetto, io preferisco non annusare l’aria e guardare avanti, navigando a vista.
Signora Bovary, coraggio pure, tra gli assassini e gli avventurieri, di lupi ringhianti, per ora, continuano a non vedersene.
Questa è una clinica che cura anche gli orfani.
buongiorno Roberto, mi sentivo un pò orfano…:-))
Mister Ezio, che bella sopresa. Grazie dell’intervento. Molto lucido. E con una vena ironica che stimola.
Sensazioni contrastanti…..
Dopo un sabato nel quale recriminano tutti perché “il mio goal c’era, quello degli altri no, e ci stavano almeno due rigori” ….
(Ma a godere di favori torna ad essere sempre e solo quello che sotto il tavolo prevede il coltello…..)
Arriva una domenica pomeriggio di calcio: d’altra parte se non giocano le milanesi, le romane e il napoli, è solo Calcio.
Solo Calcio dunque, e a quello atteniamoci per divertirci ancora un po’, che a dar retta a processini e processetti e tavoli…ni… vari ci sarebbe da emigrare. In fretta.
3-0 dunque, nell’unica partita che conta: Matri, come al solito, Marchisio, come al solito, e Pepe. E Buffon. E Chiellini, e Pirlo, come al solito, e Vidal. Lichsteiner, da quando davanti ha lo spazio che gli serve.
Confesso che al termine del primo tempo avevo scritto: aggressività, determinazione, imprecisione e frenesia. E San Buffon.
Ci è andata bene, siamo seri, nei primi 45 minuti, perché davvero un paio di gollettini ce li potevano fare. Comodamente. E sarebbe stata un’altra storia. Forse.
Poi nella ripresa ho visto la Juve trapattoniana che ti chiude gli spazi e ti castiga al primo errore. E mi è piaciuta.
Avanti, dunque con le prossime due trasferte. Come scrissi prima di San Siro, di lupi ringhianti non ne vedo all’orizzonte.
Al massimo pastrocchieranno con qualche fischio politicamente indirizzato, ma freghiamocene. Cerchiamo di divertirci, e sorridiamo. Finalmente, ma non per essere simpatici agli altri, per stare bene noi.
Se riscontra problemi (e non le dispiace) provi a contattarmi tranquillamente alla mia mail (simonevazzana@hotmail.com)